Domenica, 09 Luglio 2023 13:26

La confessione di Claudio Cecchetto a Palazzo delle Orsoline di Fidenza per Musica in Castello In evidenza

Scritto da Gabriele Majo

Da antico uomo di radio, non potevo non presentarmi ad ascoltare la confessione di Claudio Cecchetto, nella Corte delle Feste di Palazzo Orsoline a Fidenza, venerdì sera 7 luglio 2023, nell'ambito della 20^ edizione di Musica in Castello.

A favorirne la presenza, dopo qualche anno di inseguimento da parte del direttore artistico e fondatore della kermesse Enrico Grignaffini e a condurre il filo del discorso della serata  è Massimo Cervelli, voce di Radio 2 Rai.


I complimenti dell’Assessore alla Cultura di Fidenza, prof. Maria Pia Bariggi, per avere indicato con meticolosa precisione la location dell’evento, arrivano durante l’introduzione che Grignaffini – per due serate di fila praticamente solo spettatore, anziché conduttore – ha lasciato alla sempre più convincente sua spalla (ottimo pubblico eloquio e movenze sul palco) Nico, brava anche a sensibilizzare con le giuste parole gli astanti a fare la propria parte per Fondazione Pangea ETS che assiste le donne, le loro figlie e i loro figli che vivono una condizione di violenza domestica ed ospitati in case confiscate alla mafia, cui vanno interamente le offerte raccolte nelle varie serate culturali ad ingresso libero organizzate dalla Piccola Orchestra Italiana.


Il famoso disc jockey, nonché produttore, conduttore radio televisivo e talent scout (“Il re Mida del mondo dello spettacolo italiano”, lo chiamano in locandina, ma lui storce il naso: “Re Mida è morto di fame, proprio perché tutto quello che toccava diventava oro e quindi non poteva più mangiare…”), si presenta con una t shirt nera con in bianco il logo di RadioCecchetto, la sua ultima creatura, ossia una web radio, nata il 19 aprile 2023, nel giorno esatto del suo 71° compleanno. “La web radio fa superare i confini naturali della F.M. che è solo territoriale, mentre lì arrivi in tutto il mondo”. Grazie. Scusate la autoreferenzialità, ma, nel nostro piccolo, ci eravamo già arrivati prima dell’arrivo del nuovo millennio, ossia circa 25 estati fa: Marco Gabbi, editore di Radio Elle, Radio Emilia e Lattemiele aveva messo in streaming quelle emittenti – che ospitavano, tra l’altro, le n– quando ancora gli sponsor che contattavamo strabuzzavano gli occhi e ci pigliavano per matti, mentre proponevamo loro di darsi una vetrina internazionale grazie alla rete, aprendo un sito internet. Erano i tempi quando ero ancora il più giovane di tutti, contrappasso che sto pagando ora, boomer incompreso dai moderni, che mi ritengono vecchio e superato, anche se certe strade le avevo percorse decenni prima di loro…


Lo stesso Cecchetto, nell'esaltare l’omonima webradio, aggiunge pure che, rispetto al monopolio Rai, quando erano i discografici ad imporre i prodotti che volevano, con il proliferare delle radio si è ampliata l’offerta musicale a disposizione del pubblico. Fu forse anche quello uno dei motivi di successo delle tante radio libere spuntate come funghi da metà anni 70 in poi, specie quelle che emulavano le Caroline o Luxembourg del caso che mettevano in onda musica introvabile nella Penisola. Il modello di Radio Parma, prima emittente libera italiana (nella quale mossi i miei primi passi, alla tenera età di undici anni, per felice intuizione del direttore Carlo Drapkind, maestro citato sempre anche da Mauro Coruzzi), era, invece, quello di una piccola RAI declinata sul locale, per valorizzare il territorio. Proprio l’esplosione dei network (“colpa” che io imputo allo stesso Cecchetto…), un po’ tutti uguali tra loro perché fatti con la stessa ricetta, o stampino, finì per fagocitare quelle piccole stazioni, mettendo così il bavaglio, assieme alla killer Legge Mammì, alle voci libere. Adesso Re Mida dice che RadioCecchetto è inclusiva di tutti i generi, ma trasmette solo la musica che piace a lui, e dunque, magari non quella cantata dal vituperato Mino Vergnaghi vincitore di San Remo 79 con Amare (sua pure la precedente “Parigi Addio”), anche se stiamo parlando del compositore delle note di Diamante di Zucchero, col quale ha continuato a collaborare negli anni… E aggiunge: “So quello che non farò, ossia quello che fanno gli altri, io non lo farò”. Ossia il contrario dell’omologazione imperante, oggi, sulla FM, sperando, davvero, sia così…


Cecchetto racconta che sono tanti i nostalgici di quell’epoca, dai meccanici agli imprenditori con Lamborghini (lui giura di non possederne) che rimpiangono quando facevano i deejay: proprio a chi oggi è in crisi d’astinenza lui si propone di affittare spazi sulla sua web station, devolvendo in beneficenza i proventi: “E per incrementarli, nelle fasce più ambite, quelle tra le 7 e le 9 e quelle tra le 14 e le 16 (toh, proprio l’orario del nostro mitico “Dedichevolissimevolmente”si potrebbe attivare un’asta…”. L’inventiva non gli manca di certo, anche per format che sembrano strampalati agli omologati dirigenti di oggi che mai gli farebbero passare “cecchettate” come un “Festival di San Pay”, dove vince chi spende di più per imporre la propria canzone o il “Festival in Italiano”, dove su musica straniera, trapianti un testo in italiano…


Il primo disco, come il primo bacio, non lo si dimentica mai, sentenzia Cecchetto: il suo fu “Foot stompin’ music”, brano del 1975 di Hamilton Bohannon, che pochi mesi dopo avrebbe dato alle stampe al da me preferito “Disco Stomp”: non credo sia stato il mio primo disco, poiché l’ho dimenticato (non come il primo bacio…), visto che la mia prima volta in conduzione al microfono fu in tandem con Luigi Furlotti (autunno 1975, “Juke box”, Radio Parma), e spettavano a lui, di quattro anni più anziano (era leggermente meno prodigio di me, come da bimbo visto che era già passato ad adolescente…) le scelte, peraltro condizionate dal pubblico. In ogni caso entrambi avevamo, ed abbiamo, una bella “erre”… Cecchetto scelse quel brano per la sua lunghezza, circa 7 minuti, quando la media era di meno della metà circa: istanti preziosi in più che gli servivano perché era stato catapultato al microfono, dalla sala provini con un solo piatto e un registratore Akay con autoreverse, dal vulcanico proprietario che aveva appena mandato a quel paese (Cecchetto, educato, non si lascia andare a parolacce, nella sua narrativa) un collega, il quale aveva osato chiedere un compenso per le sue prestazioni. E dire che pochi giorni prima, in una sorta di sindacato dei disc jockey si erano tutti accordati per batter cassa ai proprietari delle radio che avrebbero di sicuro avuto bisogno di loro… Ma a rompere il patto fu proprio lui, che accettò (del resto come tutti, temporibus illis) di lavorare gratis… Lavorare: quella del dj nel tempo sarebbe diventata una vera e propria professione, con buona pace di chi insisteva: “Sì, fai il disc jockey, ho capito, ma il tuo vero lavoro qual è?”…


Gli albori radiofonici di Cecchetto furono in quella Radio Milano International che, a torto, passa per essere la prima radio libera italiana: come ho avuto modo di testimoniare in molteplici occasioni, l’emittente dei fratelli Borra nacque alcuni mesi dopo il debutto nell’etere di Radio Parma, che entrambi vennero a visitare, prima di accordarsi con il tecnico Marco Toni, un geniaccio capace di convertire nella banda FM vecchi trasmettitori militari dell’aeronautica, prima di produrre, egli stesso, trasmettitori con la sua TR System, poi esportati in tutto il mondo. RMI divenne famosa per esser stata “sequestrata”, prima della rottura del monopolio RAI, in ossequio alle leggi in vigora allora che impedivano le trasmissioni circolari, a protezione dell’ente di stato (del resto la II guerra mondiale era terminata da appena una trentina d’anni), mentre Radio Parma non fu mai oggetto delle attenzioni dell’autorità giudiziaria e, tutt’oggi, prima ed unica, continua a trasmettere senza alcuna interruzione (a parte una sola volta, quando tagliai un inestetico cavo che scorreva sul muro dell’edificio di Guasti di Santa Cecilia, che solo dopo avrei scoperto essere quello che collegava il “modulatore” che era negli studi al primo piano, al “finale di potenza” piazzato in soffitta…).

 

La conversazione si sposta poi sui Festival di San Remo: tre ne avrebbe presentati Cecchetto, il secondo, nell’81, con Benigni. “Mia madre mi ha raccontato che mio papà spesso tirava fuori la cassetta per guardarlo, e proprio dopo quella seconda edizione si era complimentato con me dicendo che ero in grado di condurlo”. Già la famiglia: “Pensavo ai miei quando mi sono trovato in un locale a Via del Corso a tu per tu con Mike Bongiorno, che è stato il mio maestro, che stava cercando volti nuovi per Tele Milano 58, ove era approdato rinunziando alle 500.000 lire al mese che gli garantiva la Rai per accettare i 300 milioni di Berlusconi. Avrei voluto che fossero lì a vedermi – io con Mike Bongiorno – i miei genitori, i miei parenti, quelli ai quali dicevo, per stupirli, che studiavo per diventare perito termo-tecnico prima e poi scienze della preparazione alimentare… Mike mi disse: Ti ascolto tutte le mattine per radio, sei proprio la persona giusta… Peccato che in quei tempi io, su 105, non trasmettessi la mattina, ma al pomeriggio: chissà chi aveva ascoltato… Mica glielo dissi però, magari ci ripensava… Solo sette anni dopo glielo confessai e lui replicò: Beh… Non mi sono mica sbagliato, però…”.


Mike Bongiorno talent scout del talent scout: quanti ne avrebbe scoperti Cecchetto, a partire da Sandy Marton, quello di People from Ibiza (che in discoteca gli faceva concorrenza con le ragazze, perché più bello e quindi dirottato da dj a cantante), a Gerry Scottiil vero successore del grande Mike, non io perché a me interessava la musica, non i quiz; e poi Amadeus, che al Festival si è messo al servizio delle canzoni, gli 883 che con “Hanno ucciso l’uomo ragno” mi han fatto beccare una denuncia con richiesta danni dalla Marvel, poi rientrata perché la filiale italiana aveva fatto sapere che si erano incrementate le vendite”Sabrina Salerno con quel Boys Boys Boys, che mutuammo agli ultras dell’Inter che si chiamano così (“e che io feci un po’ coprire per non esagerare con la sua prorompente fisicità”), per approdare a Jovanotti (“lui aveva perso a Disco Verde, anticamera del Festivalbar, con un mio gruppo che si chiamava Two-Two che era andato, su richiesta di Gianni Naso, come tappabuchi. Dopo aver visto i filmati, però, volli prendere quel Lorenzo Cherubini perché era dirompente e assolutamente naturale, matto e faceva casino, così feci un po’ il boss per farlo firmare subito, dicendogli o ora, o mai più…”) e a Fiorello, conosciuto grazie a un fratello di Jovanotti, che lavorava in un villaggio turistico, e che in una telefonata si era spacciato per Celentano, prima che per un piccolo dettaglio lo scoprisse: “Io sapevo vedere prima degli altri le loro doti, che già avevano, e che il pubblico avrebbe scoperto dopo. Non era gente che veniva a proporsi, erano loro che gravitavano vicino a me, mostrando quello che sapevano fare, ma senza bussare alla porta. Chi si impone non cerca un lavoro. Fiorello, ad esempio, non prendeva mai l’ascensore e cantava sulle rampe delle scale, e l’eco trasportava la sua voce…”. Chissà se il suo radar ha captato le qualità artistiche del Duo di Piccheband acustica che ha inframezzato la serata con cover (Una ragione di più della Vanoni, con finale con contaminazione con l’hu-hu, alla Mick Jagger, Le tasche piene di sassi di Jovanotti) e il proprio pezzo originale “Portatemi via”. Gabriele Majo (Foto di Michele Bussolati)


Queste le prossime serate di Musica in Castello: ingresso libero con offerte devolute a Fondazione Pangea ETS:

Sabato 8 luglio 2023 a Cortemaggiore (PC) STORIA DI UN NO, il racconto di un primo amore di e con A. Arione e D. de Falco, Compagnia Arione de Falco

Domenica 9 luglio 2023 nel Giardino Castello Pallavicino a Pellegrino Parmense:  LA MASCHERA, sotto chi tiene core  giovane, ma in veloce ascesa, gruppo folk. Omaggio alla musica napoletana con la band, nata nel 2013 dall’incontro fra Roberto Colella e Vincenzo Capasso.