Domenica, 07 Giugno 2015 12:06

Garibaldi in camicia verde In evidenza

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Alla conquista del sud. Il dissenso questa volta premia la Lega, unico partito in crescita, che guadagna voti, inaspettatamente, anche ben al di sotto del Po.

di Lamberto Colla - Parma, 7 giugno 2015 -
 Giuseppe Garibaldi iniziò dal sud con i suoi mille in camicia rossa e oggi sono le camice verdi della Lega, non più anti meridionalista, a fare il percorso inverso.

Da quest'ultima tornata elettorale è accaduto quello che non ci si aspettava ma che ancora una volta dimostra come l'italiano medio, quello che non va in piazza a spaccare fontane e picchiare i poliziotti, il proprio dissenso lo esprime con l'unico strumento utile per farlo: il voto.

Sarà perché è uno dei sei nomi da sempre più diffusi ma Matteo sembra proprio essere il nome guida del popolo italiano da un po' di tempo a questa parte. Un "Dono di Dio", come suggerisce l'etimologia del nome Matteo, al quale l'italiano si vuole affidare.

Dal Matteo Renzi, ancora ben saldo al potere, a quel Matteo Salvini che non t'aspetti e che in pochi mesi è riuscito a fare risorgere un partito decotto conducendolo alla riconquista del suo nord (Zaia si è riconfermato governatore del Veneto con oltre il 50% dei voti e la Lega è stata determinante per la conquista della "ex rossa" Liguria) ma addirittura è stata accolta a braccia aperte anche dalle regioni più meridionali rischiando, si fa per dire, il colpo grosso di portarsi a casa una storica regione rossa come l'Umbria rimasta in bilico sino alla lettura dell'ultima scheda.

Ed è proprio in questo cambiamento che va letto il messaggio che il popolo italiano, almeno nella Costituzione riconosciuto sovrano, ha voluto mandare alla classe politica nazionale: siamo maturi, scontenti e vogliamo cambiare.

Molto maturi direi. Una maturità democratica forte che si esprime perfettamente nel diritto di voto. Un diritto però sempre meno esercitato. Poco più del 50% degli aventi di ritto si è presentato alle urne contro l'oltre 60% delle precedenti votazioni. Ulteriori 10 punti perduti ma che vanno a alimentare il fonte dell'antipolitica sommersa, forse la frangia più ribelle e rigida del fronte del dissenso.

Una seconda valutazione che si può trarre dal voto di domenica scorsa è la conferma del partito di rottura con la tradizione politica nazionale ben rappresentata dal M5S. Nonostante il calo di voti e nessuna Regione conquistata, il partito "grillino" si conferma la compagine politica di maggioranza relativa in ben tre regioni.

Infine, il decisionismo di Matteo, questa volta Renzi, è apprezzato. Le dispute interne al PD hanno sicuramente arrecato danni al partito di governo - anche di opposizione a quanto pare - ma non così come avrebbero voluto e sperato gli anziani "trombati" da Renzi.

Dal baffetto dalemiano al giaguaro smacchiato di bersaniana memoria per passare alla signora delle commissioni, quella Rosy Bindi che si è beccata una bella querela, dall'impresentabile Vincenzo De Luca stravincitore in Campania (41%), per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d'ufficio.

Nonostante tutto e tutti, a quanto pare, il popolo italiano vuole che Matteo Renzi prosegua la sua politica di revisione.
Lo vuole al punto tale che, oltre a confermargli la fiducia (comunque 5 delle 7 regioni saranno a guida PD), gli conferma la spina nel fianco del Movimento 5 Stelle e ora il "secondo Dono di Dio", quel Matteo Salvini che sta trasformando la Lega in un partito nazionale e soprattutto nazionalista.

E si sa che nei periodi bui l'Italia si unisce e le discriminazioni e separazioni rimangono argomenti solo da "bar sport".
Quindi cari partiti e apparati burocratici di servizio fate tesoro dei risultati e ponete rimedio ai dolori e alle preoccupazioni degli italiani prima che questi non le facciano venire a tutti voi, anche a quelli rintanati nei più remoti angoli degli uffici pubblici.

CONCLUSIONI
In sintesi il popolo italiano ha espresso, con grande maturità e senso di partecipazione democratica, per l'ennesima volta il seguente giudizio: c'avete rotto li c..j.ni!

E' ora di cambiare e ai Matteo l'invito di andare avanti per la loro strada; la stragrande maggioranza vi seguirà se farete la "rivoluzione" che il popolo si attende da voi.

Altrimenti... non voglio pensare alle conseguenze ma la tensione si fa sempre più insostenibile.

Matteo renzi Mo