Venerdì, 29 Settembre 2023 06:47

Il Nagorno-Karabakh cesserà di esistere dal primo gennaio 2024 In evidenza

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Oggi, il Presidente dello stato secessionista dell’Artsakh, Samvel Sergeyi Shahramanyan ha firmato un decreto per porre fine all'esistenza dell'entità dal primo gennaio del 2024.

Di Flavia De Michetti Roma, 28 settembre 2023 (Quotidianoweb.it) - L’autoproclamata Repubblica del Nagorno-Karabakh, dunque, cesserà di esistere dal prossimo anno, mentre decine di migliaia di persone fuggono dalla zona critica.

Il decreto, infatti, scioglierà le istituzioni statali in seguito alla sconfitta da parte dell’Azerbaigian.

La vittoria di quest’ultimo della scorsa settimana ha provocato un importante esodo di armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh e ha segnato la fine di decenni di conflitto.

Nel corso della mattinata, il portavoce del Governo armeno ha detto che “Circa 65.036 sfollati forzati sono entrati in Armenia dal Nagorno-Karabakh. Lo Stato fornisce alloggi adeguati a tutti coloro che non hanno un luogo di residenza predeterminato”.

Le Autorità azere avevano intensificato i controlli alle frontiere, effettuando controlli rigorosi sulle migliaia di persone in partenza. Si stima, infatti, che circa 120 mila armeni vivessero nel Nagorno-Karabakh prima dell’ultima offensiva della scorsa settimana.

Il decreto del Presidente Samvel Shahramanyan prevede lo scioglimento di tutte le istituzioni e organizzazioni della Repubblica dell'Artsakh, non riconosciuta a livello internazionale.

“La Repubblica del Nagorno-Karabakh (Artsakh) cessa di esistere”, come si legge nel decreto, condiviso su Facebook dal Governo dell'Artsakh.

Shahramanyan ha dichiarato che la decisione è stata presa “A causa dell'attuale difficile situazione politico-militare”.

La campagna dell'Azerbaigian è durata ventiquattro ore, prima che entrambe le parti accettassero un cessate il fuoco mediato dalla Russia, che ha visto lo scioglimento delle Forze Armate del Karabakh.

Tuttavia, la presidenza azera ha insistito affinché anche il Governo dell'Artsakh si sciogliesse, avvertendo che, in caso contrario, l'offensiva sarebbe continuata “fino alla fine”.

Il decreto invitava l'Azerbaigian a rispettare il “Libero e senza ostacoli passaggio della popolazione del Nagorno-Karabakh, compresi i militanti che hanno deposto le armi, con i loro beni e mezzi di trasporto attraverso il corridoio di Laçın”.

Il Nagorno-Karabakh si trova all'interno dei confini dell'Azerbaigian, ma per decenni ha operato autonomamente con un proprio governo de facto.

Dopo l'offensiva lampo dell'Azerbaigian, durante la quale sono state contate almeno duecento persone uccise e molte altre centinaia di feriti, Baku, capitale e centro del commercio dell'Azerbaigian, ha dichiarato di “Aver ripreso il controllo della regione”, ponendo apparentemente fine a un conflitto durato più di un secolo.

L'Azerbaigian non ha mai lasciato dubbi riguardo ciò che la popolazione armena avrebbe dovuto fare, ovvero rimanere e accettare la cittadinanza azera, oppure andarsene.

La maggioranza della popolazione ha optato per la scelta di fuggire dalla propria casa piuttosto che sottomettersi al dominio di Baku e questa decisione ha coinvolto più della metà della popolazione del Nagorno-Karabakh nell'ultima settimana, dopo che l'Azerbaigian ha tolto il blocco del corridoio di Laçın, l'unica strada che collega l'enclave all'Armenia, per permettere alle persone di partire.

Secondo quanto dichiarato da Samantha Power, Amministratore dell'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale, che si trovava in visita alla città di confine di Kornidzor nei giorni scorsi, “Circa sessanta mila persone hanno attraversato il confine con l'Armenia questa mattina, e molte sono arrivate in condizioni terribili”.

Il Nagorno-Karabakh è fermo da circa dieci mesi, dopo che gli attivisti sostenuti dall'Azerbaigian hanno stabilito un posto di blocco militare sul corridoio di Laçın e impedito l'importazione di cibo, medicine e carburante nel Paese.

Secondo quanto dichiarato ai media, i residenti di Step'anakert, la capitale dell'autoproclamata Repubblica dell'Artsakh, prima dell'inizio dell'offensiva, avrebbero atteso in fila per ore ogni giorno per ricevere la loro razione quotidiana di pane.

Ufficialmente, l'Azerbaigian ha dichiarato che le misure sono state adottate per identificare i sospettati di “crimini di guerra”, con l'intenzione di offrire l'amnistia ai combattenti armeni che si sarebbero arresi.

In risposta, il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha invitato il Presidente dell'Azerbaigian İlham Əliyev a garantire “Protezione incondizionata e libertà di movimento per i civili e a consentire l'accesso umanitario senza ostacoli al Nagorno-Karabakh”. 

(immagine tramite screenshot, da ansa.it.)