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Il 27 febbraio è il termine per presentare le domande di accesso alle risorse messe a disposizione dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia per la partecipazione a fiere all'estero -

Reggio Emilia, 18 febbraio 2015 -

Mancano pochi giorni (la scadenza è fissata al 27 febbraio) per presentare le domande di accesso alle risorse messe a disposizione dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia per la partecipazione a fiere all'estero, che quest'anno hanno toccato la cifra record di 1 milione di euro, pari a due terzi degli investimenti riservati all'internazionalizzazione (1,5 milioni, anche in questo caso cifra record).

Alle imprese interessate, l'ente camerale (al quale sono già pervenute quasi 200 richieste) ricorda che il termine è tassativo e che l'esame e la soddisfazione delle domande (fermi restando gli altri requisiti richiesti) avverrà seguendo l'ordine cronologico di presentazione.
L'invito rivolto esplicitamente alle imprese da parte della Camera di Commercio è dunque quello di accelerare il più possibile l'inoltro delle richieste.

Nella sede dell'Ente, intanto, si continua a lavorare intensamente anche sugli incoming con operatori stranieri, che in concomitanza con l'Expo si svolgeranno, anche in questo caso, con un'intensità senza precedenti.

(Fonte: Dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

Domani, giovedì, alla CNA di Modena un seminario su un tema di estremo interesse per le aziende che esportano -

Modena, 18 febbraio 2015 -

Uno dei temi di maggiore attualità per le aziende, in particolare quelle che esportano, è l'origine della merce, questione importante sia dal punto di vista logistico (pensiamo alle normative doganali), ma anche per la rilevanza in altri ambiti come, ad esempio, la tutela dei consumatori (i quali oggi più che mai esprimono l'esigenza di capire il luogo di effettiva produzione di una merce), la tutela e l'uso esclusivo di un marchio di fabbrica, la registrazione dei marchi in sede nazionale e/o internazionale.

Ma che cos'è l'origine preferenziale? Si tratta di uno status della merce grazie al quale è possibile ottenere il diritto a un trattamento tariffario preferenziale, che può consistere, ad esempio, in una riduzione o in un'esenzione dal dazio in virtù di specifici accordi sottoscritti fra il paese di esportazione e quello di destinazione della merce.
Una materia molto tecnica che, tuttavia, può avere dei riflessi critici per le aziende in caso di mancato rispetto della normativa potendo comportare, oltre al pagamento dei dazi doganali non versati, anche la denuncia dell'esportatore all'autorità giudiziaria per la falsa dichiarazione in caso di accertamenti e di richiesta di rilascio della prova dell'origine preferenziale.

E' di tutto questo che si parlerà nel corso del seminario operativo che CNA ha organizzato per le imprese di produzione e del settore moda-abbigliamento domani, giovedì 19 febbraio, alle 18, presso la sala Arcelli di CNA Provinciale, a Modena in via Malavolti 27.
Interverrà Simone Del Nevo, dell'omonimo studio che cercherà di fornire ai partecipanti alcune semplici istruzioni per superare quei problemi pratici che, se sottovalutati, rischiano si comportare gravi errori nella gestione dell'origine delle proprie merci esponendosi così a conseguenze di carattere amministrativo ma soprattutto di carattere penale.

(Fonte: Ufficio Stampa CNA
 MO)

Pubblicato in Comunicati Lavoro Modena

L'economia reggiana sta decisamente giocando la carta dell'innovazione per riprendere la via della crescita, e lo fa con un'intensità che non ha uguali in Emilia-Romagna -

Reggio Emilia, 4 febbraio 2015 -

I dati del 4° Rapporto Innovazione presentato dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia evidenziano, che nell'ultimo triennio due imprese su tre hanno investito in innovazione di processo e di prodotto, e solo il 30,6% ha dichiarato di non aver introdotto alcuna innovazione, mentre la media regionale si colloca al 39%.
Il Rapporto, oltre che dalle 219 interviste dirette alle imprese reggiane, trae i dati da diverse fonti, fra le quali soprattutto dall'Osservatorio Innovazione Unioncamere Emilia-Romagna, strumento progettato e realizzato per rilevare il grado di innovazione delle imprese emiliano-romagnole, studiandone i punti di forza, le aree di miglioramento e altresì le criticità e volto, più in generale, a cogliere le esigenze delle imprese del territorio.

"Insieme all'importanza di un dato generale che vede la nostra provincia ai vertici della graduatoria regionale per capacità di innovazione – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – gli aspetti più interessanti sono legati alle linee di investimento scelte dalle aziende reggiane, che vedono in buon equilibrio quelli finalizzati all'incremento della produzione e quelli che generano innovazioni radicali di prodotto, con cambiamenti che incidono profondamente nelle caratteristiche del tessuto produttivo e vanno a cogliere nuove opportunità di mercato".

"Emblematico, in tal senso – prosegue Landi – è il fatto che i maggiori tassi di innovazione connotano le imprese rivolte ai mercati internazionali, mettendo insieme due fattori – internazionalizzazione e innovazione – sui quali si sono concentrati crescenti volumi di risorse da parte della Camera di Commercio a beneficio del nostro sistema imprenditoriale".
Quanto l'innovazione incida sullo sviluppo delle imprese è attestato dal dato riguardante la crescita del fatturato registrato all'interno delle imprese intervistate: nel periodo 2010-2013, l'11,1% delle società che hanno innovato ha registrato incrementi di fatturato, mentre la crescita riguarda solo il 4,1% delle imprese non innovative".

Fra le imprese che hanno innovato nell'ultimo triennio, il 24,2% ha introdotto innovazioni di prodotto di tipo incrementale ed una percentuale pari al 20,1% ha introdotto innovazioni di processo, sempre di tipo incrementale. Ha realizzato innovazione radicale di prodotto (l'innovazione ritenuta più pregiata) ben l'11,4% delle imprese del campione di Reggio Emilia contro il 9,7% di quelle del campione emiliano-romagnolo, mentre l'innovazione radicale di processo ha interessato una quota più ridotta di casi, anche se pur sempre superiore alla media regionale: il 5,9% a Reggio Emilia contro il 5,5% regionale.

Una quota più elevata di imprese innovative appartiene ai settori della meccanica, della ceramica, del chimico/farmaceutico e della gomma-plastica. Le differenze non riguardano soltanto il settore produttivo bensì la dimensione di impresa, con le imprese più grandi che si dimostrano maggiormente in grado di innovare.
Una relazione strettissima – come si diceva - emerge poi tra capacità d'innovazione delle imprese e apertura al mercato internazionale.
Fra le imprese con mercati di sbocco collocati esclusivamente a livello locale, infatti, non ha innovato il 43% delle imprese del campione, mentre fra quelle con un maggior grado di apertura a paesi esteri, tale percentuale scende fino al 7,3%.

E' cresciuta rispetto al passato, raggiungendo il 16,3%, la percentuale di imprese reggiane che ha deciso di investire acquistando nuovi macchinari e attrezzature (quasi 6 milioni di euro investiti dal campione di imprese). Al secondo posto, in linea con il dato regionale, salgono gli investimenti per lo sviluppo/design di nuovi prodotti all'interno dell'azienda - 23 milioni di euro investiti in generale per attività in grado di sviluppare il know how interno aziendale a Reggio Emilia - seguiti dagli acquisti dell'area informatica (oltre 1 milione di euro di effettivo investimento).

Oltre un terzo (37,1%) delle imprese del campione provinciale ritiene che le innovazioni introdotte in azienda abbiano portato benefici anche per la collettività e il territorio di riferimento (32% medio regionale). Si tratta di benefici che riguarderebbero in primis l'eco-sostenibilità ed in seconda battuta le ricadute socio-occupazionali.
Il focus sui temi dello sviluppo sostenibile e della green economy, evidenzia che oltre un quarto (25,7%) delle imprese reggiane si è già convertito alla green economy (dato in netta crescita rispetto al 13,3% della precedente rilevazione) e superiore a quello medio dell'Emilia-Romagna (19,8%). Reggio Emilia si posiziona seconda fra le nove province della regione preceduta solo da Forlì-Cesena (27,8%). La conversione al green ha riguardato innanzitutto il tema dell'energia (impianti fotovoltaici, fonti rinnovabili, macchinari a minore consumo, maggiore efficienza energetica, ecc.).

(Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

Alla fine del 2014 in provincia di Reggio Emilia si contano 56.041 imprese. I settori che sono risultati in crescita, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia, appartengono tutti al terziario -

Reggio Emilia, 3 febbraio 2015 -

Il 2014 si è chiuso, per le imprese reggiane, con un saldo positivo pari a 175 unità. A fronte di 3.699 nuove imprese iscritte alla Camera di Commercio di Reggio Emilia, infatti, sono state 3.524 quelle cancellate "non d'ufficio", ovvero imprese che hanno espresso la volontà di non proseguire l'attività.
Alla fine del 2014, quindi, in provincia di Reggio Emilia si contano 56.041 imprese.

Si è raggiunto, nell'anno, un saldo positivo nonostante nell'ultimo trimestre del 2014 abbia chiuso i battenti un maggior numero di imprese rispetto alle nuove aperture; un segnale, questo, che mostra come non sia ancora da considerare superato il pesante periodo congiunturale.
I settori che sono risultati in crescita, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia, appartengono tutti al terziario: in particolare, i servizi alle imprese e alle persone che rappresentano ora il 23% del totale imprese reggiane, e in quest'ambito le aziende, in un anno, sono passate da 12.817 del 2013 a 12.919 (+0,8%).

Più in dettaglio, hanno raggiunto le 1.225 unità le aziende che svolgono attività di supporto per le funzioni d'ufficio, ricerca e selezione del personale, vigilanza, pulizia, cura e manutenzione del paesaggio e noleggio, mentre sono cresciute del 3,9% (raggiungendo le 1.017 unità) le aziende che svolgono servizi di informazione e comunicazione, che comprendono la produzione di software, la consulenza informatica, l'elaborazione dati, l'hosting e la gestione di data base.
Non mancano andamenti positivi anche per i servizi sanitari e di assistenza sociale e per le attività che comprendono la logistica e il magazzinaggio, ad esclusione dei trasporti che registrano un calo del 5,1%.
In crescita del 2,5%, nonostante le difficoltà, le attività ricettive e di ristorazione che passano dalle 3.122 unità del 2013 a 3.201, mentre si contrae il commercio, in particolare quello al dettaglio: sono stati 387, infatti, i negozi che hanno abbassato le serrande nel corso del 2014 contro 251 nuove aperture.

Oltre al commercio, i settori che in un anno hanno visto ridursi maggiormente la propria consistenza sono stati – insieme all'agricoltura che, con 133 aziende in meno (-2,1%), prosegue nella contrazione strutturale della sua base imprenditoriale – le costruzioni, che sono passate da 12.737 a 12.530 imprese (-1,6%) e le attività manifatturiere (da 8.263 a 8.034 pari a -2,8%). Fra queste ultime, le attività che nel corso del 2014 hanno maggiormente risentito della mancata ripresa economica sono prevalentemente quelle che caratterizzano il territorio reggiano: tessile-abbigliamento (-7,3%), ceramica (-4,3%), alimentare (-4,2%), metalmeccanica (-2%).
In crescita del 5,9% le attività che riguardano la riparazione, la manutenzione e l'installazione di macchine ed apparecchiature, indice, forse, di una maggior attenzione nei confronti di attrezzature già in possesso delle imprese per poter proseguire nella propria attività.

tabella cciaare feb2015

Fonte: elaborazione Ufficio Studi CCIAA di Reggio Emilia su dati Infocamere

(Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

Positiva l'attenzione dimostrata dal sindaco, ma non mancano i motivi di preoccupazione. La replica: investire senza far leva sulle imposte è possibile, inaccettabile e ingiustificato l'aumento della Tari -

Modena, 2 febbraio 2015 -

Nei giorni scorsi il sindaco Gian Carlo Muzzarelli ha risposto alle domande sottoposte da rete Imprese Italia dimostrando attenzione al rapporto con le Associazioni di rappresentanza delle imprese. Alcune risposte, però, non entrano nel merito delle questioni o lo fanno in modo distorto. E' il caso della prima domanda, rispetto alla quale è improprio confrontare la tassazione 2012 e quella attuale: troppo diverse sono le normative in questione. In ogni caso recenti indagini hanno evidenziato un aumento delle imposte sugli immobili produttivi, nel periodo 2011-2014, superiore al 24%.
Il sindaco, inoltre, giustifica gli aumenti impositivi annunciati con la necessità di finanziamento della spesa in investimenti. Secondo Rete Imprese sarebbe possibile attivare questi ultimi senza aumentare le tasse, ma ricorrendo all'indebitamento, previsto peraltro dal patto di stabilità, e mai a così buon mercato nella storia recente, e alla vendita di parte della partecipazione comunale in Farmacie Comunali spa, che non può certo definirsi strategica.

A proposito dell'aumento della Tari (3,7%), è inaccettabile che questo sia connesso all'aumentare dei crediti inesigibili. Piuttosto, va rimarcata l'assenza di un dettagliato piano economico-finanziario messo a punto dal gestore del servizio rifiuti, come prevedrebbe invece la legge. Ecco perché, in attesa di questo piano, si ritiene doveroso il congelamento di ogni ipotesi al rialzo della Tari.
Comprensibile, invece, l'invito alla riflessione in merito alla partecipazione del Comune in enti, fondazioni, società partecipate, riflessione rispetto alla quale le Associazioni richiedono un coinvolgimento per poter entrare nel merito delle scelte.
E' senz'altro positiva l'intenzione di elaborare il futuro PSC in ottica partecipativa. A questo proposito, Rete Imprese Italia invita sin d'ora a puntare sulla riqualificazione, rispetto alla quale il commercio di vicinato può rappresentare un elemento di qualità e rigenerazione urbana.
Positivo anche l'impegno a valutare l'esternalizzazione di servizi a gestione diretta, anche se occorre comprendere quali siano i servizi individuati e quando si pensa di procedere alla loro effettiva esternalizzazione attraverso procedura di evidenza pubblica. Così com'è necessario individuare quei servizi non essenziali destinati, come annunciato da Muzzarelli, alla soppressione sul medio periodo.

In ogni caso – conclude la nota di Rete Imprese Italiarimane la grande preoccupazione per le conseguenze negative di un rialzo della pressione tributaria locale pari a 9 milioni di euro ipotizzato dal sindaco, conseguenze depressive che potrebbero addirittura elidere gli effetti positivi del piano di investimenti comunali.

(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)

Il 24 febbraio a Sofia, 5 marzo a Varsavia. Opportunità di business a costo zero per chi prende parte alla prossima edizione di Macfrut, 23-25 settembre 2015 a Rimini -

Parma, 29 gennaio 2015 -

Macfrut 3.2 entra nel vivo con i primi due road show nell'Est Europa insieme a UniCredit. Si parte con due capitali, il 24 febbraio a Sofia in Bulgaria, il 5 marzo a Varsavia in Polonia. Venti i posti disponibili in ogni tappa internazionale, la partecipazione è gratuita per le imprese che prendono parte alla prossima edizione di Macfrut International. In tali incontri, che si terranno presso la sedi locali di UniCredit, le società italiane presenti all'evento potranno incontrare importanti operatori del settore accuratamente selezionati dalla banca tra la propria clientela. In questi meeting, i partecipanti potranno conoscersi e presentare i propri prodotti, dandosi poi appuntamento a Rimini per approfondire le potenzialità commerciali emerse durante il Roadshow.

Proprio per supportare la sempre maggiore internazionalizzazione di MacFrut, UniCredit sostiene attivamente l'edizione 2015 della manifestazione che rappresenta un punto di incontro e di confronto internazionale per i professionisti dell'ortofrutta. Il ruolo di UniCredit non è quello di un semplice sponsor: il Gruppo bancario è partner strategico di questa iniziativa. Infatti, grazie al network internazionale distribuito in circa 50 mercati, 8.600 sportelli, e oltre 148.000 dipendenti, UniCredit ha tutte le caratteristiche per sostenere Cesena Fiere in questo percorso. UniCredit può contribuire in concreto ad alcuni degli obiettivi primari di Macfrut. In particolare, grazie ad alla sua indiscussa leadership in Centro ed Est Europa, UniCredit sta fornendo assistenza logistica e organizzativa per supportare in modo concreto le tappe del Roadshow a partire da Sofia e Varsavia.

"Macfrut 2015 entra nel vivo come fiera internazionale di business, insieme al suo partner più prestigioso: UniCredit – afferma Renzo Piraccini, Presidente di Cesena Fiera – I road show costituiscono un elemento fortemente attrattivo per i nostri espositori a cui viene offerta un'occasione unica per presentarsi a importanti mercati in ascesa, e ai loro target di riferimento. Per effetto della sinergia con UniCredit, le imprese locali di questi Paesi che espongono a Macfrut potranno finanziare la loro partecipazione a condizioni particolarmente vantaggiose. Inoltre, le imprese italiane interessate a promuovere la loro attività e il loro business in questi Paesi avranno a loro disposizione la rete degli UniCredit International Center (un network selezionato di persone con consolidata esperienza di business cross border) attraverso la quale i clienti potranno trovare tutti i prodotti e i servizi, anche di natura consulenziale, necessari per favorire l'internazionalizzazione della filiera ortofrutticola italiana".

I road show a Sofia e Varsavia sono i primi di una serie di altri appuntamenti in programma nei prossimi mesi sempre nei paesi dell'Est Europa.
Il percorso di internazionalizzazione prosegue, congiuntamente, anche verso i Paesi dell'Africa Sub Sahariana con i quali sono stati stretti importanti rapporti grazie alla collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, e con i Paesi del Sud America (Brasile in primis). Il tutto con l'obiettivo di ospitare a Macfrut 400 nuovi buyer da tutto il mondo.

Per informazioni sui road show: www.macfrut.com

(Fonte: ufficio stampa Unicredit)

Pubblicato in Comunicati Lavoro Emilia

Lo chiedono le associazioni economiche riunite in Rete Imprese Italia di Modena, in concerto con i sindaci delle aree colpite. Senza una proroga per il pagamento della prima rata del finanziamento ricevuto dalle banche e una dilazione di 5 anni il carico fiscale sarà pari all'84% del reddito e un'impresa su cinque rischierà di chiudere -

Modena, 28 gennaio 2015 -

Di Manuela Fiorini – 

Un altro terremoto rischia di abbattersi sulle imprese del cratere colpite dal sisma del maggio 2012. Se qualcosa non cambierà, infatti, il 30 giugno 2015, le circa 2000 aziende, che hanno chiesto la sospensione del pagamento delle imposte per i 16 mesi successivi alla calamità, dovranno versare alle banche la prima rata semestrale del finanziamento e saldare l'intero montante in 4 rate.
A questa situazione si somma il fatto che, già dall' ottobre 2013, le imprese hanno cominciato a pagare le tasse in corso e rischiano, quindi, di vedersi maggiorato il carico fiscale del 66,6%. Tradotto in soldoni: ogni anno e per due anni, ogni azienda dovrà versare nelle casse dell'erario l'84% del suo reddito. Il rischio concreto è che circa 400 imprese, una su cinque, potrebbero chiudere i battenti per mancanza di liquidità. E questo dopo aver impiegato risorse autonome per ricostruire e ripartire dopo il terremoto. A tre anni dal sisma, infatti, meno del 15% delle 2800 aziende in lista per ottenere gli indennizzi ha ricevuto la liquidazione totale a saldo.
A lanciare l'allarme è Rete Imprese Italia di Modena, in concerto con i sindaci delle quattro aree coinvolte: Area Nord, Nord Est, Unione Comuni del Sorbara e Terre d'Argine.

"Un territorio che produce l'1,9% del PIL nazionale – ha detto Umberto Venturi, presidente di CNA Modena – non può essere lasciato solo. Sono due anni che chiediamo impegno ai politici, ora, chiediamo loro di agire. Perché dobbiamo dare fiducia agli imprenditori e concretizzare il saldo dei numeri che, dopo tre anni, sono ancora troppo pochi".
"Alle istituzioni – ha aggiunto Erio Luigi Munari, presidente di Confartigianato di Modena – chiediamo urgentemente che venga prorogata al 30 giugno 2016 la scadenza per il pagamento della prima rata del finanziamento e la dilazione dello stesso di almeno 5 anni".
Critico anche Massimo Silingardi, presidente provinciale di Confesercenti: "Dobbiamo rimarcare che nell'area del cratere non è stata ancora raggiunta quella normalità a cui molti pensano per il fatto che le imprese si sono rimboccate le maniche per ripartire. Gli aspetti fiscali gravano ancora e minano la stabilità economica, che si ripercuote su quella sociale e del welfare. Chi è riuscito a partire con i finanziamenti statali rappresenta una minoranza. A causa delle complessità burocratiche, moltissime imprese, infatti, potranno fare domanda di contributo solo alle fine del primo semestre del 2015 e la maggioranza dei contributi potrà essere liquidata dalla Regione solo a fine anno".

Dalla proposta di Rete Imprese Italia è scaturito un documento che è stato consegnato ai parlamentari modenesi, alla Regione e alla Prefettura. In Commissione Parlamentare è in valutazione la proroga di un anno del versamento della prima rata.
"E' già un primo segnale – affermano i rappresentanti di Rete Imprese Italia – Dei 6 miliardi messi a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti, finora ne è stato utilizzato solo uno, perciò pensiamo che ci siano i margini per la dilazione e la rateizzazione dei finanziamenti. Se così non fosse, procederemo con un'azione di sensibilizzazione e mobilitazione, a cominciare con un invio massivo di mail al nuovo Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e al Ministro dell'Economia".

Pubblicato in Cronaca Modena
Lunedì, 26 Gennaio 2015 15:51

Modena - Economia, banche, imprese

Gli imprenditori incontrano Fabrizio Togni, Direttore di BPER, mercoledì 28 gennaio presso la Sala Arcelli, alla CNA Provinciale -

Modena, 26 gennaio 2015 -

Nel giro di pochi anni la crisi economica ha cambiato radicalmente la situazione finanziaria generale, andando a modificare nel profondo i rapporti tra istituti di credito ed imprese, rapporti vitali in un'economia come quella italiana, dove il peso dei prestiti bancari nei finanziamenti alle imprese è ben più elevato che in altri paesi.
Per fare il punto su questi rapporti CNA ha invitato Fabrizio Togni, Direttore Generale del Gruppo BPER, banca tra le più importanti sul nostro territorio e tra i più dinamici e importanti gruppi bancari a livello nazionale.
L'incontro, in programma mercoledì 28 gennaio alle 20.30 presso la CNA Provinciale, sarà l'occasione per analizzare questi cambiamenti e tracciare le linee di sviluppo per il futuro, anche alla luce del prossimo riassetto delle banche popolari.
Parteciperà al dibattito il presidente di CNA Modena Umberto Venturi.

(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)

Quinto appuntamento dell'iniziativa organizzata da UniCredit in stretta collaborazione con l'Ente camerale a sostegno delle aziende del territorio che puntano ad avviare e intensificare il business con l'estero -

Parma, 19 gennaio 2015 –

"Le tecniche di regolamento e finanziamento e le istituzioni nazionali che favoriscono l'export e l'internazionalizzazione". Questo il tema dell'appuntamento che si è svolto il 19 gennaio e ha chiuso il primo ciclo di Export Business School, percorso Master del programma Go International! UniCredit, con focus sull'internazionalizzazione d'impresa che il Gruppo bancario ha organizzato in collaborazione con la Camera di Commercio di Forlì-Cesena, coinvolgendo le Pmi del territorio. Obiettivo: offrire agli imprenditori strumenti più analitici e metodologie adeguate per percorrere le strade dell'export in modo efficace e competitivo.

L'Export Business School, avviata lo scorso novembre presso la Sala del Consiglio dell'Ente camerale di Forlì-Cesena, ha proseguito così l'attività di formazione focalizzando l'attenzione su diversi temi, come le tecniche di regolamento e di finanziamento tradizionali, le garanzie nel commercio internazionale e le tecniche di regolamento e di finanziamento innovative. L'attività di formazione che si è svolta nell'arco dell'intera giornata è stata conclusa da un momento di confronto con Alberto Zambianchi, Presidente Camera di Commercio Forlì-Cesena, e Livio Stellati, Responsabile Area Commerciale Romagna di UniCredit.
Soddisfazione tra le oltre trenta imprese romagnole che hanno partecipato all'intero corso, assistendo attivamente alle lezioni, non solo teoriche, ma che hanno incluso anche testimonianze aziendali, scambio di esperienze, ampio dibattito ed un collegamento da Hong-Kong con esperti locali che hanno risposto alle domande dei nostri operatori.

"Il percorso comune che ci ha visto, in questi mesi, a fianco di UniCredit, - dichiara Alberto Zambianchi – e che si è appena concluso, ci ha permesso di essere a fianco delle aziende con un'azione concreta per facilitare l'attività di export e la penetrazione in Paesi diversi. In questi tempi di crisi, occorre che Enti, Istituzioni, organismi diversi mettano in sinergia le risorse per venire incontro alle necessità di chi cerca nuovi mercati per le proprie produzioni; questa iniziativa è pertanto un esempio proficuo di collaborazione che apre verso possibilità di crescita da parte del nostro sistema economico. Sosteniamo tali azioni nell'ottica di una continuità di servizi reali alle imprese."

"Concludiamo così – ha detto Livio Stellati – il primo ciclo di incontri della nostra Export Business School. Un'iniziativa che ancora una volta ci ha visti proattivi a favore delle imprese del territorio, in stretta sinergia con un importantissimo stakeholder locale, la Camera di Commercio di Forlì-Cesena, con la quale da tempo portiamo avanti progetti formativi e di sviluppo dedicati alle aziende dell'area. Nel corso di questa esperienza, che ha coinvolto numerosi imprenditori romagnoli sul tema dell'export, chiave di volta per il superamento della crisi e il riavvio concreto della produttività, abbiamo messo a disposizione le nostre risorse e le nostre competenze per confermare il nostro ruolo di partner delle imprese, al servizio della crescita dell'economia del territorio".

Per info: www.unicredit.it/it/chisiamo/territori/formazioni-cittadini-e-imprese/go-international.html e www.fc.camcom.gov.it/internazionalizzazione

La Export Business School è il percorso Master di "Go International!: The UniCredit Learning Experience", il programma che offre alle imprese corsi gratuiti su temi legati all'export e alla internazionalizzazione, per sostenerne la crescita sui mercati internazionali. Attraverso la leva della formazione e dell'informazione, Go International! accompagna imprenditori ed export manager in questa importante sfida, aiutandoli a muoversi in modo consapevole sui mercati internazionali. I docenti della Export Business School sono professionisti esperti della specifica materia trattata che portano in aula la propria esperienza, per offrire ai partecipanti un'opportunità di approfondimento e confronto concreta, basata sull'esperienza quotidiana di chi da anni opera nel settore. La didattica della Export Business School è arricchita dalla testimonianza di stakeholder e aziende del territorio, con cui i partecipanti possono confrontarsi per ampliare il proprio patrimonio conoscitivo e massimizzando le opportunità di networking offerte dal format.

(Fonte: ufficio stampa Unicredit)

Una nuova nota del Ministero dell'Economia invita i comuni a ridiscutere i regolamenti della Tari. Le amministrazioni sino ad ora sorde alla richiesta di confronto di CNA -

Modena, 19 gennaio 2015 -

Circa due mesi fa CNA aveva inviato a tutti i Sindaci dei Comuni della provincia, una lettera per sottolineare l'opportunità di un riesame dei regolamenti della TARI, nelle parti riguardanti i criteri di applicazione della tassa rifiuti alle imprese artigiane ed industriali di produzione, alla luce di una circolare del Ministero dell'Economia e delle Finanze sull'intassabilità delle superfici ove si producono "in via continuativa e prevalente rifiuti speciali", a condizione, ovviamente, che le imprese provvedessero già a proprie spese al loro autonomo conferimento.

A oggi questa richiesta è stata in gran parte disattesa dai Sindaci. Dagli amministratori comunali, infatti, non sono arrivati i segnali di attenzione e di disponibilità a discutere nel merito della questione, che per le imprese manifatturiere determina un doppio costo ed arrivare a determinare spese anche di decine di migliaia di euro. Al più, qualche amministrazione ha frettolosamente liquidato la questione con risposte essenzialmente burocratiche, accompagnate dall'affermazione che i regolamenti in vigore sono da considerare pienamente legittimi e che la circolare MEF non ha valore giuridico.

In realtà, il 9 dicembre è intervenuta anche una risoluzione ministeriale che ribadisce e puntualizza in modo molto chiaro il principio della intassabilità delle aree produttive "che in genere producono in via prevalente rifiuti speciali", e torna ad auspicare che i Comuni, assieme alle categorie economiche, "ricerchino soluzioni regolamentarie più equilibrate e condivise, evitando quindi l'insorgere di possibili contenziosi".

"Verrebbe da dire che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire – commenta Andrea Tosi, responsabile delle Politiche Economiche di CNA Modena – e questo è particolarmente grave, di fronte ad una questione di grande importanza, riguardante la tassazione delle imprese in un contesto economico che continua a mettere in discussione la sopravvivenza stessa delle aziende. Stiamo parlando infatti di Tari, imposta che, incidendo sulla superficie produttiva delle imprese, determina esborsi notevoli".
"A nostro avviso – continua Tosi - la presa di posizione del MEF avrebbe dovuto essere colta con favore perché ripropone una questione che CNA sta sostenendo da anni, cioè la necessità di una tassazione equa, tesa ad evitare ingiuste duplicazioni di costi. Infatti, visto che le imprese già pagano per il conferimento dei rifiuti speciali prodotti, è palesemente ingiusto che le stesse imprese siano assogettate alla Tari, a meno che questa non venga appositamente modulata nei regolamenti comunali. Questo è il senso della nostra richiesta".

Del resto, lo stesso Ministero sottolineava l'opportunità, da parte dei Comuni, di una consultazione con le Associazioni di categoria per ricercare soluzioni che consentissero una tassazione più equilibrata e rispondente alla reale fruizione del servizio, evitando l'applicazione della TARI nelle situazioni in cui il presupposto del tributo non sorge, come nel caso delle superfici di lavorazione industriale o artigianale, dove si producono in via continuativa e prevalente rifiuti speciali che le imprese conferiscono autonomamente sostenendo per questo dei costi.
"Questo disinteresse – sottolinea Tosi – individua quindi una precisa volontà politica: quella di non voler affrontare la discussione delle scelte e dei criteri assunti come base per la tassazione delle imprese, nonché le modalità per la determinazione dei costi industriali del servizio rifiuti proposto ai comuni dalle società multiservizi e che le stesse amministrazioni tendono a recepire automaticamente".
"Siamo consapevoli delle difficoltà finanziarie dei Comuni, ma non si può sfuggire la necessità di far sì che la pressione tributaria sia ispirata alla maggiore equità possibile. Ecco perché ci aspettiamo dai Sindaci quella disponibilità a discutere approfonditamente del problema TARI, promuovendo quelle occasioni di confronto che fino ad oggi non si sono create, anche per evitare il ricorso ad azioni legali paventate dallo stesso Ministero.

(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)