Venerdì, 29 Novembre 2013 12:53

La Mafia in Emilia Romagna: 80 clan e 20 miliardi di fatturato

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presidente della Camera di Commercio, Enrico Bini presidente della Camera di Commercio, Enrico Bini by ucer.camcom.it
Più consapevolezze e buone azioni di contrasto a Reggio Emilia. Il rischio della nuova mafia: "'ndracamostra", alleanza tra le organizzazioni più potenti -
 
Reggio Emilia,  29 novembre 2013 -
 
"La misura di prevenzione patrimoniale disposta dal Tribunale di Reggio Emilia su richiesta della Dda di Bologna nei confronti di un elemento di spicco della 'ndrina Grande Aracri e' "un fatto importante e raro, che sicuramente stabilirà un punto fermo per future iniziative simili".
Questa valutazione – che lascia intravvedere altre importanti svolte nella lotta alla criminalità organizzata in provincia di Reggio Emilia – è contenuta nell'aggiornamento 2013 al 1° Rapporto regionale sulla Mafia in Emilia Romagna, in presentazione nella serata di venerdì 29 novembre a Brescello per iniziativa della Camera di Commercio in collaborazione con la Fondazione Antonino Caponnetto, con il patrocinio del Comune, il contributo della Regione Emilia-Romagna e la presenza del sen. Mario Giarrusso, membro della Commissione parlamentare antimafia.
Un nuovo punto fermo – quello richiamato dall'aggiornamento al rapporto presentato nella prima versione lo scorso anno – che appare conseguente e sicuramente in linea con quanto, già un anno fa, si diceva a proposito del nostro territorio: se a Reggio Emilia si è minimizzata o negata per molti anni l'esistenza della criminalità organizzata, anche contro l'evidenza dei fatti – scrivevano gli esperti della Fondazione Caponnetto - con l'arrivo del Prefetto Antonella De Miro si è decisamente rafforzata l'attività di contrasto e il lavoro sulla cultura della legalità che coinvolge enti locali, Camera di Commercio, associazioni, scuole, terzo settore.
"Un risultato importante – sottolineano il presidente della Camera di Commercio, Enrico Bini, e il presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri – che traduce le nuove consapevolezze in azioni più diffuse per la tutela della legalità". "Proprio su questo piano – aggiunge Bini – hanno avuto un impatto sicuramente rilevante le iniziative di sostegno alle imprese e agli imprenditori messe in atto dalla Camera di Commercio per prevenire i fenomeni di criminalità organizzata; tra queste, l'attivazione di un apposito sportello di ascolto realizzato in collaborazione con l'Associazione Libera e le iniziative di formazione che hanno consentito agli imprenditori di tenere più alta la guardia nei settori maggiormente colpiti (costruzioni, trasporti, appalti, commercio)".
Dall'aggiornamento al Rapporto sulla mafia in Emilia-Romagna esce, intanto, l'immagine di una criminalità organizzata la cui diffusione (80 clan evidenziati da fatti criminosi, con 36 'ndrine calabresi, 21 legati alla camorra, 17 alla mafia siciliana, 4 alla sacra corona unita), pone l'Emilia-Romagna nella "top ten" delle Regioni italiane per beni confiscati, con Bologna in testa con 40 confische.
Reggio Emilia resta ancora una provincia a rischio colonizzazione (17 'ndrine censite, 4 clan legati alla mafia siciliana e 3 alla camorra, con l'aggiunta della criminalità organizzata di altri Paesi), "ed è proprio per questo – sottolinea Bini – che ogni sforzo in atto va intensificato, perché la stessa crisi economica rende più vulnerabile il tessuto imprenditoriale di fronte a questi fenomeni di illegalità che vanno dall'usura all'estorsione, passando da roghi, minacce, violenze".
Nel Rapporto poi cifre (e tra queste un fatturato di 20 miliardi attribuito alle attività delle mafie nell'economia), episodi, nomi di famiglie, e soprattutto un'osservazione importante sulla sinergia tra mafie.
"Dalle ultime analisi e da numerose inchieste giudiziarie – è scritto nel Rapporto – emerge che, fuori dai rispettivi confini regionali, le organizzazioni criminali autoctone collaborano effettivamente tra di loro, spartendosi business a tutti i livelli". "Non c'è una fusione, ma un patto, una sorta di alleanza per accumulare introiti a cascata, tanto che – si osserva nel rapporto – questa evoluzione ha creato una sorta di nuova mafia, ancora più potente: la "'ndracamostra", originata dalla mescolanza dalle tre più importanti organizzazioni criminali, 'ndrangheta, camorra e cosa nostra".
"A maggior ragione – conclude Bini - non bisogna abbassare la guardia nonostante gli incoraggianti risultati delle azioni di contrasto".
 
(Fonte: Dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)