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Auto elettriche: fallisce la “cospirazione” delle zero emissioni In evidenza

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La transizione verso veicoli elettrici è un argomento che suscita dibattiti accesi, specialmente quando si considera l'interazione tra interessi economici, politiche ambientali e percezioni del pubblico.

D Andrea Caldart Cagliari, 5 novembre 2023 (Quotidianoweb.it) - Da qualche tempo sta sempre più insistentemente circolando la voce che le case automobilistiche stiano lasciando lo sviluppo di auto elettriche per evitare il fallimento delle imprese in quanto, per milioni di consumatori, era ed è un lontano futuro e quindi ampiamente ignorato.

I consumatori considerano le auto elettriche come un'opzione futuristica non praticabile per vari motivi, come la mancanza di infrastrutture di ricarica, il costo iniziale più elevato, la preoccupazione per l'autonomia della batteria, i rischi d’incendi, di rotture e folgorazioni improvvise ed ecco perché, molte case automobilistiche Toyota in testa, stanno abbandonando gli investimenti nello sviluppo di veicoli elettrici, perché questa sfida elettrica non è accettabile dal mercato.

Un flop incredibile se si considera che colossi come Exxon e Chevron stanno investendo oltre 110 miliardi di dollari per nuove trivellazioni di gas e petrolio in uno dei più grandi giacimenti petroliferi del pianeta, il Ghavar in Arabia Saudita.

Il fatto però che alcune grandi aziende continuino a investire in nuove trivellazioni di gas e petrolio non ci deve sorprendere perché l'industria dei combustibili fossili, prima di tutto, ha un'enorme infrastruttura esistente e poi, non secondario, il considerevole interesse economico nel mantenere la domanda dell’utilizzo dei combustibili fossili.

Tuttavia, ci sono anche molte aziende che stanno riorientando i loro investimenti verso energie rinnovabili in risposta ad una consapevolezza ambientale imposta, che origina dalle pressioni della società civile.

L’obiettivo dell’agenda di Davos “Zero emissioni di carbonio entro il 2050” era ed è un sogno della transizione verde globalista, soprattutto se pensiamo che ancor oggi l’80% dell’energia prodotta in Usa proviene da fonti fossili.

In Europa, invece, si cerca di correre velocemente verso le zero emissioni, ma anziché pensare di condividere un progetto comune con i cittadini europei, per la signora Ursula Von der Leyen, è meglio attuare quello globalista di Klaus Schwab del “Grande Reset” economico.

In soccorso è arrivato, nell’agosto 2020, quando l’immancabile “Zio d’America”, auto proclamatosi imperatore mondiale dei vaccini, Bill Gates in un post pubblico dichiarava: “Per quanto questa pandemia sia terribile, il cambiamento climatico potrebbe essere peggiore… Quest’anno, il calo relativamente piccolo delle emissioni di carbonio rende chiara una cosa: non possiamo arrivare a zero emissioni semplicemente, o anche soprattutto, volando e guidando meno”.

Molto si gioca sulle parole perché da “riscaldamento globale” a “cambiamento climatico” c’è una bella differenza soprattutto quando tantissimi prestigiosi scienziati attuali sostengono che il clima della terra muta costantemente in base alle variazioni delle eruzioni solari, o ai cicli delle macchie solari, e quasi nulla ha a che vedere con le nostre attuali fonti di energia.

Sostanzialmente il dibattito sul cambiamento climatico è complesso e ha molte sfaccettature e soprattutto interessi economici.

Le auto elettriche sono solo una parte della discussione sulla transizione verso fonti di energia più sostenibili. Ci sono molte sfide e opportunità associate a questo cambiamento, e le opinioni possono variare notevolmente sulla velocità e la direzione che i governi vogliono dare a questa transizione.

È evidente che è un terreno complicato, dove c'è sempre bisogno di un dialogo aperto e basato su dati scientifici, veri e non pilotati da interessi di lobby per affrontare queste sfide in modo efficace; ma l'equilibrio tra la transizione verde e la sostenibilità economica sarà molto difficile da trovare e soprattutto da provare.