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Dicembre è il periodo della riflessione e dell'attesa, dove le persone cercano di immergere la propria anima nel silenzio, alla ricerca dell'armonia con se stessi, dove illuminare i sogni di nuove emozioni.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 30 dicembre 2018 - Il sogno trova la sua radice etimologia nel sonno, nel riposo, dove donare la quiete al corpo, alla mente e allo spirito, in attesa del giorno che verrà. Il sogno ha mutato nel corso del tempo il significato primordiale, identificandosi ora con i desideri delle persone, che trovano forma quando si addensano di sostanza, e diventano materia a stretto contatto con la realtà. Sognare è proiettare il riflesso della propria anima nella dimensione invisibile della realtà, dove cercare di toccarla con un dito, ogni volta che il sogno appare sempre più luminoso nei propri pensieri.

Platone, per bocca di Socrate, nel V libro della Repubblica, scompone il «sognare con il fare i sogni», ponendo la riflessione che «non è forse vero che quando uno sia nel sonno, sia da sveglio, creda che il simile sia non simile a un altro, ma lo stesso cui assomiglia?»

Sognare è dunque operare uno scambio d'identità, per cui ciò che è identico a se stesso viene dislocato e trasposto in un altro da sé». Non tutti i sogni sono realizzabili, ma cercando di dare loro una vera identità, in ragione delle singole virtù, ecco che l'invisibile diventa visibile, e si manifesta in tutto il suo candido splendore. Scrivere è un sogno che si è materializzato, che è diventato realtà. Significa, portare agli altri ciò che è dentro per donargli il senso di una nuova esistenza, a contatto il mondo circostante. Scrivere è un gesto che ti fa sentire vivo, quando le parole sono addensate di emozioni e di significati, e nella circostanza, trasmigrano altrove per entrare in contatto con altre emozioni, per accrescerne il valore e lo spirito. Una parola emoziona quando ha superato il confine della razionalità e agita il movimento naturale dell'anima. Dirla come Platone «le emozioni impediscono all'anima, alla mente e all'intelletto, di pensare correttamente».

Le emozioni si manifestano quando il sogno (l'immaginazione) incontra sulla propria strada la cultura. Contrariamente, Aristotele stabilisce una relazione tra ragione ed emozione. Sia in un caso che nell'altro, le emozioni sono lì per smuovere e l'uomo avverte immediatamente quando l'energia del corpo subisce un sussulto che lo porta a vivere una situazione rispetto ad un istante prima.
Scrivere è dare ordine ai propri pensieri e metterli in fila con le parole, come elaborare i dati digitali memorizzati in un computer. Le parole sono produzioni linguistiche, dotate di contenuto comunicativo che trovano nella coesione, e nella coerenza, la propria esistenza. La coesione ci riporta alle regole grammaticali che tengono unito un testo. La coerenza si riferisce alla relazione di significato tra le frasi, in modo da osservare il testo come una unità, e non come la disposizione sequenziale di parole, legate tra loro da simboli separati da pause.

Lo scopo è «Il lego per l'Ego», dove togliere l'Ego alle singole parole per legarle tra loro con un filo sottile fino a conferirgli la forma di un testo. Più che alle regole, quello che promana l'interesse del momento, è il valore del testo, per accompagnare il lettore a colmare di significati gli spazi bianchi che incontra tra una parola e l'altra. Vuoti apparenti da riempire con abbondanza, per riempire ciò che il testo non dice. Farsi prendere per mano dalle parole e addensarle di significati con le proprie aspettative, con i propri desideri, con i propri sogni. Fermarsi all'istante, quando l'emozione trabocca, per prendere fiato fino ad elevare se stessi dalla realtà, per accarezzare il sogno alla ricerca di nuove parole, e di nuovi stati d'animo, fino a quando il capitolo non dà ragione di essere stato vissuto nella sua pienezza. Rileggere, per tonare sui propri passi, alla ricerca di quel vuoto inosservato che esigeva di essere perlustrato. Ombre che chiedevano di essere illuminate, oppure luci che desideravano dare prova della propria esistenza. Un anno vissuto accanto alle parole, per donare loro l'eleganza, e la completezza che esigevano in ogni istante del tempo, quando l'inchiostro era pronto per riportare sul foglio di carta il desiderio di essere vissute. Stati d'animo alterni vissuti in prima persona, dove la ragione e l'emozione volevano primeggiare nel variegato campo degli argomenti trattati, assunti come punti di riferimento, per animare il confronto e la dialettica persuasiva e non con tutti i lettori, per donare loro uno spazio di riflessione, dove alleggerire le paure, abbassare l'altezza degli ostacoli e ridurre i limiti delle difficoltà.

Le parole sono gli alimenti principali di cui nutrirsi, perché rappresentano l'energia fondamentale per tenere in vita l'uomo. I Greci separavano l'esperienza della veglia con il sogno. Scrivere è riportare agli altri la propria esperienza, per donargli un momento dove sognare, una realtà distaccata dalla propria identità, dove ritrovare se stessi una volta che il sogno è svanito ed è diventato realtà. Un anno vissuto insieme, un sogno che vive ogni giorno grazie alle vostre emozioni. Buon anno.

Foto di Paolo Rebecchi, tratta dal libro: Finestre di casa nostra, Immagini e racconti di un anno diverso. Uno sguardo oltre le cose. Paolo Rebecchi e Guido Zaccarelli. Itaca edizioni.

Sitografia:
http://centrostudipsicologiaeletteratura.org/2013/02/il-sogno-in-platone/ 
https://www.wikipedia.org/ 

 

GUIDO ZACCARELLI

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale con Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia

Definizione, contenuto, canali di trasmissione, ricezione, registrazione. Uno studio a 360°gradi passando per una analisi dei casi particolari, delle sanzioni, delle deleghe agli intermediari

Roma 26 dicembre 2018

Una ricognizione esaustiva sullo stato dell'arte in materia a pochi giorni dall'entrata in vigore dell'obbligatorietà. Il Consiglio e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti hanno pubblicato il documento "La fatturazione elettronica tra privati".

Il lavoro illustra il nuovo obbligo nelle operazioni fra privati alla luce dei chiarimenti forniti dall'Agenzia delle entrate, nonché delle ulteriori novità apportate dal D.L. n. 119/2018 (c.d. decreto fiscale collegato alla Legge di bilancio 2019), convertito nella L. 17 dicembre 2018, n. 136.

Dopo una premessa, si approfondiscono l'ambito soggettivo, i requisiti e il contenuto della fattura elettronica con una analisi dei canali di trasmissione, emissione e ricezione. Spazio poi ad alcuni casi particolari. Sotto la lente dei commercialisti, le operazioni fuori campo e servizi di pubblica utilità, autofatture, fatture in reverse charge, immediate e differite. Una sezione è dedicata poi ai temi della registrazione, controlli del sistema di interscambio e scarto del file, conservazione. Focus sulle sanzioni e sulle modalità di conferimento/revoca delle deleghe agli intermediari e relativi adempimenti a carico. Completa il documento uno studio sulla trasmissione dei dati delle operazioni transfrontaliere e un capitolo sulle semplificazioni.

Il documento completo è disponibile online sul sito della Fondazione Nazionale dei Commercialisti ( www.fondazionenazionalecommercialisti.it ) oppure scaricabile dalla sezione ALLEGATI.

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Editoriale: - Ancora un Natale firmato. Terrorismo - Gran tonfo per il prezzo del latte spot estero - Cereali e dintorni. Mercato "sospeso" - Il distretto del Po in Cina con i più grandi fiumi del mondo - PARMIGIANO REGGIANO: annunciato un nuovo indice genetico - Frena la crescita della spesa alimentare domestica -
SOMMARIO
Anno 17 - n° 51 23 dicembre 2018
1.1 editoriale
Ancora un Natale firmato. Terrorismo
2.1 lattiero caseario Lattiero caseari. Gran tonfo per il prezzo del latte spot estero.
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Mercato "sospeso".
3.1 BIS cereali e dintorni Cereali e dintorni - le tendenze rilevate al 18/12/2018 - nuovi grafici -.
6.1 ambiente Il distretto del Po in Cina con i più grandi fiumi del mondo
7.1 zootecnia genetica PARMIGIANO REGGIANO: annunciato un nuovo indice genetico
7.2 consumi domestici Ismea - Frena la crescita della spesa alimentare domestica
8.1 emilia romagna Emilia Romagna - Oltre 5 milioni per innovazione e ricerca
10.1promozioni "vino" e partners
11.1 promozioni "birra" e partners

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Domenica, 23 Dicembre 2018 06:18

La maschera della felicità

«Come stai?, tutto bene». La maschera della felicità ha assolto in pieno la propria funzione. «E tu?, tutto bene». Le persone, eludono in questo modo la realtà, per uscire rapidamente dal contesto.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 18 dicembre 2018 - I bambini indossano la maschera, per osservare il viso di se stessi allo specchio, proiettato in un'altra dimensione del reale. A volte, anche i grandi, indossano la maschera per immergersi nel personaggio, fino a farla diventare la protagonista assoluta della loro quotidianità, per mostrarsi al mondo con una identità mascherata: «difficile trovare persone che ci mettono la faccia». «Chi sei veramente? Si scopre in ritardo la vera identità, complice il non essersi ascoltati, mentendo a se stessi».

Come mai le persone indossano la maschera? La parola persona deriva dal latina personam, che a sua volta proviene dalla radice etrusca phersu che conduce alla maschera dell'attore.
Personare, è un'altra possibilità offerta dall'etimologia, che viene in aiuto, per indicare, il parlare verso qualcuno. In questo caso, è l'attore che parla a qualcuno, che interpreta un personaggio, la cui voce deve raggiungere gli spettatori disposti sugli spalti. La maschera, un tempo, veniva impiegata per interpretare un personaggio teatrale, in alcuni casi, poteva assumere la dimensione apollinea (il Dio Apollo) con riferimento all'armonia delle cose, che grazie all'impulso della bellezza, era in grado di generare un mondo fatto di illusioni, in altri, riferirsi alla dimensione Dionisiaca, che spingeva le persone a vivere oltre le cose, senza freni inibitori, per approdare inevitabilmente nel caos.

La maschera offriva la duale possibilità di vivere la sequela delle situazioni, e di potersi immergere ora in un personaggio, ora nell'altro, senza mostrare la propria vera identità. Secondo Nietzsche, la maschera, veniva indossata per nascondersi dall'origine sensibile della civiltà greca, sempre orientata a scorgere dovunque il dramma della vita e della morte. «Un discepolo di Dionisio, che incarna l'ebbrezza e le passioni del mondo». In uno dei quattro ambiti, che caratterizza il pensiero di Nietzsche, s'intravede la presenza di un superuomo, che è diverso da quello che conosciamo, un uomo nuovo, che il filosofo eleva a seguito della morte di Dio, che toglie le certezze che hanno guidato gli uomini per millenni.

È in questo passaggio, che si può intravedere, una possibile collocazione filosofica della maschera, per nascondersi dalle certezze del mondo e fuggire dal proprio mondo reale, per immergersi in un mondo possibile, lontano anni luce dalla propria vita quotidiana. «L'uomo, in fuga da se stesso», quello che Nietzsche afferma, essere un uomo oltre l'uomo esistente. La maschera, è un argomento ampiamente discusso e preso come riferimento storico e sociologico, dalla filosofia ai giorni nostri.

In questa analisi, il riferimento è verso il sociologo canadese, naturalizzato statunitense, Erving Goffman, che nel libro "La vita quotidiana come rappresentazione", si sofferma sull'utopia della realtà, che non esistendo, indica che la vita quotidiana delle persone è vissuta sul palcoscenico, dove ognuno interpreta la propria parte. Per Goffman, la modernità ha introdotto nella cultura un modo (un potere) per mettere a tacere i dubbi e l'ansia dell'individuo moderno.

La modellizzazione è la fase cruciale del nostro tempo. «Essere conformi al modello, per non essere fuori». Per essere, e rimanere dentro, occorre indossare la maschera, senza la quale, le persone mettono a nudo la loro identità. Le persone non possono permettersi di rimanere fuori, perché sono altri. Per vivere il teatro, occorre indossare la maschera, applaudire l'opera e il personaggio del momento. Gli applausi si fanno dentro, fuori sono grida. Gli stili di vita, e i comportamenti modellizzati, portano alla creazione di superuomini. Qui nasce il vero caos. «Le persone sono immerse, senza saperlo nell'entropia, che sappiamo non avere più ritorno». Il tutto viene fatto vivere come un'opera teatrale, dove gli attori si cambiano l'abito di scena e viene narrata la dimensione Apollinea, dove tutto è bellezza. Ecco che appare del tutto evidente come le persone siano obbligate ad indossare la maschera, per non uscire dal sistema, che regge le forze dell'equilibrio precario, dove le persone hanno perso il riferimento con la loro identità. L'unica via di fuga, è eludere la realtà, dove vivere un equilibrio apparente, in attesa che i Valori riescano a togliere la maschera al mondo dei superuomini, che toglie la felicità e offusca la realtà, obbligando gli individui al conformismo teatrale.

«Ci sono due diversi tipi di persone nel mondo, coloro che vogliono sapere, e coloro che vogliono credere».
Friedrich Nietzsche

Sitografia: https://www.wikipedia.org/ 

 

GUIDO ZACCARELLI

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale con Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

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Frena la crescita della spesa alimentare domestica nel terzo trimestre del 2018

La spesa delle famiglie per i prodotti alimentari registra una frenata nel terzo trimestre 2018. Il dato relativo al trimestre si riporta infatti in linea con quello dell'analogo periodo del 2017 e l'incremento complessivo dei primi 9 mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017 si riduce di conseguenza allo 0,6%.

Infatti, dopo il +3,2% del 2017 sul 2016, la crescita della spesa nel 2018 ha accusato un graduale rallentamento e gli incrementi tendenziali, che erano del +1,4% nel primo trimestre e del +0,9% il primo semestre 2018, tendono ad assottigliarsi, tanto che si teme una chiusura dei dodici mesi in pareggio rispetto allo scorso anno. Dalla GDO giungono infatti notizie di fatturati in contrazione nei mesi di ottobre e novembre.

La composizione dello scontrino nei primi nove mesi 2018 vede una rimodulazione dei componenti alimentari rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: in netta contrazione gli acquisti di prodotti "maturi" come farine e pasta (rispettivamente -4,7% e -1,8% in volume), sostituiti evidentemente da prodotti per "fuori pasto" (+2,7%) e "piatti pronti" (+2,2%). Gli italiani parlano sempre più frequentemente ed approfonditamente di cibo e di salute legata all'alimentazione, ma il tempo per poterlo preparare in casa resta esiguo e insufficiente, crescono pertanto gli acquisti di prodotti iper-processati, dove il richiamo al salutismo è in definitiva spesso affidato ad un claim che annuncia addizione o assenza di un solo prodotto.

(Ismea 21 dic 2018)

 

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Editoriale: - L'Europa non regge alla "Prova del Nove" - Lattiero caseari. Flessione per il latte spot estero - Cereali e dintorni. Nessuna sorpresa dall'USDA - Il Sale italiano in mani francesi?- Perché è un errore la cassa di espansione sul Baganza...

SOMMARIO Anno 17 - n° 50 16 dicembre 2018
1.1 editoriale
L'Europa non regge alla "Prova del Nove"
2.1 lattiero caseario Lattiero caseari. Flessione per il latte spot estero.
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni - le tendenze rilevate al 10/12/2018 - nuovi grafici -
3.1 BIS cereali e dintorni Cereali e dintorni. Nessuna sorpresa dall'USDA.
5.1 IGP e sale italiano Il Sale italiano in mani francesi?
6.1 ambiente ponti Ponte sul Po di Colorno: firmato il contratto col consorzio Coimpa
6.2 ambiente Perché è un errore la cassa di espansione sul Baganza
7.1 lattiero caseario ONAF – La tradizione casearia italiana descritta dai suoi nuovi assaggiatori
7.2 bonifica nomine Bonifica Parmense, alla vicepresidenza l'imprenditore Giacomo Barbuti
8.1 Ambiente Bonifica Centrale, il piano triennale 2019-2021
9.1promozioni "vino" e partners
10.1 promozioni "birra" e partners
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Domenica, 16 Dicembre 2018 09:54

La neutralità della Svizzera, cassaforte del mondo.

Di Mario Vacca Parma 16 dicembre 2018 - Grazie alla neutralità mantenuta negli anni, la Svizzera è' sempre stata considerata "la cassaforte" del mondo, un prestigio che - benché leggermente scardinato dalle leggi circa l'emersione dei capitali detenuti all'estero – è in ascesa grazie all'instabilità politica internazionale ed in special modo alla situazione italiana.

La banca dei regolamenti internazionali (BRI) di Basilea ha divulgato che, nel primo semestre 2018, erano custoditi presso le banche del Canton Ticino 11 miliardi e mezzo di euro.

Gli italiani temono l'uscita dall'euro oltre ad una nuova "patrimoniale" ricercando una maggior sicurezza e fiducia che invece pensano di trovare oltre confine, ottenendo anche l'ulteriore vantaggio di poter investire in valuta diversa.

Si stima che, grazie alle tensioni tra la politica italiana e l'Unione Europea, l'interesse per i conti - ed i relativi investimenti finanziari - in territorio elvetico aumenterà notevolmente e ben oltre il 5% (valore dell'ultima comparazione) della cifra appena sopra richiamata.

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Domenica, 16 Dicembre 2018 09:43

Quando non decidi, gli altri decidono per te

«Decidere è recidere». La decisione è l'azione che conduce le persone al cambiamento. Serve per tagliare i rami rinsecchiti del passato, che tolgono il respiro al presente, per presentarsi al futuro immersi in una nuova consapevolezza: «un sé, diverso da prima, pronto per il dopo».

Di Guido Zaccarelli Mirandola 13 dicembre 2018 - Tra un prima e un dopo c'è l'attesa, da vivere nella pienezza del tempo. Innanzi ad un bivio, occorre sempre scegliere la strada migliore e decidere di percorrerla, non dopo, ma subito. Il tempo è fondamentale per raggiungere lo scopo. Gli occhi delle persone sono rivolti al futuro, e il presente è fatto di passi in avanti da compiere, in una direzione o nell'altra. Nel mezzo, tra scegliere e decidere c'è il discernimento, che pone l'uomo nelle condizioni di verificare se «sia bene decidere rispetto al cosa decidere». «Non decidere è decidere» e questo comportamento conduce inevitabilmente l'individuo a percorre una strada, spesso tracciata dagli altri.

Le persone osservano la realtà dei fatti, e delle circostanze, e avviano un processo di rappresentazione mentale, che le porta a calarsi nel campo delle ipotesi, che mette al primo posto il se: «se scelgo A rispetto a B, cosa succede?». Quando le persone non hanno chiaro l'obiettivo, e non sanno dove andare, e cosa fare, si libera il «territorio dell'indecisione» che viene prontamente occupato da altri per raggiungere i propri successi, sulle spalle dei comportamenti, e degli errori, altrui. È nelle decisioni che prende forma il proprio destino.

La scelta migliore?: «quella che cambia in meglio il proprio futuro». Nessuna decisione può essere presa solo per fare contenti gli altri. La decisione condivisa è il frutto di una elaborazione consapevole che porta le persone al successo per entrambi: «win – win». L'unica decisione possibile, è tutto ciò che migliora il proprio benessere personale, sociale e professionale, senza che questo possa andare a scapito di altri. Un vero e proprio Oceano Blu dove vivono le persone che condividono le decisioni e i risultati.

E se dopo una decisione, le persone avvertono l'insorgere di un disagio interiore, meglio fermarsi, per non compromettere il tutto, ma solo una parte. Continuare significa «approdare inevitabilmente nel fallimento» ed entrare nel vortice del pensiero ricorrente: «se avessi ascoltato il mio cuore, (qualcuno pensa all'istinto, oppure alla voce silenziosa), ora non sarei in queste condizioni».

Una vera e propria Ecologia della Mente dove il successo transita per le buone decisioni, frutto delle esperienze passate, che hanno attraversato le regioni degli errori, contaminate da cattive decisioni. Quando la rosa delle scelte è ampia e il dubbio toglie luce alla mente, l'ascolto interiore è il primo contatto da assumere per entrare in sintonia con una buona decisione. Fino a quando il frutto non viene afferrato, rimane sempre una scelta, fissa nella mente delle persone. La decisione implica di prenderla in mano ed assaggiarla per apprezzarne le proprietà organolettiche. Quale è la differenza tra scegliere e decidere? «La scelta è mentale, la decisione è fisica».

Ogni processo decisionale, stretto o allargato, incarna l'errore. Quando le persone non decidono, gli altri agiscono, e gli errori commessi ricadono sulle spalle altrui. Meglio decidere e commettere errori, perché sono propri e non realizzati da altri, che li impiegano per fare esperienza e raggiungere i propri fini. Qualsiasi decisione venga presa, deve essere vissuta nella sua pienezza, convinti di avere fatto la scelta giusta. Il pensiero positivo alimenta il raggiungimento degli obiettivi, che coalizzano a sé l'energia del cosmo e sostengono l'azione. Agire con entusiasmo è la benzina che impiega il motore della motivazione per reggere lo sforzo utilizzato per raggiungere gli scopi. Entusiasmo, passione e convinzione sono le tre parole d'ordine per andare veloci verso il successo. L'entusiasmo ha diverse radici etimologiche, ma tutte conducono all'energia, una forza interiore inesauribile, infinita, che ogni giorno spinge l'uomo al fare con gioia, perché è qualcosa che è dentro e non fuori.

La passione, inizialmente vissuta come una sofferenza, incarna oggi il significato di agire con felicità. La convinzione è «vincere insieme» sostenuto dal prefisso con (cum) che significa NOI.

Quando le persone perdono l'entusiasmo nel fare, inizia il fallimento spesso trasferito ad altri per evitare di addossare a se stessi la responsabilità dell'accaduto. È facile puntare il dito verso gli altri. Ma esiste una posizione della mano dove l'indice è diretto verso il mondo e il medio, l'anulare e il mignolo sono rivolti verso se stessi. Questa immagine è la riprova che prima di rivendicare ad altri i propri errori, è meglio riflettere tre volte, una volta per singolo dito.

Al termine, è necessario avviare un percorso di introspezione, con il quale aprire un dialogo sincero con se stessi. In quel momento inizia la fasce della scelta, dove la decisione entra in contatto con la nudità della propria anima. La risalita, porta alla verità di una scelta, che trova nella decisione la sua unica e inconfutabile identità. «La mia strada ha un cuore, fallo battere».

 

GUIDO ZACCARELLI

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale con Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia
Sabato, 15 Dicembre 2018 07:18

Il Sale italiano in mani francesi?

La saga del sale italiano. La più grande salina d'Italia in Puglia (800.000 ton/anno) passa di mano a una multinazionale del sale europea e mondiale. Il sale e' un prodotto strategico per il belpaese. Il sale italiano può essere riconosciuto made in Italy . Alcuni siti e saline devono essere igp.

Di Giampietro Comolli - Le più grandi saline marine d'Europa di Salins spa, leader europea e co-leader mondiale nella commercializzazione di sale industriale, sale stradale e sale alimentare. Una asta di vendita del credito gestito da Monte Paschi Siena, banca finanziata dallo Stato e dal Governo Renzi, in assoluta forma riservata e a chiamata, ha assegnato a Salins spa tramite la controllata Cis oltre 500 ettari di sale marino italiano, inseriti in un contesto di 4000 ettari di parco e riserva, in zona altamente turistica.

I sindacati dei lavoratori, gli ex titolari di Atisale-Salapia Sale spa detentori della concessione Demaniale fino al 2029 e autori del forte crack debitorio che ha portato l'impresa al concordato e alla cessione del 100% pacchetto azionario, al pegno fideiussorio delle azioni e alla garanzia delle proprietà personali dei soci tutto verso Mps, hanno scritto lettere di fuoco e le maestranze sono entrate immediatamente in sciopero.

Come Ceves – centro studi attivo nelle ricerche tecniche-scientifiche-economiche sul #saleitaliano per valorizzarlo rispetto ad altri sali mondiali – chiediamo al Governo, al Demanio, alla Regione Puglia, al Comune di Margherita, a Coldiretti di attivarsi per una verifica delle procedure e delle azioni avviate, affinché il #saleitaliano non faccia la fine dello #zuccheroitaliano che negli anni '80-'90 passò di mano non con una cessione di impresa, ma anche in quel caso attraverso meccanismi di debiti e crediti contratti con Banche e scambi finanziari per necessità e interessi ben lontano dalla tutela dello zucchero italiano. Sollecitiamo quindi che un bene collettivo dello Stato italiano non sia ceduto a chi ha una leadership che potrebbe inficiare la "italianità", l'origine e la provenienza del sale tricolore compreso il coinvolgimento diretto delle miniere di salgemma di Volterra.

Anche attraverso il #saleitaliano può passare la valorizzazione dell'agroalimentare e del made in Italy dell'enogastronomia per tutti i risvolti culinari, ricette, cucina che implica, come segnalano a Ceves da tempo i più importanti chef e cuochi italiani all'estero e in Italia, costretti ad acquistare sali di altri paesi sostenuti da campagne di qualità, di sostenibilità, di pregio ben orchestrate, ma spesso non inerenti alle caratteristiche alimentari, cosmetiche, salutari che le recenti ricerche e analisi scientifico-universitarie stanno avvalorando e dimostrando.

Il sale alimentare, da non confondere con quello per uso chimico e industriale, non è un nemico della salute se consumato con misura, con dosi e in modi corretti essendo sia un condimento a tavola ma anche un coadiuvante terapeutico per certe cure dell'organismo umano, dallo stress alla salute dermatologica, dalle vie respiratorie alla stanchezza congenita.

Il recente DL del Sanato a tutela dell'agroalimentare italiano dovrebbe interessarsi anche del #saleitaliano e anche aggiornare, rispetto ai tempi e modi di gestione monopolistica, le norme di qualità e qualificazione del sale per consumo umano oramai entrato nel libero mercato e soggetto a una ampia concorrenza. Non è possibile che nei supermercati italiani ed europei ci siano sali confezionati e commercializzati integrali-grezzi a disposizione di un consumatore spesso non informato provenienti da altri continenti, sia marini che di miniera, con il 93% di purezza tecnica quando le norme di produzione nazionale prevedono un minimo del 97%.

Stiamo verificando l'importanza salutistica e sanitaria dei diversi limiti. Inoltre perché il sale purissimo, bianco, grosso a fiocchi o a chicchi made in Italy ha un prezzo medio al consumo di 2-3 euro al chilo nei migliori casi e tutti i sali di importazione partano da 5 euro e fino a 40 euro al chilo? E' evidente che non si vuole limitare il libero mercato, ma lo stesso vale anche nella leale concorrenza, a difesa dell'antitrust e sulla corretta informazione al consumatore.

Come Ceves chiediamo una "etichetta parlante" sulle confezioni, un trattamento normativo uniforme fra sale nazionale e estero, oltre a vedere se è possibile identificare, tracciare e certificare altri siti produttivi nazionali meritevoli del riconoscimento Dop o Igp o di Presidio come già avviene per due sole parti ristrette delle saline di Trapani e di Cervia. Come Ceves abbiamo valutato tutte le saline attive in Italia e si potrebbero riconoscere, con un grande valore aggiunto anche per il territorio locale come parchi, ambiente, paesaggio, terme, musei e altre attività agricole, almeno altri 10 siti meritevoli di una Igp all'interno anche di più grandi saline marine e minerarie.

L'auspicio è che si intervenga prima possibile per salvare il #saleitaliano prima che finisca , anche svenduto, in mani straniere (800.000 ton/anno di estrazione potenziali di Atisale-Salapia sale spa su un totale nazionale di 2,2 mio/ton/anno è una bella fetta) che non garantirebbero gli attuali posti di lavoro, il valore aggiunto territoriale, una libera concorrenza, la certezza dell'origine italiana del sale nelle confezioni commercializzate con marchio italiano, ma di contenuto assai dubbio e proveniente da chissà quale luogo magari anche più inquinato e meno controllato di quello delle coste italiane, del mar Mediterraneo.

Il messaggio è anche indirizzato a Coldiretti e Slow Food notoriamente paladini di queste realtà produttive di nicchia: un valore aggiunto che deve restare al made in Italy anche per il "sale da cucina" come chiedono i ristoratori italiani.

Giampietro Comolli
Presidente Ceves-Ovse - Economista Agronomo Enologo Giornalista - Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici

 

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Pubblicato in Agroalimentare Emilia

Al via "1 voto, 200.000 aiuti concreti - Un gesto che arriva al cuore. Oltre 1400 Onlus in gara per la decima edizione della campagna realizzata grazie ai Fondi UniCredit Carta E

In occasione della X edizione della campagna di sensibilizzazione dedicata al Non Profit, UniCredit mette a disposizione 200 mila euro, a titolo di donazione, da distribuire tra le Organizzazioni Non Profit aderenti al portale ilMioDono.it 

La scorsa edizione ha visto premiate anche 21 onlus dell'Emilia Romagna per un totale di oltre 25 mila euro di donazione UniCredit.

Torna l'appuntamento con la speciale iniziativa UniCredit dedicata alle associazioni impegnate nel Non Profit, quest'anno giunta alla sua decima edizione. Un impegno che il Gruppo premia mettendo a disposizione 200mila euro del fondo Carta Etica destinato a iniziative di solidarietà sul territorio. Il fondo si alimenta con una percentuale di ogni spesa effettuata con carta di credito "Etica", disponibile nella versione UniCreditCard Flexia Classic E, Visa Infinite e UniCredit Business Aziendale, senza costi aggiuntivi per il titolare.

La scorsa edizione ha visto premiate anche 21 onlus dell'Emilia Romagna per un totale di oltre 25 mila euro di donazione UniCredit.

La nuova edizione della campagna di solidarietà e sensibilizzazione "1 voto, 200.000 aiuti concreti – Un gesto che arriva al cuore" si concluderà il 31 gennaio 2019. Sono 1460 le Onlus che quest'anno partecipano all'iniziativa; tutte sono presenti sul sito www.ilMioDono.it , la piazza virtuale rinnovata nella sua veste grafica, realizzata da UniCredit per facilitare l'incontro tra le Organizzazioni Non Profit e tutti coloro che vogliono sostenere questo settore contribuendo con una donazione.

Clienti e non di UniCredit possono accedere al sito www.ilMioDono.it  – anche da tablet e smartphone – selezionare l'Organizzazione preferita e votarla attraverso una delle principali piattaforme social (Facebook, Twitter e Google) o via e-mail. Ogni voto vale 1 punto. Aggiungendo al voto una donazione di almeno 10 euro con una delle modalità PagOnline previste, la preferenza accordata varrà 6 punti.

Le Organizzazioni che, a fine iniziativa, avranno consuntivato almeno 150 punti saranno ammesse nella rosa di quelle che beneficeranno di una quota della donazione UniCredit. La ripartizione, infatti, avverrà in proporzione ai punti consuntivati, con una somma massima destinata per singola organizzazione di 12 mila euro.

I 200 mila euro di quest'anno, sommati agli importi delle edizioni precedenti e ai contributi spontaneamente erogati da chi ha supportato l'iniziativa con il voto e con le donazioni – nel 2017, sono stati raccolti 130 mila euro –, portano a oltre 2milioni e 500mila euro la somma complessivamente distribuita dal 2010.