Domenica, 24 Dicembre 2023 06:16

“Premierato”, una riforma imperfetta? In evidenza

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“Quale premierato del Governo Meloni?” è il titolo del seminario che la cattedra di Diritto Costituzionale della SSML/Istituto ad Ordinamento universitario "san Domenico" di Roma ha organizzato lo scorso mercoledì on line sulla riforma costituzionale proposta dal Governo Meloni inerente al cosiddetto "premierato" (Cfr. A.S. n. 935).

Di Virgilio Parma, 23 dicembre 2023 – Per quanto metter mano alla Costituzione sia di difficile realizzazione, molte volte la legge delle leggi è stata modificata e non sempre, anzi molto raramente, le modifiche apportate sono state migliorative, basti pensare all’introduzione del del pareggio di bilancio, unico caso in Unione Europea.

E’ perciò giustificata l’attenzione a quest’ultima proposta di modifica che peraltro apporterebbe sostanziali modifiche negli equilibri tra i diversi poteri istituzionali.

Per discutere della proposta sono stati diversi gli accademici ed i professionisti che hanno sviscerato il complesso argomento sul piano prettamente scientifico, riguardo gli aspetti positivi e negativi della proposta che inizierà il suo iter da Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica.

Nello specifico, ad alternarsi al microfono sono stati chiamati, dal moderatore Lamberto Colla direttore della Gazzettadellemilia.it e Quotidianweb.it, la Professoressa Carmela Capolupo Università degli Studi “Federico II” di Napoli, il Prof. Carlo Iannello Università degli Studi “Luigi Vanvitelli” della Campania, Prof. Daniele Trabucco SSML/Istituto ad Ordinamento universitario “san Domenico” di Roma, Prof. Mons. Don Roberto Caria Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna e Vicario episcopale per la formazione del clero nell’Arcidiocesi di Oristano, Prof. Aldo Rocco Vitale Università Europea di Roma, Avv. Maurizio Giordano Avvocato del Foro di Torino, Prof. Antonio Vernacotola Gulatieri D’Ocre Università degli Studi di Udine, Avv. Filippo Borelli Avvocato del Foro di Verona, Avv. Lorenzo Macció Avvocato del Foro di Genova, Avv. Mauro Franchi Avvocato del Sindacato d’Azione/Foro di Parma, Dott. Stefano Bellotto Politologo.

Dopo i saluti istituzionali della Professoressa Adriana Bisirri - Presidente della SSML/Istituto ad Ordinamento universitario “san Domenico” di Roma, e del Dott. Michele Talo Presidente del Polo territoriale “Unidolomiti” di Belluno della SSML/Istituto ad Ordinamento universitario “san Domenico” di Roma, al Dott. Massimo de’ Manzoni Codirettore del quotidiano “La Verità, il compito di introdurre le argomentazioni che hanno condotto alla proposta, il quale ha sottolineato quanto importante  sia il tema, dall’iniziale presidenzialismo alla proposta di premierato nel tentativo di non alterare troppo i rapporti di forza tra cariche istituzionali e in particolare la figura enigmatica del Presidente della Repubblica.

L’intervento di apertura a cura della professoressa Carmela Capolupo, ha disposto sul tavolo del seminario una notevole sfilza di problematiche accompagnate da qualche suggerimento che non potranno non essere presi in considerazione dai legislatori.

In particolare la cattedratica della "Federico II" di Napoli, suggerisce che quando ci si accinge a apportare modifiche a “una forma di governo andrebbe indagato il sistema politico per come si configura storicamente in un dato momento e quest’ultimo da cosa dipende, dall’assetto dei partiti politici, dalla qualità del ceto politico, dalla capacità di mediare tra contrapposti interessi nelle sedi rappresentative. Può altresì subire l’influsso di una ulteriore variabile che è quella delle regole elettorali. Sistema elettorale, sistema dei partiti sono interdipendenti. Le regole elettorali possono incidere sull’assetto dei partiti, così come l’assetto dei partiti ha frequentemente orientato il legislatore sulle scelte delle regole elettorali.”

Leggendo la riforma – sottolinea la Capolupo – ritiene che sia di difficile realizzazione. “Mi colpisce è che sia un disegno estraneo a qualsiasi logica di sistema”. L’ultimo interessante suggerimento riguarda la possibilità di ripristinare un sistema proporzionale, che è quello che consente di capire il reale posizionamento del bacino elettorale, di modificare i regolamenti parlamentari, di introdurre una sfiducia costruttiva “senza ricorrere a elezioni dirette e senza intaccare la costituzione” chiosa la professoressa Carmela Capolupo.

Di Ministero  della Improvvisazione parla il professor Carlo Iannello. “Quando vedo certi strafalcioni avverto la approssimazione dei nostri tempi” sottolinea il docente campano. “Non condivido le posizioni allarmistiche di una deriva autoritaria. Penso che i rischi non derivano da questa riforma. Ritengo piuttosto che sia una riforma spendibile nella comunicazione politica. Il vero obiettivo è la copertura costituzionale e di semplificazione del quadro politico, attribuendo una maggioranza per tutti i 5 anni evitando i vari governi tecnici tipo Monti e Draghi”

Una interessante considerazione, tragicamente reale, è quella che riferisce agli indirizzi politici dei vari governi. “Gli indirizzi politici oggi non provengono più dai politici ma dalla legge di bilancio il che corrisponde a indicazioni derivanti da strutture sovranazionali e per di più finanziarie. Chiedere alla Grecia chi ha preso le decisioni! Ma di quale forma di governo parliamo se il governo non decide nulla. Dalle armi all’Ucraina al lockdown, agli extra profitti energetici o bancari che non possono essere intaccati per giungere  addirittura all’abbattimento della protezione per le famiglie che dal mercato protetto devono passare al mercato libero. Una liberalizzazione elevata da Bersani che manco aveva compreso quello che stava firmando, fiero solo di avere liberalizzato il mercato.”

Il professor Daniele Trabucco, organizzatore dell’evento, ha inteso solo lanciare alcuni spunti di riflessione lasciando agli intervenuti di approfondire e entrare nelle pieghe della riforma proposta. “E’ una riforma che va a modificare 4 articoli della Costituzione vigente e mi pare incorra nel solito equivoco di fondo di tutte le riforme: quello rafforzare la legittimità democratica delle istituzioni, quando il vero problema risiede nella qualità delle decisioni da prendere e questo non dipende da alcuna elezione. È un disegno di legge che punta alla verticalizzazione del potere politico.”  “Siamo sicuri che l'elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri", si chiede ancora Trabucco, "garantirà un governo di legislatura come sosteneva negli anni '80 del secolo scorso il costituzionalista Sergio Galeotti? "Manca", inoltre, conclude Trabucco, "una riflessione sul ruolo delle due Camere e vi è il rischio che la "minaccia" dello scioglimento delle Camere alle condizioni previste dalla proposta non assicuri molto la stabilità dell'azione di Governo, ma una maggiore concorrenza tra partiti delle medesima maggioranza per rafforzarsi puntando ad elezioni".

“Il mio compito – introduce le sue argomentazioni il professor Don Roberto Caria, è di richiamare alcuni aspetti dei principi della morale che si intersecano con i cambiamenti e processi costituzionali e legislativi. Dietro a ogni cambiamento c’è sempre una visione antropologica.” Ovvero quale idea di uomo abbiamo per migliorare il corpo sociale è la domanda da porsi. “Ricordo che le istituzioni sono al servizio della società, della libertà e uguaglianza tra i cittadini.”

La domanda è lecita: Dove è la sovranità? Si chiede il teologo.

Filosofia e teologia rammentano che i cambiamenti giuridici non devono far dimenticare che a monte devono esserci le virtù del governatore e dei cittadini.

Un appunto polemico lo riferisce al sistema educativo della scuola chiamata a educare alla sessualità piuttosto che al civismo, alla conoscenza delle istituzioni del Paese che abitano e che un giorno dovranno servire.

“Sarebbe sufficiente – sottolinea Don Caria - riprendere le idee aristoteliche senza dover scomodare i padri della teologia come Sant Agostino e San Tommaso. Il legislatore deve tenere conto della concordia dei cittadini diceva Aristotele. L’unione delle volontà secondo San Tommaso, perseguire il bene di tutti e non solo della propria parte politica o della corporazione finanziaria o altro.”

L’amicizia civile non è un retaggio storico e la concorrenza non può essere l’unica idea di società.

La legislazione deve avere il coraggio di guardare più in alto. Guardare agli scambi non solo economici ma anche culturali artistici e dalla giustizia sociale che crea amicizia tra i cittadini.

“La convivenza basata sulla convivenza civile della amicizia civile è l’obiettivo cui deve rivolgere lo sguardo il legislatore. La virtù è ciò che è fondamentale per i governanti. La virtù della prudenza che si congiunge alla virtù della giustizia” conclude il Vicario episcopale per la formazione di Oristano.

L’Avvocato Mauro Franchi del Sindacato d’Azione/Foro di Parma concorda “con tutti i relatori che mi hanno preceduto sia per le questioni tecniche ma per aver tutti centrato il problema che a monte ha substrato sociale in difficoltà.”  Per l’avvocato parmense si è fatta veramente violenza ai cittadini con i governi tecnici. “Non posso dimenticare il governo Monti, il governo Draghi e per certo versi il governo Conte. Un secondo aspetto centrale sta nella vera crisi che non è nella democrazia ma nella sovranità. Della sovranità monetaria con la riforma della riforma Andreatta e Ciampi e poi il passaggio all’euro sino al pareggio di bilancio imposto in costituzione. Non abbiamo più la sovranità monetaria e tra poco perderemo la potestà sanitaria. E’ perciò che ho trovato interessante l’ultima relazione di don Caria in particolare quando mette al centro la educazione dei cittadini.”

Le banche e le case farmaceutiche fanno i loro interessi – conclude l’avvocato Franchi – “ma i veri assenti sono i cittadini”. Costoro devono prendere consapevolezza e rinnovare la capacità di lottare per i propri diritti di libertà.

“Sono un filosofo del diritto e perciò cercherò di dare la mia visione sotto questo punto di vista dichiara in apertura il professor Prof. Aldo Rocco Vitale. Nutro un forte dubbio sulla riforma del diritto perché ogni riforma è stata peggiorativa”.

Una crisi, secondo Rocco Vitale, ascrivibile a una crisi di affezione politica conseguente a una più ampia crisi antropologica, “frutto della crisi della metafisica, dove il nichilismo giuridico la fa da padrone.”

Una riforma che ha lati positivi e altri negativi. Tra i pro sicuramente l’eliminazione dei Senatori a Vita perché nel tempo è divenuto un premio di legittimazione piuttosto che di merito. Si veda il caso di Monti la cui nomina fu prodromica all’assunzione dell’incarico di presidente del Consiglio.

riforma ci sono dei pro e dei contro in questa riforma.

“Tra i fattori negativi è il fatto che non ci sia un bilanciamento dei poteri e che si tenti di costituzionalizzare la legge elettorale introducendo in costituzione la quota del 55% del premio di maggioranza che tra l’altro non si comprende come possa essere modulata”

Esiste una esigenza – stando al professore Vitale - di ritornare alla democrazia superando la tecnocrazia. La crisi democratica parte dai centri di influenza sovranazionali. L’UE in primis, dove il parlamento ha limitati poteri, la commissione ha invece maggiore potere e non è eletta direttamente che a sua volta prende ordini dalla BCE che addirittura è una organizzazione totalmente privata.

“Il pericolo viene dalle fasi successive alla elezione dei Presidente del Consiglio” è il pensiero dell’ Avv. Maurizio Giordano. Infatti il presidente del consiglio sta già gestendo un potere superiore a quello che dovrebbe. “Credo – insiste Giordano - che si stia cercando di legittimare l’accentramento di potere, come sta avvenendo anche nelle istituzioni sovranazionali. Infatti abbiamo visto che l’indirizzo politico, in questi anni, lo esprime il governo e in particolar modo il premier con l’utilizzo dei DPCM. Abbiamo indubbiamente un problema democratico e di rappresentatività.”

La sovranità appartiene realmente al popolo? Si domanda il giurista. “No! La costituzione fonda il cosiddetto Stato di diritto costituzionale, ma siamo andati ben oltre, e il Parlamento non è più espressione popolare. La rappresentatività democratica è mancante e questa riforma tenta di fare un primo passo verso l’appropriazione di competenze e poteri ulteriori” conclude l’avvocato Giordano.

Antonio Vernacotola Gualtieri D'Ocre, filosofo del diritto. "Esperto in politica dell'innovazione" e membro associato del Centro Inter-dipartimentale sulla Normatività dell'Università di Udine. Autore di due monografie sulla filosofia della pena e di vari saggi scientifici, come filosofo si pone  delle domande e magari cambia il paradigma di base.

“Finora si è impostata la problematica sulla base efficientistica. Ma la domanda alla quale rispondere è cosa sia il bene comune.”

Il “bene” è ciò che è appetibile, un bene del genere umano e un bene delle istituzioni. Secondo il professor Vernacotola,  la situazione della contemporaneità si riverbera nella “compressione dall’alto del bene comune da parte delle entità sovranazionali”. Un miglioramento alla riforma potrebbe pervenire perseguendo l’indirizzo di Paolo Becchi con l’individuazione della “Sfiducia Costruttiva”.

La Sfiducia Costruttiva consiste nell'impossibilità da parte del Parlamento  di votare la sfiducia  al governo in carica se, contestualmente, non concede la fiducia ad un nuovo esecutivo. In questo modo un governo, nonostante abbia perso la maggioranza parlamentare, può continuare a rimanere in carica nel caso in cui le forze politiche in parlamento non riescano ad accordarsi per formare un nuovo governo.

“Su questo a altri punti, auspicherei una riflessione” conclude il filosofo del diritto.

“A fare le cose a mezzo si perde sempre, diceva Napoleone è l’ingresso nella discussione dell’Avvocato Filippo Borelli”. Il riferimento è alla mancanza della modifica alla legge elettorale per cui si perde “il senso di questa riforma”. L’avvocato segnala anche altre lacune e contraddizioni, a partire dal passaggio ancora alla fiducia, e alla introduzione in costituzione di una parte di legge elettorale con il premio di maggioranza del 55%, piuttosto che il mancato chiarimento di come verrà eletto il presidente e nemmeno quali siano i poteri assegnati.

Per l’Avv. Lorenzo Macció Avvocato del Foro di Genova – “la bravura e le argomentazioni di coloro che mi hanno preceduto limitano il mio intervento. Stiamo parlando di assai poco. In realtà i poteri conferiti non sono molto diversi da quelli attualmente in ordine. Al momento il capo del governo è il capo del partito che è lo stesso che compila le liste elettorali e quindi ha la forza persuasiva, per non dire ricattatoria, sui parlamentari che in caso di difetto potrebbero essere poi presentati in collegi di difficile ri-eleggibilità.”

Inoltre – secondo l’avvocato genovese, la nomina dei ministri rimane in carico al Presidente della Repubblica, seppure su proposta del premier.

“E’ una norma di bandiera, chiosa Macciò,  mentre Giorgia Meloni è stata eletta per  decisione presa in accordo tra i leader della coalizione prima della consultazione elettorale, con questa riforma, paradossalmente, il presidente potrebbe essere il rappresentante di un partito di piccole dimensioni che prenderebbe il posto del primo Presidente del Consiglio sfiduciato”.

L’ultimo intervento è in carico al Dott. Stefano Bellotto Politologo, da oltre trent’anni di esperienza nel campo.

“Questa è una delle tante riforme alle quali ci siamo trovati di fronte.  La prima e più importante domanda alla quale dare risposta è se tale proposta sia valida o meno” sottolinea Bellotto che continua rilevando che “quando si fanno le riforme e si toglie un elemento di rappresentanza è poi difficilissimo ripristinarla.” Un altro elemento incomprensibile sta nel voler introdurre una quota di legge elettorale che invece “non deve essere messa in Costituzione” così come risulta ben difficile introdurre nella primaria legge dello Stato la rappresentatività e la stabilità di governo.

Come i tanti precedenti, anche questo seminario ha riscosso un forte consenso da parte di pubblico e soprattutto ha messo in evidenza tutta una serie di tematiche che se approfondite dai legislatori potrebbero giungere a una conclusione positiva del percorso giuridico, come era in effetti nell’intento degli organizzatori quando hanno invitato un parterre così nutrito di qualità e competenze in vari campi tecnici, dal diritto, all’etica, dalla filosofia del diritto al diritto costituzionale.

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