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Matteo Impagnatiello: “E' stata l'occasione per confrontarsi, conoscere le problematiche del mondo degli appalti e considerare la stagnazione economica, ancora presente in Italia”.

Di Redazione Parma, 17 dicembre 2019 - Un nutrito pubblico ha partecipato lo scorso sabato all'incontro con Alessandra Droghetti, autrice del libro "Gli appalti in un puzzle", esperta del settore e ideatrice di un approccio motivazionale per partecipare con successo agli appalti.

Oltre a privati cittadini e imprenditori, all'incontro promosso da UGL di Parma in una sala dell'Hotel Parma & Congressi, hanno partecipato attivamente al confronto anche amministratori locali, responsabili di partito e ovviamente quadri del sindacato UGL-

“E' stata l'occasione - riferisce Matteo Impagnatiello segretario UGL territoriale del Lavoro di Parma - per confrontarsi, conoscere le problematiche del mondo degli appalti e considerare la stagnazione economica, ancora presente in Italia”. Un evento che, nonostante l'ostico argomento trattato, ha raccolto molto interesse e le numerose domande e riflessioni scaturite dal pubblico hanno allargato a veri aspetti dell'economia i contenuti del convegno stimolando oltremodo le considerazioni dei relatori intervenuti. Oltre alla esperta di marketing e d'appalti, il tavolo era composto dal Senatore Enrico Aimi, dal consigliere comunale di Parma Emiliano Occhi, da Giovanni Bernini, già consigliere del Ministro delle infrastrutture e trasporti e Pino De Rosa segretario regionale UGL.

Introducendo il convegno e il qualificato tavolo dei relatori, Matteo Impagnatiello ha sottolineato come lo scopo dell'iniziativa non fosse puramente di natura didattica, ma che rappresentasse "un momento di riflessione sulla situazione economica italiana, secondo le diverse prospettive dei vari relatori intervenuti". Tant'è che dagli appalti, si è passato rapidamente a discutere di economica locale, regionale e nazionale, per giungere sino alla sicurezza sul lavoro, evidenziando l'inefficienza della macchina burocratica del nostro Paese. Inefficienze che offrono il fianco alla corruzione da un lato e alla estenuante lentezza con la quale si realizzano le opere pubbliche, essenziali per lo sviluppo e l'ammodernamento del territorio.

Dopo la breve introduzione del segretario UGL, la parola è passata a Alessandra Droghetti, che dal 2008 ha partecipato con successo a oltre 1.000 gare d'appalto. Un'esperienza che le ha consentito di fondare un nuovo metodo affiancando alla tecnica uno specifico approccio motivazionale. Alessandra Droghetti, infatti, ha unito l'esperienza alle competenze, essendo laureata in comunicazione e Marketing, arricchendo il tutto con la passione per la psicologia e le tecniche motivazionali. Un mix di fattori che sono la base del metodo de "Gli appalti in un puzzle", il libro presentato nell'occasione, e della scuola di "Appalti, Training & More" nata con l'obiettivo di formare professionisti nella preparazione delle gare d'appalto, basandosi su un approccio motivazionale e innovativo.

Partecipare agli appalti vuol dire approcciare un mercato miliardario, al quale in pochi selezionati hanno accesso, ma in grado di riconoscere prestigio, sicurezza economica e continuità alle aziende. Un mercato che nel 2017 si era attestato intorno ai 139 miliardi di euro pari a circa l'8% del Pil nazionale e di cui spesso si ha paura ritenendo sia argomento specifico per le competenze di specialisti in discipline giuridiche.
Il metodo di Alessandra Droghetti invece accompagna, passo dopo passo, la preparazione di una gara d'appalto, unendo psicologia, motivazione e strumenti concreti di lavoro.

Una relazione che, come anticipato, ha stimolato molte osservazioni, per lo più convergenti sulla considerazione della inadeguatezza dell'esecutivo centrale attuale, poco preparato a affrontare le importanti sfide reali al quale il Paese è chiamato a rispondere.

 

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Pubblicato in Economia Parma
Domenica, 15 Dicembre 2019 06:36

Basta con i furti di simboli!

Non c’è che dire, sull’esempio delle “Sardine” è tutto un rifiorire di manifestazioni. Una storia di simboli pensionati e di altri impunemente saccheggiati.
 
Di Lamberto Colla 15 dicembre 2019 -

Le piazze tornano a riempirsi, alle volte d’acqua come a Venezia, altre volte di aria fritta condita con la demagogia più alta e soprattutto senza vessilli dei partiti.

Quegli stessi stendardi e bandiere color rosso sangue, che un tempo uscivano da ogni dove, ora sono messe silenziosamente al bando, o forse in pensione perché comunisti si è per sempre, e al loro posto il vuoto assoluto incartato da buona demagogia.

Le “sardine”, ad esempio, che scendono in opposizione dell’opposizione. Un paradosso assurdo ma che sono perfino riuscite addirittura a legalizzare il fascismo di sinistra, quello universalmente accettato dalla reale minoranza attuale: “Perché grazie ai nostri padri e madri, nonni e nonne, avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare“.

Questo è quanto è stato diffuso nei giorni scorsi dai vertici delle Sardine nell’euforia dei successi numerici. Una conferma che non sanno cosa dicono e sono ben consci che dal loro presuntuoso piedistallo di sinistra nessuno li può contestare.

Non è stato sufficiente mettere sotto scorta la senatrice Liliana Segre per gli insulti antisemiti di qualche inqualificabile idiota da tastiera. Una azione di prevenzione e sicurezza indiscutibile ma di cui si sta esagerando sul tasso di pericolosità e sbandierato come simbolo rappresentativo di un antisemitismo galoppante.

Ma siccome è importante riempire le piazze di demagogia ecco che addirittura 600 sindaci, che probabilmente non sapevano cosa fare, si sono ritrovati a Milano a manifestare contro l’odio.

Ma sanno cosa voglia dire odio?

Le piazze piene e stracolme sono comunque tutte ordinate e, anche quelle di destra, non sono farcite d’odio come vogliono farci intendere.

Qualcuno si ricorda come erano le manifestazioni degli anni ’70 e primissimi anni ’80? All’epoca non c’era la certezza di tornare indenni dalla manifestazione. Gli scontri erano violentissimi e l’odio palpabile.

I confronti ideologici erano veri e propri scontri, anche fisici.

Ad ascoltare gli attuali discorsi dei portatori di “pace” c’è da rabbrividire per la banalizzazione delle argomentazioni e non stupisce che una “Greta” qualsiasi trovi terreno fertile per raccogliere proseliti, allineati e coperti a sostegno della ipotesi che il clima ha bisogno di cura. Peccato però che a loro non si siano affiancati i giovani indiani e cinesi che rappresenterebbero i veri paesi inquinanti.

Almeno, questi disgraziati di occidentali hanno, ormai da tempo, iniziato a investire sulla riduzione degli inquinanti e, tanto per dare un indice nazionale, il Grande Fiume (il PO) è ormai prossimo a essere nuovamente balneabile.

Ciononostante ancora tantissimo c’é da fare e a livello globale sono i paesi ex emergenti che ora devono adeguarsi.

Che la Greta e i sindacalisti d’acqua dolce vadano a convincere nuovi accoliti a Pechino o a Nuova Delhi se riescono!

Non voglio essere etichettato come fascista o razzista solo perché penso con la mia testa e non mi allineo al vuoto pneumatico che sta esprimendo orgogliosamente certa sinistra centrista che, per accaparrarsi una manciate di voti, non si vergogna delle banalizzazioni assunte a teoremi scientifici, accontentandosi della demagogia e facendo proprio ogni elemento positivo che raccolgono per strada.

Adesso è ora di smetterla di taccheggiare i simboli.

Dall’arcobaleno che vorrei “toccare” senza pensare a un movimento specifico di cui posso aderire o meno alle ideologie, all’odio che voglio essere libero di considerare come un sentimento umano alla pari dell’amore e soprattutto pretendo che l’antifascismo e l’antirazzismo escano dalla esclusiva gestione di questa nuova sinistra, falsamente buonista, dalle nemmeno tanto velate sfumature fasciste.

 

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Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 18 - n° 50 15 dicembre 2019 -
Editoriale:  - Editoriale:  Basta con i furti di simboli!. - Lattiero caseario. Latte spot in flessione -Cereali e dintorni. Finale d’anno tra incertezze e timori. - Innovazione nell'istruzione e nel Settore Lattiero-Caseario: l’Università di Parma a Cipro per Innodairyedu - Il salatissimo conto della Piena del PO alla Bonifica Centrale - Traffico illecito di rifiuti plastici verso la Cina - Parmigiano Reggiano: l’Assemblea approva il bilancio preventivo 2020 -

SOcibus-50-15dic2019.jpgMMARIO Anno 18 - n° 50 15 dicembre 2019
1.1 editoriale
Basta con i furti di simboli!.
3.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Latte spot in flessione
3.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
4.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Finale d’anno tra incertezze e timori.
5.1 cereali e dintorni tendenze.
7.1 lattiero caseario Innovazione nell'istruzione e nel Settore Lattiero-Caseario: l’Università di Parma a Cipro per Innodairyedu
7.2 spandimenti Emilia Romagna Deroga spandimenti.
7.3 ambiente Bonifica Parmense: interventi di messa in sicurezza sulle strade comunali di Bore
8.1 piena del po  Il salatissimo conto della Piena del PO alla Bonifica Centrale
9.1 rifiuti e traffico illecito  Traffico illecito di rifiuti plastici verso la Cina
10.1 parmigiano reggiano Parmigiano Reggiano: l’Assemblea approva il bilancio preventivo 2020
11.1promozioni “vino” e partners
12.1 promozioni “birra” e partners

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E’ continuata, anche nel terzo trimestre dell’anno, la tendenza negativa degli indicatori congiunturali della provincia di Reggio Emilia.

Reggio Emilia 14 dicembre 2019 - La produzione manifatturiera reggiana, anche all’inizio della seconda metà del 2019, ha registrato andamenti caratterizzati dal segno “meno”. Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio, infatti, dopo il -2,1% registrato nel periodo aprile-giugno, i valori sono scesi ulteriormente, attestandosi a -2,5% rispetto al trimestre luglio-settembre 2018.


Al calo della produzione si è associata la flessione del fatturato (-1,9%), anche se con intensità inferiore rispetto a quanto osservato nel secondo trimestre dell’anno in corso quando il calo aveva raggiunto il -3,4%. Più contenuto il trend negativo registrato dal fatturato estero: le imprese esportatrici reggiane, infatti, hanno registrato un calo del fatturato dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2018.


La dinamica degli ordinativi, sia per quanto riguarda la totalità degli ordini che quelli provenienti dal mercato oltre confine, riproduce l’andamento già osservato per gli indicatori analizzati in precedenza. Anche in questo caso l’andamento registrato dalle aziende esportatrici, con un -1,1%, mostra una flessione leggermente inferiore rispetto al dato totale che, nel trimestre luglio-settembre ha raggiunto il -3,1%.
Il trend è condizionato dall’andamento di tutti i settori leader dell’economia reggiana, ad eccezione dell’alimentare. Il comparto, infatti, ha registrato un incremento produttivo del 2,9% rispetto all’analogo periodo del 2018: andamenti in crescita anche per il fatturato totale (+1,4%) e per gli ordini sia totali (+2% rispetto al terzo trimestre dell’anno passato) che dai mercati esteri (+2,7%). Un contenuto segno “meno” e pari al -0,6%, si osserva solamente per il fatturato delle imprese che esportano.


Sono inoltre positivi gli andamenti registrati dagli indicatori congiunturali delle “altre industrie manifatturiere”.


Per l’ultimo scorcio dell’anno, più della metà degli imprenditori reggiani intervistati prevede non ci saranno apprezzabili variazioni rispetto a quanto osservato per il terzo trimestre del 2019. Per quanto riguarda la produzione e il fatturato è lievemente prevalente la quota che si schiera a favore della crescita per la quasi totalità dei settori, sebbene rimangano ancora in sofferenza le imprese del sistema moda e della gomma plastica.
Quanto alle previsioni sugli ordini, queste appaiono ancora leggermente in flessione; per alcuni comparti - ceramica, tessile-abbigliamento e elettrico-elettronica in particolare – il saldo fra la quota di imprese che prevede aumenti e quella che ritiene si registreranno ulteriori diminuzioni supera il 10%.

 

 

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Pubblicato in Economia Reggio Emilia

Prosegue la strategia del Gruppo focalizzata nella gestione dei grandi patrimoni. Renato Miraglia è il nuovo Responsabile del Private Banking Italy di UniCredit.

Nel Gruppo dal 2012,  dal 2013 Renato Miraglia è a capo della struttura Investment Products & Advisory Italy del Gruppo. Incarico che continuerà a  mantenere.

Grazie alla sua consolidata esperienza professionale, Renato Miraglia contribuirà  a rafforzare il posizionamento in Italia di UniCredit Private Banking, struttura dedicata alla gestione personalizzata di importanti patrimoni, specializzata nell'offrire un modello evoluto di consulenza, attraverso una rete composta da circa 800 Private Banker che operano nelle 170 Filiali Private Banking di UniCredit, con presenza capillare su tutto il territorio nazionale.

Con l’obiettivo di potenziare le attività della divisione nell’ambito della clientela di fascia alta, nel nuovo ruolo, Renato Miraglia riporterà ai Co-Ceo Commercial Banking Italy, Andrea Casini e Remo Taricani; e a Marco Bizzozero, Ceo Group Wealth Management.

 “Auguriamo a Renato il migliore successo nel suo nuovo ruolo - dichiarano Andrea a Casini e Remo Taricani, Co-CEO Commercial Banking Italy -, certi che la sua competenza e la sua profonda conoscenza del business costituiscano un grande valore per affrontare al meglio le sfide del prossimo piano industriale, Team 23”.

La nomina di Miraglia conferma l’attenzione di UniCredit nella gestione dei grandi patrimoni che si caratterizza per l’alto livello di servizio dedicato, attraverso l’attività del Private Banking Italy e del segmento Wealth Management che, sul perimetro Italia, è affidata a Stefano Vecchi.

 

Biografia di  Renato Miraglia

Torinese, classe 1974, è laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Torino. Entra in UniCredit nel 2012 come Head of Products, Fund Selection and Strategic Marketing della divisione Private Banking di UniCredit. Dal 2013 ricopre il ruolo di responsabile Investments Products and Advisory per l’Italia, curando lo sviluppo delle soluzioni di investimento, gestendo i servizi di amministrato e coordinando il processo di consulenza sugli investimenti, definendo anche la customer experience, per i diversi target di clientela del Commercial Banking Italy.

Ha maturato una consistente esperienza nell’Asset Management, iniziata come portfolio manager e analista quantitativo in Eurizon Capital e continuata in Pioneer Investments in qualità di responsabile dello sviluppo prodotti.

Da dicembre 2019, è anche il responsabile del Private Banking Italy di UniCredit, focalizzato nella gestione dei grandi patrimoni.

 

 

Continuano a migliorare i principali indicatori dello stato di salute dell’economia e della società reggiana.

Reggio Emilia 9 dicembre 2019 - L’ottavo “Rapporto sulla coesione sociale” realizzato dalla Camera di Commercio in collaborazione con il Comune capoluogo, infatti, presenta la fotografia di un territorio in cui, tra l’altro, l’occupazione è aumentata, nel solo 2018, di 3.248 unità (dato che si colloca ben sopra la media di 2.000 unità dell’ultimo quinquennio), mentre è calata di 0,6 punti la disoccupazione (attestata al 4,2% e ancora in calo dopo aver toccato il record negativo nel 2014, con il 6,6%), si è ridotto di due punti il lavoro precario tra i nuovi assunti e il Pil procapite, crescendo di 360 euro, si è riportato ai livelli pre-crisi.


A questi primi valori riferiti all’economia e al lavoro, il Rapporto associa decine di altri indicatori che, in sostanza, parlano di un territorio che – come sottolineano il Sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi, e il curatore del Rapporto, lo psicosociologo Gino Mazzoli – “ritrova finalmente un migliore equilibrio, mettendosi via via alle spalle tanta parte degli effetti della lunga crisi partita nel 2008”.
E il miglioramento, come si è detto, appare evidente su molti fronti, a partire dal lavoro, con un tasso di occupazione cresciuto di un punto (è al 69,4%, al terzo posto in Emilia-Romagna e 11 punti al di sopra di quello nazionale) e un numero complessivo di occupati – pari a 240.787 unità – che si è riportato ai più alti livelli toccati negli ultimi 15 anni.


“A questo – sottolinea Gino Mazzoli – si aggiunge il significativo calo delle persone in condizione di vulnerabilità: nel 2018 abbiamo registrato una flessione complessiva di ben 3.400 unità, con 1.700 cassintegrati in meno, un calo 1.000 iscritti alle liste di disoccupazione, la diminuzione di 700 contratti di solidarietà e la diminuzione della cassa integrazione per due milioni di ore”.
“E’ evidente – aggiunge Mazzoli – che sono dati incoraggianti, ma che non debbono indurre a sottovalutare quelle situazioni di vulnerabilità che nel 2015 arrivarono addirittura a toccare 70.000 persone, ma che ancora oggi sin avvicinano comunque alle 44.000 unità”.


Un aiuto, in questo senso, dovrebbe giungere già dalla chiusura del 2019 e anche dal prossimo anno. “Le previsioni di Prometeia elaborate dal nostro Ufficio studi – sottolinea al proposito il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – parlano di un tasso di disoccupazione che dovrebbe attestarsi al 4% a fine anno, per poi scendere al 3,8% nel 2020; i dati potrebbero essere anche migliori, ma oggi dobbiamo tenere conto delle incognite legate ad una previsione di leggero calo – seppure nel solo 2019 – del Pil dell’industria manifatturiera”.


Dopo il brillante +3,9% del 2018, l’export presenta quest’anno flussi rallentati, con un +0,5% nel primo semestre; “stiamo comunque parlando di crescita”, osserva Mazzoli, “così come di crescita parliamo a proposito del reddito disponibile delle famiglie, che nel 2018 è salito di quasi il 3%”.


Su questo versante, le previsioni della Camera di Commercio parlano di un +2,4% per il 2019; dato, anche questo, positivo, ma che in buona misura andrà ad alimentare il risparmio e non i consumi. Resta infatti in calo - spiega Mazzoli – “la propensione al rischio e all’investimento che ha visto aumentare di oltre l’11% i depositi bancari nel 2018, con un contemporaneo calo degli impieghi; il rapporto tra i due valori si è così portato dal 152 al 119%”.
A segnalare il miglioramento delle condizioni finanziarie dei nuclei reggiani concorre poi il rilevante calo delle sofferenze bancarie delle famiglie, che dai 317 milioni del 2017 si sono portate a 197 milioni nel 2018.


"Questo quadro socioeconomico – sottolinea il Sindaco Luca Vecchi - certifica ormai definitivamente che siamo avviati fuori dalla crisi: siamo una città che esce diversa da come era entrata nella recessione globale che ha investito tutti, dal 2008 in poi”. “Dieci anni dopo i livelli di occupazione e disoccupazione e i dati dell'economia fotografano un territorio fra i più dinamici del Paese, come d'altronde accade lungo tutto l'asse della via Emilia”.
“Sono confortanti – spiega Vecchi - anche alcuni rilevatori sociali che hanno a che fare con la riduzione delle persone vulnerabili, delle sofferenze bancarie e il drastico abbattimento dell'insuccesso scolastico. Al tempo stesso alcune performance ambientali, seppur in un contesto di area vasta complicato, sono da giudicare come positive”.


“Considerano la situazione in cui versa l'intera economia italiana – conclude il Sindaco di Reggio Emilia - è peraltro giusto mantenere grande attenzione verso le fasce più fragili della società e, in questo senso, gli investimenti in campo sanitario, educativo e culturale sono fondamentali, per mantenere la coesione sociale".


Dall’ampio “Rapporto sulla coesione sociale” curato dalla Camera di Commercio in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia emergono bene i significativi dati richiamati da Vecchi e relativi, ad esempio, alla rilevante flessione dei tassi di dispersione scolastica, associati anche ad un tasso di insuccesso scolastico tra gli stranieri che dal 12,9% del 2010 si è portato all’attuale 4,9%; “dati – sottolinea Mazzoli – che segnalano, contemporaneamente, il miglioramento deciso dei livelli di integrazione e la maggiore stabilizzazione dei movimenti della popolazione straniera nel nostro territorio”.
Pur con il permanere di problemi legati alle polveri sottili (Reggio Emilia è tra le città più virtuose della Pianura Padana, ma si colloca comunque al 20° posto della graduatoria nazionale per giorni di sforamento), il capoluogo guadagna 12 posti nella graduatoria ambientale italiana.


Rispetto a tutti questi dinamici dati spicca la decisa stazionarietà dei dati demografici, anche se all’interno di una popolazione sostanzialmente stabile (531.891 abitanti nel 2019, cioè 684 in meno rispetto al 2018) si evidenzia il costante invecchiamento degli abitanti (il 25% sul totale) e quella che Mazzoli definisce l’”atomizzazione” dei nuclei familiari.
I dati, infatti, parlano di un aumento delle famiglie unipersonali (sono il 35% in provincia e il 42% nel capoluogo) e di quelle composte da due sole persone (36%).

 

Pubblicato in Economia Reggio Emilia

Editoriale:  Ciaone Italiani! Prima vi spolpiamo e poi ce ne andiamo - Lattiero caseario. Cedono il “parmigiano” e il “padano" - Cereali e dintorni. Altalena dei mercati - Guida Salumi d’Italia de L’Espresso 2020, da Reggio Emilia i top 11 migliori d’Italia -

SOMMARIO Anno 18 - n° 49 08 dicembre 2019 cibus-49-2019-COP.jpg
1.1 editoriale
Ciaone Italiani! Prima vi spolpiamo e poi ce ne andiamo.
3.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Cedono il “parmigiano” e il “padano"
3.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
4.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Impennata del prezzo del grano
5.1 cereali e dintorni tendenze.
6.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Altalena dei mercati
7.1 salumi d’italia Guida Salumi d’Italia de L’Espresso 2020, da Reggio Emilia i top 11 migliori d’Italia
7.2 ambiente Due giorni di laboratorio partecipato promosso dall’Autorità di Bacino PO
8.1 ambiente educazione  Life Claw progetto per la conservazione del gambero di fiume.
10.1 ambiente e territorio Territorio più sicuro grazie al Consorzio di Bonifica.
11.1promozioni “vino” e partners
12.1 promozioni “birra” e partners

 



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Gli italiani lavorano, vengono accusati di avere bassa produttività, ma riescono a risparmiare e perciò vengono derubati dai soliti “Splendidi Alleati” e dai propri grandi industriali.
 
Di Lamberto Colla 08 dicembre 2019 - Siamo alle solite! Si stanno profilando due operazioni di assoluta pericolosità per il lavoro e per l’economia nazionale.

Ma si sta preparando anche la strada della comunicazione ”amica” in grado di “vaselinare” gli italiani e correggere le loro opinioni.

Il gruppo industriale della più famosa famiglia torinese è ben rodato nelle operazioni di “raccolta” e “espatrio”. Sin dalla prima operazione i “rottamazione” i proventi dei risparmi italiani, stimolati a cambiare auto e per il quale il Governo italiano aveva elargito 1,5 - 2 milioni di lire per auto (in ragione della cilindrata), vennero immediatamente utilizzati per investire all’estero, nello specifico in Polonia, anziché in Italia dove il malloppo era stato saccheggiato.

Ma tutti in silenzio. Diverso invece il comportamento avuto con Obama che pretese la restituzione del prestito ponte entro in sei mesi a fronte di un piano di investimenti all’interno degli USA.

A questo punto gli interessi statunitensi erano prevalenti rispetto a quelli italiani e perciò orientarono gli Agnelli-Elkann a abbandonare l’editoria nazionale (La Stampa che avevano sin dal 1920) per acquisire il giornale economico statunitense “The Economist” molto più coerente con i nuovi e delicati interessi che la famiglia stava coltivando oltreoceano.

Con la creazione del nuovo gruppo FCA ecco che anche le sedi se ne vanno all’estero, in Olanda e nel Regno Unito, mentre in Italia è rimasta parte della produzione e la spada di Damocle dell’incertezza occupazionale accompagnata da tenui promesse di investimento, peraltro smentite alla prima occasione utile.

Ed eccoci all’ultima fase, quella che prevede di incassare un bel gruzzoletto dai Francesi di PSA per una malcelata fusione che vedrà i membri FCA in minoranza nella nuova composizione del cda (6 voti contro 5) e quindi la governance saldamente in mano all’amministratore delegato Carlos Tavares che avrà in tasca anche tutte le deleghe operative.
Una superiorità che, in caso di “ristrutturazione” industriale, vedrà sicuramente privilegiati gli impianti e le maestranze dei “galletti”.

Ecco allora che bisogna preparare la contraerea oltre all’indispensabile e strategico servizio di contro-informazione. E così, dalla Exor (la cassaforte della famiglia italo statunitense), che ha ricevuto altre e fresche sostanze dalla vendita di un altro gioiello tecnologico chiamato “Magneti Marelli”, usciranno le sostanze per comprarsi da GEDI (De Benedetti) un bel po’ di giornali (Repubblica, Espresso, La Stampa e molte testate locali) e radio che verranno caricate, non a salve, per ammorbidire gli orifizi dell’opinione pubblica.

Questa la notizia di parte industriale, mentre quella di parte economico/finanziaria, vede coinvolta la più grande banca nazionale. Quell’UNICREDIT, che solo in aprile scorso sarebbe stata pronta a intervenire a sostegno delle difficoltà dei due più grandi istituti di credito tedeschi (Deutsche Bank e Commerzbank a rischio fallimento), avrebbe invece annunciato ben 8.000 esuberi di personale (6.000 in Italia) e 500 sportelli in chiusura (450 in Italia). O è in salute o in crisi o è una manovra per disinvestire in Italia e reinvestire in altre aree, magari in Germania.

Le due Banche tedesche in questione, che in caso di fallimento farebbero crollare i risparmi di mezza Europa, è vero che hanno una gran necessità di sostegno, però non si comprende come mai non si applichi il Bail In ai tedeschi, come venne applicato in Italia per i correntisti e obbligazionisti italiani, e anzi si cerchino risorse esterne, (vedi ‘Unicredit” o dal MES - detto anche in modo inappropriato Salva-Stati ma di fatto Salva Banche).

Il solito mistero legato ai nostri cari e splendidi alleati.

Tutti con le mani nelle nostre tasche e una lobotomia gratuita per tutti!

 

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Editoriale:  - Editoriale:  - Io querelo te, tu quereli me, noi quereliamo loro...,- Lattiero caseario. Latte in positivo, burro e crema stabili - Cereali e dintorni. Mercato praticamente immobile - Maltempo, in attesa del colmo di piena del Po - Intitolato a Pierluigi Ferrari l'Agrilab di Giarola - Ore 11,00: previsto il passaggio del colmo di piena del Po in territorio parmense -


cibus-48-1dic19.jpgSOMMARIO Anno 18 - n° 48 01 dicembre 2019
1.1 editoriale
Io querelo te, tu quereli me, noi quereliamo loro...
3.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Latte in positivo, burro e crema stabili
3.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
4.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Mercato praticamente immobile
5.1 cereali e dintorni tendenze.
7.1 maltempo e colmo di piena del po Ore 11,00: previsto il passaggio del colmo di piena del Po in territorio parmense
7.2 FOOD EVenti Espressioni che abbinano sogni
8.1 maltempo emilia Maltempo, in attesa del colmo di piena del Po.
8.2 ambiente educazione  Intitolato a Pierluigi Ferrari l'Agrilab di Giarola.
10.1 Parmigiano reggiano Parmigiano Reggiano: il Consorzio lancia il progetto premium “40 mesi”
11.1promozioni “vino” e partners
12.1 promozioni “birra” e partners

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Domenica, 01 Dicembre 2019 11:31

Io querelo te, tu quereli me, noi quereliamo loro...

Nei momenti di crisi e di emergenza la sopravvivenza di ciascuno passa quasi esclusivamente dalla abilità di ognuno del gruppo di svolgere i compiti acquisiti durante le esercitazioni e soprattutto dal sostegno reciproco . E’ quello che non accade nel nostro parlamento.
 
Di Lamberto Colla 01 dicembre 2019 -

“Si metta in fila. Prima viene Carola”, ironizza Matteo Salvini alla minaccia del Presidente Giuseppe Conte di querelarlo in merito alla affermazione di tradimento per la vicenda MES (Fondo Salva Stati) che sembrerebbe essere stata sottoscritta dal premier senza aver consultato il Parlamento e addirittura il provvedimento sarebbe “chiuso e inemendabile”, come dichiarato dal Ministro Gualtieri in audizione al Senato.

Uno “sfregio al Parlamento”, l’ha definito Borghi, per il quale Salvini chiede l’intervento del Capo dello Stato. “Il presidente Mattarella - sottolinea il leader leghista - è da sempre, giustamente, molto attento al rispetto della Costituzione e in questo caso siamo di fronte a un atto del Parlamento che il presidente del Consiglio ha ignorato.”

Ma in questi giorni di minacce di carte bollate ne sono volate anche tra altri rappresentanti dei poteri dello Stato che sembrano da tempo in conflitto: magistratura e parlamento.

Questa volta non è un esponente di Forza Italia o della Lega a essere messo sotto mira ma un ex PD e  un ex Primo Ministro. Il Matteo, questa volta Renzi, dopo la sua fuoriuscita dal PD sembra aver perduto l’immunità e la magistratura sembrerebbe così aver affilato i coltelli e lanciato l’attacco finale alla sua ex Fondazione OPEN, mettendo anche a soqquadro tutte le imprese che avevano offerto sostegni.

Matteo Renzi non ci sta e parte al contrattacco parlando di "gioco al massacro" e, dal suo account Facebook, chiede: "Chi decide oggi cos'è un partito?", sottolineando che "E' in gioco la democrazia".
"Siamo o non siamo un Paese in cui vige la separazione dei poteri?" si chiede l’ex premier, chiarendo che "Non sto attaccando l'indipendenza della magistratura, ma sto difendendo l'indipendenza della politica"

Un attacco che non sembra voler far passare indenne e anzi anch’egli minaccia minaccia denunce. “Le prime tre denunce penali che ora firmo (Travaglio Verità Espresso) sono indirizzate al Dr Creazzo, capo della procura di Firenze - scriveva Renzi venerdi mattina su Twitter - Io credo nella giustizia. Sono certo che i magistrati fiorentini saranno solerti nel difendere i miei diritti di cittadino".

Verso il dottor Creazzo le carte bollate sarebbero indirizzate a seguito delle “rivelazione di segreto bancario o istruttorio alla luce degli articoli della Verità e dell’Espresso”, mentre verso Travaglio per la dichiarazione che Governo Renzi avrebbe “beneficato il gruppo Toto nel 2017”, mentre il Governo renziano era già decaduto nel 2016.

Domanda: Quanto impiegherà questo conflitto totale, tutti contro tutti, a uscire da Montecitorio e spargersi per le strade?

(Foto della Camera dei deputati di Francesca Bocchia)

Link:

https://www.youtube.com/watch?time_continue=6&v=F6fruBczDGY&feature=emb_logo

https://www.gazzettadellemilia.it/politica/item/25917-l-indagine-su-matteo-renzi-passa-anche-da-parma.html  

 

 

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