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"Fare piena luce su dinamiche e responsabilità per quanto accaduto a Poviglio e vicinanza alla famiglia del lavoratore di Cadelbosco Sopra". Lo afferma la Cisl Emilia Centrale intervenendo sull'infortunio mortale che si è verificato stamane in via Montessori.

‘Priorità alla sicurezza sul lavoro’. L’ha dichiarato più di un anno fa il presidente della Regione Stefano Bonaccini in uno dei suoi soliti, roboanti, comizi e crediamo che non abbia cambiato idea. Solo che ai pronunciamenti non seguono mai le azioni concrete, se è vero, come è vero, che nel piacentino il 2018 è stato funestato da più incidenti della media nazionale e che l’Emilia Romagna è seconda in Italia per il numero di infortuni sul lavoro. In un recente articolo, il segretario provinciale della Cgil piacentina ha richiamato l’urgenza di costituire un Osservatorio sulla materia, per analizzare il fenomeno e valutare le azioni da mettere in atto. Certo non ho nulla da ridire sull’istituzione di organismi di studio e approfondimento, ma credo anche che associazioni di categoria, sindacati e organismi preposti al controllo abbiano già molti elementi per capire quali siano i nodi nevralgici della questione. Penso, insomma, che in molti casi ci si appelli a nuovi organismi da costituire e a ulteriori analisi e indagini da espletare per schivare responsabilità e deficit negli interventi concreti, rimandando all’infinito una soluzione. E non è una questione solo piacentina, se andiamo a verificare le dichiarazioni che soprattutto gli esponenti sindacali rilasciano all’indomani di incidenti sul lavoro in tutto il territorio regionale. Sono certo che più controlli a sorpresa nei cantieri e più verifiche sull’osservanza delle severe regole esistenti potrebbero portare risultati tangibili fin da subito. Nel reggiano, per esempio, di recente sarebbero stati controllati 87 cantieri edili, il 20% dei quali avrebbe presentato qualche irregolarità. Ci sono poi nuove realtà, un quadro più complicato del mondo del lavoro. Micro imprese che operano in sub-appalto. Lavoratori stranieri non avvezzi alle regole di sicurezza vigenti nel nostro paese e che non sempre conoscono la lingua italiana, per cui, magari, è difficile per loro capire un avvertimento di pericolo o un ammonimento. Altro problema quello dell’alcool e delle droghe. Quanti incidenti sono provocati dall’assunzione irresponsabile di sostanze che rallentano i riflessi o ottundono i sensi? Io credo che tutti questi dati siano già reperibili e che serva solo la volontà di metterli a sistema, anche a livello locale e regionale, per capire le cause principali a monte degli incidenti, dove avvengano più di frequente e a quale categoria di lavoratore. Sempre tenendo presente che le disgrazie accidentali possono purtroppo accadere. Ben venga l’Osservatorio, dunque, ma che non sia l’ennesimo Tavolo dove si parla e si analizza tanto, senza produrre nulla di concreto. Se i sindacati, la Regione e gli altri attori coinvolti nel mondo del lavoro volessero agire davvero, avrebbero già tutti gli strumenti e le capacità per farlo. Quello che vedo è, al contrario, la solita corsa a scaricare su altri un problema che si potrebbe risolvere ma che è più comodo far diventare un ‘caso’ politico. Per quanto mi riguarda, sono assolutamente preoccupato dall’escalation di incidenti sul lavoro e mi dichiaro pronto, insieme al gruppo di Fratelli d’Italia in Regione, a valutare fin da subito azioni concrete per affrontare questa piaga”.

Lo ha dichiarato in una nota il consigliere di Fratelli d’Italia in Regione Fabio Callori.

Pubblicato in Comunicati Lavoro Emilia
Domenica, 08 Aprile 2018 09:15

Chiuso per lutto

Una tragedia senza fine. Il 2018 è iniziato male e sta proseguendo peggio. Le morti sul lavoro crescono e questi ultimi sono sono stati segnati, indistintamente da nord a sud, da troppi decessi sul lavoro.

di Lamberto Colla Parma 8 aprile 2018 -

La statistica sottolinea che sono 1,67 i decessi registrati quotidianamente da inizio d'anno, con un +11% rispetto lo scorso anno.

Ma dietro a questi sterili numeri ci sono le tragedie familiari dei cari che hanno perduto il loro babbo, fratello o sorella o addirittura due congiunti, come nel caso dei due fratelli deceduti, insieme a altri due operai, mentre facevano manutenzione in una azienda lombarda, la Lamina, peraltro ben nota per l'elevata attenzione alla sicurezza.

Con l'ultimo incidete mortale plurimo, due uomini "deceduti sul campo" (un terzo è in gravissime condizioni) a Crotone, travolti da un muro di cemento armato, al quale si aggiunge la morte del Vigile del Fuoco lombardo delle scorse ore, i primi 90 giorni del 2018 hanno già raccontato di oltre 150 morti bianche.

Un trend in crescita proporzionalmente con l'aumento del lavoro che rimane comunque inaccettabile e vuol significare che qualcosa è venuto a mancare, nelle normative, nelle conoscenze sui rischi da infortuni sul lavoro.

Nel terzo millennio non si può essere ancora testimoni di una simil mattanza.

Tre morti in Toscana, due a Livorno e uno ad Arezzo, uno in Emilia, poi ancora due a Catania e due nel giorno di Pasqua in Lombardia ai quali si è aggiunto il Vigile del Fuoco deceduto venerdi scorso (ben 20 da inizio d'anno) e infine i due di Crotone. Questa la macabra geografia degli ultimi 15 giorni.

Eppure nel nostro paese, stando al parere degli esperti, esiste una legge l'81/2008 "Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro" sarebbe una "buona legge". Ma, perché un "ma" esiste sempre, alla fine c'è la crisi che spinge gli ultrasessantenni a fare ancora lavori per i quali non sarebbero più idonei, o la sempre più spinta precarizzazione del lavoro che costringe sempre più lavoratori a "accettare" lavori con più alto tasso di rischio.

Infine, ma non da ultimo, la riduzione dei controlli, spesso determinati dalla necessità di contenere i costi della pubblica amministrazione.

Nonostante la "buona legge", "Vita.it" richiama le "responsabilità" governative segnalando che, a dieci anni dalla introduzione del testo Unico, sono ancora una ventina i provvedimenti da attuare e alcuni riguardano materie anche di grande rilievo. E nemmeno l'introduzione del Jobs Act, che con i suoi decreti attuativi ha modificato direttamente e indirettamente la normativa sulla sicurezza sul lavoro, non è riuscito ad affiancare obiettivi di semplificazione e razionalizzazione a quello di completamento del relativo quadro normativo.

Insomma, in Italia o si muore per mancanza di lavoro e qui si dovrebbe aprire il capitolo dei suicidi. o per eccesso di lavoro.

E... se si ha la fortuna di non perire, spesso si è nelle condizioni di soffrire per la precarizzazione e l'inadeguatezza dei salari al costo della vita.

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I dati sugli infortuni
Secondo gli ultimi dati disponibili rilevati dall'Open Data INAIL, in Italia nel 2017 le denunce d'infortunio sul lavoro sono state 635.433 (a fronte delle 636.812 del 2016 con variazione rispetto al 2017 del -0,21%), ben 1.029 quelle relative ai casi con esito mortale (a fronte delle 1.018 del 2016 con una variazione rispetto al 2017 dell'1%) e 58.129 quelle riguardanti le malattie professionali (a fronte delle 60.347 del 2016 con una variazione rispetto al 2017 del -3,6%).

 

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