Giovedì, 06 Febbraio 2014 18:03

L’Europa che vorremmo e che ancora non c’è

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L' intervento del Presidente CNA Nunzio Dallari sull'Unione Europea: sulla nuova procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea, per la violazione della direttiva comunitaria sui tempi di pagamento della PA italiana, e sul "progetto Europa" -

Reggio Emilia, 6 febbraio 2014 -

Di Nunzio Dallari, Presidente provinciale CNA -

Una nuova scure incombe sull'Italia. Il vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani ha avviato la procedura di infrazione per la violazione della direttiva comunitaria che regola i tempi di pagamento della pubblica amministrazione. I 30 giorni imposti per legge sono ben lontani dalla triste realtà nel nostro paese: la media delle amministrazioni italiane per pagare le aziende fornitrici di beni e servizi è di ben 170 giorni contro una media europea di 61.

Verrebbe da dire che è giusto punire un comportamento così penalizzante per le imprese che hanno problemi di liquidità e di accesso al credito, se non fosse che, se confermata, la sanzione finirà per colpire due volte le stesse vittime, ovvero i contribuenti (tra cui le aziende creditrici) che dovrebbero sborsare all'incirca 4 miliardi di euro solo di mora.

L'ingresso nell'Unione Europea e l'apertura dei confini doveva servire per facilitare lo scambio di persone, beni e servizi, e creare una potenza in grado di avere un peso nell'economia mondiale, ma alla luce della pesante crisi che sta attraversando il nostro Paese e delle nette differenze nell'economia e nel mercato del lavoro che ci sono da uno Stato membro all'altro, mi chiedo: non è che abbiamo creato un mostro?

Pensando al sogno Europa, ancora oggi constatiamo che non c'è reciprocità tra l'Unione Europea e gli stati Membri: siamo reclusi alla mera esecuzione di norme europee con tempi e modalità diverse da paese e paese, con la creazione conseguente di una sorta di "concorrenza sleale legalizzata".

Perché all'interno della stessa comunità ci sono costi completamente diversi sul lavoro che generano concorrenza interna? È come generare una concorrenza sleale ma legalizzata dal sistema, che sta diventando una trappola per la nostra economia. Siamo partiti con il progetto Europa senza pensare a regole che evitassero di generare scompensi nella stessa comunità, riusciremo a rimediare o il sistema imploderà? Non meravigliamoci se le nostre aziende si trasferiscono in altri Stati con una pressione fiscale più bassa, politiche del lavoro efficienti e una burocrazia semplificata.

Le aziende hanno l'obbligo morale di creare occupazione e favorire lo sviluppo del territorio, ma se tanti imprenditori reggiani e italiani si trasferiscono chiediamoci il perché, chiediamoci anche perché gli investitori stranieri sono attratti dall'Italia se non per poche e specializzate produzioni. La politica sta correndo dei rischi enormi rinviando misure incisive e tempestive per favorire il rilancio dei consumi e degli investimenti. Basta con le ideologie personali e di bottega: abbiamo tutti, cittadini e politici, il dovere di dare il nostro contributo con responsabilità per fare ripartire la nostra economia.

Cerchiamo di sfruttare il vantaggio di essere parte di una grande comunità con un enorme potenziale. Come ha detto ieri il presidente Napolitano "si può essere europeisti critici, senza mettere in discussione i capisaldi dell'impianto della UE". Il fatto che il progetto Europa sia stato creato partendo dalla "coda" anziché dalla testa, non è un buona ragione per buttarlo. Occorre valorizzarne le potenzialità cercando di abbatterne velocemente i limiti.

Dobbiamo imparare a fare rete superando i campanilismi. Prendiamo ad esempio la nostra realtà: la promozione dell'aeroporto di Parma a scalo di interesse nazionale è un successo per l'area vasta Emilia. E' una notizia su cui lavorare per collegare due infrastrutture importanti come la stazione Mediopadana di Reggio e l'aeroporto di Parma per allargare il bacino di utenti e favorire l'incoming anche in vista dell'Expo 2015.

Se uniamo le parti nel modo giusto, invece di un mostro potrebbe nascere una grande opportunità. Ma facciamo presto. Le imprese ne hanno bisogno.

(Fonte: ufficio stampa CNA RE)