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Il documento ufficiale discusso alla Camera dei Deputati per la regolamentazione degli Home Restaurant. Anche nella nostra città e sul nostro territorio è un fenomeno che si è largamente sviluppato, ma che manca ancora di una precisa regolamentazione. -

Parma, 26 gennaio 2016

La scorsa settimana durante la X^ Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati si è aperto il dibattito sul tema dell'Home Restaurant. Nel corso dell'audizione, alla quale hanno partecipato il presidente nazionale, Esmeralda Giampaoli e il direttore nazionale Fiepet Confesercenti, Tullio Galli, sono state ribadite le posizioni della Fiepet, relativamente alla indispensabile equiparazione delle regole che mettano sul piano della parità sia gli operatori professionali sia i soggetti che intendono esercitare questa attività di SOCIAL EATING, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti di carattere igienico-sanitario, fiscale e di professionalità imprenditoriale, e tenuto altresì conto della risoluzione del Ministero dello Sviluppo Economico sull'argomento in questione.

Di seguito il documento ufficiale, consegnato agli atti, che compendia la posizione della Fiepet con la proposta di regolamentazione legislativa di questa disciplina.

Il fenomeno "Home restaurant", dal punto di vista giuridico, è attualmente privo di una propria disciplina, e ciò comporta seri problemi di ordine concorrenziale, sanitario e fiscale.
E' per questo che FIEPeT-Confesercenti ha commissionato al CST, Centro di Studi Turistici, un'indagine sulla rilevanza del fenomeno, le cui risultanze rivelano come l'universo degli Home restaurant in Italia abbia generato nel 2014 introiti pari a 7,2 milioni di euro, con il primato della Lombardia (con una quota di circa 1,9 mln di euro, pari a oltre un quarto del fatturato totale), ma introiti oltre il milione di euro anche nel Lazio (1,4 mln) e in Piemonte (1,1 mln); nello stesso anno sono stati proposti circa 86mila eventi di "social eating", con la partecipazione di circa 300mila persone, che hanno sostenuto una spesa media stimata di 23,70 euro pro-capite, per un incasso medio per singolo evento pari a 194,00 euro. Sono risultati attivi più di 7mila cuochi "social", ognuno dei quali ha incassato in media 1.002,51 euro, con un trend in sicura crescita.
E' chiaro che tutto ciò comporta un'indebita concorrenza al settore della ristorazione tradizionale. Il rispetto o meno delle regole cui sono sottoposti gli operatori economici è infatti uno degli elementi che più qualificano il funzionamento dell'economia e ne determinano le capacità di sviluppo.
E le regole che caratterizzano le attività della ristorazione sono indubbiamente numerose e severe.
Basti pensare che, fin dal suo avvio, un'attività di somministrazione di alimenti e bevande viene limitata da parametri di vario genere, fino a poco tempo fa finanche di tipo strutturalmente regolatorio, mediante distanze e contingenti numerici, oggi di tipo qualitativo, in ossequio all'art. 64 del D. Lgs. n. 59/2010, con cui è stata recepita la Direttiva "Bolkestein".
Questo prevede, infatti, che i comuni, nelle zone del territorio da sottoporre a tutela, possano adottare provvedimenti di programmazione delle aperture degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande al pubblico: tale programmazione può prevedere, sulla base di parametri oggettivi e indici di qualità del servizio, divieti o limitazioni all'apertura di nuove strutture, quando ragioni non altrimenti risolvibili di sostenibilità ambientale, sociale e di viabilità rendano impossibile consentire ulteriori flussi di pubblico nella zona senza incidere in modo gravemente negativo sui meccanismi di controllo, in particolare per il consumo di alcolici, e senza ledere il diritto dei residenti alla vivibilità del territorio e alla normale mobilità.
Inoltre, per esercitare l'attività, il titolare o un suo delegato devono possedere requisiti professionali che implicano la frequenza di corsi, il superamento di esami, il possesso di titoli di studio o una determinata pratica professionale prolungatasi e mantenutasi nel corso di alcuni anni.
L'esercizio deve rispondere a precisi requisiti sanitari, quanto alle misure e alle dotazioni di locali e attrezzature, come previsto dai regolamenti locali d'igiene. In particolare, devono essere presenti bagni per gli addetti e per i clienti, divisi per sesso, nonché per portatori di handicap.
L'attività deve rispettare la legislazione comunitaria e nazionale sull'igiene degli alimenti e la nuova disciplina sull'informazione e sulla pubblicità dei prodotti alimentari, che contiene stringenti regole sulla comunicazione relativa alla presenza degli allergeni nei piatti somministrati.
Dal punto di vista lavoristico il personale deve essere ovviamente in regola con le norme relative alle assunzioni, ai contratti collettivi nazionali di lavoro, alla formazione professionale, alla contribuzione previdenziale.
Infine, l'esercizio dovrà corrispondere quanto previsto dalla legislazione nazionale e dai provvedimenti comunali ai fini delle imposte e tasse e dei tributi locali, che prevedono onerosi versamenti per lo smaltimento dei rifiuti speciali e l'occupazione del suolo pubblico. Per non dire dei diritti relativi alla diffusione di musica da corrispondere a SIAE e società di collecting.
Tutto ciò, va immediatamente evidenziato, non riguarda l'attività di un Home restaurant, che non conosce limiti all'accesso, non deve formalmente rispettare norme in tema di requisiti professionali, di dotazioni strutturali, né la disciplina in materia di alimenti, non è assoggettata ai controlli degli Ispettorati del lavoro, non versa contributi previdenziali per il lavoro autonomo né per i dipendenti, diffonde musica d'ambiente senza versare diritti ad alcun Ente.
E' chiaro come i mercati e le imprese sottoposte a un eccesso di carico regolatorio, quando un numero non esiguo di operatori riesce a eludere tali regole, finiscano per subire effetti avversi.
Nel caso che ci occupa, quello che per qualche tempo era un mero fenomeno di costume si è presto trasformato in un business, poiché gli incontri gastronomici non si realizzano con il semplice strumento dell'invito a cena privato e/o del passaparola, ma sono organizzati mediante la rete internet e l'intervento di soggetti terzi che intermediano la prestazione, su veri e propri siti dedicati.
Tecnicamente, gli host (padroni di casa) si iscrivono al sito e propongono la data, un menù e un prezzo. Gli ospiti (guest) attratti dalla proposta, inviano una richiesta di partecipazione alla serata, e pagano la cifra stabilita dal proprietario di casa direttamente sul sito, che applica al prezzo una commissione a carico degli ospiti e invia l'incasso all'host.
Finora tutto ciò si è svolto fuori da ogni regola di diritto, in un ambito totalmente libero da un punto di vista amministrativo e fiscale, ma è ovvio che, quanto più un'occasione di puro intrattenimento assume i contorni di una vera e propria attività economica, tanto più necessita di una disciplina.
Per tali motivi, il Ministero dello sviluppo economico, rispondendo al quesito posto da una Camera di commercio, che chiedeva informazioni inerenti l'apertura e la gestione di un'attività che si caratterizza per la preparazione di pranzi e cene presso un domicilio privato in giorni dedicati e per poche persone, trattate come ospiti personali ma paganti, ha emesso una Risoluzione (n. 50481, del 10 aprile 2015) che attualmente offre l'unica possibile chiave di lettura del fenomeno Home restaurant dal punto di vista del trattamento giuridico.
Il MISE ricorda anzitutto che la legge 25 agosto 1991, n. 287, sulla disciplina della somministrazione di alimenti e bevande, così come modificata dal D. Lgs. 26 marzo 2010, n. 59, distingue tra attività esercitate nei confronti del pubblico indistinto e attività riservate a particolari soggetti. Detta legge, all'art. 1, dispone in particolare che "per somministrazione si intende la vendita per il consumo sul posto" che si esplicita in "... tutti i casi in cui gli acquirenti consumano i prodotti nei locali dell'esercizio o in una superficie aperta al pubblico, all'uopo attrezzati".
Ad avviso del Ministero, l'attività in discorso, anche se esercitata solo in alcuni giorni dedicati e tenuto conto che i soggetti che usufruiscono delle prestazioni sono in numero limitato, non può che essere classificata come un'attività di somministrazione di alimenti e bevande, in quanto, sebbene i locali in cui i prodotti vengono preparati e serviti siano privati, sono comunque locali attrezzati aperti alla clientela.
Non si può infatti parlare che di clientela, dal momento che la fornitura delle prestazioni comporta il pagamento di un corrispettivo e, quindi, "anche con l'innovativa modalità, l'attività in discorso si esplica quale attività economica in senso proprio"; di conseguenza, essa "non può considerarsi un'attività libera e pertanto non assoggettabile ad alcuna previsione normativa tra quelle applicabili ai soggetti che esercitano un'attività di somministrazione di alimenti e bevande".
Pertanto, a parere del MISE, considerata la modalità con la quale i soggetti interessati intendono esercitare, devono applicarsi le disposizioni di cui all'art. 64, comma 7, del D. Lgs. n. 59/2010.
Ciò significa che, previo possesso dei requisiti soggettivi di cui all'art. 71 del D. Lgs. n. 59, detti soggetti sono tenuti a presentare la segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) o a richiedere l'autorizzazione, ove trattasi di attività svolte in zone tutelate.
In definitiva, in linea con quanto affermato dal Ministero, per avviare un'attività di Home restaurant gli interessati dovrebbero:
- presentare i requisiti di onorabilità per l'esercizio di un'attività di somministrazione di alimenti e bevande;
- acquisire i requisiti professionali per la somministrazione di alimenti e bevande;
- presentare una SCIA o, per le zone tutelate soggette a programmazione, una richiesta di autorizzazione.
Non solo, trattandosi di attività a tutti gli effetti disciplinata dalle norme in materia di somministrazione di alimenti e bevande, l'interessato dovrebbe anche rispettare la normativa urbanistico edilizia e quella igienico-sanitaria.
E ciò porta con sé anche che, fino ad un'eventuale diversa disciplina, l'attività andrebbe considerata attività d'impresa, con l'obbligo di iscrizione al Registro delle imprese e gli adempimenti di tipo fiscale e contributivo.
In mancanza, l'attività esercitata dovrebbe essere considerata abusiva, con l'applicazione delle consequenziali sanzioni.
Nella pedissequa applicazione di tale interpretazione, ovviamente, l'esercizio di un Home restaurant quale attività che sfugge alle norme di settore della somministrazione di alimenti e bevande sarebbe impossibile: ma la conseguenza è inevitabile, se chi intende svolgere l'attività in questione lo fa con caratteristiche che travalicano l'aspetto dell'occasionalità, realizzando piuttosto un business in diretta - e sleale - concorrenza con le imprese che tale attività svolgono professionalmente e nel rispetto di regole (come si è visto) stringenti e onerose.
Pertanto è necessario, a nostro avviso, che il legislatore intervenga, fissando i limiti oltre i quali un fenomeno di costume diventa attività d'impresa ed, in tal caso, prevedendo le regole che mettano sul piano di parità operatori professionali e soggetti che vogliono ritagliarsi un ruolo nuovo nel panorama della ristorazione ma che, se ciò intendono fare, devono farlo garantendo la sicurezza e la salute dei consumatori, competendo lealmente con chi organizza la propria attività secondo precisi dettami normativi, versando all'erario la propria parte di contribuzione, secondo canoni di proporzionalità, come vuole la Costituzione.

(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Parma)

Pubblicato in Comunicati Lavoro Parma

Tredici, complessivamente, gli istituti superiori reggiani che hanno aderito all'iniziativa con quasi 400 studenti iscritti. Esperienze vissute fianco a fianco con imprenditori e professionisti. Negli interessi dei giovani prevalgono le professioni sanitarie, socio-assistenziali e le attività degli studi professionali. -

Reggio Emilia, 25 gennaio 2016

Sono le professioni sanitarie ad esercitare il maggior fascino sui quasi 400 studenti reggiani che hanno partecipato in queste settimane al "JobDay" della Camera di Commercio, l'originale esperienza di orientamento al lavoro che consente ai giovani che si avvicinano al diploma di maturità di entrare a diretto contatto con imprenditori e professionisti, vivendo al loro fianco l'esperienza di una giornata di lavoro.
Ben 100 dei quasi 400 partecipanti al "JobDay", infatti, sono stati protagonisti degli incontri che, grazie alla collaborazione del Servizio Formazione, Qualità, Rapporti con Università e Terzo Settore dell'Arcispedale "Santa Maria Nuova", hanno vissuto una testimonianza diretta sulle competenze richieste ogni giorno per lavorare come chirurgo, fisioterapista, logopedista, ostetrica, rianimatore, patologo, psicologo, oculista, bio-informatico e neuropsichiatra infantile.

Incontro all Arcispedale Santa Maria Nuova rid

Nelle scelte degli studenti hanno largamente prevalso, oltre al settore sanitario, anche il socio-assistenziale, della libera professione, di marketing e dei servizi turistico-commerciale, ambiti nei quali sviluppare il percorso di orientamento e tutoraggio. Numerosa inoltre la richiesta di affiancare figure istituzionali come quelle delle forze dell'ordine, di formazione e istruzione e culturali.

Un dato - sottolinea la Camera di Commercio - che si spiega alla luce di un quadro complessivo delle iniziative di orientamento attivate nella provincia di Reggio Emilia nel quale l'interesse per il lavoro nell'industria manifatturiera viene soddisfatto attraverso altri canali che chiamano in causa l'intenso lavoro sviluppato dalle associazioni imprenditoriali reggiane del comparto e dagli Istituti tecnici e/o professionali.
Tredici, complessivamente, gli istituti superiori reggiani che hanno aderito all'iniziativa con quasi 400 studenti iscritti - il dato più rilevante dall'avvio del "JobDay" (nel 2012) ad oggi - per la maggioranza dei quali è stato poi possibile realizzare questa esperienza diretta e coinvolgente (e alcune sono ancora in corso) nel mondo del lavoro.

Affiancamento con un imprenditore agricolo rid

Fra le richieste più singolari spicca l'esperienza - realizzata - di una giovane aspirante sceneggiatrice, insieme a quelle di fumettista, restauratore, designer di gioielli.
"Siamo molto grati – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi - agli enti, alle imprese e ai professionisti che si sono resi disponibili per ospitare i ragazzi, consentendo loro di allargare orizzonti di conoscenza e di verificare sul campo quali siano le possibilità concrete e gli impegni richiesti per un inserimento nel mondo del lavoro".
Sono già partite le operazioni preliminari per il JobDay 2016. Le aziende e i professionisti disponibili ad ospitare gli studenti, possono inviare una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

A fianco della Polizia di Stato rid

(Fonte: Dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

L'azienda si era aggiudicata nel 2010 un importante appalto per la realizzazione del Parlamento del Governo di Malta. Ieri a Roma la riunione, con gli on. Maestri e Romanini e il sen Pagliari, il consigliere regionale Cardinali, il sindaco Berni, il Delegato provinciale Cantoni.

Parma, 21 gennaio 2015 

A seguito della lettera inviata lo scorso dicembre dalla Provincia di Parma al Ministero dello Sviluppo Economico, anche a nome del Comune di Bedonia, si è tenuto ieri 20 gennaio a Roma il tavolo dell'azienda Filiberti.
La CFF Filiberti di Bedonia, azienda di eccellenza a livello mondiale nella estrazione e lavorazione di pietra, marmo e granito, si era aggiudicata nel 2010 un importante appalto per la realizzazione del Parlamento del Governo di Malta; ma una significativa parte di questi lavori, già realizzati, dell'ordine di alcuni milioni di euro, non è stata pagata ed è in atto da tempo un complesso contenzioso con le istituzioni maltesi per tale pagamento. La questione era già stata peraltro portata all'attenzione del Governo italiano attraverso interrogazioni parlamentari presentate sia alla Camera che al Senato.

L'incontro di ieri ha avuto un primo momento di tipo politico, con la presenza del senatore Giorgio Pagliari e degli onorevoli Patrizia Maestri e Giuseppe Romanini e con la rappresentanza di Regione e Provincia (rappresentati dal Consigliere regionale Alessandro Cardinali e dal Delegato Gianpaolo Cantoni) e del Sindaco del Comune di Bedonia Carlo Berni. E' seguito un tavolo tecnico con l'azienda, accompagnata dall'Unione Parmense Industriali e dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil.

"Si è finalmente aperto un tavolo al MISE – ha detto il Consigliere delegato allo Sviluppo Economico della Provincia di Parma Gianpaolo Cantoni - ed il Ministero, cui è stata compiutamente rappresentata la problematica, ha dato disponibilità a farsi carico delle necessarie azioni di verifica con il Governo maltese e con i soggetti del caso. Esprimo grande soddisfazione per questo importate passo avanti che abbiamo fatto, grazie al contributo sinergico di tutte le Istituzioni e delle parti coinvolte, per risolvere questa annosa e delicata questione".

Il Ministero ha comunicato che il tavolo sarà riconvocato a Roma tra quindici giorni, dopo le verifiche effettuate, per discutere degli esiti delle consultazioni attivate.

(fonte: ufficio stampa Provincia di Parma)

Al via mercoledì 20, all'interno di Spazio 2 a Piacenza, quattro seminari promossi dal Centro per l'Impiego della Provincia in collaborazione con Amministrazione comunale, Azienda Usl e Direzione territoriale del Lavoro, dedicati alle tematiche nel mondo del lavoro. Gli incontri sono gratuiti e con iscrizione obbligatoria. 

Piacenza, 19 Gennaio 2016 -

Un ciclo di seminari informativi e di orientamento promossi dal Centro per l'Impiego della Provincia in collaborazione con Amministrazione comunale, Azienda Usl e Direzione territoriale del Lavoro.

Questa è l'iniziativa che partirà mercoledì 20 gennaio e si svilupperà in quattro incontri, presso la sede di Spazio 2 in via XXIV Maggio 51-53, rivolti a giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni. Diversi i temi che saranno approfonditi, a cominciare dal seminario di mercoledì 20 gennaio, dalle 10 alle 11, incentrato sul progetto Garanzia Giovani, indirizzato in particolare ai ragazzi che non stiano studiando o lavorando, né siano inseriti in percorsi di tirocinio o formazione.

Nuovo appuntamento giovedì 21 dalle 9 alle 13, dedicato alla sicurezza sul lavoro, per le persone disoccupate ai sensi del Decreto legislativo 150/2015.

Sempre dalle 9 alle 13, lunedì 25 gennaio si parlerà di tecniche di ricerca attiva del lavoro; venerdì 29, per tutta la mattinata, sarà la volta delle regole del mercato del lavoro per chi è attivamente in cerca di occupazione.

Il percorso di orientamento e conoscenza rientra nell'ambito delle attività previste dal recente patto di contrasto alla disoccupazione giovanile sottoscritto da Comune e Provincia di Piacenza.

La partecipazione è gratuita, ma è necessaria l'iscrizione: per ulteriori informazioni, si può contattare il Centro per l'Impiego allo 0523-795716, Spazio 2 al 392-3319001 o scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Ulteriori dettagli sulla pagina Facebook spazio2piacenza.

seminario spazio2 locandina

Pubblicato in Cronaca Piacenza
Mercoledì, 13 Gennaio 2016 15:56

Confcooperative Modena elegge il nuovo presidente

Gaetano De Vinco non si ricandida. All'assemblea congressuale, in programma dopodomani Venerdì 15 Confcooperative Modena elegge il nuovo presidente. Il programma dell'assise, convocata per eleggere i nuovi organismi, prevede una prima parte pubblica e una seconda parte riservata ai cooperatori. -

Modena, 13 gennaio 2016

Ci sarà anche il presidente nazionale di Confcooperative Maurizio Gardini all'assemblea congressuale di Confcooperative Modena, in programma dopodomani – venerdì 15 gennaio - dalle 10 alle 14 all'Una Hotel Modena di Baggiovara. Il programma dell'assise, convocata per eleggere i nuovi organismi, prevede una prima parte pubblica e una seconda parte riservata ai cooperatori. La prima parte si aprirà con la relazione del presidente uscente Gaetano De Vinco che, eletto per la prima volta il 13 dicembre 2003 e riconfermato nel 2008 e 2012, ha deciso di non ricandidarsi. «Intendo favorire l'ingresso di una nuova generazione di cooperatori, peraltro già affermatisi sia nei livelli sindacali della nostra organizzazione che alla guida delle più significative cooperative – spiega De Vinco – Questa mia scelta appartiene alla logica del bene comune e risponde all'esigenza di testimoniare con i fatti quello che scriviamo nei documenti e statuti. Sono certo che la nuova dirigenza saprà rinnovare la nostra associazione, riscattare la reputazione della cooperazione e favorire un nuovo sviluppo imprenditoriale delle cooperative». Dopo De Vinco porterà il saluto ai cooperatori l'Arcivescovo di Modena-Nonantola mons. Erio Castellucci. Nella seconda parte dell'assemblea, durante la quale interverrà il presidente di Confcooperative Emilia-Romagna Francesco Milza, i cooperatori modenesi saranno chiamati ad approvare modifiche allo statuto, a eleggere il nuovo presidente, il consiglio generale e gli organi di controllo. Confcooperative Modena rappresenta 208 cooperative che hanno complessivamente 31.500 soci, danno lavoro a 5.400 persone (per due terzi donne) e fatturano quasi 500 milioni di euro.

(Fonte: ufficio stampa Confcooperative MO)

Pubblicato in Comunicati Lavoro Modena

Si è conclusa il 31/12/2015 la possibilità per le lavoratrici che hanno maturato 57 anni di età e 35 di contributi di aderire a Opzione Donna. L'estensione al 2018 è stata bocciata durante l'approvazione della Legge di Stabilità. E' stata, tuttavia, inserita una sperimentazione "a tempo" con una prima verifica al 30 settembre 2016. -

Di Manuela Fiorini

Modena, 12 gennaio 2016

Alla fine, la proroga al 2018 della legge sperimentale Opzione Donna, che consentiva alle lavoratrici di scegliere di andare in pensione a 57 anni di età e 35 di contributi, seppure con un "taglio" all'assegno pensionistico, non c'è stata. La possibilità di aderire è scaduta, infatti, il 31/12/2015 e ora il rischio per tante donne che si trovano nella fascia di età 55-57 anni, tra cui le autonome, chi ha versato i contributi nella Gestione Separata dell'Inps e le lavoratrici precoci non dipendenti, potrebbero dover attendere ancora molto tempo per poter andare in pensione, a causa della legge Fornero, che ha posticipato l'uscita dal mondo del lavoro di sette anni e più.

Tra queste c'è la modenese Daniela Bagni, classe 1958, membro del gruppo Opzione Donna Proroga 2018, nato su Facebook per scambiarsi esperienze e opinioni e che, in soli quattro mesi, ha raccolto in tutta Italia, più di 4000 adesioni, diventando un vero e proprio movimento attivo nel portare avanti le proprie richieste. "Secondo le attuali leggi", dice Daniela, che si è fatta portavoce delle iscritte partecipando alla trasmissione Mi Manda Rai Tre, "dovrei andare in pensione nel 2024, a 66 anni. Come molte donne, ho cominciato a lavorare a 17 anni e al 31 dicembre 1995 ho maturato più di 18 anni di contributi Inps, prima di mettermi in proprio e vorrei avere la possibilità di scegliere".

In questi mesi, sono state tante le iniziative del Gruppo Opzione Donna Proroga 2018. Tra queste, la partecipazione alla manifestazione della Fiom, a Roma, durante la quale due delle amministratrici, Germana Giani e Giuia Molinaro, hanno incontrato l'On. Stefano Fassina e l'On. Walter Rizzetto, ottenendo la promessa di presentare alcuni emendamenti nella Legge di Stabilità. Emendamenti che, alla luce della recente approvazione della legge, tuttavia, sono stati bocciati.

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Non proprio un "fulmine a ciel sereno", dal momento che lo stesso Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano, confrontandosi con Giulia Molinaro, esponente del Gruppo Opzione Donna Proroga 2018, durante la puntata di Mi manda Rai Tre dello scorso 23 dicembre, aveva dichiarato pubblicamente che la proroga non ci sarebbe stata. Sempre a Mi manda Rai Tre, la carpigiana Lorenza Pallavicini, si era confrontata con il Sottosegretario all'Economia Paola De Micheli sulla mancata proroga di Opzione Donna. De Micheli, in quell'occasione, aveva sostenuto che prorogare la sperimentazione avrebbe "messo a rischio l'equità sociale".
Affermazione che aveva subito scatenato le proteste delle iscritte. "Di quale equità si sta parlando quando abbiamo il sistema pensionistico più iniquo del pianeta?- Aveva commentato sulla pagina del gruppo un'utente arrabbiata - "Perchè allora non si inizia parlando delle pensioni d'oro e degli ex baby pensionati? E' come se si dicesse che prorogare l'Opzione Donna andasse a intaccare un sistema equo! Allora sarebbe equo che chi è nata nel 58 va in pensione ora e chi è nata nel 59 lavorerà fino a 66/67 anni?

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Così, invece, Maria Antonietta Ferro, rappresentante delle iscritte al gruppo, sulla mancata proroga di Opzione Donna: "Al di là dal ritenere che, probabilmente, si tratta di una scelta politica, restiamo convinte che uno Stato lungimirante debba concedere alle "vecchie generazioni" di uscire dal mondo del lavoro per dare spazio alle giovani di crearsi un futuro più solido. Quello che mi preme sottolineare, tuttavia, è che molte esponenti politiche, tranne qualche rara eccezione, non hanno dimostrato sensibilità verso la richiesta di rendere strutturale il regime Opzione Donna per sempre. Sorge il dubbio che molte di loro, con un'età inferiore ai 50 anni, siano lontane anni luce dai problemi delle donne della nostra generazione. Anziché considerare le nostre richieste, si continua a parlare con noncuranza dell'aggiornamento costante dell'aspettativa di vita, meccanismo assolutamente perverso che non esiste in altre nazioni europee".

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Non tutto è perduto, però. La speranza è tutta nel "contatore" che prevede uno stanziamento di 2,5mld di euro a conclusione della legge sperimentale Opzione Donna con una prima verifica al 30 settembre 2016. "Sulla base dei dati di consuntivo e di monitoraggio effettuato dall'INPS", si legge nel testo dell'emendamento, " il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in concerto con il Ministero delle Finanze, entro il 30 settembre di ogni anno, trasmette alla Camere una relazione in ordine all'attuazione della sperimentazione (...) con particolare riferimento al numero delle lavoratrici interessate e agli oneri previdenziali conseguenti (...).Qualora dall'attività di monitoraggio dovesse risultare un onere previdenziale inferiore rispetto alle previsioni di spesa (...) con successivo provvedimento legislativo verrà disposto l'utilizzo delle risorse non utilizzate per interventi con finalità analoghe a quelle di cui al presente comma, ivi compresa la prosecuzione della medesima sperimentazione".

"Per quanto riguarda l'attività del Gruppo Opzione Donna Proroga 2018", concludono le amministratrici, non ci daremo per vinte e ci muoveremo intensificando i contatti interpersonali con il maggior numero di parlamentari per sollecitarli a riconsiderare l'estensione dell'opzione donna come pilastro fondamentale nell'ambito del prossimo provvedimento ad hoc sulla flessibilità in uscita, a cui il Governo dovrebbe iniziare a lavorare nel corso del prossimo anno".

Pubblicato in Lavoro Emilia

Incontro creativo "E' un paese per giovani" di sabato 23 gennaio promosso dal Comune di Novellara e dall'associazione Pro.di.gio insieme ad Impact Hub, l'innovativo spazio di coworking per innovatori sociali di Reggio Emilia. Entro il 19 gennaio è possibile iscriversi all'evento promosso dal Comune per creare nuove sinergie tra giovani ed imprese locali. -

Novellara, 12 gennaio 2015

Giovani diplomati, laureandi o neo laureati hanno tempo fino a martedì 19 gennaio per iscriversi all'incontro creativo "E' un paese per giovani" di sabato 23 gennaio promosso dal Comune di Novellara e dall'associazione Pro.di.gio insieme ad Impact Hub, l'innovativo spazio di coworking per innovatori sociali di Reggio Emilia.
L'incontro del 23 gennaio presso il Centro Giovani di Novellara (via Gonzaga, 9) dalle ore 9.00 alle 18.00 punta a coinvolgere i giovani mettendoli in contatto per tutta una giornata con imprenditori e amministratori delegati del territorio, per sviluppare insieme progetti creativi e innovativi.

I giovani partecipanti verranno suddivisi in gruppi con competenze trasversali e verrà proposto loro un problema reale riscontrato dalle aziende locali presenti e coinvolte nell'iniziativa. Il compito dei partecipanti sarà quello di tentare di risolvere questo problema, mettendo in campo diverse competenze e le proprie capacità. In questo verranno aiutati dai tutor di Impact Hub, che proporranno loro di lavorare secondo modalità innovative sviluppate da aziende mondiali come Google, Twitter e Facebook.

"L'obiettivo è quello di iniziare a mettere in contatto i giovani con le nostre aziende, dare la possibilità ai ragazzi di mettersi alla prova e far emergere così le loro competenze e capacità" afferma l'assessore alle politiche giovanili Milena Saccani Vezzani "Questa giornata sarà per i ragazzi un momento formativo, attraverso il lavoro di squadra e il confronto con le aziende, sarà un primo approccio con le sfide reali che si incontrano nel mondo del lavoro oltre che uno stimolo per il proprio futuro. E' soltanto il primo appuntamento per lanciare un progetto più ampio e a medio/lungo termine che l'assessorato alle Politiche Giovanili intende portare avanti a partire dal 2016."
La lunga ed intensa giornata di esperienza e di lavoro terminerà alle 18.00 dopo l'esposizione dei progetti realizzati dai giovani e la valutazione a cura degli imprenditori presenti.

Le iscrizioni vanno inviate a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  allegando un breve curriculum.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Novellara)

Martedì, 05 Gennaio 2016 11:10

Il capodanno si è portato via l'azienda

Ancora una volta il rientro dalle vacanze si trasforma in un incubo per i lavoratori. L'ultimo in ordine temporale è il caso della cooperativa Carpigiana. Alla riapertura i lavoratori hanno trovato i cancelli chiusi e l'azienda svuotata dei macchinari.

di Redazione Modena 5 gennaio 2016 - 
Era già accaduto in almeno altre tre circostanze ma in quei casi furono le vacanze estive a lasciare un brutto ricordo. Prima furono la Firem di Formigine e la Dometic di Rimini alle quali seguì la Italia Alimentari Spa di Palliano del Gruppo Cremonini, colosso alimentare con sede a Busseto (PR).

Due anni e mezzo dopo invece è appunto il caso della Cooperativa Carpigiana a salire agli onori della cronaca e a lasciare basiti i 38 lavoratori che, al rientro delle festività natalizie, hanno trovato i cancelli chiusi, l'azienda completamente svuotata e un ingente schieramento di carabinieri e Digos a presidio del sito produttivo.

Il Comunicato FIOM CGIL 4 gennaio 2016
LA CARPIGIANA: I LAVORATORI TROVANO I CANCELLI CHIUSI

Stamattina, al rientro al lavoro dopo le feste natalizie, i 38 lavoratori della cooperativa La Carpigiana si sono trovati con l'azienda completamente svuotata del materiale di lavorazione restituito alla ditta CBM in qualità di committente unica, i cancelli chiusi e un ingente schieramento di carabinieri e Digos a presidiare il capannone. L'atto unilaterale assunto dai vertici della cooperativa di accelerare gli esiti della liquidazione coatta mentre si era avviato un tavolo di trattativa rende il gesto ancor più grave ed inaccettabile. Da stamattina 38 lavoratori si trovano in mezzo ad una strada.
La Fiom-Cgil nel proclamare lo stato di agitazione delle maestranze chiede la riapertura immediata dell'azienda, l'intervento immediato delle istituzioni, in particolare della Provincia, per ricercare una soluzione condivisa per tutti i lavoratori.
Fiom CGIL Modena
(foto repertorio da Sito CGIL-Fiom)

Pubblicato in Economia Modena
Martedì, 29 Dicembre 2015 09:24

In Emilia-Romagna 700 posti per nuovi ricercatori

Più di 700 posti di lavoro per nuovi ricercatori: è uno dei primi risultati delle scelte strategiche della Regione. A sostegno della ripresa economica, 165 milioni per attivare investimenti e generare nuovi posti di lavoro. A beneficiarne anche le piccole imprese. -

Bologna, 29 dicembre 2015 –

Si chiude l'anno con la certezza di poter sostenere più di 700 posti di lavoro per nuovi ricercatori. Sono questi i risultati dei primi due bandi del Programma operativo del Fondo di sviluppo regionale (Por Fesr 2014-2020) già conclusi, le cui graduatorie usciranno tra gennaio (laboratori) e febbraio (imprese).
Complessivamente la Regione Emilia-Romagna stanzia 107 milioni per ricerca industriale e sviluppo, internazionalizzazione, start up e attrattività di imprese. A questo 'pacchetto' di investimenti si aggiungono i 58 milioni per il tecnopolo di Bologna a completamento della Rete Alta Tecnologia regionale. I risultati sono stati presentati ieri mattina in conferenza stampa dal presidente della Regione Stefano Bonaccini e dall'assessore alle Attività produttive Palma Costi.
"Due bandi per la ricerca e l'innovazione a distanza di pochi mesi dal via libera di Bruxelles alla programmazione dei fondi europei fino al 2020 è uno straordinario risultato – ha detto il presidente Bonaccini - Andare in velocità significa mettere a disposizione da subito decine di milioni di euro per le imprese, le università e i centri di ricerca e garantire la creazione di centinaia di posti di lavoro per i ricercatori e le ricercatrici. Nel corso del 2016 ci saranno inoltre importantissimi investimenti per sostenere l'internazionalizzazione delle nostre imprese e per attrarne di nuove che vogliano venire ad investire in Emilia-Romagna. I dati sulla disoccupazione scesi dopo tanto tempo sotto l'8 per cento, ci dimostrano che stiamo andando nella direzione giusta".
"Con questi due primi bandi vogliamo essere protagonisti del cambiamento – ha detto l'assessore Costi – Crediamo sia importante dare risposte in velocità, per dare un segnale al territorio e per supportare la ripresa dall'economia regionale legata all'incremento occupazionale.

Bandi ricerca industriale

Si sono chiusi negli ultimi mesi dell'anno i primi bandi del nuovo Programma operativo che, in linea con le priorità della strategia regionale dei prossimi sette anni, hanno riguardato la ricerca: uno era rivolto al sostegno di progetti di R&S realizzati dalle imprese e l'altro ha riguardato progetti di ricerca industriale strategica realizzati dai laboratori della Rete regionale alta tecnologia con il coinvolgimento delle imprese.
Il bando Progetti di ricerca e sviluppo delle imprese è finalizzato a rafforzare le strutture di ricerca e sviluppo interne e la competitività, attraverso nuovi prodotti, servizi e sistemi di produzione a elevato contenuto tecnologico. Su un totale di 316 progetti presentati, significativa la partecipazione delle piccole imprese (108 contro 110 grandi e 98 di medie dimensioni). La maggior parte delle domande sono pervenute dal settore della meccatronica e motoristica (163), seguito da agroalimentare (49), salute e benessere (38), edilizia e costruzioni (33), industrie culturali e creative (33). Si stima che la realizzazione dei progetti coinvolgerà 300 ricercatori, darà luogo a 384 contratti con laboratori della Rete regionale per un valore di 24,9 milioni di euro e 177 contratti con altri laboratori per 8,3 milioni di euro (graduatorie a fine febbraio).
Per quanto riguarda il bando Ricerca industriale strategica dei laboratori, sono 124 i progetti presentati di cui 114 ammessi alla valutazione che prevedono il coinvolgimento di 104 laboratori e centri di ricerca, 446 imprese e di 400 ricercatori. Anche in questo caso la maggior parte dei progetti riguardano il settore della meccatronica-motoristica (38), seguito da salute e benessere (27), agroalimentare (26), edilizia e costruzioni (20), industrie culturali e creative (13).

Tecnopoli

Con il finanziamento di 58 milioni per il Polo ex-Manifattura Tabacchi di Bologna si completa la rete dei Tecnopoli regionali (uno per ogni città).

Bandi Internazionalizzazione

Il bando sull'internazionalizzazione (10milioni di euro) è finalizzato a sostenere i processi di internazionalizzazione di piccole e medie imprese che non hanno mai affrontato, o solo saltuariamente, i mercati esteri.
Il Bando apre il 15 marzo 2016 e resterà aperto per tutto l'anno. Saranno sostenuti progetti dal valore minimo di 50 mila euro con un contributo pari al 50% del costo, fino a un massimo di 100 mila euro per le imprese singole e fino a 400 mila euro per le reti d'impresa. Sono ammesse a partecipare al bando le imprese con un milione di euro di fatturato. Il bando è comunicato e pubblicizzato tramite il sito web www.investinemiliaromagna.eu in italiano e inglese e con contenuti tradotti in 11 lingue.
Sono ancora aperti altri 3 bandi, sempre per l'Internazionalizzazione, per 8,3 milioni di euro.

Bando Start Up

Alle start up innovative il Por Fesr destina in questo primo bando 6 milioni di euro sia per supportare la nascita di nuove imprese a elevato contenuto di conoscenza che per progetti di espansione di quelle già esistenti. Il bando aprirà il 1° marzo fino al 30 settembre. Potranno presentare domanda le start up tecnologiche per sviluppare i risultati di attività di ricerca, le start up digitali dell'industria creativa, del wellness e dell'innovazione sociale e dei servizi ad alta intensità di conoscenza. Si continuerà poi a investire su fablabs, incubatori e hubs a servizio della creazione di impresa, dell'innovazione e delle piccole imprese, con una dotazione nel Bilancio 2016 di 3,2milioni di euro.

Bando Legge Attrattività

Le opportunità offerte dai bandi del Por si integrano con altre azioni e altri fondi tra cui il bando per la promozione degli investimenti (legge regionale 14/2014) che con una dotazione di 25 milioni di euro mira a sostenere progetti di ricerca e sviluppo che comportino un incremento dell'occupazione, così come le riconversioni e le ristrutturazioni industriali con una rilevanza energetico-ambientale, sempre accompagnata dall'aumento del livello occupazionale.

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

Uno specifico bando con il quale vengono finanziate iniziative di mobilità sostenibile a favore di aziende, enti pubblici e privati con sede nel territorio provinciale. Domande entro il 15 febbraio 2016. Obiettivo: ridurre le emissioni inquinanti, incidendo sugli spostamenti casa – lavoro.

Parma, 19 dicembre 2015 -

La nuova Provincia che sta delineandosi con la riforma istituzionale conserva funzioni proprie in materia di mobilità sostenibile.
"E' proprio in questo ambito della mobilità sostenibile che si collocano gli interventi che stiamo mettendo in campo per ridurre le emissioni inquinanti, in particolare quelle derivanti dall'uso dei mezzi di trasporto privati negli spostamenti casa-lavoro – spiega il Delegato ai Trasporti della Provincia Andrea Censi – La Provincia ha infatti emanato in questi giorni uno specifico bando con il quale vengono finanziate iniziative di mobilità sostenibile a favore di aziende, enti pubblici e privati con sede nel territorio provinciale, escluse quelle con sede nel capoluogo, che sono già oggetto di un analogo bando emesso dal Comune di Parma."

Il bando è pubblicato sul sito internet della Provincia (sezione Avvisi, raggiungibile dalla home, sulla sinistra) e le domande potranno essere presentate entro il 15 febbraio 2016.

Gli interventi di mobility management cofinanziati (fino al 70% delle spese sostenute) dalla Provincia riguarderanno:
redazione/aggiornamento dei Piani Spostamento Casa Lavoro (PSCL);
azioni operative di mobilità sostenibile (es. acquisto abbonamenti TPL, organizzazione servizi di mobilità aziendale, azioni di comunicazione volte a promuovere l'utilizzo di mezzi pubblici o di forme di trasporto alternative all'auto privata, etc.);
azioni operative per sostituzione mezzi aziendali con mezzi a basso impatto ambientale (es. Mobilità elettrica, gas metano, etc.).

L'iniziativa della Provincia è stata resa possibile da un contributo di 45 mila euro di Smtp Spa (Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico).

(Fonte: ufficio stampa Provincia di Parma)