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Le condizioni di vita dei minori in Italia: allarme dell’Istat. In evidenza

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Di Giuseppe Storti Cagliari, 18 dicembre 2023 (Quotidianoweb.it)

l’Istat, come tutti gli anni ha elaborato alcuni indicatori che offrono uno spaccato realistico sulla condizione di vita dei minori di anni 16.

Uno specifico approfondimento, condotto dall’Istituto di statistica nazionale, nell’ambito della indagine annuale, riferita al 2022, su Reddito e condizioni di vita degli italiani.

Il quadro che esce fuori dallo studio dell’Istat, non è certo incoraggiante. Anzi a tratti è veramente inquietante. Soprattutto se si pensa alla questione dei reati commessi dai minori che sono in costante aumento. Infatti, un minore deprivato che vive la sua infanzia in condizioni sociali difficili, è a rischio di essere “attratto” da organizzazioni criminali che sfruttano i minori per delinquere. I numeri ci confermano il trend di crescita dei reati commessi da minori.

In dodici anni si rileva infatti un aumento del 15,34% delle segnalazioni di minori autori di reato: da 28.196 nel 2010 a 32.522 nel 2022 (con un picco di 35.566 casi toccato nel 2015).

Fino al 2021, i minorenni segnalati risultano in maggioranza italiani, ma nell’ultimo anno la percentuale di quelli di nazionalità straniera ha toccato il 52,37% del totale. Ecco i dati diffusi dall’Istat, sulle condizioni di vita sociale dei minori in Italia.

Nel 2022, il rischio di povertà o esclusione sociale colpisce il 28,8% dei bambini e ragazzi di età inferiore a 16 anni, a fronte del 24,4% del totale della popolazione.

I minori sono più svantaggiati quando risiedono nel Sud e nelle Isole (46,6%), rispetto al Centro (21,4%) e al Nord (18,3%).Sono da segnalare importanti differenze per i minori di 16 anni in termini di rischio di povertà o esclusione sociale tra le famiglie monogenitore (39,1%) e le coppie con figli minori (27,2%).

In particolare, l’indicatore raggiunge il 41,3% quando in famiglia è presente solamente la madre, mentre è pari al 27,6% per le famiglie monogenitore uomo.

Il rischio aumenta al crescere del numero di figli minori in famiglia: per le famiglie monogenitore è pari a 37,3% se vi è un solo figlio minore e a 40,8% se ve ne sono almeno due; per le coppie con un figlio l’indicatore scende al 21,7% e per quelle con due o più figli è pari al 29,6%.

I minori di cittadinanza straniera mostrano un rischio di povertà o esclusione sociale pari a 41,5%, valore superiore di quasi 15 punti percentuali rispetto al dato dei coetanei di cittadinanza italiana (26,9%). Questa differenza raggiunge il suo massimo nel Mezzogiorno, dove il rischio di povertà o esclusione sociale è pari rispettivamente a 89,2% e 45,4%; nel Nord, il dato per i minori di cittadinanza straniera è in linea con quello nazionale (41,1%) mentre il valore per i coetanei di cittadinanza italiana è molto contenuto (13,4%). Nel 2022, le famiglie che si trovano nella prima fase del ciclo di vita, quella in cui sono presenti figli minori, si trovano più spesso a vivere in abitazioni di proprietà gravate da un mutuo (26,3%), con una quota pari a più del doppio di quella misurata sul totale delle famiglie (12,1%).

La situazione si inverte nel caso di abitazioni di proprietà senza mutuo (39,3% delle famiglie in cui è presente almeno un minore, a fronte del 59,4%). Le famiglie con almeno un minore vivono più spesso anche in abitazioni in affitto (23,8% contro il 19,6% del totale delle famiglie). Le famiglie monogenitore donna con almeno un minore di 16 anni vivono più frequentemente in un’abitazione in affitto (31,0%) rispetto al caso in cui il genitore sia il padre (26,8%); si rileva una situazione analoga anche per le abitazioni in usufrutto o in uso gratuito (20,9% a fronte di 8,2%). Le famiglie con almeno un minore di 16 anni lamentano una carenza di spazio nell’abitazione in percentuale più elevata (11,0%) rispetto al totale delle famiglie (7,9%).

Questo problema strutturale si traduce in condizioni di sovraffollamento più frequenti rispetto al totale delle famiglie (36,1%, contro 17,9%). Nel 2021, anno nel quale sono state raccolte informazioni per valutare eventuali situazioni di criticità specifiche per i minori di 16 anni, il 13,5% dei bambini e ragazzi con meno di 16 anni risulta in condizione di deprivazione materiale e sociale specifica, ovvero presenta almeno tre segnali di deprivazione tra i 17 previsti segnatamente per i minori.

Il valore italiano è in linea con quello della media europea; i Paesi con le condizioni meno favorevoli per i minori di 16 anni sono Romania (42,5%), Bulgaria (36,5%) e Grecia (33,9%); viceversa, i Paesi dove l’indicatore presenta i valori più bassi sono Slovenia (2,9%), Svezia (3,5%) e Finlandia (3,7%). In Italia, gli item di deprivazione più frequenti sono non potersi permettere di “sostituire mobili danneggiati con altri in buono stato” (88,6% dei minori deprivati), di trascorrere “almeno una settimana di vacanza all’anno lontano da casa” (81,3%) e di svolgere regolarmente “attività di svago fuori casa” (58,4%). Nel 2021 il 4,9% dei minori di 16 anni vive in una famiglia che ha sperimentato difficoltà economiche tali da impedire l’acquisto del cibo necessario; la quota sale al 7,0% nel Mezzogiorno.

Inoltre, il 2,5% dei minori di 16 anni non consuma almeno un pasto proteico al giorno perché la famiglia non può permetterselo. L’incapacità da parte della famiglia di sostenere le spese per un pasto proteico al giorno oppure l’incapacità di affrontare le spese per comprare il cibo necessario delinea una condizione di deprivazione alimentare, che nel 2021 interessa il 5,9% dei minori di 16 anni (6,2% nel Nord, 2,5% nel Centro e 7,6% nel Mezzogiorno).Rispetto a questi dati, che appaiono drammatici, c’è la situazione di collasso della giustizia minorile. Da una indagine accurata e completa diffusa dalla giornalista Milena Gabbanelli di recente che ha fatto molto discutere, risulta che la giustizia minorile esercitata nel nostro Paese dai Tribunali dei Minori, vive una situazione che definire emergenziale significherebbe non rendere bene il concetto; che invece, di contro, è ben delineato dai numeri. In Italia, ci sono  29 Tribunali dei diritti dei minori, tutti in completo sotto organico. Per cui vi è un arretrato di ben 108 mila procedimenti da esaminare e da decidere. Una vera e propria Caporetto della giustizia minorile. Dietro ogni pratica non esaminata e decisa c’è una storia di minori abusati, sfruttati, vittime innocenti; infine, arruolati nelle file della criminalità. Per non parlare poi dei minori extracomunitari che sbarcano in Italia, per la maggior parte non accompagnati da genitori, che vagano per le strade, finendo nelle mani di persone senza scrupoli.

Una siffatta emergenza, dovrebbe far scattare un campanello d’allarme, anzi una sirena che scuota dal torpore le autorità governative. Ed invece si interviene solo quando fatti gravissimi di cronaca nera coinvolgono minori, attirando l’attenzione dei media. Ma gli interventi del giorno dopo, non servono a risolvere il problema.

Occorre un vero e proprio piano a medio termine, che partendo dalla condizione di vita dei minori, così come documentata dall’Istat, passi verso il potenziamento dei Tribunali dei minori, al fine di smaltire l’enorme arretrato accumulato. Arrivando per ultimo ma non in ultimo, a fare rete tra la scuola, i servizi sociali dei comuni e quelli delle Aziende sanitarie.

In ogni caso occorre agire in fretta: prima che sia troppo tardi!