Mercoledì, 22 Novembre 2023 06:47

Indagine CRESME sul SUPERBONUS: “Quota maggiore, 37 miliardi rientrata al Fisco” In evidenza

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Il sistema di incentivi fiscali al settore delle costruzioni voluto dal Governo giallo-verde di Conte, durante il periodo della pandemia, continua a suscitare polemiche, spesso prive di fondamento, che solo i dati reali possono offrire.

Di Giuseppe Storti Roma, 21 novembre 2023 (Quotidianoweb.it) - Il Governo Meloni, fin dal principio della sua azione politica, ha dipinto il superbonus e l’intera filiera di bonus sia edilizia che di altro genere, partoriti durante la pandemia, come l’origine di tutti i guai per l’economia del Paese.

Incentivi per far ripartire l’economia, vengono declassati a fonte di truffe, imbrogli, quasi come se tutti i beneficiari, che hanno il solo torto di aver aderito ad una legge dello Stato, fossero delinquenti.

In più l’intero sistema di incentivi viene ritenuto foriero di buchi: e/o voragini nei conti dello Stato per quest’anno e per gli anni a venire. Il fatto strano è che a dirlo è il Ministro Giorgietti che faceva parte del Governo Conte, con l’incarico di sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

Lo stesso dicasi nel Governo Draghi, dove lo stesso Giorgetti era Ministro dello Sviluppo Economico. Proprio il Governo Draghi, tra l’altro provvedeva a prorogare il superbonus, al 2023, senza che l’esponente leghista si opponesse.

In pratica, Giorgetti è stato presente in due diversi governi che hanno prima innescato il Superbonus, e poi prorogato. Al terzo incarico di governo, sullo stesso argomento, ha cambiato opinione. Su questo però non ci stupiamo più di tanto.

Infatti, i politici italiani, cambiano idea ad ogni “stormir di fronde”. Come se niente fosse. Altra polemica che riguarda il Superbonus è che lo Stato ci abbia solo rimesso. Mentre a guadagnarci sia stato unicamente il comparto delle costruzioni.

A fare chiarezza sull’argomento è intervenuta una recente indagine effettuato dalla società di ricerche Cresme.

Un Istituto di studio e ricerca che fornisce ai privati ed alle istituzioni pubbliche dati aggiornati sul settore delle costruzioni con indagini serie e trasparenti. Ebbene da un recentissimo studio dell’istituto risulta chiaramente il contrario di quanto affermano i denigratori ad oltranza del Superbonus.

Ecco le cifre fornite dal Cresme.

A guadagnare più di tutti col Superbonus in effetti è stato proprio lo Stato. Infatti, dei 97 miliardi di euro di finanziamenti erogati per il Superbonus, la percentuale più alta, del 34%, è rientrata allo Stato sotto forma di tasse: Iva, Ires e Irpef dei lavoratori.

Le aziende di costruzione invece hanno beneficiato solo per il 21,8% dei totali 97 miliardi di euro di erogazioni in incentivi. Per la restante quota ci sono: il settore servizi con il 26%, diviso tra progettazione e consulenze di varia natura, tra cui sono incluse anche le banche e gli intermediari finanziari. Infine, il 12% circa all’industria manufatturiera che ha fornito i materiali. Senza contare i benefici per l’ambiente grazie ad un patrimonio edilizio privato riqualificato e ristrutturato secondo i canoni di risparmio energetico; produttivo soprattutto di notevoli effetti positivi che si riverberano sull’ambiente, con la riduzione dell’inquinamento atmosferico.

C’è da dire che l’analisi effettuata dal Cresme, collima alla perfezione con le stime dell’Ufficio Studi di Federcepicostruzioni e del Consiglio nazionale dei commercialisti.

L’unica riserva ai dati Cresme è stata posta proprio dalla Federazione nazionale delle imprese di costruzione, Federpicostruzione, che per bocca del suo Presidente Antonio Lombardi, ha così commentato i dati non in linea con quelli raccolti dall’Ufficio studio della associazione: ”la percentuale indicata relativa ai costi di monetizzazione praticati dalle banche e dagli intermediari finanziari stando alle nostre rilevazioni incide dal 25 al 30%: siamo fuori da ogni logica e da ogni regola di mercato. Ancora una volta l’elaborazione dei dati macroeconomici sfata il mito che a beneficiare del Superbonus 110% siano state soltanto le imprese di costruzioni. Auspichiamo ora un sollecito intervento affinché si conceda una proroga di almeno sei mesi – conclude il presidente Lombardi – che consenta il prosieguo e il completamento dei lavori già iniziati. Il termine di fine anno è assolutamente improponibile e, se non dovesse intervenire sollecitamente una proroga, le conseguenze potrebbero essere molto pesanti non solo per le imprese e le famiglie che hanno beneficiato del Superbonus ma anche per tutto il sistema economico”.

Infine, non è da dimenticare l’altra grave problematica dei crediti incagliati di tante imprese e le famiglie che hanno creduto in una legge dello Stato, ed ora non riescono ad incassare i crediti fiscali che nessuna banca vuole più garantire.

Si tratta dei crediti d'imposta da superbonus e altri bonus edilizi ceduti ma non ancora accettati dal cessionario.

Secondo i dati aggiornati a luglio di quest’anno questi crediti ammontano a poco meno di 7 miliardi di euro.

La mancata proroga del Superbonus 110% rischia di provocare altre pesanti ripercussioni sul futuro di molte imprese di costruzioni e di tantissime famiglie, che non riusciranno per fine anno a concludere lavori iniziati nei termini previsti dalla precedente proroga disposta dal Governo Draghi.

Non è una questione di differenti vedute politiche, ma una problematica seria che rischia di incidere sulla vita di tantissimi cittadini.

La proroga per altri sei mesi del Superbonus 110% è richiesta a gran voce dalle associazioni rappresentative di imprese delle costruzioni e da tantissimi cittadini.