Domenica, 26 Febbraio 2023 06:58

Benzinai: Il “Cartello” tra Stato e compagnie petrolifere In evidenza

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Con la gestione del governo Meloni, è un dato di fatto che il prezzo dei carburanti sia fuori controllo e l’esecutivo, fin da subito, ha voluto incolpare per questo, i gestori delle stazioni di servizio, additandoli quali speculatori e truffatori.

Di Andrea Caldart Cagliari, 24 febbraio 2023 (Quotidianoweb.it) - La novella Anna Bolena della Garbatella, catapultata sulla poltrona di Palazzo Chigi dopo una campagna elettorale bipolare, si guarda bene dal tassare l’extra profitto di Eni di cui lo Stato è socio al 30%, meglio perseguitare i benzinai con repressioni e multe giornaliere varie.

In tutta la comunicazione propagandata dal mainstream italiano sul prezzo alla pompa, si sono ben guardati dal dire il perché, Eni chiude il 2022 con un utile di 9 miliardi superiore al 2021.

Tutti proni a raccontare ed elogiare ad esempio, quanto sia stata grande la bravura dell’A.D. di Eni Descalzi, che ci ha assicurato l’approvvigionamento di carburante.

Ma il prezzo più caro chi l’ha pagato?

Assieme ai consumatori che seppure abbacchiati dopo qualche rimostranza non si scompongono più di tanto, il vero danno, l’hanno avuto tutte le aziende dei gestori carburtanti italiani.

Parliamo di un comparto di oltre 20.000 imprese con una forza lavoro di oltre 150.000 addetti, un settore che da lavoro a circa 50.000 famiglie nel nostro Paese.

Con la speculazione, dovuta all’aumento del costo dell’energia elettrica, i gestori In primo luogo, si sono visti enormemente diminuire il loro misero margine lordo di 3 centesimi a litro, ma quello che ci ha colpito di più, è vedere che le compagnie, a fronte ad un minore erogato, hanno straguadagnato, continuando liberamente ad affamare il gestore.

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(grafico margini)

Ci siamo voluti concentrare sui numeri e oltre al fatto che, alla pompa è diminuito il guadagno per il gestore, abbiamo fatto una scoperta che ha davvero dell’incredibile.

Le compagnie a fronte di un minore erogato e quindi una perdita per il gestore, sono riuscite ad incrementare i loro guadagni in quanto hanno aumentato mediamente di 12 centesimi al litro, il loro margine.

Sostanzialmente hanno tecnicamente aggiunto un sovraprezzo al loro margine così, se prima un distributore erogava 2,3 milioni di litri/anno, loro avevano un guadagno di € 299.000.

Oggi invece, per lo stesso distributore che ha diminuito l’erogato a 1,3 milioni di litri/anno, la compagnia aumenta il suo guadagno fino a € 361.000,00, raddoppiando il suo margine che va da 13 centesimi a 27.

Il sovraprezzo è realizzato dal fatto che la compagnia non lavora mai in perdita, ma fissa un prezzo base coprendo ogni onere e costo, al quale poi liberamente e senza nessun controllo, aggiunge il sovraprezzo.

Questi dati li abbiamo ricavati dall’analisi di alcuni punti vendita di vari marchi e che ci hanno aperto gli occhi sulla disastrosa situazione in cui verte tutto il comparto delle aziende dei gestori carburanti.

Il grafico non lascia scampo a nessuna interpretazione se non a quella che un gestore che vende meno perde, a fronte di un maggior guadagno delle compagnie petrolifere che poi, come la Eni, vengono pure lodate dalla stampa mainstream, che di sicuro non si è presentata, come noi, nei punti vendita a capire la contraddizione di questi guadagni, dovuti al solo sacrificio dei proprietari degli impianti delle stazioni di servizio.

Forse è venuto il momento di tornare un po' indietro e riprendere i ragionamenti dalle basi fondamentali dove, le previsioni del mercato, non sono altro che, un freddo giudizio di qualche strampalato calcolo “artificioso” che nulla ha a che vedere invece, con quello che avviene nella società reale.

Il mercato di un prodotto è la realizzazione di un fenomeno sociale e, nel breve periodo risponde ad una logica direttamente legata alla capacità di comunicare.

Da qui anche la capacità di manipolare tali informazioni e per le quali servirebbe un’Authority che controllasse di più le attività commerciali delle petrolifere in realzione  alla schiavitù del caporalato petrolifero che ogni giorno subiscono i gestori delle pompe di carburante.

Invece la destra del governo Meloni, ha portato tutta l’attenzione sul fatto che la colpa è dei benzinai che alzano il prezzo, sapendo bene invece che loro hanno un margine lordo fisso e, appiattendo tutta la comunicazione, ha tentato di multare il povero gestore, reo di voler solo lavorare.

Tanta incapacità governativa ha solo alimentato ed instillato nel cosumatore nuovi pregiudizi contro la categoria dei benzinai, ma esso ancora oggi, non capisce perché se il costo al barile scende, il costo alla pompa sale.

Semplice caro consumatore, le accise sono il bancomat che alimenta lo Stato e alle quali ogni governo si attacca per mungere il cittadino, salvo poi dire che non ha soldi per la sanità e tutti i servizi alla collettività, ma non lesina aiuti militari ad un paese, l’Ucraina, che manco fa parte delle UE.

Auguriamoci di non rivedere un nuovo scisma come per Anna Bolena, nei rapporti tra governo e gestori carburanti, ma forse una maggiore unità e fermezza delle associazioni sindacali, in difesa dei diritti e dei lavoratori della categoria, non guasterebbe.