Lunedì, 02 Ottobre 2023 06:50

Ecosistemi, Tecnosistemi e Teoria dell’Artificiale In evidenza

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Di Ambrogio Giordano, 1 ottobre 2023 - La tradizione occidentale attribuisce alla tecnologia il ruolo di poter “costruire” nuove realtà rispetto alla natura. La tecnologia convenzionale è vista come mezzo per il controllo del mondo naturale in senso utilitaristico

I rapporti tra diversi ecosistemi e le reciproche influenze sulla biosfera sono dominati e definiti nel tempo e nell’allocazione geografica dagli assetti socio-economici e tecnologici finalizzati a modelli di produzione e consumo che rappresentano in ultima istanza gli obiettivi che governano l’agire economico umano e da cui derivano, su vasta scala, gli effetti dell’azione antropica sull’ambiente. Alla base della teoria dei tecnosistemi, infatti, c'è l'uomo e di conseguenza specifici tecnosistemi che devono essere valutati tenendo presente non solo la loro peculiare efficienza ma anche la loro influenza rispetto all'efficienza globale dei tecnosistemi più complessi che li includono.

In particolare il sistema economico, caratterizzante l’agire umano, non va quindi considerato nell’ambito di quello che esso rappresenta ma in una particolare collettività in funzione del suo influsso etico contestuale.

Esso va inquadrato in una visione più ampia e certamente universale poiché al centro della teoria del tecnosistema economico non c’è il singolo individuo o una collettività specifica, ma l’intera l’umanità
Definiamo, pertanto, come  tecnosistema una strutturazione teorica interrelativa multidimensionale con questo enunciato: “Un tecnosistema è costituito da un ecosistema fortemente mediato e trasformato dall’azione  umana, in cui le categorie che concorrono al suo funzionamento sono più complesse rispetto a un ecosistema allo stato originale non mediato”.
Questa definizione esprime nel suo contenuto semantico la discrasia funzionale sussistente tra quello che può ontologicamente rappresentare una possibile e ampia concezione di tecnosistema umano rispetto all’ecosistema globale.

Dal punto di vista pratico, una obiettiva e corretta conoscenza scientifica degli ecosistemi dovrebbe essere alla base delle scelte che guidano i decisori politici nelle direttive, finalità ed obiettivi strategici per la progettazione di modelli di pianificazione e sviluppo ambientale, i quali nella loro diversità e complessità interrelazionale si evolvono e strutturano in tecnosistemi.
Essi sono identificabili come sottosistemi dell’ecosistema globale terrestre, individuato come macro sistema globale, caratterizzato da input di flussi di materia ed energia in ingresso e corrispettivi output di uscita nel contesto siderale di appartenenza.

Quanto detto definisce, nell’ottica sistemica, il dualismo ambiente-tecnosistemi dal punto di vista teoretico con la delineazione di un’immagine statica che non descrive una particolarità dinamica che caratterizza l’aspetto evolutivo di ogni singola parte del sottosistema.
Ogni tecnosistema umano tende ad evolversi in regime autopoietico, (nota 1) con il risultato di incidere fortemente sull’intero ecosistema che lo contiene, distorcendo e plasmando il contesto ambientale in cui è inserito in un’identità simile a se stesso, con l’obiettivo di identificarsi con l’intero ecosistema. Si tratta di uno sviluppo anomalo per cui una parte si evolve con la finalità di rappresentare il tutto.

Questo comportamento produce quella che è definita “la sfida ambientale tecnocratica della società industrializzata”, un’interpretazione in chiave agonistica di quella che dovrebbe essere invece una connotazione dimensionale adattativa di ogni singola entità produttiva antropica.
I rapporti tra tecnosistemi non sono interpretabili in senso deterministico, poiché il tecnosistema economico a sua volta si evolve in una dimensione temporale sfasata rispetto agli adattamenti del pianeta. Da ciò ne consegue che gli squilibri ambientali generati  evolvendosi caratterizzano la biosfera, tendono a manifestarsi sotto forma di inquinamenti superando la resilienza dei vari ecosistemi.
Se ci riferiamo però all’ecosistema come unità funzionale ai fini dello studio dell’ambiente, per analogia studiando i sistemi tecnologici, avremo come unità funzionale i tecnosistemi.
Riferendoci pertanto a due entità sistemiche viste come strutture monadiche quali sono i tecnosistemi e gli ecosistemi, arriveremo a individuare  caratteristiche funzionali comuni quali produzione, consumo e degrado.

Infine i due sistemi concorrono e gestire l’entropia antagonista, cercando di raggiungere uno stato terminale di equilibrio, definito rispettivamente climax per l’ambiente naturale e tecnosistema maturo per il sistema tecnologico onde poter giungere alla seguente definizione: “ambiente dove l’energia fluendo in un insieme di componenti tecnologici interdipendenti, trasforma e ricicla la materia”.
Dall’analisi della dinamica comparata, un approccio corretto sarebbe quello in cui i sistemi tecnologici ed i sistemi ambientali naturali siano pensati come entità integrate, strutturalmente e funzionalmente alla natura ambientale di contesto.
La tradizione occidentale attribuisce alla tecnologia il ruolo di poter “costruire” nuove realtà rispetto alla natura: “…tener conto più armonicamente e in senso adattativo delle forme naturali già esistenti ed anche integrare altri tipi di influenze che nella mentalità razionalistica sono viste come molto strane.” (nota 2)
Sono pertanto definibili diverse classi di tecnologia, finalizzate a riprodurre artefatti materiali o immateriali.
La tecnologia convenzionale è vista come mezzo per il controllo del mondo naturale in senso utilitaristico, d’altro canto è oggi auspicabile generare una tecnologia che si relazioni all’ambiente in modo adattativo, cercando di riprodurre realtà esistenti di origine naturale.


La Teoria dell’Artificiale (nota 3 ) potrebbe rappresentare un modello di approccio epistemologico alle tematiche ambientali, ai sistemi economici, ai sistemi socioeconomici ed all’intero apparato delle interpretazioni di sistemi complessi e delle loro relazioni.
La teoria può essere sintetizzata in tredici “regolarità dell’artificiale” (nota 4 ) che rappresentano gli assunti base per la postulazione teoretica.
Mediante essa mondo naturale e mondo tecnologico si avvicinano, l’uomo, la sua scienza e le scelte tecnologiche si uniformano a pensare modelli che “imitano” la natura mediante tecniche e manufatti ad essa assimilabili. Artificiali di struttura e artificiali di processo fondono su un unico piano, modelli e scelte di produzione, consumo e degrado.
Ad esempio, la produzione di energia nucleare mediante fissione nucleare rappresenta una scelta dell’uomo, il cui impatto sull’ambiente in caso di incidenti, si sa genera inquinamenti e distruzioni irreversibili e durature spesso nei secoli.


Al processo “produrre energia atomica mediante fissione” si contrappone il processo artificialista di “produrre energia atomica mediante fusione” esattamente come fa il Sole.
Il sogno della fusione fredda degli scienziati Pons e Fleischmann fu così parafrasato da Carlo Rubbia: “Certo se fosse vero Dio è stato molto buono con noi”. (nota 5 )
Il prof Giuliano Preparata non la pensava nello stesso modo, anche lui dopo aver contribuito alla teorizzazione del modello standard, e ad un modello markoviano di evoluzione molecolare ha continuato con Fleischmann gli studi sulla fusione fredda dandone una interpretazione coerente con l’elettrodinamica quantistica della materia condensata.
Certamente terreno fertile per nuove ricerche per alimentare la speranza di una fonte di energia rinnovabile, pulita e praticamente inesauribile. All’interno del Sole, però, avviene la fusione di quattro nuclei di Idrogeno (protoni) in un nucleo di Elio, secondo una reazione protone-protone a temperature elevatissime.


Sciocchezze o nuovo rivoluzionario paradigma perso?
Tutto dipende dal punto e dal livello dell’osservazione, per indirizzare la scienza in un cammino parallelo a quello della natura, fuori da paradigmi che indirizzano l’agire umano contro la sua fonte di vita: il pianeta su cui viviamo.
La potenza della teoria dell’artificiale è data dalla versatilità e dall’ampiezza degli orizzonti epistemologici in essa inclusi, compresa la sua strutturazione logico-formale.
Utilizzando la definizione di mondo possibile, della logica modale, si afferma che: “…un elemento α è artificiale se esiste almeno un mondo possibile LO dove β possiede la proprietà PE che α riproduce”. (nota 6 )
In simboli:
                                                 α = Art (β, LOi, PEj) (nota 7 )
valida per i mondi possibili (nota 8 ) e j proprietà.
È una teoria semplice, completamente formalizzata, analizzabile attraverso gli strumenti standard della logica e basata su una sola regola: il modus ponens, lo strumento fondamentale dell’inferenza logica detta deduzione. Quanto detto potrebbe indurre in errore, la teoria sarebbe applicabile solo a sistemi deterministici, incompatibili con la complessità che caratterizza tutte le problematiche ambientali, invece l’Artificiale sta ai temi ambientali come la Macchina di Turing sta alla teoria della calcolabilità, la risposta di Alan Turing a Hilbert circa il problema di decisione.

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Nota 1 – Il termine autopoiesi è stato coniato nel 1972 da Humberto Maturana a partire dalla parola greca auto, ovvero sé stesso, e poiesis, ovverosia creazione. Un sistema autopoietico può quindi essere rappresentato come una rete di processi di creazione, trasformazione e distruzione di componenti che, interagendo fra loro, sostengono e rigenerano in continuazione lo stesso sistema.
Nota 2 – John L. Casti, Anders Karlqvist, “Complexity, Language, and Life: Mathematical Approaches” – Editore: Springer-Verlag Berlin and Heidelberg GmbH & Co. K, Luglio 2012.
Nota 3 – La Teoria dell’Artificiale trova la sua sistematizzazione teorica grazie agli studi di Massimo Negrotti, ordinario di Metodologia delle Scienze Sociali presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino, rappresentante dei moderni artificialisti. Egli ha istituito il Laboratorio per la Cultura dell’Artificiale “LCA”.
Nota 4 – M. Negrotti, “Artificialia – La dimensione artificiale della natura umana” – Ediz. Club Bologna, pagg. 64-66, 1995.
Nota 5 – Federico Di Trocchio, “Le bugie della scienza”, Mondadori De Agostini, 1994, pag. 134.
Nota 6 – M. Negrotti ,“Artificialia, La dimensione artificiale della natura umana”, Ediz. Cleub Bologna, pagg. 64-66, 1995.
Nota 7 – Ibidem pagg. 132-133.
Nota 8 – In logica modale dal punto di vista formale, l’insieme dei mondi possibili è un insieme W, tale che, in ogni elemento di W, ritroviamo le stesse variabili proposizionali alle quali, però, viene assegnato un diverso valore di verità a seconda del mondo w appartenente a W.

      

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ambrogio.jpeg "Ambrogio Giordano, è nato a Foggia il 05/09/1961 ed è attualmente Amministratore Unico di AMIU Spa - città di Trani (BT). Oltre a svolgere attività professionali in tutta Italia è stato per molti anni Dirigente Tecnico di AMIU Puglia Spa. È laureato in Ingegneria Civile, Ingegneria Ambientale, Sociologia, Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale ed ha conseguito un Master universitario di II Livello in Scienze Criminologiche. È Presidente nazionale della Fraternità Ortodossa, nominato in tale ruolo da Sua Beatitudine Mons. Filippo Ortenzi, Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana, di cui è stretto collaboratore rivestendo ulteriori ruoli all’interno della compagine ecclesiastica. Da anni si occupa di problematiche legate all’ambiente, nonché di temi sociali legati al mondo del lavoro, alle disabilità ed ai fenomeni di devianza sociale. Collabora con numerose Organizzazioni, Enti ed Associazioni con finalità sociali e culturali. Attualmente è presidente del comitato tecnico scientifico dell’Associazione Rinascita e Rose. Ha collaborato alla stesura di numerosi testi organizzando e presiedendo convegni inerenti tematiche legate alla filosofia e alla logica e tematiche socio-economiche. Tra i suoi interessi la filosofia, i modelli matematici, la logica e le scienze sociali. Molti dei suoi scritti sono rintracciabili su numerosi blog e sui social network".                 

 

(Nel riquadro  Ambrogio Giordano)