Mercoledì, 23 Agosto 2023 05:21

Guardie di frontiera saudite accusate di uccisioni di massa di migranti etiopi In evidenza

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Di Flavia De Michetti Roma, 22 agosto 2023 (Quotidianoweb.it)  - Nelle ultime ore, secondo quanto riferito da HRW - Human Rights Watch (organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, con sede principale a New York) le guardie di frontiera dell'Arabia Saudita avrebbero ucciso centinaia di migranti etiopi, tra cui donne e bambini, che tentavano di entrare nel regno lungo il confine montuoso con lo Yemen.

In un rapporto di 73 pagine, il gruppo per i diritti avrebbe dichiarato che le guardie saudite avrebbero si sarebbero servite di armi esplosive per uccidere alcuni migranti e sparato ad altri a distanza ravvicinata. 

HRW avrebbe, inoltre, raccolto le testimonianze di 38 etiopi, i quali avrebbero tentato di attraversare il confine tra Yemen e Arabia Saudita nel periodo che va da marzo 2022 a giugno 2023.

L’Organizzazione ha sottolineato che “Gli attacchi contro gruppi di migranti, che hanno utilizzato remoti sentieri di montagna per attraversare a piedi l’Arabia Saudita, sono stati diffusi e sistematici. Le uccisioni continuano”.

Un funzionario saudita, che ha preferito mantenere l’anonimato, avrebbe dichiarato proprio ieri, in una risposta via e-mail alle domande rivolte all'ufficio stampa del Governo, che “Le accuse di HRW sono infondate e non basate su fonti affidabili”. 

Le Autorità saudite avrebbero, inoltre, negato con forza le accuse fatte dai funzionari delle Nazioni Unite nel 2022, secondo le quali le guardie di frontiera avrebbero sistematicamente ucciso i migranti in quello stesso anno.

Il Governo etiope di Addis Abeba e i funzionari Houthi nello Yemen, gruppo armato prevalentemente sciita zaydita, non hanno risposto ad alcuna richiesta di commenti inviate dalla stampa.

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Tuttavia, un portavoce del Dipartimento di Stato ha affermato che gli Stati Uniti hanno espresso preoccupazione al Governo saudita per le accuse contenute nel rapporto e lo hanno esortato a intraprendere un'indagine approfondita e trasparente.

Secondo gli studi delle Nazioni Unite, sono presenti circa 750 mila etiopi in Arabia Saudita, molti dei quali fuggiti dalle difficoltà economiche in Etiopia, che negli ultimi anni ha visto anche la sua provincia settentrionale del Tigrè devastata da un brutale conflitto.

La rotta migratoria dal Corno d’Africa, attraverso il Golfo di Aden e lo Yemen, verso l’Arabia Saudita, uno dei Paesi più ricchi del mondo arabo, è un corridoio fondamentale per i migranti etiopi.

Human Rights Watch ha spiegato di aver basato il suo rapporto su testimonianze di testimoni, oltre che su 350 video e foto di migranti feriti e uccisi e immagini satellitari che mostrerebbero l'ubicazione dei posti di guardia dell'Arabia Saudita. 

L’Organizzazione, tuttavia, ha spiegato anche che “I suoi ricercatori non sono stati in grado di accedere al tratto di confine tra Yemen e Arabia Saudita dove hanno avuto luogo i presunti omicidi”.

Nadia Hardman, l'autrice del rapporto, nel corso di un'intervista all’agenzia di stampa britannica Reuters, ha dichiarato: “La gente mi ha detto di aver assistito a campi di sterminio. Corpi sparsi in tutta l'area montuosa, persone fatte saltare in due. Dal 2022 – ha proseguito Hardman – si è verificata una deliberata escalation, sia nel numero che nelle modalità degli omicidi mirati”.

Alla luce di tali dichiarazioni Reuters ha analizzato in modo indipendente i videoclip forniti da HRW, che mostrerebbero cadaveri, feriti, lo scavo di tombe e gruppi di persone che attraversano sentieri di montagna.

Le strade, gli edifici e la forma delle montagne corrisponderebbero alle immagini satellitari e del terreno, consentendo all’agenzia di stampa di verificare che i video fossero stati girati al confine tra Yemen e Arabia Saudita, non potendo però verificare il momento esatto in cui sarebbero stati filmati.

Reuters avrebbe anche raccolto la testimonianza di Mustafa Sofian Mohammed, un ragazzo di 22 anni, il quale avrebbe spiegato che, il 10 luglio 2022, il suo gruppo di quarantacinque etiopi “Si stava avvicinando alla fine di una marcia di tre giorni verso il confine, quando mitragliatrici e granate sono esplose dal territorio saudita, recidendogli parzialmente la gamba sinistra sopra la caviglia”.

“Mi sono guardato intorno per assicurarmi che stesse accadendo davvero. – avrebbe raccontato Mohammed, senza specificare esattamente dove sarebbe avvenuto l'incidente - In quel momento ho capito che non avevo più una gamba e ho iniziato a pregare”. 

Il ragazzo avrebbe spiegato che, in seguito all’attacco, sarebbe stato salvato da un altro gruppo di uomini che tentavano di attraversare il confine e di essere stato curato all'ospedale Al Thawra nella capitale yemenita Sana'a, per poi essere trasportato in aereo ad Addis Abeba, dove le sue cure sono state pagate dall’OIM - Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. 

I documenti di dimissione medica dall'Hallelujah General Hospital di Addis visionati da Reuters mostrerebbero, infatti, che il giovane sarebbe stato curato proprio in quella struttura per una ferita da amputazione infetta e ricoverato come paziente sponsorizzato dall'OIM.

Anche l’IRCT - Consiglio Internazionale di Riabilitazione per le Vittime della Tortura, una rete globale di organizzazioni della società civile ed esperti indipendenti che sostengono i sopravvissuti alla tortura, ha affermato di “Aver analizzato i video e le fotografie di migranti morti o feriti compilati da HRW e di aver constatato la presenza di chiari segni di esplosioni di munizioni e ferite da arma da fuoco”.

Nella giornata di ieri, dunque, l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha dichiarato in un’e-mail di aver ricevuto informazioni che indicano l’impatto delle operazioni militari al confine sui civili e di aver monitorato la situazione “per lungo tempo”, chiedendo che le accuse di HRW siano oggetto di indagini approfondite e che i responsabili siano chiamati a rispondere alle “accuse molto gravi”, così come definite dal portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric in un briefing a New York.

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(immagini da in-cyprus.philenews.comtheguardian.com.)

Introduzione social: Human Rights Watch accusa le guardie di frontiera saudite di uccisioni di massa di migranti etiopi.