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A cura di Matteo Galbiati, Livia Savorelli e Nadia Stefanel - Fondazione Dino Zoli, Viale Bologna n. 288, Forlì (FC)

24 ottobre – 5 dicembre 2020
Finissage e proclamazione dei vincitori: 5 dicembre 2020

Pubblicato in Cronaca Emilia

Inaugura giovedì 14 novembre, alle 11.00, nell’Oratorio di San Quirino, la mostra fotografica “Il ruolo delle donne durante la Grande Guerra”, da un’idea di Maria Canale, realizzata con il contributo del Comune di Parma in collaborazione con CNDI (Consiglio Nazionale Donne Italiane).  L’evento è inserito nel Programma ufficiale delle commemorazioni del Centenario della prima Guerra mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Struttura di Missione per gli Anniversari di interesse nazionale. 

L’esposizione racconta, attraverso foto sbiadite in bianco e nero, tutte le donne senza differenze culturali, nazionali, o di classe sociale, che hanno vissuto durante l’epoca della Grande Guerra: un periodo storico drammatico che, però, ha indubbiamente costituito per le donne un’esperienza di libertà e responsabilità senza precedenti. 

Le fotografie mostrano queste donne in ruoli professionali e familiari che rompono con la tradizionale distinzione maschile e femminile, in un periodo di intenso attivismo che altera la rigidità sociale e apre nuovi spazi di emancipazione. In Italia, l’esperienza femminile assume forme rivoluzionarie in quanto la guerra – l’Italia entra in guerra nel 1915 – stravolge gli elementi tradizionali dell’identità della donna, il privato, la vita domestica, la riproduzione. E questo in un paese profondamente segnato dal codice mediterraneo dell’onore, dalla morale e dall’educazione cattolica. Queste trasformazioni sono colte nelle immagini fotografiche, dove, per la prima volta, si vedono donne inserite nel settore pubblico, impegnate prima in opere assistenziali, poi sempre più coinvolte nella sfera produttiva; donne dallo sguardo franco, le mani operose, il portamento fiero e virile.                           

La mostra è costituita da quattro tematiche: Le donne fra pacifismo e interventismo; Associazionismo e volontariato; Le donne e il lavoro; Moda e propaganda.   

Negli 11 giorni della mostra, le Associazioni Federate al CNDI proporranno degli Open- Day dedicati alle proprie attività e, in particolare, AMI Associazione Mazziniana Italiana il 16 novembre, Zonta International  clubs italiani il 23 novembre, Soroptimist International d’Italia il 24 novembre.  

La mostra è realizzata in collaborazione con: Soroptmist Parma, FIDAPA Parma, ADM Associazione Donne Medico Parma, Zonta club Parma, ADEI  WIZO Associazione Donne Ebree d’Italia, Associazione Festa Internazionale della Storia, Università Popolare di Parma, Associazione Mazziniana Italiana, Associazione Nazionale Alpini, Assoarma Parma, Croce Rossa Comitato di Parma.

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Inaugura sabato 9 novembre alle 17.30 nelle sale di Palazzo Pigorini a Parma la mostra Emilio Scanavino. Genesi delle forme a cura di Cristina Casero ed Elisabetta Longari, realizzata in collaborazione con l’Archivio Emilio Scanavino e il sostegno del Comune di Parma. La rassegna offre una lettura inedita dell'opera di Emilio Scanavino (Genova, 1922–1986), artista che è stato protagonista della stagione italiana della pittura informale negli anni Cinquanta, aggiornando poi i suoi modi nei decenni seguenti lungo una traiettoria personale e coerente. 

L'esposizione presenta – accanto a dipinti, ceramiche e sculture – più di cento fotografie scattate dallo stesso Scanavino, una produzione interessante e sostanzialmente inedita, conservata presso l'archivio dell'artista. Intorno a questo nucleo di immagini è costruita, con un taglio innovativo, la mostra, che chiarisce quindi come la pratica fotografica sia stata parte integrante, sin dalla fine degli anni Cinquanta, della ricerca dell'autore. Dal confronto tra gli scatti e la produzione artistica si evidenzia anche l'affermarsi di un differente modo di concepire l'immagine pittorica o scultorea da parte di Scanavino, che affermava «a me piace fotografare. Ma non cerco belle immagini, mi piace andare in giro e ritrarre lo scheletro della natura, certi buchi, certi solchi che i secoli hanno scavato nelle montagne. I detriti che si accumulano nei luoghi dove la nostra civiltà industriale raccoglie le sue scorie mi raccontano cose incredibili».

Nelle sue fotografie, infatti, Scanavino immortala brani di realtà - corde, innesti, insetti, muri, nodi, pietre -, tutti elementi che qui diventano forme primarie, archetipi, il cui senso va oltre il loro significato letterale. Come evidenzia una delle due curatrici, Elisabetta Longari, “la fotografia aiuta Scanavino a leggere con evidenza il carattere particolare della materia, ne capta la qualità, la struttura segreta”, e quindi il motivo per cui egli ricorre a questo strumento espressivo è “la conoscenza, la più profonda e diretta possibile. La fotografia in questo quadro si rivela un ottimo strumento d’indagine, l’obiettivo è un occhio ravvicinato cui non sfugge nulla, o comunque che sa cogliere ciò che l'occhio umano non afferra”. L'artista, dunque, assegna alla fotografia un ruolo fondamentale nel processo di genesi delle forme del suo immaginario, non fondato soltanto sulla sua invenzione, sulla sua immaginazione, ma capace di trarre forza anche da quella ricognizione sulla realtà che egli compie anche attraverso il mezzo fotografico. 

Il fondamentale rapporto tra l'immagine fotografica e la produzione pittorica e scultorea di Scanavino, insieme all’analisi del linguaggio fotografico dell'autore, sono indagati nel catalogo della mostra, un volume edito da Magonza Editore, che presenta la produzione fotografica dell'autore, sinora poco conosciuta. I saggi delle due curatrici approfondiscono diversi aspetti: Cristina Casero si concentra più propriamente sull’analisi del linguaggio fotografico e sulle relazioni dell’artista con il clima culturale e il contesto espositivo a lui contemporaneo; Elisabetta Longari cerca, basandosi principalmente sui libri, come anche sui carteggi presenti nell’archivio del pittore, di tracciare una possibile mappa culturale del suo approccio alla fotografia e all’arte.

Emilio Scanavino. Genesi delle forme.
A cura di Cristina Casero ed Elisabetta Longari
In collaborazione con l’Archivio Emilio Scanavino
Con il sostegno di Comune di Parma
Sede Palazzo Pigorini | Strada della Repubblica 29/A, Parma
Inaugurazione Sabato 9 novembre, ore 17.30
Date 10 novembre – 15 dicembre 2019
Orari Giovedì e venerdì dalle 14.30 alle 18.30 | Sabato e domenica dalle 10 alle 18.30
Ingresso libero
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Inaugura sabato 31 agosto, alle ore 18, presso la Galleria San Ludovico, l’esposizione pittorica “La lettera in corpo” dell’artista parmigiana Francesca Dosi, realizzata con il patrocinio e la collaborazione dell’assessorato alla Cultura del Comune di Parma, che proseguirà fino al 15 settembre.

La mostra nasce da un’idea originale dell’artista che ha curato la regia, la messa in scena, l’ambientazione e i costumi delle inquadrature fotografiche, realizzate dal fotografo Enrico Grassi, che hanno preceduto la fase pittorica. Nell’omonimo saggio “La lettera in corpo” (Diabasis, 2017) la Dosi ha affrontato sul piano teorico la “messa in corpo” filmica del romanzo epistolare di Choderlos de Laclos Les liaisons dangereuses, analizzando Dangerous Liaisons di Stephen Frears. L’artista ha accompagnato questo studio teorico con un progetto pittorico di rielaborazione del carteggio tardo settecentesco e con una selezione fotografica, di Enrico Grassi, inerente il medesimo soggetto.

I dipinti, realizzati partendo dalle immagini fotografiche, offrono corpo “pittorico” al desiderio: ovvero un corpo disincarnato fatto di materia e cromatismi, di spessore e profondità prospettica, una doppia dimensione che, allo sguardo, prende vita. Il corpo dei modelli viene dapprima fotografato e in seguito riproposto tramite un abile alternarsi di sovrapposizioni ed evanescenze. La tecnica della Dosi mira a disegnare il reticolo di forze prodotto dall’incontro tra gli interpreti, acuendo la risonanza sensoriale dello spettatore che sembra poter accedere alla trama della pelle.

La mostra, aperta al pubblico dal 31 agosto con ingresso libero, si concluderà il 15 settembre, con un finissage che vedrà esibizioni dal vivo di musica e di canto operistico settecentesco.

Per tutto il corso della mostra sarà inoltre possibile ascoltare, in una registrazione realizzata da Alba Pessini (docente di Letteratura francese all’Università di Parma), brani estrapolati dal carteggio tardo settecentesco; selezionati per la parte musicale dal soprano Francesca Olivieri e per la parte testuale dalla stessa Dosi, con il missaggio sonoro di Mirko Ghizzoni.

Gli orari di apertura della mostra saranno: mercoledì dalle 15.30 alle 19.30; giovedì dalle 10 alle19.30; venerdì e sabato dalle 10 alle 21; domenica dalle 10 alle 19.30.

Così Francesca Dosi racconta la genesi e la finalità del proprio lavoro insieme al fotografo Grassi: “[…] Abbiamo scattato all’interno di case private e di luoghi storici cittadini (il Teatro Regio e il Palazzo Ducale) inventato costumi improbabili con materiali di recupero e giocato sugli anacronismi, tra i quali spiccano i palchi di un teatro ottocentesco e l’utilizzo delle pistole al posto delle spade con cui si affrontano in duello Danceny e Valmont nella parte conclusiva del romanzo. Non ci premeva la fedeltà filologica al testo e all’epoca raccontata, bensì la resa di una “fisiologia” scenica che interpella lo spettatore e, assieme a lui, interroga il desiderio, alimentato dalla sua stessa procrastinazione entro una danza macabra di avvicinamento e allontanamento. Le fotografie e i quadri traspongono le diverse fasi di un gioco di seduzione libertina che si rivela essere una tragedia a tinte fosche, generata e scandita dalle parole dei singoli corrispondenti, incapaci di sottrarsi al personaggio che di sé hanno costruito e all’ineluttabilità mortuaria che accompagna il carteggio”.

 

Francesca Dosi

Autodidatta, ha realizzato tra gli altri progetti artistici, “Ninfa” e “Il sogno della farfalla”, entrambi accompagnati da performances di danza, musica, canto e poesia, riproposti a intervalli regolari in contesti diversi tra loro e non forzatamente espositivi, a dimostrazione della volontà da parte della Dosi di cogliere il momento di fusione tra le arti e di fare della propria pittura parte di un tutto in divenire.

Ha recentemente aperto un atelier a Parma nell’Oltretorrente (in via Imbriani 50/a): un laboratorio di ricerca pittorica dove procedere al lavoro sui quadri e condividerne gli esiti con amici e passanti. 

Ha all’attivo diverse attività di ricerca e di scrittura, tra i saggi maggiori: Trajectoires balzaciennes dans le cinéma de Jacques Rivette edito da LettMotif, “La lettera in corpo” edito da Diabasis, Il nostro bisogno di De André, in fase di pubblicazione con la Nuova Fondazione Battei e il romanzo “Ma saison avec Guillaume” edito da La Société des écrivains e di cui si prepara l'edizione italiana.

Venerdì 14, sabato 15 e domenica 16 Giugno alla Fondazione Collegio San Carlo dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20. Domenica 16 Giugno alle 18 concerto di chiusura del tenore Reinaldo Droz.

Modena -

Grande successo della mostra “Il teatro fa moda” organizzata da Modenamoremio e Fondazione Teatro Comunale di Modena nelle splendide sale della Fondazione Collegio San Carlo, che sarà aperta per l’ultimo weekend venerdì 14, sabato 15 e domenica 16 Giugno dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.

L’esposizione ha richiamato appassionati di musica e moda con una folta presenza di turisti, che hanno rilasciato commenti entusiasti sia per la qualità dei manufatti che per l’occasione di ammirare sale normalmente non aperte al pubblico che rivelano bellezze mozzafiato.

Tra gli affreschi e i decori del Settecento e Ottocento il visitatore può vedere i costumi delle opere Turandot, Gianni Schicchi e Suor Angelica di Puccini, Partenope di Haendel e Andrea Chenier di Giordano. Un percorso che domenica 16 Giugno alle ore 18.00 si arricchirà di un momento musicale affidato al tenore Reinaldo Droz che interpreterà arie d’opera e canzoni popolari nella straordinaria atmosfera della Sala dei Cardinali.

 

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Palazzo del Governatore di Parma ospita la più grande mostra italiana dedicata all’arte cecoslovacca con oltre 200 opere tra dipinti, disegni, acquerelli, lavori di grafica e di stampa, fotografie, oggetti di design e proiezioni cinematografiche.

Fino al 28 luglio, l’esposizione, allestita su entrambi i piani del Palazzo, propone al pubblico un percorso temporale, a partire dagli anni ’20 del Novecento fino agli anni ’80, in cui verrà approfondita l’atmosfera culturale di Praga e dell’intera nazione cecoslovacca, altamente influenzata dalle vicende storico-politiche, che portò a una particolarissima produzione artistica, parte della quale trovò espressione nella pittura realista di artisti di primo piano come Josef Štolovský (1879-1936), Josef Brož (1904-1980), Adolf Žábranský (1909-1981), Jaromír Schoř (1912-1987), Sauro Ballardini (1925-2010) ed Alena Čermáková (1926-2009). 

Promossa da Fondazione Eleutheria, Collezione Ferrarini-Nicoli e Comune di Parma, in collaborazione con il Museo di Arte Decorative di Praga, la mostra è curata da Gloria Bianchino, FrancescoAugusto e Ottaviano Maria Razetto

Informazioni 

Il Palazzo del Governatore (Piazza Garibaldi, 19) è aperto al pubblico con i seguenti orari: dal martedì al venerdì: 10,00-19,00, sabato e domenica: 10,30-19,30, primo e ultimo sabato del mese aperto fino alle ore 24.00. Biglietto intero € 7, biglietto famiglia € 10, ridotto € 5, ridotto speciale € 4, scolaresche e gruppi € 3. Catalogo edito da Eleutheria e a cura di FrancescoAugusto Razetto e Ottaviano Maria Razetto, con testi di Gloria Bianchino, FrancescoAugusto Razetto, Vittorio Sgarbi, Magdalena Kracik Storkanova e ricco apparato iconografico. Per informazioni: T. +39 0521 218929, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Foto a cura di Francesca Bocchia

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Martedì, 28 Maggio 2019 09:26

Mostra opere d’arte di Fortunato Fazzari

Da venerdì 31 maggio, presso la sede provinciale Ugl di Parma, in via Abbeveratoia 65/A, saranno esposti i quadri dell’artista Fortunato Fazzari. La mostra potrà essere visitata negli orari d’ufficio del sindacato e sarà aperta a tutti. 

“E’ il quarto artista, in ordine di successione, ad esporre le sue opere; - così dichiara Matteo Impagnatiello, segretario provinciale Ugl di Parma- la mostra realizza concretamente l’attività dell’Ugl anche nel settore artistico. L’Italia è sinonimo di arte e storia e possiede il maggior patrimonio artistico- culturale del mondo: nel contempo, però, poco si è fatto per la tutela degli artisti italiani. Data la tendenza crescente, nella maggior parte dei settori artistici, alla precarietà dell’impiego ed all’insicurezza delle condizioni di lavoro degli artisti, Ugl auspica che una parte soddisfacente di risorse pubbliche venga destinato alle attività di creazione, di espressione e di diffusione artistica”. 

Sull’iniziativa interviene Giuseppe Cocco, segretario nazionale Ugl Creativi, che aggiunge: “Gli artisti devono poter partecipare più attivamente all’elaborazione delle politiche  culturali nazionali: solamente così potrà esservi un’affermazione ed un riconoscimento del loro importante ruolo nella nostra società, dando così pienezza all’articolo 9 della nostra Costituzione”.

L’arte può diventare, così, un modo per scuotere le emozioni ed i sentimenti delle nuove generazioni.

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L’Oratorio di San Quirino accoglie la raccolta fotografica di Elisa Morabito dedicata agli spazi carcerari collocati all’interno della Chiesa di San Francesco.

La mostra, che resterà aperta sino al 9 giugno, è organizzata da Associazione Culturale San Rocco – Accademia dell’ascolto in collaborazione con Associazione San Cristoforo, un pezzo di strada insiemeAllarm Morabito e ...and Arts eventi con il patrocinio del Comune di Parma e della Camera Penale di Parma.

Le immagini esposte, oltre settanta, propongono scorci, tracce e segni della memoria del luogo che superano il concetto di reportage per raggiungere punte di espressività artistica particolarmente riuscite nell’evocazione di storie trascorse tra quelle mura. 

I suggestivi scatti, stampati in diverse misure, sono raggruppati a sezioni ognuna delle quali propone una riflessione mirata ad accompagnare il visitatore in un percorso visivo-metaforico suggerendo contenuti dal valore etico oltre che estetico.

La sequenza dei contrasti buio / luce e monocromo / colore sottolineano la forza dei messaggi possibili contenuti nella parola “libertà”, elemento vitale con il quale tutti siamo chiamati a confrontarci individualmente e collettivamente. 

Sabato 8 giugno, alle ore 10, la mostra ospiterà l’incontro “Libertà è partecipazione”, con interventi di persone e testimonianze appartenenti al sistema detentivo.

 

Oratorio San Quirino - Via Ospizi Civili , 1 - PARMA

25 maggio – 9 giugno 2019

 

Orari dapertura 

Venerdì: ore 18 - 21

Sabato e domenica: ore 10 – 21

Evento e testi a cura di: Alessandra Toscani

 

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A partire dal 25 maggio, fino al 28 luglio, il Palazzo del Governatore di Parma ospiterà la più grande mostra italiana dedicata all’arte cecoslovacca con oltre 200 opere tra dipinti, disegni, acquerelli, lavori di grafica e di stampa, fotografie, oggetti di design e proiezioni cinematografiche.

A cura di: Gloria Bianchino, FrancescoAugusto Razetto, Ottaviano Maria Razetto 

Parma -

Dal 25 maggio al 28 luglio 2019 sarà ospitata aParma la più grande mostra italiana dedicata all’arte cecoslovacca.La Forma dell’Ideologia. Praga: 1948-1989” porterà nella storica sede del Palazzo del Governatore oltre 200 opere tra dipinti, disegni, acquerelli, lavori di grafica e di stampa, fotografie, oggetti di design e proiezioni cinematografiche.

Promossa da Fondazione Eleutheria, Collezione Ferrarini-Nicoli e Comune di Parma, in collaborazione con il Museo di Arte Decorative di Praga, la mostra è curata da Gloria Bianchino, FrancescoAugusto e Ottaviano Maria Razetto

L’esposizione, allestita su entrambi i piani del Palazzo, proporrà al pubblico un percorso temporale, a partire dagli anni ’20 del Novecento fino agli anni ’80, in cui verrà approfondita l’atmosfera culturale di Praga e dell’intera nazione cecoslovacca, altamente influenzata dalle vicende storico-politiche, che portò a una particolarissima produzione artistica, parte della quale trovò espressione nella pittura realista di artisti di primo piano come Josef Štolovský (1879-1936), Josef Brož (1904-1980), Adolf Žábranský (1909-1981), Jaromír Schoř (1912-1987), Sauro Ballardini (1925-2010) ed Alena Čermáková (1926-2009). 

Dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al cinema fino al design, l’arte di quel periodo è declinata nelle sue variegate sfaccettature sottolineando, in particolare, l’impatto che ebbe lo “stato di regime”, dal ’48 in poi, sulla cultura della città e dell’intera nazione.

“Questa mostra – ha introdotto l'assessore alla Cultura Michele Guerra – rappresenta un gemellaggio culturale tra Parma e Praga, primo passo di un percorso che mette in luce una eredità europea molto significativa, pur nelle differenze tra le due realtà, e che speriamo si rafforzi con risultati tangibili anche nel prossimo futuro. E' una mostra della quale siamo molto soddisfatti, non solo per la quantità ma anche per la varietà delle opere esposte, che ci raccontano vari decenni della cultura visuale del paese cecoslovacco: una cultura che possiamo ormai guardare con la giusta distanza per comprenderla”.

FrancescoAugusto Razetto, curatore e Presidente della Fondazione Eleutheria, ha spiegato: «Sono passati ormai quarant’anni dalla fine delle dittature comuniste dell’est Europa; questo lungo periodo permette ora di poter vedere con più obbiettività e meno coinvolgimento ideologico le opere di quegli artisti che seppur al “servizio” di un “partito cliente” hanno saputo esprimere una propria originalità e un’indubbia capacità artistica. Nei primi anni novanta eravamo in pochi, ad acquistare e in qualche modo a preservare dalla distruzione le opere di quegli anni. Ognuno di noi era alla ricerca di un bel quadro o di una scultura. I più ci vedevano con sospetto. Ho cercato di rendere giustizia a quegli artisti condannati alla damnatio memoriae al seguito della caduta del sistema socialista promuovendo, attraverso la Fondazione Eleutheria, mostre e studi sul quel periodo. Questa esposizione rappresenta di fatto un giusto riconoscimento di quel sentimento di conservazione, guidato dall’amore per l’arte che mosse me, e gli altri collezionisti che hanno prestato le loro opere per questa rassegna, a raccogliere la memoria artistica di quegli anni».

«La mostra – spiega Ottaviano Maria Razetto, curatore e vicepresidente della Fondazione Eleutheria – è un viaggio all’interno di oltre un settantennio di arte e cultura cecoslovacca. In questo senso il visitatore sarà accompagnato a scoprire una Praga diversa da quella che risplende davanti al turista di oggi, ma anche meno lontana di quanto dovesse emergere dalle scarse cronache “Oltrecortina” antecedenti il 1989. Il percorso che ha portato a questa mostra parte però da lontano, e precisamente nel 2016, quando la Fondazione Eleutheria iniziò a pensare di realizzare una serie di iniziative che portassero Parma a Praga ad essere sempre più unite in un rapporto di amicizia e collaborazione. A questo scopo nel 2018 la Fondazione Eleutheria organizzò, nella capitale ceca, una tre giorni di presentazione della città di Parma. In quella occasione oltre all’apertura di una mostra sul Parmigianino, alla redazione di due libri editi per l’occasione e incentrati sul rapporto tra le due città nella storia e a vari incontri istituzionali, fu soprattutto tracciata una strada che vedeva, a fianco della nostra Fondazione, le istituzioni politiche, amministrative ed economiche delle due città. Questa mostra a Palazzo del Governatore è quindi una “risposta” di Praga a Parma in quello che ormai si è costruito come un rapporto stabile e forte tra le due realtà».

Gloria Bianchino, nel testo pubblicato in catalogo, propone una lettura della mostra a partire dal «confronto che si determina nell’immediato dopoguerra fra i fautori della ricerca artistica legata alle avanguardie e un’altra idea dell’arte, un’arte attenta a proporre un linguaggio comprensibile immediatamente, subito leggibile da parte del popolo». «Da una parte – prosegue la curatrice – coloro che intendono lasciare liberi gli artisti di utilizzare linguaggi diversi, all’altra coloro che credono sia indispensabile proporre una sola lingua, e che dunque ritengono che si debba puntare sulla comprensione da parte del maggior numero di cittadini e che intendono usare le lingue popolari, e dunque subito comprensibili, piuttosto che le lingue ritenute di una élite, di una minoranza certo all’avanguardia». In questo confronto, la storica dell’arte si mantiene entro limiti precisi, ovvero «il dibattito a Praga negli anni Venti e oltre, il dialogo con la Russia sovietica da parte di alcuni intellettuali, la progressiva trasformazione del dibattito nel dopoguerra in qualcosa di diverso, con l’imposizione in apparenza di una sola lingua, ma, in realtà, di diverse lingue del realismo».

“Questa mostra – ha sottolineato Vittorio Ferrarini, Collezione Ferrarini-Nicoli – nasce da una concomitanza di intenti che quasi mai si verificano e della quale siamo molto soddisfatti: il fatto che più di un collezionista della nostra città si sia interessato e abbia raccolto tanto materiale relativo ad un periodo storico di una città e di un Paese e la possibilità, grazie al Comune e agli attori del territorio, di poter esporre questo ricco materiale”.

La mostra è realizzata con il patrocinio di: Ambasciata della Repubblica Ceca a Roma, Ambasciata d’Italia a Praga, Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica Italiana, Ministero della Cultura della Repubblica Ceca, Regione Emilia-Romagna, Praga Città Capitale, Provincia di Parma, Municipio di Praga 1, Istituto Italiano di Cultura di Praga, Centro Ceco di Roma, Archivio di Stato di Parma, Museo delle Arti Decorative di Praga, Camera di Commercio e dell’Industria italo-ceca, Famu (Film and TV School of the Academy of Performing Arts in Prague). Main sponsor: UniCredit bank, Architectural Consulting, s.r.o., Opem, Ferrarini porte blindate. Sponsor: Carebo, Terra d’Ombra. Partner: Rufa, GVERDI Eccellenze Italiane, Art Cafè, Ceci, Hotel Farnese. 

Informazioni 

Il Palazzo del Governatore (Piazza Garibaldi, 19) è aperto al pubblico con i seguenti orari: dal martedì al venerdì: 10,00-19,00, sabato e domenica: 10,30-19,30, primo e ultimo sabato del mese aperto fino alle ore 24.00. Biglietto intero € 7, biglietto famiglia € 10, ridotto € 5, ridotto speciale € 4, scolaresche e gruppi € 3. Catalogo edito da Eleutheria e a cura di FrancescoAugusto Razetto e Ottaviano Maria Razetto, con testi di Gloria Bianchino, FrancescoAugusto Razetto, Vittorio Sgarbi, Magdalena Kracik Storkanova e ricco apparato iconografico. Per informazioni: T. +39 0521 218929, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Fonte: Comune di Parma

 

 

 

È in corso a Milano fino al 2 giugno, presso la Fondazione Sottazzani, la mostra World Press Photo 2019. Per il 25° anno consecutivo, la galleria di corso Como 10, presenta uno dei più prestigiosi premi di fotogiornalismo al mondo.

Il concorso è aperto ai fotografi provenienti da tutto il mondo che nel corso dell'anno precedente alla premiazione (2018), con creatività e competenza, abbiano fotografato un avvenimento o sviluppato un progetto di forte rilevanza giornalistica. Sin dalla sua fondazione nel 1955, il World Press Photo contribuisce alla storia del miglior giornalismo visivo mondiale.

I premi sono suddivisi in otto categorie distinte in “scatti singoli” e “storie”. Le categorie sono: Attualità (Contemporary Issues), Ambiente (Environment), Notizie Generali (General News), Progetti a Lungo Termine (Long-Term Projects), Natura (Nature), Ritratti (Portraits), Sport, Spot News.

Il prestigioso premio World Press Photo of the Year 2019 è stato assegnato al fotografo John Moore (Stati Uniti), nella categoria "Spot News" per la foto della bambina honduregna che piange ai piedi della madre fermata dalla polizia di frontiera tra Messico e Stati Uniti. Tra i sei finalisti candidati i fotografi anche il parmigiano Marco Gualazzini.

Mohammed Badra (Siria), nominato nella categoria "Spot News" con un’immagine che racconta la guerra civile siriana a Ghouta; l’italiano Marco Gualazzini nella categoria "Ambiente" sulla crisi idrica del lago Ciad; Catalina Martin-Chico (Francia / Spagna) nella categoria “Contemporary Issues” un’ex combattente delle FARC incinta dopo lo scioglimento del gruppo; Chris McGrath (Australia), nella categoria "Notizie generali" mentre trattiene la stampa dopo l’omicidio di Khashoggi a Istanbul; e Brent Stirton (Sudafrica), nella categoria "Ambiente" con la foto di una donna dell’unità antibracconaggio nel Parco naturale Phundundu in Zimbabwe.

Per la 62esima edizione del concorso fotografico, la World Press Photo Foundation ha introdotto un nuovo importante premio: il Premio Storia dell’anno (World Press Photo Story of the Year). Insieme alla Foto dell’anno, questo nuovo premio valuta la scelta delle immagini che compongono una storia e la loro sequenza. Lo ha vinto il fotografo Pieter Ten Hoopen (Paesi Bassi/ Svezia), finalista nella categoria "Spot News" per uno scatto sulla carovana dei migranti diretta dal Centro America negli Stati Uniti. Candidati finalisti sono stati i due italiani Marco Gualazzini, finalista nella categoria "Ambiente" con un reportage sulla crisi umanitaria del bacino del Ciad e Lorenzo Tugnoli, nella categoria "Notizie generali" con un reportage commissionato dal Washington Post sulla crisi umanitaria in Yemen.

Quest'anno, il concorso ha visto la partecipazione di 4.783 fotografi da 129 Paesi diversi che hanno presentato un totale di 78.801 immagini. Una giuria indipendente composta da esperti del settore e presieduta da Whitney C. Johnson, vicepresidente della sezione Esperienze Visive ed Immersive presso National Geographic, ha selezionato 43 candidati provenienti da 25 differenti nazioni: Australia, Belgio, Brasile, Canada, Repubblica Ceca, Egitto, Francia, Germania, Ungheria, Iran, Italia, Messico, Paesi Bassi, Norvegia, Filippine, Portogallo, Russia, Sud Africa, Spagna, Svezia, Syria, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti, e Venezuela. Tra questi vi sono 14 donne (32%), dato che rappresenta un significativo aumento rispetto al Photo Contest del 2018, che aveva il 12% di candidati donne.

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia

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