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La Guardia di Finanza di Parma ha intensificato le attività di controllo economico del territorio, predisponendo, nei punti nevralgici della città, appositi servizi finalizzati alla prevenzione ed alla repressione dei fenomeni del traffico e dello spaccio di sostanze stupefacenti.

Tali operazioni, eseguite con il prezioso ausilio di unità cinofile in forza al Gruppo delle Fiamme Gialle di Piacenza, interessano principalmente l'area del centro storico, la Stazione ferroviaria nonché le più importanti direttrici di accesso alla città.

In virtù di tale dispositivo, nei gironi scorsi i Finanzieri hanno sequestrato circa 50 grammi di sostanza stupefacente, tra cocaina, hashish e marijuana.

Non è sfuggito all'infallibile fiuto dei cani antidroga un soggetto di nazionalità nigeriana trovato in possesso - nei pressi della Stazione - di un quantitativo di cocaina abilmente occultato sulla persona.

La sostanza era già stata frazionata in dosi, così da poter essere rapidamente smerciata.

L'individuo è stato denunciato all'Autorità Giudiziaria di Parma.

Altri otto soggetti di varie nazionalità sono stati inoltre segnalati alla locale Prefettura per detenzione di sostanze stupefacenti destinate ad uso personale.

I controlli hanno riguardato anche il parco cittadino "Eridania" (Falcone-Borsellino) ove i cani "Buddy" e "Dania" hanno rinvenute altre dosi di droga nascoste nel terreno.

L'attività della Guardia di Finanza di Parma, che proseguirà nei prossimi giorni, si inserisce in un più ampio quadro di controllo economico del territorio, realizzato - mediante appositi servizi di pattugliamento, perlustrazione ed osservazione - nei luoghi della provincia maggiormente a rischio.

 

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Un'accurata e paziente indagine della Tenenza della Guardia di Finanza di Fidenza ha consentito di scovare e cogliere sul fatto una cosiddetta "furbetta del cartellino".

A cadere nelle maglie degli inquirenti una dipendente di un'Azienda pubblica di Fidenza la quale, dopo aver timbrato il proprio badge sul posto di lavoro, era solita allontanarsi per scopi personali, talora per fare rientro presso la propria abitazione, altre volte per raggiungere vari esercizi commerciali ed acquistare i prodotti necessari a soddisfare le esigenze quotidiane della propria famiglia.

Per più di un mese i finanzieri fidentini hanno tenuto la dipendente sotto stretta osservazione, pedinandola e riprendendola con le telecamere appositamente installate sul luogo di lavoro e nei pressi dell'abitazione personale.

Il raffronto tra i dati emersi da tale monitoraggio ed i prospetti mensili delle timbrature eseguite dalla dipendente, hanno confermato l'illecita pratica, evidenziando un danno per l'ente erogatore dello stipendio.

L'impiegata infedele dovrà rispondere all'Autorità Giudiziaria dei reati di false attestazioni e truffa ai danni di un Ente pubblico.

Rischia inoltre, come previsto dal decreto Madia, l'immediata sospensione cautelare, senza stipendio, e, in tempi brevi, l'azione disciplinare di licenziamento.

Oltre a ciò, il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Parma, su richiesta della Procura della Repubblica, che ha coordinato le indagini, ha disposto - nei suoi confronti - l'applicazione della misura cautelare personale dell'obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.

Le condotte illecite accertate dai finanzieri, oltre al danno economico arrecato, comportano un grave pregiudizio all'efficienza del servizio offerto all'utenza nonché al buon andamento della Pubblica Amministrazione, compromettendo il legittimo affidamento e la fiducia che la collettività ripone in chi svolge funzioni pubbliche.

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Nella mattinata di ieri il Comandante Regionale dell'Emilia Romagna della Guardia di Finanza, Generale di Divisione Giuseppe Gerli, ha fatto visita al Comando Provinciale di via Torelli.

L'Alto Ufficiale ha dapprima incontrato gli Ufficiali, gli Ispettori ed i militari del Comando Provinciale, del Nucleo di polizia economico-finanziaria e della Compagnia, complimentandosi per il qualificato ed incessante impegno profuso nel territorio a tutela della collettività.

Poco dopo, unitamente al Comandante Provinciale di Parma, Col. Gianluca De Benedictis, si è intrattenuto con il Prefetto, l'Autorità Giudiziaria e le altre Autorità cittadine, le quali hanno manifestato il proprio apprezzamento per il servizio che le Fiamme Gialle parmensi eseguono quotidianamente a sostegno dell'economia legale e degli imprenditori onesti, per salvaguardare la leale concorrenza sul mercato e contrastare i multiformi fenomeni di abusivismo commerciale.

Successivamente, il Generale Gerli ha fatto visita alle Tenenze del Corpo di Fornovo di Taro e di Fidenza.

A Fornovo di Taro, infine, ha incontrato il Sindaco.

Continua senza sosta l'impegno dei Finanzieri di Rimini a salvaguardia della legalità economica nel settore del mercato dei beni e servizi, finalizzata alla tutela dei consumatori ed orientata ad accertare la conformità e la veridicità in ordine all'apposizione sui prodotti commercializzati di una serie di obbligatorie indicazioni da fornire al consumatore, come quelle relative al nome o ragione sociale o marchio e alla sede legale del produttore o di un importatore stabilito nell'Unione Europea.

Rimini 24 gennaio 2018 - Per il notevole numero dei prodotti sottratti dal mercato, rilevante è il dato degli ultimi due interventi effettuati nei giorni 19 e 22 gennaio dalla Fiamme gialle del Gruppo di Rimini - nell'ambito dell'operazione "fake buster", pianificata e coordinata dal Comando Provinciale, che prevede di eseguire mirati interventi sulla base dello sviluppo investigativo di quanto rilevato nel corso della costante attività di controllo economico del territorio, anche avvalendosi dell'incrocio di elementi acquisiti sul campo e di quelli tratti dalla banche dati in uso al Corpo.

In due distinti esercizi commerciali, siti nel capoluogo di provincia e gestiti entrambi da cittadini bengalesi sono stati individuati e sequestrati, infatti, complessivamente oltre 1.600.000 prodotti; si tratta di articoli per lo più provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese, da considerare pericolosi per la salute del consumatore, sulla maggior parte dei quali è stata rilevata altresì l'omessa indicazione delle informazioni in lingua italiana riguardanti la composizione merceologica, la provenienza, i materiali impiegati, le istruzioni, nonché tutte le ulteriori prescrizioni d'impiego previste dal Codice del Consumo, dirette a garantire la corretta e completa informazione a beneficio dell'acquirente finale (consumatore), relativamente alle caratteristiche dei beni riconoscibili in prodotti sicuri.

Assoluta importanza riveste la riscontrata assenza di tali informazioni soprattutto in relazione ai potenziali danni conseguenti al contatto con la pelle di alcuni prodotti sequestrati quali orologi, bracciali, anelli, collane ed orecchini, composti di materiali diversi tra metallo, gomma e legno, spesso destinati ad un'ampia platea di consumatori minorenni, ovvero, più in generale, per la sicurezza d'uso, quali batterie non sicure o chiavette USB di incerta qualità e sicurezza tecnica.

Per i due esercenti non in regola, si profilano, oltre alla possibile confisca della merce cautelata dai Finanzieri, le previste sanzioni pecuniarie che saranno applicate dalla Camera di Commercio di Rimini, alla quale gli stessi sono stati segnalati.

In ordine alla provenienza degli articoli sono in corso gli opportuni approfondimenti di polizia economico-finanziaria mirati a verificare anche le eventuali responsabilità in capo agli importatori; su di essi, peraltro, ricade per legge l'obbligo di fornire ai propri distributori/clienti le schede di conformità e l'analisi di certificazione della qualità dei prodotti immessi in commercio.

I risultati complessivamente raggiunti in queste prime settimane del 2018 testimoniano quanto sia alta l'attenzione della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Rimini nell'attività di tutela dei consumatori e delle imprese che rispettano le regole del mercato.

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Estorsione con il metodo mafioso. Arrestati, tra Emilia Romagna, Calabria e Lazio, tre affiliati della cosca reggina dei "Bellocco".

I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna e dello S.C.I.C.O. (Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata) di Roma stanno dando esecuzione, in Emilia Romagna, Lazio e Calabria, ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre pregiudicati ritenuti affiliati alla 'ndrina dei Bellocco di Rosarno (RC), responsabili di un episodio di estorsione ai danni dei familiari di un collaboratore di giustizia in provincia di Ravenna. Contemporaneamente all'esecuzione del provvedimento cautelare sono in corso numerose perquisizioni.

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Operazione "Mister James": in corso di esecuzione 8 custodie cautelari nei confronti di un'associazione a delinquere finalizzata all'abusivismo finanziario, alla commissione di bancarotte, truffe, ricettazione e appropriazione indebita. Identificate false fidejussioni per oltre 200 milioni di euro.

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Forlì, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, stanno eseguendo n. 8 ordinanze di custodia cautelare (2 in carcere e 6 nella misura degli arresti domiciliari) nell'ambito di un'indagine condotta nei confronti di un'associazione a delinquere, operante in Italia ed all'estero, dedita alla commissione di una pluralità di reati quali: l'abusivismo finanziario, la bancarotta fraudolenta, truffe, anche aggravate, realizzate mediante emissioni di garanzie fideiussorie false, ricettazione ed appropriazione indebita.

Gli accertamenti esperiti, avviati nel decorso 2016, hanno consentito di poter deferire all'A.G. inquirente n. 34 soggetti, delineando – al contempo – le ramificazioni e la struttura dell'associazione a delinquere che, pur avendo sede nel territorio forlivese operava anche in Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia attraverso più società.

Importante, al fine della ricostruzione delle movimentazioni finanziarie, l'apporto fornito dalle segnalazioni per operazioni sospette generate dai presidi antiriciclaggio che hanno consentito d'individuare ingenti flussi finanziari dirottati anche su banche estere site nel Principato di Monaco e Malta.

Nello specifico, il modus operandi dell'associazione prevedeva di:
- emettere false polizze fideiussorie a favore di terzi soggetti procurandosi illeciti guadagni;
- individuare società che versavano in grave crisi finanziaria, acquisendole attraverso società di comodo create ad hoc ed intestate a "teste di legno" prive di fonti reddito;
- stipulare contratti d'affitto d'azienda attraverso i quali garantirsi la gestione dell'azienda acquisita in ogni suo aspetto e quindi procedere alla definitiva "spoliazione" di tutti i beni finanziari e strumentali, anche mediante la contestuale rivendita a terzi soggetti;
- fornire alla platea dei creditori delle aziende acquisite, false garanzie fideiussorie, per altro dietro il pagamento di lauti corrispettivi, al fine di procrastinare nel tempo ogni attività volta al soddisfacimento dei propri crediti.

Con riferimento alle false garanzie fideiussorie, le stesse venivano immesse sul mercato a nome di uno "pseudo" istituto di credito con sede a Londra, di altro istituto di credito realmente operante ma totalmente all'oscuro di tali operazioni, con sede a Stoccolma, nonché attraverso società finanziarie italiane non abilitate e prive di qualsiasi copertura finanziaria atta a soddisfare i creditori.

Nel corso dell'articolata attività investigativa è stato già accertato il pagamento di premi per un capitale garantito pari a circa 50 milioni di euro mentre sono in corso ulteriori accertamenti su polizze che si ritiene possano essere state proposte / stipulate per ulteriori 150 milioni.

Tra i beneficiari delle false polizze fideiussorie, oltre a privati ed imprenditori, figurano anche istituti di credito ed enti pubblici; allo stato 150 risultano gli episodi di truffa ricostruiti.

Tra questi si segnala il tentato acquisto della OLIDATA Spa, storica azienda romagnola leader nazionale nel settore dell'ICT e primo produttore di PC in Europa. L'acquisizione, tentata attraverso il coinvolgimento di un investitore – già noto alle cronache giudiziarie per aver tentato la scalata della Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio – che utilizzando un fondo del Qatar avrebbe acquisito quote della società cesenate, veniva bloccata dallo stesso management OLIDATA a seguito di riscontri effettuati sulla "consistenza" del fondo.

 

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Truffa ai danni dell'INPS di circa 300.000 euro. Denunciate 12 persone che riscuotevano le pensioni di parenti deceduti. 

Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Bologna, in collaborazione con la Direzione Centrale Audit dell'INPS, la sede provinciale di Bologna del medesimo Istituto di previdenza e il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie della Guardia di Finanza, hanno denunciato alla locale Procura della Repubblica 12 persone per aver riscosso indebitamente le pensioni di loro parenti deceduti per un importo di oltre 272 mila euro.

Nei confronti di 9 di essi, il GIP del Tribunale di Bologna, dott.sa Rossella Materia, su richiesta della Procura della Repubblica felsinea, nella persona del Sostituto Procuratore dott. Luca Alfredo Davide Venturi, che ha coordinato le indagini, ha emesso un decreto di sequestro preventivo per equivalente delle somme di denaro illegittimamente incassate – quantificate in circa euro 160.000 - al fine di sottrarre alla disponibilità degli indagati il corrispondente illecito profitto. Il risultato odierno costituisce la seconda tranche di una indagine partita nel 2016 che inizialmente aveva interessato il solo comune di Bologna permettendo di individuare 4 persone che avevano percepito le pensioni di defunti per un importo complessivo di oltre 190 mila euro. In questa seconda fase, invece, gli accertamenti sono stati estesi all'intero ambito provinciale.

In particolare, i finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna nel corso di questa nuova attività, attraverso l'approfondimento di 25.000 posizioni di soggetti deceduti nel triennio 2013/2015 hanno scovato ulteriori 12 persone, tutte residenti nella provincia di Bologna (ad eccezione di una residente nella provincia di Ravenna), che, nascondendo all'INPS il decesso di loro congiunti, hanno usufruito illegalmente delle loro pensioni favoriti anche dal fatto che la maggior parte di loro era delegata ad operare sui conti correnti bancari dei parenti estinti. In un caso è stato riscontrato che uno dei soggetti smascherati ha riscosso la pensione di un familiare morto più di tre anni prima, intascando quasi 62.000 euro attraverso ripetuti prelievi bancomat. Le persone denunciate – 3 delle quali saranno perseguibili solo in via amministrativa in ragione della lieve entità dell'illecito profitto conseguito – sono state segnalate anche all'INPS, in virtù dell'apposito protocollo d'intesa stipulato tra la Guardia di Finanza e l'ente previdenziale, che peraltro, nella quasi totalità dei casi aveva già avviato autonome procedure di recupero delle rate pensionistiche indebite.

L'attività di contrasto alle frodi nel settore previdenziale condotta dalla Guardia di Finanza mira a garantire l'effettivo sostegno alle fasce più deboli della popolazione, evitando il dispendio di risorse a beneficio di soggetti non aventi diritto.

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Tutela dei consumatori e lotta alla contraffazione e all'abusivismo commerciale. Sequestrati oltre 47.000 prodotti (di cui 103 pistole a gas).

Nell'ambito del costante dispositivo di "controllo economico del territorio e contrasto ai traffici illeciti", coordinato dal Comando Provinciale di Rimini, i militari del Gruppo, a pochi giorni di distanza dalla recente operazione "Befana Sicura" (che nell'ultimo week end delle feste ha registrato il sequestro di oltre 10.000 prodotti), hanno portato a termine questa settimana un'altra importante attività di servizio nei settori del contrasto alla contraffazione e della tutela del consumatore in particolare, individuando e togliendo dal mercato, in un centro di stoccaggio e vendita all'ingrosso di Rimini, oltre 47.000 articoli.

Nel corso dell'intervento di polizia economico - finanziaria, le Fiamme Gialle riminesi hanno posto sotto sequestro circa 42.000 prodotti falsamente "griffati", costituiti principalmente da capi di abbigliamento sportivo e gadget vari, riproducenti il logo delle più famose squadre di calcio e dei brand dell'alta moda. Nello stesso esercizio commerciale sono stati sequestrati più di 5000 articoli, poiché risultati privi del prescritto marchio CE, delle etichettature e dei documenti illustrativi di origine, fabbricazione e funzionamento sicuro.

Tra questi emergono 103 pistole a gas, sprovviste dei segni identificativi, dello specifico punzone, che ne certifica l'energia cinetica entro il limite consentito, e del numero della verifica di conformità attribuito dalle competenti autorità. Questo tipo di pistole, anche se considerate di modesta capacità offensiva, possono essere comunque pericolose e pertanto non possono essere detenute e usate da minorenni. Per tale motivo le pistole sono state cautelate anche per chiederne la perizia tecnica al fine di accertare le effettive caratteristiche tecnico-funzionali.

I responsabili del magazzino controllato, intanto, sono stati deferiti all'Autorità Giudiziaria per le ipotesi di reato di ricettazione e contraffazione e segnalati alla Camera di Commercio per le violazioni alla normativa in materia di sicurezza prodotti e di quelle previste dal Codice del Consumo, che prevedono l'irrogazione di sanzioni pecuniarie che vanno da 516 a 25.000 euro. L'attenzione della Guardia di Finanza nello specifico settore è massima in quanto la contraffazione ed il commercio di prodotti non genuini ed insicuri non solo danneggiano il mercato sottraendo opportunità e lavoro alle imprese che agiscono nel rispetto delle regole, ma possono mettere anche in pericolo la salute dei consumatori. Per questo motivo il Comando Provinciale di Rimini, da tempo, sta dando concreto forte impulso alle attività di contrasto a tali fenomeni, tanto da pervenire, solo con gli interventi sul campo di questi primi pochi giorni del nuovo anno, al sequestro di oltre 57.000 prodotti.

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GUARDIA DI FINANZA BOLOGNA: Scoperti 4 laboratori di pelletteria e sequestrate oltre 1.000 borse con marchio contraffatto.

La Guardia di Finanza di Bologna nei giorni scorsi ha sequestrato oltre un migliaio di borse e accessori in pelle riportanti marchi contraffatti o segni distintivi di noti brand della moda oltre a individuarne i centri di produzione situati in Emilia Romagna e Toscana.

In particolare nel corso dello svolgimento di una serie di controlli per il contrasto alla contraffazione, i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria sono intervenuti presso la sede di una società dedita al commercio all'ingrosso di articoli di pelletteria situata in Funo di Argelato ove venivano individuate, esposte per la vendita, borse riproducenti i noti "brand" Gucci, Zanellato, Pinko e Chloé.

Già durante questa prima ispezione veniva da subito esaminata la documentazione contabile che consentiva di individuare quelli che potevano essere considerati i centri di produzione situati in Sesto Fiorentino – Osmannoro presso i quali venivano, nell'immediatezza, svolte ulteriori perquisizioni.

Queste attività, complessivamente, hanno consentito il sequestro di 463 borse contraffatte, 155 prodotti semilavorati, 747 gioielli e applicazioni metalliche riconducibili al marchio Gucci nonché, soprattutto, di 8 macchinari per il confezionamento delle borse presso i laboratori.

I titolari delle imprese, tutti cittadini di origine cinese, sono stati denunciati alle Procure competenti per i reati di produzione e vendita di merci riportanti marchi contraffatti.

Il valore commerciale della merce sequestrata, la cui falsità è stata riconosciuta anche dai periti delle società titolari dei marchi, ammonta ad oltre cinquanta mila euro.
L'operazione di servizio svolta dalle Fiamme Gialle felsinee testimonia, ancora una volta, l'impegno del Corpo nel contrasto al traffico di prodotti con marchi contraffatti, a tutela del commercio e dei consumatori.

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Bancarotta e omesso versamento IVA. La Guardia di Finanza sequestra beni per il valore di circa 1 milione di euro. Al termine di articolate attività investigative, i Finanzieri del Comando Provinciale di Rimini hanno dato esecuzione nei giorni scorsi ad un provvedimento di sequestro preventivo di beni per un valore stimato di circa un milione di euro nei confronti di un settantaduenne B.V., imprenditore del settore della vendita di automobili e ricambi, la cui società era stata dichiarata fallita nel 2015.

Le indagini di polizia economico-finanziaria svolte dai finanzieri e coordinate dalla Procura della Repubblica di Rimini, hanno consentito di accertare che i 4 indagati avevano posto in essere tra il 2014 e il 2015 una serie di condotte delittuose in danno dei creditori, ed in particolare anche dell'Erario, consistenti, in sostanza, nella falsificazione dei bilanci societari e nella dissimulazione dello stato di insolvenza della società, cosa che consentiva, nonostante lo stato di decozione della medesima, il ricorso abusivo al credito e quindi l'aggravamento di oltre 2 milioni del passivo della società, con una sopravvalutazione dell'attivo per circa 6 milioni di euro.

Dagli accertamenti contabili effettuati, relativamente alla dichiarazione dei redditi del 2013, emergeva che la società non aveva provveduto al previsto versamento dell'Iva dovuta per circa 900.000 euro, in violazione dell'art. 10 ter del Decreto Legislativo 74/2000, che per l'omesso versamento dell'imposta, superata la soglia dei 250.000 euro, prevede la reclusione da 6 mesi a 2 anni.

Pertanto, in presenza di tale ipotesi di reato tributario, condividendo le argomentazioni e sulla base delle relative risultanze investigative rappresentate dalle fiamme gialle la Procura della Repubblica di Rimini avanzava richiesta di sequestro preventivo "per equivalente" su disponibilità e beni di pari valore dell'imposta evasa.

Il G.I.P. presso il Tribunale di Rimini, ritenendo sussistere i presupposti che avevano portato ad avanzare la richiesta, ha emesso il provvedimento di sequestro preventivo per equivalente che è stato operato dai Finanzieri riminesi apponendo il vincolo giudiziario su 3 immobili e 10 terreni, per un valore complessivo stimato pari a circa 1 milione di euro, riconducibili a B.V., nella sua qualità di liquidatore della fallita.

A margine si coglie l'opportunità di segnalare che il Reparto operante, denominato Nucleo di Polizia Tributaria di Rimini, dal primo gennaio 2018 – in attuazione del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 - ha assunto la nuova denominazione di "Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria", al fine di meglio allineare la denominazione del Reparto con le funzioni di polizia economico – finanziaria a competenza generale attribuite alla Guardia di Finanza, restando tuttavia sul piano sostanziale ed ordinativo immutate le competenze e le attribuzioni.

(Rimini 6 gennaio 2018)

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