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Shell-Eni accusate di corruzione, bloccati alcuni conti anche a Lugano. Potrebbe trattarsi di uno dei casi più importanti di corruzione in Europa.

Nel 2017 l'alta corte di Abuja, capitale della Nigeria, ha aperto un fascicolo per corruzione che vede coinvolte la Shell e alcuni funzionari della filiale Agip dell'Eni per la vendita per oltre 1,1 miliardi di dollari di uno dei più ricchi blocchi dell'Africa. Secondo l'accusa le società avrebbero pagato 800 milioni agli ex ministri del petrolio, Dan Etete, e della giustizia, Mohammed Bello Adoke, e al businessman Aliyu Abubakar per la licenza Opl 245, mentre al governo nigeriano sarebbero andati solo 210 milioni di dollari. Ora il caso di corruzione che vede coinvolti in Nigeria e in Italia manager della società britannica Shell e dell'Eni ha anche degli addentellati in Svizzera. Su richiesta della giustizia italiana, il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha infatti ordinato il blocco di alcuni conti bancari riconducibili alla vicenda.

Nello specifico, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", tenuto conto delle somme in gioco, potrebbe trattarsi di uno dei casi più importanti di corruzione in Europa: le procure nigeriana e italiana accusano diversi manager delle due società di aver versato tangenti milionarie a un ex ministro africano quale pagamento per ottenere licenze di perforazione nel Paese, uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo. La giustizia nigeriana parla di una somma pari a 801 milioni di dollari.

Confermando una notizia pubblicata oggi dal "Tages Anzeiger", il MPC ha confermato di aver posto sotto sequestro diversi conti su richieste della procura di Milano fornendo ai magistrati altre informazioni.

Le autorità elvetiche non hanno precisato l'ammontare dei patrimoni congelati. Stando al quotidiano zurighese, le autorità svizzere avrebbero bloccato diverse centinaia di milioni di franchi in banche di Ginevra, Basilea e Lugano.

Il processo di Milano avrebbe dovuto incominciare oggi, ma è già stato posticipato al 14 di maggio.
(19 marzo 2018 )

Pubblicato in Economia Emilia
Sabato, 12 Agosto 2017 07:50

Dal 2040 stop alle auto a gasolio e benzina.

Dopo Francia e Regno Unito anche l'Italia tenta la strada del divieto di commercializzazione delle auto e delle moto a gasolio e benzina. Quali le controindicazioni?

Ekoclub Roma, 10 agosto 2017 -
In piena allerta calore e la questione migranti che ha messo in fibrillazione le ambasciate di Italia, Tripoli e Parigi, la Commissione Ambiente e la Commissione Lavori pubblici del Senato ha approvato una risoluzione che invita l'esecutivo ad adottare, già dalla legge di bilancio 2018, politiche che portino ad una maggiore mobilità sostenibile.

L'obiettivo finale è, alla pari di quanto già avvenuto in Francia e Regno Unito, di vietare la vendita di auto e moto alimentate con derivati dei gas fossili, benzina e gasolio.
La risoluzione, approvata senza voti contrari, oltre a mettere al bando la commercializzazione dei mezzi a partire dal 2040, prevede l'introduzione del bollo progressivo in funzione della quantità di inquinanti emessi nell'ambiente, tariffe di parcheggio differenziate secondo lo stesso criterio, una spinta verso il trasporto pubblico locale e una maggiore diffusione di veicoli elettrici e piste ciclabili.

Le commissioni del Senato puntano a rafforzare il trasporto pubblico locale attraverso incentivi che stimolino il rinnovamento dei mezzi (obiettivo abbassare a 7 anni la media di vetustà dei bus).
Sul fronte aziendale invece viene proposta la proroga del super ammortamento al 140% anche sui veicoli a basse emissioni fino al 31 dicembre del prossimo anno e per tutti il bonus fiscale del 65%, sull'acquisto di veicoli a basse emissioni.

Seppure l'iniziativa dei senatori sia da considerarsi ammirevole, essa pone comunque molti interrogativi.

Sul fronte delle infrastrutture, rete di colonnine nei centri urbani è inconsistente e praticamente assente sulla rete autostradale, sul piano occupazionale, sul piano del consumo elettrico e infine sullo smaltimento delle batterie esauste.

Questioni che, nonostante i 23 anni di tempo rimanenti, dovranno essere affrontate nell'immediatezza con un approccio pragmatico e scientificamente ineccepibile, affinché non si rischi una fallimento economico e sociale pur di soddisfare la spinta demagogica, così viva nel nostro paese ma di cui non è esente l'intero sistema politico e economico occidentale.

EKOCLUB International Onlus

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