Martedì, 04 Luglio 2023 07:53

Situazione in Francia. Appello agli esperti. In evidenza

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foto di repertorio foto di repertorio

Dibattito aperto sulla Gazzetta, per favore intervengano gli studiosi.

Di Francesco Graziano Bologna 3 luglio 2023 - Premessa d’obbligo, chi scrive nulla conosce della questione araba (qualche volta ammettere di essere indotti su un argomento è cosa buona e giusta al contrario di certi giornalisti che tutto sanno e su tutto hanno un’opinione; beati loro che dire).

Come molti lettori, anch’io ho visto, grazie ai media televisivi, cartacei, on line, ecc. che in questi giorni la Francia è messa a ferro e fuoco a causa- sembrerebbe- della morte di un minorenne di Nanterre di origini algerine.

Naturalmente, chi per interesse personale prova ad informarsi, assisterà al solito giochetto che va in scena ogni qualvolta si verificano accadimenti gravi e dolorosi che portano prima di tutto alla morte di persone (poliziotti o manifestanti che siano) o al loro arresto.

I giornali di destra, al contrario di quelli di sinistra o “sinistra” che dir si voglia, stanno con la polizia sempre immancabilmente buona (vi scrive uno che odia chi adopera il termine “ sbirro”, ma saranno le mie origini sicule a parlare e so che “ sbirro” è una parola usata da una determinata categoria di persone chiamate mafiosi, ergo chi insulta lo “sbirro”, fosse anche un giovane di qualche centro sociale del nord inconsapevolmente sta facendo un favore alla mafia; ma lasciamo perdere altrimenti rischieremo di allontanarci dal senso dell’articolo).

Quello che mi colpisce di tutta la questione non sono tanto i più di tremila arresti (fonte: un quotidiano di destra); il racconto che durante le esequie del povero adolescente venuto a mancare la polizia sia stata bandita e i giovani delle Banlieu abbiano fatto da scorta; o un video di un sedicente estremista islamico il quale avrebbe fomentato la rivolta (quello che mi chiedo, ma la domanda trascende dal caso specifico, è un video vero o falso? Non sono io il primo a scoprire che l’immagine che appare sui media distorce la realtà talvolta andando contro le stesse regole deontologiche. Ricordate la morte di un calciatore su un campo da calcio avvenuta anni fa? Senza alcuna pietà i quotidiani pubblicarono la fotografia di questo ragazzo nel momento stesso del trapasso, non quando ad esempio giocava ed era impegnato nel suo lavoro).

L’immagine inganna e lo spettatore è portato a pensare che tutto ciò che vede sia vero; vi porto ad esempio un’altra storia, non ricordo più esattamente quando i giornali pubblicarono la notizia di un ragazzo trovato in stato di incoscienza che camminava, credo, per delle spiagge britanniche; i cronisti costruirono il caso di una sorta di prodigio che non appena venne preso e messo davanti ad un pianoforte cominciò a suonare una musica descritta come divina; naturalmente tempo dopo si scoprì che era tutta una bufala montata ad arte ma per un paio di settimane l’opinione pubblica si convinse di aver trovato una sorta di ‘900 (il protagonista del film di Tornatore, ndr) sceso da chissà quale nave immaginaria.

La “ nave di youtube” riporta di tutto, video veri e video falsi spacciati per veri; ora lo scrivente non ha verificato la notizia né ha potuto visionare le immagini del latore di ideologie tese a distruggere l’Occidente “civile”.

Non vado matto, ma qui lo dico senza pretendere di scadere nel buonismo o per andare dietro al codazzo di politici di sinistra (quelli per intenderci che in modo ridicolo si inginocchiano in Parlamento per solidarietà con l’uomo di colore ucciso da un poliziotto  che, dopo averlo fermato, gli aveva piantato un ginocchio sulla gola fino a mandarlo in stato di ipossia) per il concetto di Banlieu.

Banlieu significa bandito dal luogo e perdonatemi il concetto forse troppo semplicistico ma l’idea di bandire qualcuno da un luogo, da una città o paese, non mi entusiasma a meno che la persona in questione non sia venuta meno a delle leggi, Kantianamente parlando, che dovrebbero essere marchiate a fuoco nella pelle di ognuno di noi; per me sei bandito dalla città se uccidi qualcuno, se rubi o evadi le tasse per milioni di euro oppure ancora – discettando in ambito sanitario – se sei un medico che prima di operare un malato tira cocaina come fosse acqua.

Viviamo in tempi barbari, ogni capacità di interazione sociale è venuta a mancare e no, il lettore non leggerà mezza riga contro i social; non siamo più capaci di essere una comunità di individui capaci di provare relazioni “ calde” ( abbracciarsi; baciarsi; camminare mano nella mano) perché oggi domina un unico concetto: l’ipercompetitività che porta a vedere l’altro da sé come un nemico da superare nel proprio mestiere; più supero il monte ore più vado vicino alla promozione e quindi ad un aumento dello stipendio.

L’essere umano ridotto ad una macchina stampa denaro senza più cuore o capacità di provare empatia per chi soffre. Da qui nasce – parere personale l’abuso di droghe – che stanno dentro il concetto di “legalità” perché regolarmente prescritte da qualche medico ridotto a stampare pezzi di carta comunemente chiamati ricette con le quali abbiamo il permesso di immettere nel nostro organismo vere e proprie sostanze stupefacenti che però non ti porteranno mai in una cella di sicurezza perché ti sei comportato in modo “ legale”: sei andato dal medico, non gli hai nemmeno spiegato il tuo malessere, quello senza batter ciglio ti ha timbrato la ricetta ed è così che tu (generico, ndr) puoi andare in farmacia senza sentire la sirena della polizia che dietro di te è pronta a condurti in un istituto penitenziario per possesso illegale di droga.

Questa la chiamate legalità? Perché non cerchiamo di risolvere il problema dell’abuso di queste sostanze invece di contribuire ad aumentare il fatturato delle case farmaceutiche? Forse è un problema delle scuole di medicina che per anni hanno formato generazioni di medici all’idea che ogni malessere sia interno e non dipenda da fattori esterni all’individuo. Può darsi che bisogni ripensare l’istruzione dei futuri camici bianchi? Magari lo si sta già facendo, se ho torto smentitemi pure ne sarò ben lieto.

Ma ritorniamo alle domande di base che sono poi quelle per cui quest’articolo viene scritto, ossia informare il lettore: cosa sta accadendo in Francia? La narrazione a cui stiamo assistendo è veritiera?

Alt! Prima che qualche destrorso mi accusi di concetti che non ho scritto sottolineo centomila volte che  non nego i morti, gli arrestati e gli incidenti ma ciò che più mi preme sapere, e chiedo già scusa agli studiosi che vorranno intervenire per la banalità delle domande, chi sono veramente gli abitanti delle Banlieu in Francia?

Quali sono i loro problemi? Da dove nascono e come potrebbero essere risolti? Inoltre quante sono le Banlieu in tutto il territorio transalpino? Corrisponde al vero che se in Italia non sta accadendo ciò che sta succedendo ai nostri cugini d’oltralpe è perché  si sta lavorando, ormai da anni, contro l’immigrazione clandestina? Dobbiamo chiuderci noi occidentali nel nostro fortino perché il multiculturalismo ha fallito in quanto denso di solo buonismo venduto a buon mercato?

Non essendo pratico della questione a differenza – ripeto- di molti altri miei colleghi adesso lascerò la parola agli studiosi del mondo arabo che con il loro sapere vorranno prendere parte al dibattito.

Adesso basta vergare parole che rischierebbero di scadere nella banalità assoluta. La parola agli esperti, sperando che diano vita ad un dialogo che alla fine ci lasci le tasche…oh pardon le menti piene di un cielo azzurro e senza più nebbie.