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Mercoledì 24 novembre alle ore 11.30
Ingresso via Volturno
Galleria commerciale – zona bar
(di fronte al plastico del Centro Oncologico)
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

Il 23 novembre all’esterno del Polichirurgico, gli specialisti in Otorino a disposizione della cittadinanza.

Se diagnosticati negli stadi iniziali, il tasso di sopravvivenza si attesta all’80-90%.

La 1^ Squadra del Parma Femminile, guidata da Mister Ilenia Nicoli, assieme a Francesca Fulgoni, rappresentante della formazione Juniores Under 19 che sabato ha battuto la Spal 1-4, si è ritrovata ieri in Piazza a Fidenza al fianco di Andos – presente il sindaco di Fidenza Andrea Massari – per sensibilizzare i passanti, in particolare le donne, sulla prevenzione del tumore al seno. Infatti, come preannunciato nei giorni scorsi, con Johara Boselli testimonial della iniziativa, in piazza Garibaldi a Fidenza (PR) era presente uno stand Andos Fidenza che offre visite senologiche gratuite con il Dr. Salvatore Napolitano ed ElettroCardioGrammi con il dr. Paolo Pattoneri.

Le calciatrici Crociate già domenica avevano portato con il proprio Capitano Debora Fragni la polo Andos Fidenza sul campo per la partita Parma-Fraore per dare visibilità all’importante iniziativa di prevenzione. Atleti al tuo fiancocon cui il Parma Femminile ha iniziato a collaborare raccogliendo l’invito del fondatore dottor Alberto Tagliapietra in visita la scorsa settimana a Noceto, invita tutti a scoprire le tante iniziative attive in ogni città per Ottobre Rosa, affinché la conoscenza e la sensibilizzazione sul tumore al seno continui ad offrire servizi efficaci per prevenzione, diagnosi, terapia e assistenza finalizzate alla qualità della vita. Sulla importante partita extra-campo Gabriele Majo, responsabile area comunicazione del Parma Femminile ha intervistato Mister Ilenia Nicoli, il Sindaco Andrea Massari, la coordinatrice di Andos Sandra Rimelli, e i dottori Salvatore Napolitano e Paolo Pattonieri.

VIDEO DAL CANALE UFFICIALE YOUTUBE DEL PARMA CALCIO 1913 SETTORE FEMMINILE

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Pubblicato in Salute e Benessere Parma

Le crociate sostengono l'Andos Fidenza. Domani nella cittadina parmense visite senologiche gratuite

 

L’attaccante del Parma Calcio 1913 Johara Boselli indossa la polo ufficiale di ANDOS – Associazione Nazionale Donne Operate al Seno – Sezione di Fidenza per comunicare un appuntamento importante nel corso dell’Ottobre Rosa, mese dedicato alla sensibilizzazione sul tumore al seno.

Domenica 17 Ottobre 2021 negli orari 9:00/12:30 e 14:00/17:00 in piazza Garibaldi a Fidenza (PR) sarà presente uno stand Andos Fidenza che offrirà visite senologiche con il Dr. Salvatore Napolitano ed ElettroCardioGrammi con il dr. Paolo PattoneriCompatibilmente con gli impegni sportivi, il Parma Femminile cercherà di appoggiare l’iniziativa con la presenza di proprie tesserate.

Le Calciatrici crociate domenica hanno portato con il proprio Capitano Debora Fragni la polo Andos Fidenza sul campo per la partita Parma-Fraore, come raccontato sul sito ufficiale al link https://parmacalcio1913.com/…/eccellenza-femminile-4…/, per dare visibilità all’importante iniziativa di prevenzione: per prenotare una visita e ricevere le informazioni necessarie bisogna telefonare al numero 052482999 dalle ore 15 alle ore 18.

Atleti al tuo fianco, con cui il Parma Femminile ha iniziato a collaborare raccogliendo l’invito del fondatore dottor Alberto Tagliapietra in visita la scorsa settimana a Noceto, invita tutti a scoprire le tante iniziative attive in ogni città per Ottobre Rosa, affinché la conoscenza e la sensibilizzazione sul tumore al seno continui ad offrire servizi efficaci per prevenzione, diagnosi, terapia e assistenza finalizzate alla qualità della vita.

Pubblicato in Salute e Benessere

L' Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) domani dedicherà  per la Giornata mondiale senza tabacco, una particolare attenzione alle giovani generazioni, puntando il dito contro le manipolazioni dei produttori.

Pubblicato in Comunicati Sanità Parma

All’ospedale di Baggiovara uno dei primi interventi al mondo su due pazienti di 56 e 59 anni affetti dalla doppia patologia. Grazie alla tecnologia robotica i medici sono riusciti ad asportare le neoplasie risparmiando gli organi.


di M.F. Modena 9 agosto 2019 -  – Si chiama Da Vinci come il celebre genio rinascimentale, ma non si tratta di una persona in carne e ossa, bensì di un robot che nello scorso mese di luglio è stato protagonista di una delle prime esperienze al mondo di asportazione di un doppio tumore, al rene e al colon retto su due pazienti, avvenuta all’ospedale di Baggiovara.


Grazie proprio alla tecnologia robotica, l’equipe chirurgica diretta dalla dottoressa Micaela Piccoli e quella urologica del professor Bernardo Rocco, con la collaborazione della squadra anestesiologica della dottoressa Elisabetta Bertellini, sono riuscite a trattare in maniera mini invasiva e in contemporanea una rara forma di tumore che colpisce il rene e il colon retto.
Il primo intervento è stato effettuato su un uomo di 56 anni che in passato aveva già subito l’asportazione di un rene per una precedente patologia e che presentava un tumore maligno localizzato al colon destro e una seconda neoplasia al rene destro. Il secondo ha riguardato invece una paziente di 59 anni affetta da tumore al retto, che durante un trattamento per una neoplasia mammaria ha scoperto di averne anche una al rene sinistro. Entrambi sono stati in grado di alzarsi a una giornata dall’intervento, sono stati dimessi e ora potranno proseguire le terapie previste dai protocolli.


Fondamentale nel post operatorio senza dolore e nella ripresa l’intervento della tecnologia robotica.
“Per quanto riguarda il rene”. ha dichiarato il professor Bernardo Rocco. “la chirurgia robotica è indispensabile per ottenere un’efficacia oncologica, preservare l’organo e al tempo stesso non sottoporre i pazienti a incisioni addominali estese e invalidanti. Mentre la chirurgia laparoscopia tradizionale è l’approccio corretto quando la lesione è così estesa da dover togliere tutto il rene, il robot diventa fondamentale per poter eseguire interventi finalizzati a togliere il tumore ma a risparmiare il rene. In questi casi il robot in mani esperte consente procedure molto più rapide, efficaci e sicure”

“La chirurgia robotica”, ha aggiunto la dottoressa Micaela Piccoli, “consente ai medici di eseguire vari tipi di procedure complesse con maggiore precisione, flessibilità e controllo. In modo mini-invasivo, attraverso piccole incisioni si realizzano procedure lunghe, delicate e complesse che, invece, potrebbero essere difficili o addirittura impossibili con altri metodi. Il robot dà al chirurgo una visione tridimensionale e gli offre la possibilità di fare movimenti altrimenti impossibili per un essere umano, come ruotare una mano o un braccio, a 360 gradi, o di arrivare in un punto preciso senza fare contorsioni faticose. Questi due casi ne sono una chiara esemplificazione”.


Ricordiamo che il tumore del colon retto è tra i cinque più diagnosticati in Italia con un’incidenza del 15% con 51 mila casi ogni anno e un trend in aumento. I tumori al rene e alle vie urinarie, invece, sono al nono posto tra le neoplasie più diagnosticate con circa 13.400 nuovi casi all’anno.

L’associazione simultanea dei due tumori è rara, (tra lo 0,03% e 0,5% dei casi). Tra le cause ci sono condizioni genetiche particolari o l’associazione di fattori di rischio comuni come il fumo di sigaretta. La sopravvivenza a cinque anni, in Italia, è del 71% per il rene e del 65% per il colon retto, la più alta rispetto alla media europea grazie anche ai programmi di screening sul colon retto da tempo attivi in Emilia Romagna e allo sviluppo di PDTA, Percorsi Diagnostici Terapeutico Assistenziali che assicurano una diagnosi accurata e una presa in carico della persona a 360°.

Il sostegno dell'associazione a giovani ricercatori per combattere il "male del secolo" con borse di studio per Ospedale Maggiore e Università di Parma.

Parma, 20 ottobre 2017

Nella ricerca servono attrezzature, ma la differenza la fa il capitale umano. Forte di questa convinzione Avoprorit, l'Associazione che da oltre 35 anni opera nella prevenzione e nella diagnosi precoce delle neoplasie, ha finanziato nel 2017 cinque borse di studio, per un valore complessivo di 77 mila euro, destinate a giovani ricercatori con l'obiettivo di portare avanti altrettanti progetti di ricerca in campo oncologico.

"La ricerca e la prevenzione sono i nostri obiettivi, da sempre – ha dichiarato la presidente di Avoprorit Ivana Delmonte –. Mettiamo a disposizione dei cittadini visite specialistiche gratuite, collaboriamo a campagne di screening, facciamo servizio di volontariato in hospice ai malati terminali e, ovviamente, siamo orgogliosi di poter partecipare a progetti di ricerca dell'Azienda ospedaliera e dell'Università. Negli anni, e ne sono passati più di 35, abbiamo comprato anche moderne apparecchiature, ma crediamo sia altrettanto importante, se non più, sostenere giovani ricercatori che possano dare il loro contributo all'Ospedale di Parma".
Per l'Azienda ospedaliero-universitaria sono state coinvolte le strutture complesse di Oncologia medica diretta da Francesco Leonardi, Urologia diretta da Umberto Maestroni e Maxillo facciale guidata da Enrico Sesenna. Per l'Università di Parma i finanziamenti sono stati destinati al Laboratorio di Psicologia clinica di Carlo Pruneti per un progetto in collaborazione con la ginecologia e al Laboratorio di Oncologia sperimentale di cui è responsabile Pier Giorgio Petronini.

Ai sentiti ringraziamenti dei direttori dei reparti e dei laboratori ad Avoprorit per la collaborazione sempre preziosa e sempre presente si sono unite le parole del direttore generale dell'Azienda ospedaliero-Universitaria Massimo Fabi e del rettore vicario dell'Università Giovanni Franceschini che hanno sottolineato come la qualità della ricerca vada di pari passo alla qualità dell'assistenza. E i progetti finanziati da Avoprorit vanno in questa direzione: studiare trattamenti sempre meno invasivi ma sempre più mirati sulle caratteristiche dei pazienti, cogliere con anticipo i segnali di allerta, migliorare la percezione di sé nelle donne colpite da neoplasie. Perché, hanno concluso Fabi e Franceschini "dove c'è buona ricerca, c'è buona assistenza". Con l'applauso corale all'impegno dell'associazione che si spende per migliorare la salute dei pazienti puntando sui giovani e sulla ricerca.

 

Pubblicato in Cronaca Parma

Da inizio mese trattate 3 donne. E' iniziata l'attività di chirurgia senologica oncologica all'Ospedale Sant'Anna di Castelnovo Monti.

Dal 3 agosto scorso sono state sottoposte a trattamento chirurgico tre donne affette da neoplasia mammaria: gli interventi sono stati eseguiti dalla equipe della chirurgia senologica provinciale diretta dal dott. Guglielmo Ferrari, coadiuvata dalla presenza in loco dell'anatomopatologo dell'unità operativa dell'Arcispedale Santa Maria Nuova che ha permesso di effettuare, durante la procedura chirurgica, gli esami istologici intraoperatori necessari per la definizione del linfonodo sentinella e per la radicalità oncologica.

Tutte le pazienti sono state studiate con mammografia e biopsie diagnostiche eseguite da radiologi senologici all'Ospedale S.Anna, preparate e discusse dal gruppo multidisciplinare provinciale della Breast Unit (Unità Senologica) che comprende tutti gli specialisti (radiologo, oncologo, chirurgo senologo, chirurgo plastico, radioterapista, fisiatra, fisioterapista, psicologa, insieme a tutti gli infermieri dedicati, tecnici radiologi e di radioterapia) dedicati allo studio e alla cura dei tumori della mammella che opera sul territorio provinciale.

La chirurgia senologica era già operante negli ospedali di Reggio, Scandiano e Guastalla e con la attivazione della sede di Castelnovo Monti si è voluto dare una risposta alle donne del territorio che hanno una diagnosi di tumore mammario ma, a differenza di quanto accadeva in passato, con una equipe di chirurghi specialisti senologici. L'obiettivo è far sì che le pazienti della zona abbiano lo stesso trattamento che si offre in altre strutture e le cure migliori che al giorno d'oggi sono necessarie per questa patologia che è in costante crescita.

"Per una donna che ha un tumore al seno - sottolinea il dottor Guglielmo Ferrari, Direttore ff della struttura complessa di chirurgia senologica del Presidio ospedaliero Santa Maria Nuova, afferente al Dipartimento oncologico - avere a disposizione una Breast Unit significa essere presa per mano e avere maggiori chance di essere curata al meglio, secondo elevati standard internazionali e da personale altamente specializzato per il carcinoma della mammella. Vuole dire essere seguita da un'equipe multidisciplinare durante tutto il percorso diagnostico e terapeutico in strutture di alto livello, organizzate secondo criteri scientifici precisi, condivisi sul territorio italiano le cui prestazioni sono valutate periodicamente, in cui si assicura l'aggiornamento sia del personale sia della strumentazione utilizzata. Infine significa avere la possibilità di partecipare a studi clinici multicentrici, nazionali e internazionali, e di avere accesso alle terapie più innovative".

I dati dicono che chi viene curata nei centri di senologia specializzati, in cui sono presenti équipe multidisciplinari, ha più possibilità di guarire: le donne trattate in questi centri hanno una percentuale di sopravvivenza più alta del 18% rispetto a chi si rivolge a strutture non specializzate, e hanno anche una migliore qualità di vita. Il tumore della mammella è in assoluto il più frequente nelle donne in ogni fascia di età, sia nelle giovani che in età più avanzata. Ogni anno in Italia si contano 50mila nuovi casi di tumore, anche se l'incremento è progressivo ogni anno, il dato più confortante è che la sopravvivenza è notevolmente aumentata grazie ai programmi di screening mammografico che nella regione Emilia Romagna hanno un'adesione fra le più alte in Italia e ai trattamenti sempre più qualificati e personalizzati.
La chirurgia senologica nel territorio provinciale opera circa 550 nuovi casi di tumore ogni anno con 1000 interventi chirurgici complessivi che comprendono anche quelli ricostruttivi oncoplastici, necessari quando per una radicalità oncologica si deve asportare tutta la mammella.

L'Ufficio Stampa

FOTO: parte dell'equipe di chirurgia senologica. Da destra: dott.ssa Moira Ragazzi, anatomopatologo; dott.ssa Filomena De Bonis, chirurgo senologo; dott. Fabio Castagnetti, chirurgo plastico; dott. Eugenio Cenini, chirurgo senologo; dott. Guglielmo Ferrari, direttore ff; Rosita Donelli, infermiera dedicata alla Senologia; dott. Giuseppe Falco, chirurgo senologo.

BOX APPROFONDIMENTO

Cosa sono le Breast Unit
Le Breast Unit, o centri di senologia multidisciplinari, rappresentano una nuova opportunità di cura e assistenza, regolata da specifiche linee guida nazionali, che permette alla donna di affrontare il tumore al seno con la sicurezza di essere seguita da un team di specialisti dedicati, curata secondo i più alti standard europei e accompagnata nell'intero percorso di malattia. In ogni diversa tappa di tale percorso, dalla diagnosi al follow up, il centro di senologia prevede la presa in carico di tutti i bisogni fisici e psicologici della donna affetta da una patologia complessa come il carcinoma mammario, nelle sue diverse rappresentazioni. Un'opportunità che deve essere alla portata di ogni donna, in ogni Regione italiana.

Quali sono i vantaggi di avere a disposizione un'équipe multidisciplinare
Il tumore al seno è una malattia molto complessa: non esiste un solo tipo di tumore al seno, ma ne esistono molti tipi, che differiscono anche a livello molecolare. Ciascun tumore va identificato nel modo corretto, affinché si possa stabilire la terapia più mirata ed efficace per ogni donna. È quindi fondamentale che i diversi specialisti si scambino le informazioni e discutano insieme ogni singolo caso. Solo così è possibile stabilire il migliore piano terapeutico, aumentare le probabilità di successo del trattamento e ridurre al minimo gli effetti collaterali dei farmaci. Con un risparmio economico anche per la sanità, perché si evitano esami inutili o la loro ripetizione. Si evitano, inoltre, i pellegrinaggi che molte pazienti sono costrette a fare alla ricerca dei diversi specialisti, che comportano un enorme spreco di tempo e di denaro a carico delle donne stesse, e che accrescono le incertezze. Alle opinioni personali di un solo clinico si sostituisce una decisione collegiale, che nasce dal confronto di più professionisti, che segue i protocolli e le linee guida più aggiornati e che deve tener conto anche del punto di vista della paziente.

I requisiti essenziali che una Breast Unit deve possedere
Secondo gli standard nazionali e internazionali, per definirsi tale una Breast Unit dovrebbe rispettare una serie di requisiti di base, essenziali e molto precisi. Eccoli.

La Breast Unit:
-Tratta più di 150 nuovi casi di carcinoma mammario ogni anno. Attualmente, in Italia ancora molti tumori al seno vengono trattati in centri poco specializzati e da personale che effettua pochi casi l'anno: due fattori chiave che influenzano la probabilità di sopravvivenza e la qualità di vita.
-Assicura la presenza di chirurghi, radiologi, patologi, oncologi, radioterapisti, infermieri, tecnici di radiologia, fisici medici e data manager che dedicano tutta o la maggior parte della propria attività al trattamento della mammella, e di molte altre figure, come: psico-oncologo, onco-genetista, chirurgo plastico, fisiatra, fisioterapista e medico nucleare specializzati nella patologia mammaria. In ogni centro deve essere identificato il coordinatore clinico.
-Assicura la tempestività nella diagnosi.
-Svolge le riunioni multidisciplinari settimanali per discutere collegialmente ogni singolo caso, sia prima dell'intervento chirurgico, sia dopo. Le riunioni sono i momenti in cui l'équipe si riunisce per: fare una valutazione condivisa della diagnosi e dell'estensione della malattia; stabilire la strategia terapeutica, dando indicazioni puntuali per la chirurgia, per la terapia farmacologica, per la radioterapia, per la terapia riabilitativa e per la fase dei controlli (follow up). A queste riunioni partecipano professionisti che hanno una competenza specifica nel carcinoma della mammella. In particolare: radiologo, anatomopatologo, chirurgo, oncologo medico, radioterapista, fisiatra e un infermiere di senologia.

Policlinico di Modena: in funzione l'acceleratore lineare aggiornato grazie alla donazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.

Modena 1 agosto 2017 - Si tratta del primo tassello del progetto che prevede l'acquisto di un altro acceleratore lineare e di una PET-TC per l'AOU di Modena.

Il 19 luglio scorso, dopo due mesi di lavori, è entrato di nuovo in funzione, completamente rinnovato, uno dei tre Acceleratori lineari in forza alla Struttura Complessa di Radioterapia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, diretta dal dottor Frank Lohr, che ha sede al Policlinico di Modena. Con questo intervento, del valore di 800.000 euro, l'acceleratore è stato portato al livello tecnico top di gamma, potenziando le capacità terapeutiche dell'Azienda. L'aggiornamento è il primo tassello del progetto di potenziamento dell'Oncologia modenese nato dalla donazione di 3 milioni di euro della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena (FCRMO), presentato alla cittadinanza nel novembre del 2016 e che oggi, nel pieno rispetto dei tempi, entra nel vivo. Il progetto prevede l'acquisto nel 2018 di un ulteriore acceleratore lineare e di una PET TC finanziati in parte dalla donazione, in parte da fondi dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria.

20170801-gruppo 1A celebrare il primo traguardo di questo percorso, i rappresentanti della Fondazione sono stati accolti per una cerimonia informale al Policlinico. Il presidente di FCRMO, Paolo Cavicchioli è stato accompagnato dal Direttore generale dell'AOU Ivan Trenti a vedere l'apparecchiatura potenziata grazie alla donazione. Ad accoglierlo ha trovato Giuseppe Longo, Vice-Direttore del Dipartimento ad Attività Integrata di Oncologia ed Ematologia Frank Lohr, Direttore della Radioterapia, Carla Piani, Coordinatrice infermieristica della Radioterapia, Napoleone Prandini, Direttore della Medicina Nucleare, Paola Ceroni, della Fisica Sanitaria, Leo Traldi e Luca Franceschini dell'ingegneria clinica.

"L'acceleratore lineare – spiega il dottor Frank Lohr - è un apparecchio per trattamenti radioterapici che produce fasci di elettroni e di fotoni che, opportunamente collimati, vengono fatti incidere sul volume bersaglio, costituito dalla massa tumorale. Il nuovo acceleratore è stato portato al livello tecnico del top di gamma per consentirci di eseguire trattamenti complessi e di altissima precisione. Questi trattamenti vengono già eseguiti al Policlinico e la nuova apparecchiatura ha rafforzato la nostra capacità di risposta. Essa, soprattutto, consente di eseguire trattamenti in respiro atteso (breath hold), il cosiddetto "gating" che prevede che i pazienti respirino liberamente e che l'irradiazione sia sincronizzata con una prestabilita fase respiratoria in cui il tumore presenta una ridotta mobilità. Il sistema consente di ottimizzare il trattamento dei tumori del polmone, fegato, pancreas e seno, limitando le radiazioni allo stretto necessario". Trattamenti ad alta precisione facilitano l'integrazione di radioterapia e terapia sistemica (chemioterapia e immunoterapia) per creare, grazie anche ai modelli terapeutici predisposti dalla Fisica Sanitaria, diretta da Tiziana Costi, quella sinergia tra questi due componenti del trattamento oncologico, necessaria a ottenere i migliori risultati possibili per il paziente. Per assicurare la piena funzionalità, il sistema è stato integrato nella rete informatica dell'ospedale dal Servizio tecnologie dell'informazione. diretto da Mario Lugli.

"Questo acceleratore lineare che possiamo definire nuovo – commenta il dottor Ivan Trenti – è la prima acquisizione del più ampio progetto che abbiamo avviato con la Fondazione per potenziare la tecnologia della nostra azienda contro i tumori. Il prossimo anno contiamo di acquisire il secondo acceleratore lineare e la PET-TC. L'acquisto delle nuove strumentazioni rientra nell'ambito di un più ampio programma di diagnosi e cura delle patologie oncologiche che va nella direzione di una sempre maggiore personalizzazione delle cure in integrazione con i sistemi diagnostici. Desidero ringraziare con calore il Presidente Cavicchioli e la Fondazione per il supporto in questo percorso."

"L'aggiornamento dell'acceleratore lineare del Policlinico – dichiara il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena Paolo Cavicchioli – rientra tra i principali interventi della Fondazione a supporto del sistema sanitario provinciale. L'obiettivo è duplice: innovare metodi e strumentazioni per la diagnosi e cura dei tumori; favorire la ricerca interdisciplinare in ambito medico. Con l'acquisto, il prossimo anno, di un acceleratore lineare di nuova generazione e di una PET da destinare alla diagnostica per immagini, si completa il progetto di potenziamento dell'Oncologia modenese a servizio del territorio. In questo modo la Fondazione intende dare risposta puntuale a un'esigenza condivisa dall'Università di Modena e Reggio e dall'Azienda universitaria ospedaliera".

Sono circa 1.500 i nuovi casi di tumore seguiti annualmente dal Policlinico di Modena che complessivamente si occupa di circa 6.000 casi all'anno. Di questi, circa 1.500 usufruiscono di un trattamento radioterapico e 2.300 sono le PET eseguite dalla Medicina Nucleare del Policlinico, che serve l'intera Provincia. La rete radioterapica provinciale modenese ha a disposizione una Tomotherapy e 4 acceleratori lineari, 3 al Policlinico di Modena, 1 all'Ospedale di Carpi. Uno dei tre acceleratori lineari del Policlinico di Modena è stato aggiornato, un secondo verrà sostituito entro il 2018, con un nuovo apparecchio di ultima generazione grazie alla donazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.

L'acceleratore lineare lavora in sinergia con la PET/TC, un'apparecchiatura di diagnostica per immagini, per ottenere terapie sempre più mirate. La PET/TC unisce due tecnologie: la PET (Tomografia a emissione di positroni) che aiuta a rivelare il funzionamento e il metabolismo di organi e tessuti; la TC (Tomografia computerizzata) che fornisce una chiara visualizzazione delle strutture anatomiche. La PET/TC permette di evidenziare le parti vitali del tumore consentendo al radioterapista di modulare le dosi personalizzandole in base al risultato della PET/TC. Analogamente la PET/TC permette di rimodulare il piano di trattamento radioterapico in funzione della riduzione della massa tumorale. "La nuova PET/TC che acquisiremo ci fornirà immagini in 4D sincronizzate con i movimenti respiratori – commenta il dottor Napoleone Prandini, Direttore della Medicina Nucleare - che consentiranno di riconoscere tumori non visibili con le tradizionali PET/TC che forniscono immagini 3D. Questa caratteristica ci permetterà di adattare con maggiore precisione la terapia al paziente".

"Le conoscenze biologiche ci permettono ormai di comprendere la conformazione a livello cellulare del tumore e di scegliere il mix di terapie (farmacologiche e radioterapiche) più adatto a contrastarlo – aggiunge il dottor Giuseppe Longo, Vice-Direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia - L'obiettivo è quello di creare terapie sempre più personalizzate in base al tumore alla risposta dell'organismo del paziente alle cure grazie alla capacità della PET-TC di valutare non solo le dimensioni del tumore ma anche la sua evoluzione durante la cura. Queste acquisizioni ci permettono di lavorare in maniera ancora più integrata tra oncologi, radioterapisti, medici di medicina nucleare, chirurghi e radiologi".

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