Mercoledì, 16 Marzo 2016 14:06

Assassinio del piccolo Tommy: il carnefice godrà di permessi premio In evidenza

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Mario Alessi che sequestrò e assassinò il piccolo Tommaso Onofri, potrà godere di momenti di lontananza dal carcere per lavorare all'esterno del penitenziario in cui ora si trova a scontare la sua pena. L'indignazione si solleva dopo l'appello della madre di Tommy, Paola Pellinghelli e dell'associazione 'Tommy nel cuore', anche tra chi fa politica, come Matteo Salvini.

di Alexa Kuhne

Parma, 16 marzo 2016

Può un infanticida alleggerire il suo ergastolo con permessi-premio?
Pare che sia una opzione prevista dalla legge.
Mario Alessi, ergastolano, perché sequestrò e assassinò il piccolo Tommaso Onofri, potrà godere di momenti di lontananza dal carcere per lavorare all'esterno del penitenziario in cui ora si trova a scontare la sua pena.
E l'indignazione si solleva non solo sui social, dopo l'appello della madre di Tommy, Paola Pellinghelli e dell'associazione 'Tommy nel cuore', ma anche tra chi fa politica, come Matteo Salvini, il segretario federale della Lega Nord, che, con un video, ha protestato contro la decisione di alleggerire la prigionia a vita a Mario Alessi con permessi premio.
Perché nessuno, a distanza di dieci anni, riesce a dimenticare quella morte che fece gelare il sangue.
''Pazzesco - scrive Salvini su Facebook -. Sono passati 10 anni e chi ha ucciso il piccolo Tommy uscirà per dei permessi-premio. La bestia che ha massacrato un bimbo di 18 mesi potrà lavorare fuori dal carcere. Io sono contro la pena di morte ma il mio impegno quando sarò al governo è che l'ergastolo sia ergastolo, meglio se ai lavori forzati!''.
La mamma di Tommy, Paola Pellinghelli, presidente della onlus "Tommy nel cuore", fa uscire tutta la sua rabbia e il suo dolore sul profilo facebook e prega di non far uscire Mario Alessi: "Non date permessi premio al killer di mio figlio".
A distanza di dieci anni, il manovale siciliano, condannato all'ergastolo per l'omicidio, potrebbe davvero ottenere di uscire dal carcere di giorno per lavorare.
"Se dovesse succedere – ha detto nei giorni scorsi a TgCom24 - urlerei così tanto che qualcuno, prima o poi, mi ascolterebbe. Vorrei ricordare che fra me e lui sono io che sto scontando l'ergastolo: la mia condanna è non avere più Tommy. Spero che il giudice valuti con responsabilità tutta la storia di questo mostro, tutte le sue bugie".

Per quell'assassinio che fece vivere per giorni e giorni milioni di italiani nell'angoscia, vennero catturati e condannati tre colpevoli: vent'anni di reclusione con rito abbreviato per Salvatore Raimondi, considerato responsabile materiale del rapimento e del delitto insieme ad Alessi, che venne condannato all'ergastolo; mentre ventiquattro anni per Antonella Conserva, complice dei due. Il loro piano era quello di un rapimento lampo per estorcere dei soldi alla famiglia, ma i due uomini dopo essersi dati alla fuga, braccati dalle forze dell'ordine, vennero presi dal panico, forse perché il bambino piangeva, e lo uccisero senza pietà.
Nessuno può dimenticare i racconti, le testimonianze di quelle ore in cui scomparve il bambino. Era l'ora di cena, Tommaso era nel seggiolone, a casa sua, una cascina nella frazione di Casalbaroncolo, alle porte di Parma. I sequestratori staccarono la corrente costringendo il padre del bimbo, Paolo Onofri, a uscire per controllare se fosse stato un guasto. Lo immobilizzarono, entrarono e strapparono Tommy dal seggiolone, davanti alla mamma e al fratellino Sebastiano, 8 anni.
Il piccolino fu ucciso quella stessa sera, pochi minuti dopo il rapimento: lo massacrarono col badile, presi dal panico perché piangeva troppo forte. Lo seppellirono sotto pochi centimetri di terra, lungo la Strada del Traglione, un paio di chilometri in linea d'aria dalla casa della famiglia Onofri. Ma tutto questo si seppe un mese dopo, quando le indagini arrivarono a una svolta e Mario Alessi, muratore che aveva lavorato nella cascina degli Onofri, confessò che voleva chiedere un riscatto e rivelò il piano messo a punto con i complici.
"Nel 2006 - racconta Paola ai giornalisti - me lo sono ritrovato in casa come manovale perché qualche giudice aveva deciso che potesse stare in libertà dopo la condanna per stupro e rapina. Di quelle condanne io non sapevo assolutamente nulla. Non vorrei che qualche altro giudice - afferma - gli desse nuovamente credito".

Di Tommy nessuno dimenticherà mai gli occhioni azzurri. Chi c'era con il pensiero, con il cuore e con le preghiere in quei giorni di angoscia c'è ancora oggi e si indigna, prova rabbia e soffre. Mamma Paola ricorda l'affetto di tutti: «Ogni anno io, gli amici dell'Associazione e gente di Parma che a volte nemmeno conosco, ci ritroviamo nel posto in cui fu trovato il suo corpo. Facciamo l'albero di Natale per lui, portiamo piccoli doni. È diventata una tradizione. I primi anni facevo anche la torta per il giorno del suo compleanno, poi ho smesso. E da quando lui non c'è più ho chiuso anche con i film violenti e con le notizie di cronaca. Non riesco più a sentire o vedere che facciano del male a qualcuno. In tutti questi anni le sole udienze che non ho seguito sono state quelle con i periti, con le fotografie, la ricostruzione della morte. Anche gli atti... Non li ho mai visti»