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Venerdì, 15 Novembre 2019 16:05

Il robot chirurgico debutta all’Ospedale di Parma

La chirurgia robotica entra nelle sala operatorie dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Da lunedì strumentazione già operativa con il primo intervento. Fabi, direttore generale del Maggiore: “Con l’arrivo del Robot si completa il percorso di innovazione tecnologia e organizzativa intrapreso in area chirurgica”.

Ridotte incisioni, minor dolore post-operatorio, ripresa più rapida delle attività quotidiane, eccellente visualizzazione e miglior accesso alle aree anatomiche difficili. Questi i principali vantaggi del robot chirurgico che da lunedì 18 novembre debutta con il primo intervento. Grazie al prezioso contributo diFondazione Cariparma l’innovazione tecnologica di ultimissima generazione entra quindi in sala operatoria, amplificando le mani del chirurgo e aumentandone la precisione. La tecnica robotica rappresenta l'evoluzione naturale della chirurgia mini-invasiva laparoscopica, tecnica da lungo tempo utilizzata presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, già considerata centro di riferimento e formazione nell'ambito chirurgico. I chirurghi che, dopo aver intrapreso e portato a termine un articolato piano di formazione, utilizzano anche la chirurgia robotica  hanno ora uno strumento in più al servizio dei pazienti dell’Ospedale di Parma.

La presentazione del progetto di chirurgia robotica si è svolta oggi all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma in una sala congressi con oltre 200 tra chirurghi, medici e sanitari, presenti insieme al direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma Massimo Fabi, al  presidente di Fondazione Cariparma Gino Gandolfi, al  Rettore dell’Università degli studi Paolo Andrei e all’Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia Romagna Sergio Venturi. “Con l’arrivo del Robot – precisa Massimo Fabi, direttore generale dell’azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma -  si completa il percorso di innovazione tecnologia e organizzativa intrapreso in area chirurgica. Affidiamo nelle mani dei nostri professionisti uno strumento importante al servizio dei pazienti.  Ringrazio Fondazione Cariparma per aver ancora una volta sostenuto  un progetto importante dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria donando 1 milione di euro.”

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Il sistema robotico da Vinci consente al chirurgo, seduto ad una console di manovrare a distanza quattro bracci robotici che migliorano i gesti umani garantendo una visione 3D e immersiva del campo operatorio, con la possibilità di raggiungere aree anatomiche difficili. Il costo del Robot è  pari a 2.778.000 euro sostenuto da fondi Aziendali e da una donazione di 1.000.000 di Fondazione Cariparma. 

“La dotazione al Maggiore di Parma di un sofisticato robot chirurgico è un importante risultato per la nostra Comunità – spiega il Prof. Gino Gandolfi, Presidente di Fondazione Cariparma – un’apparecchiatura all’avanguardia in grado di offrire un sensibile miglioramento alla qualità prestazionale del nostro Ospedale; per tale motivo la Fondazione, con un importante contributo, ha immediatamente aderito al progetto di acquisizione del robot chirurgico, aggiungendo un nuovo, significativo tassello al potenziamento ed alla crescita del servizio sanitario del territorio.”  

“Con questo nuovo robot chirurgico, per il quale ringrazio sinceramente la Fondazione Cariparma per la sensibilità che dimostra sempre nei confronti dei bisogni del territorio, la nostra Azienda Ospedaliero-Universitaria – spiega il Rettore Paolo Andrei - fa un deciso passo avanti collocandosi tra l’altro in una posizione d’avanguardia in Regione, visto che in Emilia-Romagna solo altri tre poli ne sono dotati. Anche l’Università non può che esprimere grande soddisfazione per questo nuovo strumento, che ha valenza in chiave assistenziale ma anche in un’ottica d’integrazione tra assistenza, didattica e ricerca, pienamente in linea con il ruolo dell’Ateneo”

“Quello di oggi- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi - è un esempio concreto di cosa intendiamo quando parliamo di investimenti in sanità, che abbiamo posto da subito in cima alla nostra agenda: nuovo personale, strutture pensate per la funzionalità e il comfort dei pazienti e di chi ci lavora, tecnologie sempre più all’avanguardia, in grado di alzare ulteriormente la qualità e l’efficacia delle cure e dell’assistenza. E quando un progetto riesce grazie alla collaborazione costruttiva tra pubblico e privato, come in questo caso, significa che il territorio e le istituzioni lavorano insieme per raggiungere obiettivi comuni a vantaggio della collettività. Anche questo mi sembra un gran bel risultato”.

 

Il Robot Da Vinci

La piattaforma robotica è formata da una console chirurgica, un carrello paziente e un carrello visione. La console chirurgica rappresenta il centro di controllo del robot Da Vinci; è il sistema con cui il chirurgo si interfaccia e controlla il sistema endoscopico e gli strumenti EndoWrist (strumentario chirurgico che replica ed amplifica i movimenti della mano), attraverso due manipolatori e una pedaliera. Inoltre il chirurgo osserva il campo operatorio attraverso un visore stereo “full immersion” in HD-3D.  Il carrello paziente è il componente operativo del sistema Da Vinci ed è provvisto di quattro braccia innestate su di un perno centrale girevole, che comandano l'endoscopio e gli strumenti chirurgici in modo da poter agire su tutti i quadranti del campo operatorio. Il carrello visione contiene l'unità centrale di elaborazione delle immagini.

Inoltre, offre la possibilità di vedere il campo operatorio in tre dimensioni full HD (in grado di moltiplicare fino a 10 volte la normale visione dell'occhio umano) e di utilizzare movimenti naturali simili a quelli delle mani e delle braccia. La tecnica robotica riesce a filtrare e rendere pressoché impossibili eventuali tremori dell’operatore alla console, consente un’estrema facilità di accesso ad anatomie “difficoltose” e incrementa notevolmente la precisione nella procedura demolitiva e in quella ricostruttiva.

Pubblicato in Cronaca Parma

Un nuovo primato per la chirurgia dei Trapianti di Modena. Al Policlinico il primo trapianto di rene da donatore vivente con prelievo robotico eseguito in Emilia - Romagna. Il gruppo del Prof. Di Benedetto leader nella ricerca clinica e nell’innovazione tecnologica.

Modena -


La Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e dei Trapianti di Fegato dell’AOU di Modena conferma nuovamente la sua vocazione alla ricerca e allo sviluppo, segnando una tappa importante nel campo del trapianto di rene. L’equipe – composta da chirurghi vascolari e chirurghi trapiantologhi - guidata dal prof. Fabrizio Di Benedetto di UNIMORE ha infatti portato a termine la scorsa settimana un trapianto di rene da donatore vivente con prelievo completamente robotico. Si tratta del primo caso condotto con questa tecnologia in Emilia-Romagna, e va ad arricchire l’offerta al territorio all’interno di un programma chirurgico trapiantologico già di primo piano. Il donatore è già stato dimesso, il ricevente sta proseguendo la convalescenza.

“Dal primo di Novembre abbiamo affidato la responsabilità chirurgica del programma di trapianto di rene al prof. Di Benedetto – ha spiegato il dottor Ivan Trenti, Direttore generale dell’AOU di Modena – grazie alla sinergia con il Prof Cappelli, direttore della Nefrologia e grande esperto nei trapianti di rene, oltre che con i reparti ed il personale di entrambi i nostri stabilimenti ospedalieri, abbiamo potuto offrire al nostro paziente ed al suo donatore questa opportunità. Non è una casualità ma il frutto di un lavoro che ha coinvolto numerosi specialisti”.

“È un importante traguardo del nostro programma di lavoro – spiega il prof. Di Benedetto – che si prefigge di portare costantemente innovazione e qualità per i cittadini che si rivolgono al Sistema Sanitario Nazionale. Garantire la sicurezza dell’intervento e migliorare la qualità di vita dei donatori significa valorizzare il loro gesto di altruismo, dotandoci di uno strumento in più per rispondere alle esigenze di tutti i pazienti che aspettano un trapianto di rene, incrementando il numero dei trapianti e riducendo i tempi di attesa. Grazie all’ottimo lavoro svolto negli ultimi anni dal Centro di Coordinamento Regionale Trapianti diretto dalla Dott.ssa Gabriela Sangiorgi, stiamo assistendo ad una crescita costante delle donazioni che pone la Regione Emilia-Romagna ai vertici nazionali”.

“Le equipe delle due strutture ospedaliere coinvolte – ha spiegato la dottoressa Elda Longhitano, Direttore Gestione Operativa dell’AOU - hanno lavorato insieme ancora una volta con grande efficacia al percorso del donatore e del ricevente. Infatti, mentre il prelievo robotico sul donatore è stato eseguito nelle sale operatorie dell’Ospedale di Baggiovara, il trapianto si è svolto al Policlinico grazie al trasporto tempestivo dell’organo da parte di Modena Soccorso, secondo procedure di Sicurezza elaborate grazie alla collaborazione del Servizio assicurazione Qualità.”

“Tra i prossimi obiettivi – ha aggiunto il Prof Di Benedetto – c’è quello di applicare la tecnologia robotica anche al trapianto di rene. La collaborazione con chi ci ha preceduto nell’attività di trapianto di rene come l’esperto dott. Massimo Giovannoni della Chirurgia Vascolare, il reparto di Nefrologia diretto dal prof. Gianni Cappelli, la dott.ssa Elisabetta Bertellini ed il prof. Massimo Girardis con le loro equipe anestesiologiche, il sostegno della Direzione Sanitaria, i radiologi che hanno studiato con noi i pazienti e tutto il personale infermieristico dentro e fuori la sala operatoria: questi risultati si costruiscono grazie all’impegno di tanti eccellenti professionisti che quotidianamente mettono in campo la loro determinazione a rendere l’Ospedale un centro di qualità, sicurezza ed efficienza”.

La tradizione dei trapianti di rene a Modena, già consolidata da vent’anni di esperienza ed una casistica di 676 trapianti eseguiti, si arricchisce di una nuova opportunità per i pazienti e i loro familiari – precisa il prof. Gianni Cappelli – quella di offrire al donatore la tecnica chirurgica più moderna e meno invasiva. Questo permetterà di incrementare la risorsa della donazione da vivente con l’obiettivo di raggiungere una percentuale in linea con gli standard internazionali. 60 sono ad oggi i trapianti eseguiti da donatore vivente ma la possibilità di proporre una metodica mininvasiva permetterà alla immissione nella lista di attesa, curata dal Dr. Giacomo Mori, di facilitare il consenso del potenziale donatore. In quest’ottica anche il percorso di preparazione del paziente con malattia renale cronica avanzata alla scelta della migliore terapia sostitutiva renale potrà incrementare le possibilità di individuare coppie di donatore/ricevente nel follow-up ambulatoriale nefrologico e permettere il trapianto prima della dialisi”.

“Dal punto di vista anestesiologico – spiega la dottoressa Elisabetta Bertellini, Direttore dell’Anestesia e Rianimazione di Baggiovara – il prelievo robotico richiede procedure peculiari per un intervento più breve e meno invasivo. La metodica mini-invasiva consente, inoltre, un rapido recupero delle funzioni vitali e un ottimale controllo del dolore post-operatorio. In sala era presente il dottor Marco Degoli esperto in anestesia per la chirurgia robotica, che lavora spesso con l’equipe della chirurgia dei trapianti nella chirurgia robotica”. Il trapianto è stato poi effettuato nelle sale operatorie del Policlinico di Modena con una procedura di chirurgia tradizionale, col supporto dell’equipe anestesiologica dell’Anestesia e Rianimazione 1, diretta dal prof. Massimo Girardis.
Non c’è solo la lunga esperienza nella chirurgia robotica maturata su fegato e pancreas dal gruppo del prof. Di Benedetto, ma una programmazione mirata dietro al raggiungimento di questo primato regionale. “Abbiamo fortemente voluto l’arrivo nella nostra Università del prof. Stefano Di Sandro, recentemente chiamato a rivestire il ruolo di Professore Associato di Chirurgia – commenta il prof. Giovanni Pellacani, Presidente della Facoltà di Medicina dell’Università di Modena e Reggio Emilia – Si tratta di un’eccellenza di livello internazionale nel campo della chirurgia dei trapianti e mini-invasiva, ed ha apportato un contributo decisivo grazie alle sue competenze nell’applicazione della tecnologia robotica al prelievo di rene da donatore vivente”.

L’utilizzo del robot per il prelievo di rene a scopo di trapianto consente una rapida ripresa ed una riduzione delle complicanze post-operatorie, con conseguente rapido ritorno alle normali attività quotidiane ed un’ottima qualità di vita dopo l’intervento. “È ormai ben noto dalla letteratura internazionale che la donazione di rene è una procedura sicura e che non pone il donatore a rischio nel lungo termine – spiega il prof. Stefano Di Sandro – tuttavia l’approccio mini-invasivo robotico migliora la sicurezza dell’intervento grazie all’ingrandimento, alla stabilità dell’immagine e alla flessibilità degli strumenti. Inoltre, porta ad ottimi risultati funzionali e cosmetici per il donatore: in questo caso la donatrice dopo sole 48 ore dall’intervento è tornata a casa in ottime condizioni”.

“L’AOU di Modena è oggi – ha aggiunto Il Sindaco di Modena e Presidente della CTSS Giancarlo Muzzarelli - prima in Regione per donazioni e trapianti di fegato nel campo dei donatori a cuore non battente, e grazie all’introduzione del robot nel prelievo di rene a scopo di trapianto da donatore vivente offre oggi una nuova opportunità ai tanti pazienti in attesa. L’unificazione tra Policlinico e Baggiovara in seno all’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, fortemente voluta dalle istituzioni regionali e territoriali, è la base di questa organizzazione”.

 

Pubblicato in Cronaca Emilia

Sanità: l'Emilia-Romagna prima in Italia per qualità dell'offerta e capacità di rispondere ai bisogni di salute della popolazione. Bonaccini e Venturi: "Riconoscimento importante, che rappresenta una conferma del livello del nostro servizio sanitario pubblico, ma anche lo stimolo a fare ancor meglio e di più". Il 'voto' ai sistemi sanitari regionali nel rapporto Meridiano Sanità Regional Index, elaborato da The European House - Ambrosetti e presentato oggi a Roma. Nella comparazione con le altre Regioni valutati 26 indicatori di performance. "Va detto grazie per l'impegno quotidiano ai tanti operatori, infermieri, medici e dirigenti che lavorano nel sistema sanitario regionale".

Bologna -

L’Emilia-Romagna prima Regione in Italia per capacità di rispondere ai bisogni di salute della popolazione e per indice di mantenimento dello stato di salute.

Ad attestarlo Meridiano Sanità Index, lo studio elaborato da The European House- Ambrosetti che misura le performance del sistema sanitario italiano mettendolo a confronto con quello di altri Paesi, per fotografare gli effetti degli interventi di politica sanitaria sullo stato di salute della popolazione. Nell’ambito di questa rilevazione, presentata oggi a Roma, la sezione Meridiano Sanità Regional Index è dedicata alla valutazione e al confronto dei sistemi sanitari regionali, che vengono misurati con 26 indicatori di performance.  

Con 7,4 punti (a fronte della media nazionale di 5,7), l’Emilia-Romagna guida dunque la classifica nazionale per capacità di rispondere ai bisogni di salute della popolazione, precedendo Toscana (6,9) e, con 6,5 punti a parimerito, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento e Veneto. Una voce che valuta quanto il sistema sanitario regionale sia stato capace di organizzarsi per rispondere alle sfide della prevenzione, della gestione dei pazienti anziani sul territorio e dell’offerta di soluzioni terapeutiche innovative; in una parola, la capacità che ha di soddisfare le aspettative dei cittadini

Regione al vertice anche per quanto riguarda l’indice di mantenimento dello stato di salute: Emilia-Romagna (7,9), Lombardia (7,1) e Toscana (7,1) occupano le prime tre posizioni, con un punteggio che supera ampiamente la media nazionale di 6,0. Un secondo posto (7,4 punti) a parimerito con la Toscana e dopo la Provincia Autonoma di Trento l’Emilia-Romagna lo conquista in quanto ad efficacia, efficienza e appropriatezza dell’offerta sanitaria; una voce che tra gli altri elementi considera l’appropriatezza di prescrizioni, prestazioni e ricoveri, i tempi di attesa per gli interventi chirurgici e i numeri sulla mobilità sanitaria. Infine, per quanto riguarda gli investimenti in sanità, emerge una significativa disomogeneità tra le Regioni nell’utilizzo dei fondi assegnati dallo Stato: rispetto a una media nazionale di risorse sottoscritte del 75,7%, l’Emilia-Romagna è tra le 10 che sono riuscite ad utilizzarne il 100%. 

“Un altro, importante riconoscimento del livello del servizio sanitario pubblico della nostra regione, raggiunto grazie all’impegno quotidiano dei tanti operatori, infermieri, medici e dirigenti che ci lavorano e ai quali va il nostro grazie- affermano il presidente Stefano Bonaccini e l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-. Un riconoscimento che al tempo stesso ci offre lo stimolo a fare ancor meglio e di più per soddisfare le aspettative, giustamente alte, dei cittadini. Il nostro impegno è andato proprio in questa direzione, con gli investimenti fatti per l’edilizia sanitaria, l’innovazione tecnologica e l’assunzione di nuovo personale; ma anche la legge sull’obbligo vaccinale, l’abbattimento delle liste d’attesa e, da gennaio di quest’anno, l’eliminazione del superticket per le famiglie con reddito fino a 100mila euro e del ticket base sulle prime visite per le famiglie con più di un figlio. Siamo orgogliosi- concludono presidente e assessore- che ancora una volta il nostro modello organizzativo sia preso come riferimento a livello nazionale, assieme a quello di altre Regioni che raggiungono con noi le posizioni di vertice, ma continuiamo a guardare avanti consapevoli che l’asticella possa e debba posizionarsi sempre più in alto”. /EC  

 

Tre prestigiosi riconoscimenti scientifici sono stati ottenuti da altrettanti giovani ricercatori Unimore che operano come medici nell’Oncologia dell’Azienda Ospedaliero - Universitaria di Modena. La dottoressa Giulia Golinelli, assegnista di ricerca presso il Laboratorio di Terapie Cellulari, diretto dal prof. Massimo Dominici è stata selezionata per partecipare a un prestigioso corso internazionale di terapie cellulari che si è tenuto a Philadelphia (USA). La dottoressa Claudia Omarini, oncologa e dottoranda di ricerca in Clinical and Experimental Medicine ha vinto il premio miglior poster nella sessione carcinoma mammario, consegnato in occasione del XXI congresso nazionale annuale dell'Associazione Italiana Oncologi Medici (AIOM) tenutosi a Roma il 25-26-27 ottobre. In collaborazione con il Dott. Piacentini, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Materno-Infantili e dell'Adulto di Unimore, ha condotto un progetto su donne con tumore della mammella sottoposte a trattamenti chemioterapici preoperatori.  Il dott. Massimiliano Salati e la dott.ssa Krisida Cerma, medici specializzandi della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica di Unimore, hanno ricevuto venerdì 25 ottobre (a Roma) durante il congresso nazionale annuale dell'Associazione Italiana Oncologi Medici (AIOM) il premio miglior Abstract AIOM/Fondazione Guido Berlucchi per una ricerca clinica relativa alle neoplasie gastro-intestinali. 

Possiamo affermare – ha commentato il prof. Massimo Dominici, Direttore dell’Oncologia dell’AOU di Modena e della Scuola di Specializzazione in Oncologia di UNIMORE – che questi riconoscimenti sono un ottimo viatico per il futuro dell’Oncologia modenese che si basa sulla competenza e capacità dei professionisti di oggi e sulla formazione dei ricercatori e dei medici di domani. La ricerca è un aspetto decisivo nell’Oncologia moderna e quando la ricerca è svolta da giovani medici, è fonte di orgoglio per i docenti e per tutta la struttura.”

Nell’ambito dello stesso congresso, infine, il dottor Gabriele Luppi, Responsabile del Day Hospital Oncologico, è stato confermato coordinatore regionale AIOM per l’Emilia-Romagna. Il coordinatore regionale viene eletto dagli oncologi iscritti ad Aiom della regione, in concomitanza con le elezioni delle cariche nazionali, e rimane in carica 2 anni insieme ad un consiglio regionale composto da un segretario, un tesoriere e un numero di consiglieri pari al numero delle province. Il coordinatore può essere eletto per un massimo di due mandati consecutivi. “Accolgo la nomina con grande soddisfazione – ha commentato il dottor Luppi – perché mi consente di portare avanti il lavoro cominciato lo scorso anno. Le sezioni regionali hanno una funzione di rappresentanza degli oncologi della regione e di formazione scientifica. AIOM regionale si avvale della collaborazione anche di altre figure professionali quali infermieri, data manager e biologi. Oggi è fondamentale lavorare tutti insieme per far progredire la ricerca di terapie sempre più efficaci e sostenibili.”

 

I ricercatori premiati

La dott.ssa Giulia Golinelli PhD, è biotecnologa ed assegnista di ricerca nel Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Materno-Infantili e dell'Adulto di Unimore. Recentemente è stata selezionata per un corso di terapie cellulari che si è tenuto a Philadelphia (USA) a fine ottobre (ISCT-ASTCT Cell Therapy Training Course, University of Pennsylvania). Si tratta di un corso estremamente prestigioso che è dedicato ai giovani che lavorano nell'ambito delle terapie cellulari e geniche. In questo ambito ha presentato un progetto di ricerca di laboratorio per la cura del Sarcoma di Ewing con un approccio di terapia cellulare e genica. Tale approccio prevede l’utilizzo di cellule mesenchimali progenitrici da tessuto adiposo modificate geneticamente per la produzione della molecola antitumorale TRAIL e di un recettore sintetico per il legame di un antigene specifico sulla superficie cellula tumorale. Grazie a questa strategia, la molecola TRAIL viene veicolata alla neoplasia in maniera continuativa e mirata consentendo il superamento di alcune importanti criticità dimostrate dalle terapie convenzionali come la ridotta biodisponibilità e gli effetti tossici sui tessuti sani. La dott.ssa Giulia Golinelli è attualmente titolare di una borsa di ricerca AIRC e svolge attività di ricerca presso il Laboratorio di Terapie Cellulari di Unimore di cui è responsabile il prof. Massimo Dominici. A febbraio 2018 ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca presso la Scuola di dottorato in Medicina Molecolare e Rigenerativa dell’Università di Modena e Reggio Emilia, con un progetto rivolto allo sviluppo di nuovi approcci di terapia cellulare per il trattamento di tumori.  

La dott.ssa Claudia Omarini è oncologo presso la Breast Unit del Day Hospital Oncologico e dottoranda di ricerca in Clinical and Experimental medicine presso Unimore. Il suo progetto sui tumori della mammella, si intitola “Impact of body composition parameters on tumor response to neoadjuvant chemotherapy in operable breast cancer patients”. Questo studio ha dimostrato che le pazienti con tumore mammario che hanno depositi di grasso viscerale e steatosi epatica hanno una minor probabilità di risposta ai trattamenti chemioterapici preoperatori. I risultati ottenuti dimostrano come il tessuto adiposo in eccesso giochi un ruolo importante già nelle fasi iniziali della cancerogenesi del tumore mammario.  La realizzazione di questo progetto ha coinvolto il servizio di radiologia, in particolare la dott.ssa Annarita Pecchi per il calcolo dei parametri di composizione corporea e il servizio di nutrizione. L’articolo in extensodello studio è in fase di pubblicazione su Cancer Management and Research. La dott.ssa Claudia Omarini sta terminando il suo dottorato di ricerca in medicina clinica e sperimentale presso Unimore e svolge attualmente attività clinica di oncologo medico presso il Day Hospital Oncologico del Policlinico. Durante il suo percorso di formazione ha condotto diversi progetti di ricerca incentrati principalmente sull’identificazione di fattori prognostici e predittivi di risposta ai trattamenti chemioterapici in donne con tumore mammario. Nel 2013, durante il periodo di specializzazione in oncologia, ha svolto un periodo di formazione presso la Breast Cancer Unit del Royal Marsden Hospital di Londra dove ha collaborato a progetti di ricerca internazionali. La dott.ssa è primo autore di diversi articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali. 

Il dott. Massimiliano Salati e la dott.ssa Krisida Cerma hanno presentato un progetto incentrato sul ruolo dell’indice prognostico nutrizionale (PNI) nei pazienti con tumore delle vie biliari avanzato sottoposti a trattamento chemioterapico di I linea. In particolare, lo studio modenese dimostra per la prima volta come il PNI, che incorpora la conta assoluta dei linfociti e l’albumina, abbia valore clinico in queste neoplasie, identificando pazienti a diversa prognosi. La rapidità e la semplicità con le quali si possono ottenere i 2 parametri sopra citati dai comuni esami biochimici, rendono il PNI estremamente promettente per una futura implementazione nella pratica clinica, previa conferma in adeguati studi prospettici. L’articolo in extenso dello studio è in fase di valutazione presso un’autorevole rivista scientifica di settore. Il dott. Massimiliano Salati è attualmente iscritto al V anno della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica presso l’azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e dal 1° novembre è titolare di un dottorato di ricerca presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Da gennaio 2018 a gennaio 2019, ha frequentato la clinica del Royal Marsden Hospital ed i laboratori dell’Institute of Cancer Research a Londra, dove ha sviluppato interesse verso la ricerca clinica e traslazionale applicata ai tumori gastrointestinali.  È attualmente coinvolto in diversi progetti volti all’identificazione di biomarcatori di risposta/resistenza ai farmaci antineoplastici e allo sviluppo di nuovi modelli preclinici e di strategie terapeutiche innovative in questo gruppo di neoplasie. La dott.ssaKrisida Cerma è iscritta al II° anno della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica di Unimore e frequenta l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena.

Pubblicato in Cronaca Modena

Ogni anno nel mondo l’influenza fa registrare 270.000 ricoveri ospedalieri in neonati e lattanti fino a 6 mesi di età. Prima causa di ospedalizzazione nei primissimi mesi di vita, il virus dell’influenza può comportare seri rischi che, nei casi più gravi, possono persino portare al decesso del bambino. L’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid) sottolinea come l’immunizzazione in gravidanza contro l’influenza rappresenti l’unica arma in grado di proteggere il neonato e il lattante fino a 6 mesi di età, quando potrà essere sottoposto alla vaccinazione. Non solo. Il vaccino influenzale, se somministrato in gravidanza, tutela la salute della futura mamma e del feto.

Infezioni respiratorie come bronchite, polmonite virale e batterica sono le complicanze più comuni dell’influenza in gravidanza che, nei casi più gravi, possono purtroppo portare anche alla morte.

Se colpita dall’influenza, una donna in dolce attesa, anche se senza patologie sottostanti, corre un rischio 3 volte maggiore di contrarre una grave infezione respiratoria. In questo caso, il rischio di ospedalizzazione è piuttosto elevatoQuesto rischio diventa 10 volte maggiore se, ad esempio, la donna è un soggetto asmatico.

Inoltre, anche lo sviluppo del feto può essere messo seriamente a rischio: da 2 a 4 volte più elevato il rischio di morte fetale e di parto prematuro, mentre è di 1,8 maggiore il rischio di basso peso alla nascita.

«La gravidanza comporta un adattamento del sistema immunitario e dell’apparato cardio-respiratorio della futura mamma che la rende maggiormente esposta al rischio di andare incontro a complicanze in corso di influenza e di altre infezioni – dichiara la prof.ssa Susanna Esposito, Professore Ordinario di Pediatria all’Università di Parma e Presidente WAididPer questo motivo, il vaccino anti-influenzale diventa l’unico strumento di prevenzione. Se fino allo scorso anno nel nostro Paese questo era raccomandato solo nel secondo e nel terzo trimestre, oggi la somministrazione è prevista in Italia e nel resto del mondo anche nei primi tre mesi di gravidanza. Si tratta di una svolta importante nella prevenzione di questo serio problema di Sanità Pubblica – evidenzia la prof.ssa Esposito - che ha l’obiettivo di garantire la massima protezione possibile alla mamma e al bambino fino ai sei mesi di età».

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le donne incinta devono avere la più alta priorità nella somministrazione vaccinale. Ulteriori categorie a cui è raccomandato il vaccino contro l’influenza sono i bambini di età compresa tra i 6 e i 59 mesi, gli anziani, i soggetti con malattie croniche e i professionisti sanitari. L’unica protezione fino ai 6 mesi di età è offerta dall’immunizzazione in gravidanza.

«È opportuno sottolineare – conclude la prof.ssa Esposito – che i dati relativi all’utilizzo dei vaccini influenzali inattivati dimostrano l’assoluta assenza di eventi avversi sul feto e sulla mamma attribuibili al vaccino. In questo contesto, la corretta informazione assume un ruolo di primaria importanza perché in grado di abbattere quelle false credenze e convinzioni non fondate che comportano inutili ed erronei allarmismi, mettendo seriamente a rischio la salute delle persone».

Fonte: U.O. Università degli Studi di Parma

Pubblicato in Cronaca Emilia

Piacenza protagonista del summit europeo dedicato ai modelli di cura per lo scompenso cardiaco, svoltosi nei giorni scorsi a Dubrovnik, in Croazia. L’incontro scientifico, promosso dalla Società Europea di Cardiologia (ESC), ha visto la presenza, per ogni stato, di una delegazione composta da uno specialista cardiologo ospedaliero, un infermiere specializzato nella gestione dello scompenso cardiaco e un medico di medicina generale. Per la prima volta, erano presenti anche i pazienti affetti da scompenso cardiaco per confrontarsi con tutti gli attori dedicati al percorso di cura e di diagnosi. L’Italia è stata rappresentata dalla delegazione di Piacenza, composta cardiologa Benedetta Matrone, dall’infermiere Gian Luca Lise e dal medico di famiglia Luca Pilla.

Il confronto con le altre realtà nazionali ha messo in risalto il modello organizzativo dell’Emilia Romagna, già attivo per i pazienti diabetici e imminente anche per i pazienti con scompenso cardiaco, che ha dimostrato il valore dell’integrazione tra medicina sul territorio, presidiata dal medico di famiglia e dai servizi infermieristici territoriali, con i medici e infermieri specialisti ospedalieri, grazie a un percorso continuo per prevenire, intervenire e curare gli aggravamenti della malattia, mantenendo il paziente al centro. Tale esempio è risultato del tutto assente in qualsiasi altra nazione dell’Europa. Si va dall’Inghilterra, dove i pazienti hanno come riferimento, non organizzato, l’infermiere o il cardiologo, alla Germania che non ha un modello che permetta di continuare a seguire in modo organizzato, anche a domicilio, il paziente scompensato. Molte delegazioni sono rimaste sorprese dalla qualità di gestione dei dati clinici relativi ai pazienti della regione Emilia Romagna, su supporto informatico, usati per individuare pazienti ad alto e medio rischio non ancora riconosciuti ufficialmente. Per i pazienti già noti, le delegazioni europee hanno convenuto sull’alta qualità dei progetti sanitari dedicati al percorso di cura e di diagnosi, confermando l’avanzato livello di innovazione della regione Emilia Romagna per le cure sanitarie di pazienti cronici. In questo ambito, l’Ausl di Piacenza sta concludendo l’organizzazione del percorso per i pazienti con scompenso cardiaco, che dovrebbe avere il via libera in breve tempo per essere applicato alla popolazione. A conclusione della giornata, il dottor Massimo Piepoli, componente del direttivo della Società Cardiologica Europea, ha ricordato il lavoro che si sta portando avanti in Europa per fornire a questi pazienti la migliore assistenza possibile secondo il grado di gravità della malattia, per i quali ogni nazione dovrebbe pensare a un modello di cura che tenga presente tutte le professionalità sul territorio e in ospedale.

Nella seconda giornata, dedicata al summit dei coordinatori nazionali europei delle società scientifiche che studiano lo scompenso cardiaco, era prevista l’assegnazione dei premi per la campagna d’informazione più efficace per lo scompenso cardiaco rivolto alla popolazione (Heart Failure Awareness): l’Azienda Usl di Piacenza ha vinto anche quest’anno. Il dottor Piepoli ha ritirato il riconoscimento come rappresentante italiano all’incontro. 

Pubblicato in Cronaca Piacenza

“Chi ha cuore si vaccina”: un flash mob con tanti testimonial a sostegno della campagna di vaccinazione antinfluenzale promossa dall’Azienda USL IRCCS di Reggio Emilia per sensibilizzare operatori sanitari e cittadini. Il via è stato oggi in concomitanza con la campagna informativa regionale.

Reggio Emilia

È iniziata oggi, in concomitanza con quella regionale, la campagna “Chi ha cuore si vaccina” promossa dall’Ausl di Reggio Emilia per invitare operatori sanitari e cittadinanza a sottoporsi a questa elementare ma fondamentale misura di prevenzione.

Tanti i testimonial del mondo delle istituzioni, della cultura, del volontariato e dello sport che questa mattina si sono dati appuntamento nella sede del CORE. È stata l’occasione per fare il vaccino e affermare pubblicamente, con un flash mob, la propria attenzione a una scelta che, nel caso degli operatori sanitari, tocca anche gli aspetti dell’etica e della deontologia professionale. Per gli operatori sanitari, infatti, sottoporsi alla vaccinazione rappresenta un atto di rispetto nei confronti di tutti coloro che si affidano agli ospedali e ai servizi per la tutela della propria salute oltre che nei confronti dei colleghi.

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L’influenza rappresenta un serio problema sanitario per la sua contagiosità e per la possibilità di dar luogo a gravi complicanze. Perciò la vaccinazione è consigliata vivamente a tutti coloro che appartengono alle categorie considerate a rischio (anziani, malati cronici, donne in gravidanza, bambini), soprattutto per prevenire le complicanze di particolare gravità e il ricovero in ospedale.

Insieme a tanti operatori, ad accogliere i testimonial erano presenti il Direttore sanitario Cristina Marchesi e il Direttore del Presidio ospedaliero provinciale Giorgio Mazzi. Al flash mob sono intervenuti il Sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, il Vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca, il Presidente della Provincia Giorgio Zanni, i giocatori della Pallacanestro Reggiana Infante e Voivoda, i giocatori della Volley Tricolore Zingel e Dolfo, la cantante Orietta Berti e il campione olimpico Stefano Baldini (entrambi già testimonial delle campagne di raccolta fondi di Apro Onlus), la Presidente dell’Ordine dei Medici di Reggio Emilia Anna Maria Ferrari, il Direttore del Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche di Unimore Annalisa Bargellini, l’imprenditore Stefano Landi, il Direttore generale di Grade Roberto Abati, il Presidente di Apro Onlus Giovanni Fornaciari, la Presidente di Curare Onlus Deanna Ferretti.

Un nuovo Centro prelievi per il Maggiore. Da lunedì 28 ottobre l’attività ritorna nel padiglione Poliambulatori. Locali totalmente riqualificati e nuovi  arredi. Oltre 200 mq dui spazio in più. Costo dell’intervento: 450.000 euro.

Parma

Oltre 1000 mq di spazi e sala d’attesa da 100 posti. Un mega schermo con chiamata vocale per facilitare la presa in carico dell’utente. Porte automatiche, nuovi locali per gli operatori e wi-fi aperto al pubblico in tutta l’area. Ecco come si presenta il Centro prelievi dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma che da lunedì 28 ottobre ritorna nella storica sede del padiglione Poliambulatori, completamente rimesso a nuovo negli spazi interni e negli arredi

L’intervento, dal costo di circa 450.000 euro, ha consentito di creare locali più accoglienti e funzionali per personale e utenza con una migliore organizzazione aziendale dei servizi. Con la ristrutturazione il nuovo Centro prelievi ha infatti guadagnato più 200 mq passando da 800 a 1000mq. 

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Soddisfazione per l’intervento di riqualificazione è stata espressa da Rosalia Aloe direttore facente funzione della Diagnostica ematochimica, e da Raffaella Cadossi coordinatrice infermieristica del reparto. “L’ampliamento – spiega Aloe – ci ha consentito una riorganizzazione del servizio di presa in carico degli utenti e di esecuzione delle prestazioni. Possiamo offrire un’accoglienza di qualità che si associa a servizi di qualità. Infine, nei nuovi locali abbiamo anche esposto otto dipinti di Patriza Bonelli, che oltre ad essere dirigente biologa della struttura è una bravissima pittirice e ha deciso di fare un bel gesto di solidarietà, donandoci alcuni dei suoi lavori. I suoi quadri sono la nostra ciliegina sulla torta”“Migliore accoglienza per tutti - prosegue Cadossi – Grazie alla riqualificazione, infatti, abbiamo anche nuovi locali per il personale, garantendo quindi un miglior benessere organizzativo”. 

La nuova sala d’attesa del Centro prelievi è dotata di moderni sistemi informatici per regolare gli accessi, con una distribuzione più funzionale dei percorsi. Nei nuovi locali, connessione ad internet disponibile per tutti,  grazie al progetto regionale “EmiliaRomagnaWiFi”. La connessione è immediata, senza necessità di autenticazione o registrazione.

Gli spazi così rinnovati faciliteranno anche il lavoro degli operatori che potranno disporre di locali di back office vicino ai nuovi  sportelli, oltre a nuovi spogliatoi e spazi di supporto. Migliorato anche l’entrata al centro prelievi con ampliamento dell’area d’ingresso, porte automatiche e zona riservata per il pagamento ticket.

Pubblicato in Comunicati Sanità Parma
Lunedì, 21 Ottobre 2019 15:33

Taglio del nostro alla Casa della Salute Pablo

Taglio del nostro oggi per la Casa della Salute Pablo, punto di riferimento per una popolazione di oltre 35.000 cittadini dei quartieri Pablo, Golese e San Pancrazio. L’evento ha una particolare rilevanza perché nella Casa della Salute trovano destinazione i servizi sanitari dell’Azienda Usl, operativi dal 15 luglio scorso, e i servizi sociali territoriali del Comune di Parma. 

 

Il Polo Sociale 

Nella struttura si trova una della quattro sedi del servizio sociale territoriale del Comune di Parma: il Polo sociale Pablo

L’ambito di afferenza territoriale di questo Polo è rappresentato dai quartieri Pablo, Oltretorrente, San Pancrazio, Golese.

Il polo sociale territoriale è il luogo dove si gestisce l’insieme degli interventi sociali in collaborazione con gli altri servizi del Comune, dell’Azienda USL, del mondo della scuola, del privato sociale e, in generale, con le realtà Associative e non presenti sul territorio.

L’organizzazione del lavoro prevede la presenza di un’équipe multi professionale (composta da assistente sociale, psicologo, educatore, RAA – responsabili attività assistenziali - e altri operatori, individuati secondo le necessità di intervento), che  accoglie ed ascolta le persone, valuta risorse e fragilità e costruisce con i cittadini progetti personalizzati e patti condivisi. 

Le aree di intervento riguardano il sostegno economico e/o abitativo, la fragilità genitoriale e la tutela dei minori, la sfera della non autosufficienza, il sostegno alla domiciliarità per tutte le persone con disagi e vulnerabilità e la costruzione di progetti di vita per le persone con disabilità.

Con la riorganizzazione che il servizio ha attuato già da alcuni anni è stato promosso un cambiamento di approccio al lavoro sociale, sintetizzabile nel passaggio dal “progettare su” (la famiglia, il minore, ecc.) a “progettare con”, prevedendo, pertanto, un incrementato livello di partecipazione l’attivazione delle risorse personali, della rete familiare di riferimento, nonché della comunità tutta. Di conseguenza, il rapporto con  l’utente, si è modificato in una relazione tra il servizio e la persona con cui costruire un «patto» fatto di impegni reciproci e di responsabilità, che prevede l’investimento sulle capacità delle singole persone anche quando si ritrovano in situazioni di disagio. 

Orari di apertura al pubblico

Lunedì,  Martedì,  Mercoledì, Venerdì: 9.00-12.00;  Giovedì: 8.15-13.00 e 13.30-17.30. Contatti:  Tel.  0521 218300 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

I SERVIZI SANITARI

Questi i servizi dell’AUSL nel dettaglio:

 

  • la medicina di gruppo è composta dai medici di medicina generale Elena Bazzinotti, Andrea Bia, Maria Beatrice Gorreri, Maria Catena Mannino, Silvia Mantovan, Christine  Papageorgiou e Cecilia Valenti. Garantisce la presenza in ambulatorio di almeno un professionista dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 20. Inoltre, la medicina di gruppo offre ai propri assistiti anche il servizio di distribuzione diretta di farmaci e la possibilità di prenotare visite ed esami specialistici.

 

  • il servizio di assistenza infermieristica domiciliare, aperto dal lunedì al venerdì dalle 11.30 alle 13.30. L’équipe, composta da 4 infermieri e da un coordinatore, offre cure e prestazioni sanitarie a casa di chi, per le condizioni di salute anche temporanee, non può recarsi nelle strutture.  L'assistenza sanitaria domiciliare è gratuita e garantita tutti i giorni della settimana, in base a quanto indicato nel piano assistenziale definito per ciascun utente. Per accedere al servizio, è necessaria la richiesta del medico di famiglia.

 

  • l’ambulatorio  infermieristico, aperto dalle 11.30 alle 13 dal lunedì al venerdì, assicura diverse prestazioni quali il controllo della pressione o della glicemia nel sangue, iniezioni, educazione sanitaria, ecc. L’accesso è diretto, in alcuni casi è necessaria la richiesta del medico di famiglia (ad es. per le iniezioni). A breve, inoltre, verrà attivato l’ambulatorio per la cronicità, in collaborazione con i medici di medicina generale, per interventi di medicina di iniziativa per pazienti fragili o cronici.

 

  • l’ambulatorio specialistico dove - in collaborazione tra medico di medicina generale, medico specialistica e infermiere – vengono trattati casi di medicina specialistica (cardiologia, endocrinologia, psichiatria) e attuati percorsi di gestione integrata (scompenso cardiaco, diabetologia). 

 

 

La Casa della Salute Pablo si aggiunge alle 5 già operative nel Distretto di Parma - a Colorno e le 4 in città Pintor-Molinetto, Montanara, Parma centro e la Casa della Salute per il Bambino e l’Adolescente – e alle 16 attive in provincia. A regime, le Case della Salute, frutto della programmazione della Regione Emilia-Romagna e della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria della provincia di Parma, saranno complessivamente 29.

 

Fonte: Azienda Usl di Parma 

Pubblicato in Comunicati Sanità Parma
Mercoledì, 16 Ottobre 2019 16:56

Successo per il Bra Day al Core di Reggio Emilia

Successo del Bra Day: donne, coppie, famiglie hanno partecipato all’iniziativa di informazione e sensibilizzazione al Core. Sabato scorso un’occasione di incontro e dialogo per conoscere meglio alcuni aspetti del percorso delle donne che affrontano il tumore al seno.

Reggio Emilia 

Ha suscitato interesse e curiosità l’iniziativa che sabato scorso al Core di Reggio Emilia ha celebrato il Bra Day, la giornata sulla consapevolezza della ricostruzione mammaria dopo la rimozione del tumore. A promuoverla era stata l’équipe di chirurgia senologica dell’Azienda Usl IRCCS di Reggio Emilia in collaborazione con le associazioni vicine alle donne che affrontano il percorso di cura.

La mattinata ha visto momenti di dialogo con i chirurghi e la psicoloncologa e di esplorazione dell’esperienza delle donne che hanno affrontato la malattia attraverso una mostra di foto, allestita al primo piano. Nelle immagini erano vividi i vissuti emotivi di pazienti, familiari e operatori sanitari che hanno offerto ciascuno il proprio punto di vista.

Sono state complessivamente una cinquantina le persone che hanno partecipato ai diversi momenti ed altrettante quelle che hanno prestato la propria immagine nel set fotografico allestito al piano terra del Core con lo spunto “faccia da Bra day".

Nel gruppo con le psicologhe e i chirurghi sono state illustrate le diverse tipologie di ricostruzione mammaria. L'attuale approccio chirurgico, oramai prevalentemente conservativo e personalizzato, può richiedere più sedute operatorie, sempre concordate tra il medico e la paziente, secondo un criterio di gradualità nell'ottenimento del risultato ottimale in sintonia con la capacità della donna di affrontare e accettare il cambiamento.