Martedì, 02 Gennaio 2024 06:24

L'anima può essere forma del corpo? In evidenza

Scritto da

Di Daniele Trabucco (*) Belluno, 1 gennaio 2024 - San Tommaso d'Aquino (1224/1275), il più grande teologo e filosofo cristiano di tutti i tempi, si chiede, nella sua celebre opera "Summa contra Gentiles" scritta in lingua latina, se una sostanza spirituale, incorruttibile pssa essere forma del corpo corruttibile, costituendo con essa una reale unità di essere. Ora, per il "Dottor Angelico" l'anima è la forma che possiede e conferisce la sostanzialità.

Detto diversamente, l'anima razionale è forma sostanziale, perché il suo essere spirito si identifica con il suo essere forma (cfr. san Tommaso d'Aquino, "De veritate"). Essa, cioè, in tanto è anima, in quanto è forma del corpo. Pertanto, quando Tommaso afferma che l'anima è l'unica forma del corpo, intende sostenere che quello che chiamiamo corpo è la materia informata dall'anima. L'uomo, dunque, non è composto da due sostanze, ma è una sostanza complessa risultante dall'unione di due con/principi.

Lo spirito, nella persona umana, non è uno spirito puro, bensì uno spirito incarnato, una forma della materia. Quest'ultima, nell'uomo, non è "materia bruta", ma la materia informata dall'anima. In conclusione, quindi, nel pensiero tomista l'uomo concreto è totalmente spirituale e totalmente corporale: con questi termini non ci si riferisce ad una parte distinta dell'essere umano, ma a tutto l'uomo. La grandezza di Tommaso, dunque, è quella di aver elaborato una antropologia fedele alla concezione biblica ed, al contempo, aver utilizzato concetti e categorie di derivazione aristotelica.

Da rilevare che il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962/1965), aperto da Papa Giovanni XXIII e chiuso da Papa Paolo VI, in particolare nella "Gaudium et spes", proprio per sottolineare l'unità della persona umana non muove da principi metafisici, preferendo, viceversa, l'espressione dell'uomo come "immagine di Dio".

Da un lato l'agire concreto della condizione corporale, dall'altro l'interiorità dell'uomo diventano i presupposti "conciliari" per una antropologia unitaria espressa con "parole nuove" che, però, appaiono vaghe ed indeterminate, quasi assumenti (pensiamo al concetto di interiorità) una valenza "psicanalitica".

Non deve stupire, allora, se il Catechismo della Chiesa cattolica del 1992 (la cui stesura deve moltissimo al futuro Benedetto XVI, pontefice dal 2005 al 2013) abbia ripreso i termini propri del pensiero filosofico scolastico.

Daniele_Trabucco.jpeg

(*) Autore - prof. Daniele Trabucco.

Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in «Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie» organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.

Sito web personale

www.danieletrabucco.it