Sabato, 12 Febbraio 2022 16:00

All’”incrocio” la commemorazione dei Martiri delle Foibe a Parma In evidenza

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Non tutti i martiri sono uguali, ma col tempo, la pazienza e l’intelligenza, si arriverà a dara uguale dignità a tutte le vittime degli eccidi. Per ora la Giornata del Ricordo delle vittime delle Foibe sono relegati a spazi infimi e a celebrazioni pubbliche in sordina.

Di Lamberto Colla Parma, 12 febbraio 2022 – Può essere che quando venne progettato di assegnare la toponomastica ai Martiri delle Foibe, si volesse dare un valore aulico attraverso una metafora, non potendo disporre di un luogo adeguato.

Così l’incrocio è parso essere il luogo migliore. Il punto centrale tra la storia del passato e le sue atrocità, e infine il presente per progettare il futuro sulle esperienze del tempo trascorso.

Solo una tale metafora può alleviare la tristezza di un simile luogo , una foresta di segnali stradali che abbracciano quello dei Martiri.

Verranno tempi migliori, intanto uno spazio dove commemorare quei 350.000 italiani, d’Istria e Dalmazia, che vennero sepolti, anche vivi, nelle fosse comuni o Foibe, simboli di una terrificante pulizia etnica, esiste e lì ci si può raccogliere.

PR_Commemorazione_Foibe_12feb2022-_IMG_1359.jpegE’ stato Paolo Babarelli, referente provinciale del Comitato 10 Febbraio, organismo fondato all’indomani della promulgazione della legge 92 del 30 marzo 2004 istitutiva del Ricordo, a dare inizio alla cerimonia. “Per non dimenticare, sottolinea Babarelli, è fondamentale che i più giovani studino la storia con le sue luci e le sue ombre, con le contraddizioni e le vergogne, perché è proprio agli studenti di oggi che è dato il compito di non dimenticare mai più e di riattaccare le pagine strappate dal grande libro della storia.”

Dopo tanto silenzio è finalmente possibile raccogliersi per celebrare doverosamente una tragedia immane, che ha strappato tanti connazionali dalla propria terra d’origine.

Prima di passare la parola al vice referente provinciale, avvocato Alberto De Dominicis, Paolo Babarelli ha voluto ringraziare “tutti i presenti e soprattutto la delegazione provinciale di Parma dell’Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon (INGORTP), i cui rappresentanti sono qui oggi con il labaro associativo”.

Preferendo raccontarvi qualcosa di personale, interviene De Dominicis, credo di aver capito l’importanza del Giorno del Ricordo durante i miei viaggi in quella regione.”

Un racconto emozionante dei viaggi e delle permanenze in Istria, dove ha finalmente compreso il dramma.

Poi a un certo punto ho capito – prosegue De Dominicis, cos’era che non andava e una volta realizzato, questo pensiero mi ha colpito: ero immerso completamente nella cultura istriana, ma di istriano non c’era rimasto più nessuno. Il vuoto dalla loro assenza era incolmabile”.

Non si può, e non si deve ignorare tanta sofferenza.

Mai come in questa epoca, conclude De Dominicis, di libertà formale le parole vengono utilizzate per creare etichette che, alla fine, servono solamente ad allontanare le persone dal dialogo. Proviamo solo per un momento a rimuovere tutte le insensate etichette che puntualmente vengono utilizzate ad ogni 10 febbraio e a concentrare la nostra attenzione sul fatto che le vittime di tanta violenza, possono essere raggruppate in un unico grande insieme: quello delle persone.”

Alla fine dell’intervento di De Dominicis, Babarelli ha scandito i successivi passaggi della cerimonia. La preghiera ai Martiri delle Foibe scritta dal Vescovo, Mons. Antonio Santin, di Trieste e Capodistria nel 1959 (trascritta in calce all’articolo), quindi alla deposizione della corona e delle rose.

Il “Silenzio”, suonato con la tromba, ha segnato la conclusione della cerimonia.

 

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Preghiera per i martiri delle “foibe”

composta nel 1959 da Mons. Antonio Santin, Arcivescovo di Trieste e Capodistria



O Dio, Signore della vita e della morte, della luce e delle tenebre, 
dalle profondità di questa terra e di questo nostro dolore noi gridiamo a Te. 
Ascolta, o Signore, la nostra voce. 
De profundis clamo ad Te, Domine. 
Domine, audi vocem meam. 

Oggi tutti i Morti attendono una preghiera, un gesto di pietà, un ricordo di affetto. E anche noi siamo venuti qui per innalzare le nostre povere preghiere e deporre i nostri fiori, ma anche per apprendere l’insegnamento che sale dal sacrificio di questi Morti. 
E ci rivolgiamo a Te, perché tu hai raccolto l’ultimo loro grido, l’ultimo loro respiro. 

Questo calvario, col vertice sprofondato nelle viscere della terra, costituisce una grande cattedra, che indica nella giustizia e nell’amore le vie della pace. 
In trent’anni due guerre, come due bufere di fuoco, sono passate attraverso queste colline carsiche; hanno seminato la morte tra queste rocce e questi cespugli; hanno riempito cimiteri e ospedali; hanno anche scatenato qualche volta l’incontrollata violenza, seminatrice di delitti e di odio. 

Ebbene, Signore, Principe della Pace, concedi a noi la Tua Pace, una pace che sia riposo tranquillo per i Morti e sia serenità di lavoro e di fede per i vivi. 
Fa che gli uomini, spaventati dalle conseguenze terribili del loro odio e attratti dalla soavità del Tuo Vangelo, ritornino, come il figlio prodigo, nella Tua casa per sentirsi e amarsi tutti come figli dello stesso Padre. 
Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il Tuo Nome, venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà. 
Dona conforto alle spose, alle madri, alle sorelle, ai figli di coloro che si trovano in tutte le foibe di questa nostra triste terra, e a tutti noi che siamo vivi e sentiamo pesare ogni giorno sul cuore la pena per questi nostri Morti, profonda come le voragini che li accolgono. 

Tu sei il Vivente, o Signore, e in Te essi vivono. Che se ancora la loro purificazione non è perfetta, noi Ti offriamo, o Dio Santo e Giusto, la nostra preghiera, la nostra angoscia, i nostri sacrifici, perché giungano presto a gioire dello splendore dei Tuo Volto. 

E a noi dona rassegnazione e fortezza, saggezza e bontà. 
Tu ci hai detto: Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia, beati i pacificatori perché saranno chiamati figli di Dio, beati coloro che piangono perché saranno consolati, ma anche beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati in Te, o Signore, perché è sempre apparente e transeunte il trionfo dell’iniquità. 

O signore, a questi nostri Morti senza nome ma da Te conosciuti e amati, dona la Tua pace. Risplenda a loro la Luce perpetua e brilli la Tua Luce anche sulla nostra terra e nei nostri cuori, E per il loro sacrificio fa che le speranze dei buoni fioriscano. 

Domine, coram te est omne desiderium meum et gemitus meus te non latet. Così sia”.

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