Sabato, 24 Febbraio 2024 06:45

Storia vera/finta; finta/vera di un aspirante giornalista e di un professionista dell’antimafia In evidenza

Scritto da Francesco Graziano

Articolo scherzoso non se la prendano gli autori e non facciano i bambini piagnucolosi.

Di Francesco Graziano Bologna, 23 febbraio 2024 - C’era una volta, quasi cinque anni fa, un aspirante giornalista di trent’anni che voleva diventare pubblicista e iscriversi all’ODG.

Una redazione del Sud gli rispose e in breve venne organizzato un ‘colloquio’ dove alla fine il Direttore pronunciò le parole: “ Se le cose vanno come devono andare, ti assumiamo”.

Il giovane ‘ giornalista’ che – allora – non aveva avuto modo di sostenere colloqui eccetto quelli per lauree e master fece l’errore (ne ha parlato in tanti articoli proprio su queste colonne) di salutare senza farsi rilasciare un pezzo di carta con carattere ufficiale dove ci fosse scritto: “ Si certifica che in data odierna il sottoscritto comincerà uno stage della durata di…al termine dei quali Editore e Direttore responsabile della testata rifletteranno se assegnargli un ruolo all’interno del prodotto editoriale.”

Questa esperienza del Nostro, volendo, è anche un’esperienza per i futuri aspiranti giornalisti, proprio in questo periodo all’ormai trentaquatrenne (quasi) cronista, una promettente giornalista, la quale da poco ha cominciato la ‘via crucis’ dei 24 mesi consecutivi pretesi dall’Ordine, ha chiesto più di una volta consigli a colui che allora era un ingenuo in un mondo di lupi, proprio come lo è lei adesso; è il ciclo della vita che si ripete.

Molti pseudo professionisti iscritti all’albo hanno provato a prenderla per i fondelli ma quel ragazzo allora inesperto le ha dato le sue impressioni invitandola anche a consultare altre persone più esperte per vede se le opinioni appattavano. Quello che in illo tempore era un ‘neonato’ che fino a fine 2019 non aveva visto una redazione, dopo che è passata parecchia acqua sotto i ponti, ha ricevuto conferma che anche i professionisti più navigati hanno sostenuto le sue stesse tesi.

Torniamo all’articolo.

Tornò il giovane trentenne nella sua città ebbro di felicità e pieno di speranze ma il povero cristo non sapeva cosa, di lì in avanti. Gli sarebbe aspettato. Ecco un riassunto in pochi punti di quanto più grave possa accadere nel mondo di un qualsiasi lavoro, qui si è scelto di concentrarsi sulla carta stampata o sull’online.

1.Il giova giornalista lavorò sei mesi gratis in nero senza essere pagato (reato)

2. Dopo quei sei mesi, correttezza vuole che gli avrebbero fatto sapere qualcosa, un’opinione legittima del tipo: “ci piaci oppure trovati un altro lavoro”. Erano spariti.

3. L’ultimo pezzo che si trova ancora online e che è stato accuratamente conservato risale in piena epoca Covid; non c’erano i vaccini ma solamente l’ordine di indossare le mascherine e mantere un distanziamento tra le persone. Voi pensate che il Nostro vide persone che rispettarono le regole?

4.Chiaramente un giornalista “deve sporcarsi le mani” e andare in mezzo alla gente, in quella giornata afosa il protagonista buono dell’articolo, ancora un cappuccetto rosso del ‘giornalismo’  tenne non si sa per quante ore la mascherina tirata sopra il naso.

5. Conclusioni: ha lavorato in nero ed in più v’è l’aggravante (altro reato) che poteva contrarre la malattia, ma fino a quando toccava ad un trentenne le percentuali di ragazzi di quell’età finiti nei nosocomi per SarsCov2 erano molto basse, ma il pensiero del Nostro andò non tanto a sé stesso ma agli altri : se fosse preso “ la bestia” come finiva? Diventava un untore a sua insaputa? E cosa ancora peggiore ha rischiato di contagiare la madre (conoscendolo personalmente, so che il padre gli è morto) una signora con le patologie della sua età.

Così per lavorare in nero (almeno ha conservato la salute) è riuscito comunque a proteggere l’unico genitore rimastogli in vita.

Immaginatevi però se fosse successo il contrario?

Dopo quasi cinque anni di giornalismo il trentenne di allora ha scritto molto – anche se non solo – di letteratura e naturalmente conserva il numero di diversi uffici stampa di case editrici. Giusto ieri al Nostro protagonista è arrivato il messaggio dove veniva pubblicizzato il nuovo impedibile libro di quello che in qualche articolo, sparso qua e là in questo giornale è stato chiamato Mario Rossi ma che oggi verrà ribattezzato come Giovanni Gira che ti rigira, parrebbe che il ‘ giornalista’ abbia scritto su un argomento con un altro collega (lui sì una persona integerrima) sul bandito di cui si è occupato per un trentennio, su cui ha scritto articoli e libri. Giusto che si dia un suggerimento a Giovanni Gira che ti rigira: “ vai a posare una rosa sulla tomba di questo bandito perché ti ha fatto molta pubblicità regalandoti bei soldini, viaggi “ aggratis” in giro per l’Italia e magari anche qualche lavoro di ristrutturazione della casa chissà.

Ora comincerà l’immancabile tour per l’Isola e la penisola dove questo Direttore “irresponsabile”, colpevole di essere ricorso al lavoro non retribuito e in più di aver mandato quello che allora era un suo collaboratore in mezzo ad un potenziale focolaio, abbevererà di cultura i poveri astanti.

Giovanni Gira che ti rigira è monotematico, ha scelto un boss e su quello ha fatto carriera (Chapeaux!); peccato che su questo criminale sono state dedicate ore di approfondimento giornalistico con validi colleghi che si sono esposti in prima persona facendo domande a persone che per motivi di sicurezza avevano il volto coperto.

E noi invece? Dovremmo spendere soldi per un libro di uno che si spaccia per cronista e molto probabilmente non si sarà nemmeno recato sul campo?

Se fossi un lettore io ci penserei, ma siamo in Democrazia, la migliore forma di Governo possibile.

Giovanni Gira che ti rigira torna sempre sul bandito a cui – poverino – i genitori hanno dato un nome latino Ego doceo te aviditas (pensate la vita di questo povero disgraziato seppur criminale).

Se non riuscite a risalire al nome vero, vi do una mano. Dante nel quattordicesimo canto del Purgatorio definisce i suoi concittadini lupi per la loro sete di denaro…

La domanda da porsi in chiusura è: Giovanni Gira che ti rigira ma quando tutto verrà sviscerato su quest’argomento che ti ha portato fortuna grazie anche al lavoro di altri intellettuali sarai in grado di scrivere qualcosa di diverso?

UNICA NOTA SERIA: Tempo fa, quando il nostro denunciò il trattamento ricevuto, consultandosi con un legale il giurisperito gli disse: “Avrebbe dovuto rivalersi prima. L’ordine conosce la situazione ma dovrebbe muoversi la Procura”.

In affetti se avessi incontrato il nostro protagonista che a breve – finalmente! – terminerà il suo percorso senza rilasciare dichiarazioni mendaci all’Odine in quanto è stato regolarmente pagato, gli avrei suggerito di fare una visitina in Procura.

Se Giovanni gira che ti rigira vuole portare in Tribunale  l’allora giovane raggirato che voleva e vuole fare il mestiere più bello del mondo e raccontare ciò che gli sta attorno troverà tuto pronto.

Compreso il velo per coprirsi la faccia per la vergogna e aver avuto atteggiamenti schifosi.