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Siglato l'accordo tra Regione Emilia-Romagna e Iren. Alla conferenza dei servizi di ieri pomeriggio il Comune di Parma ha ottenuto la limitazione dei rifiuti da bruciare. Iren autolimiterà la quantità di rifiuti destinati al termovalorizzatore di Parma a 132.500 tonnellate, di cui 125.000 di rifiuti urbani di Parma e Reggio Emilia e 7.500 di rifiuti speciali. -

Parma, 2 febbraio 2016

Un tema spinoso, quello dei rifiuti provenienti da fuori città e destinati all'inceneritore di Ugozzolo, che volge al termine con l'accordo messo in atto tra la Regione ed Iren che prevede una sorta di autolimitazione in base ai contenuti del piano regionale. A siglare l'accordo, ieri pomeriggio, l'assessore regionale alle Politiche ambientali Paola Gazzolo e l'amministratore delegato di Iren Ambiente Roberto Paterlini.

In base all'intesa raggiunta, Iren autolimiterà la quantità di rifiuti destinati al termovalorizzatore di Parma a 132.500 tonnellate, di cui 125.000 di rifiuti urbani di Parma e Reggio Emilia e 7.500 di rifiuti speciali (fanghi e ospedalieri di Parma), così come prevede il Piano regionale dei rifiuti.
Iren Ambiente è titolare dell'impianto di trattamento rifiuti "Polo Ambientale Integrato" di Parma (PAIP) per il quale è in corso il procedimento per il riconoscimento della capacità termica e qualifica di impianto di recupero energetico R1.
L'accordo prende inoltre atto delle decisioni assunte a livello di indirizzo sia dalla Provincia di Reggio Emilia sia della Regione in relazione alla discarica di Poiatica nel comune di Carpineti (Re), che non è più contemplata fra le discariche del Piano di riferimento regionale. In base all'intesa raggiunta, sarà avviato uno studio per valutare la fattibilità tecnica ed economica di un progetto che preveda la migliore riqualificazione ambientale complessiva del sito, anche attraverso l'attivazione di qualificate competenze di livello universitario.

Il Comune di Parma, che aveva già presentato nelle precedenti sedute osservazioni fortemente critiche verso la richiesta di Iren, di approfittare dello Sblocca Italia per aumentare la capacità dell'impianto di incenerimento da 130.000 a 195.000 tonnellate/anno e per allargare il bacino di conferimento rifiuti a tutto il territorio nazionale, ha ottenuto che il rapporto di impatto ambientale si chiuda con una precisa indicazione circa il quantitativo massimo conferibile a incenerimento.

L'accordo citato infatti legava ai flussi previsti dal piano regionale il limite di 130.000 tonnellate, lasciando però aperta la porta a future variazioni della pianificazione, possibile secondo le norme ogni anno ed attuabile agevolmente dal gestore se veniva recepita la richiesta originale della saturazione del carico termico.

"In questo modo - dichiara l'assessore Gabriele Folli - abbiamo ottenuto che venga fissata una quota massima e che si vada nella direzione di riduzione del ricorso all'incenerimento consapevoli che anche Reggio Emilia dovrà per forza procedere nell'implementazione della raccolta differenziata secondo quelli che sono gli obiettivi del Piano Regionale e per ridurre la tariffe dei cittadini reggiani. Abbiamo chiesto inoltre che venga ricostituita la Commissione Tecnico-Amministrativa che, con i Comuni interessati e gli enti preposti al controllo, dovrà lavorare per fornire un ulteriore supporto su monitoraggio e comunicazione sulle attività dell'impianto".

Pubblicato in Cronaca Parma

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che con l'approvazione della Riforma della Pubblica Amministrazione nasce il Comando per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare, attraverso la riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato all'interno dell'Arma dei Carabinieri.

"Con la riforma - ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina - riorganizziamo le funzioni di polizia impegnate sul fronte agroambientale, dotando l'Italia di una moderna struttura in grado di assicurare sempre meglio prevenzione e repressione su questo fronte. Uniamo le forze e potenziamo gli strumenti operativi. Il nuovo Comando assicurerà professionalità, specializzazione e un ramificato presidio del territorio rappresentando di certo una delle esperienze più avanzate d'Europa".

LE PRINCIPALI NOVITÁ DELLA RIORGANIZZAZIONE

- POTENZIATA LA TUTELA AGROAMBIENTALE
Dalla riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei Carabinieri nasce il Comando per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare. Una grande forza che potenzia le capacità dell'Italia di preservare e difendere il suo patrimonio paesaggistico, ambientale e agroalimentare. 7 mila uomini specializzati impiegati sul campo.

- PERCHÈ I CARABINIERI
L'Arma dei Carabinieri, per il modello organizzativo e operativo di presidio del territorio, garantisce il più alto livello di potenziamento della tutela agroambientale. Negli anni proprio i Carabinieri hanno sviluppato anche competenze specifiche in questo campo con Nuclei specializzati come i Nac (Nucleo Anticontraffazioni Carabinieri) e Noe (Nucleo operativo ecologico), oltre all'attività dei Nas (Nucleo anti sofisticazioni).

- RAFFORZATO IL PRESIDIO TERRITORIALE
Viene potenziato il livello di presidio del territorio attraverso il rafforzamento dell'attuale assetto con la cooperazione della capillare rete di strutture dell'Arma, delle sue capacità investigative e delle sue proiezioni internazionali per le attività preventive e repressive.

- MANTENUTA LA SPECIALIZZAZIONE
Nel nuovo comando viene assicurata la specializzazione attraverso l'impiego del personale del Cfs e anche i nuovi immessi verranno specificamente formati, così da garantire un alto livello professionale nelle materie agroambientali.

- VALORIZZATE LE PROFESSIONALITÁ
Il personale mantiene le competenze possedute e viene impiegato nell'attuale sede di lavoro e incarico ricoperto. Nascono per questa ragione i Ruoli forestali nell'Arma. Anche le progressioni di carriera vengono salvaguardate rispettando i criteri attualmente esistenti. La riorganizzazione prevede poi il trasferimento di 750 agenti ad altre forze di polizia o amministrazioni.

- EFFICIENTATI I COSTI E CONFERMATA LA DIPENDENZA FUNZIONALE DAL MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE
Con la riorganizzazione del Cfs e le altre misure contenute nel decreto legislativo vengono efficientati i costi di gestione. Il nuovo comando è posto alle dipendenze funzionali del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali a conferma dello stretto collegamento del comparto di specialità con le competenze, le tematiche e gli obiettivi del Ministero.

(fonte Mipaaf 21 gennaio 2016)

Domenica, 31 Gennaio 2016 09:30

La "Forestale" entra nella Benemerita

La forestale cambia casacca. Le perplessità di questa operazione e le preoccupazioni per il futuro contrasto agli ecoreati. Il decreto governativo sancisce il passaggio ma la strada non è libera da ostacoli.

di Virgilio, 27 gennaio 2016 - La "Forestale" non ci sarà più. Lo storico Corpo di Tutela Ambientale entrerà a fare parte dell'Arma dei Carabinieri e in parte sotto il comando della Guardia di Finanza.

Due Forze di polizia dello Stato di altissima specializzazione che, con competenze diverse, in qualche misura sconfinavano negli ambiti di sorveglianza del Corpo Forestale.

Dispiace sempre quando un pezzo di Storia del nostro Paese viene immolato sull'altare della efficienza e dell'organizzazione, a patto che questa sia la reale giustificazione.
Auguriamoci che queste donne e uomini della "forestale", portatori sani di altissime specialità, oltre a quelle più strettamente legate al nome del corpo, possano proseguire con la medesima efficacia al contrasto delle eco-mafie e a tutti i crimini ambientali, piuttosto che ai crimini verso la salute e il benessere animale e la tutela, nel senso più ampio del termine, dell'ambiente.

La preoccupazione diffusa, almeno stando ai vari commenti qua e là pubblicati, sta proprio nella diffidenza circa la destinazione degli interventi, il timore che possa alleggerirsi l'azione determinata di contrasto ai crimini ambientali.
Una preoccupazione condivisa alla quale aggiungo la mia personale perplessità legata a quando e in che termini questo passaggio verrà attuato compiutamente affinché, nel periodo di transizione, non si determini uno scollamento di coordinamento tra le diverse armi e un pesante alleggerimento delle azioni fin qui condotte dal Corpo Forestale dello Stato.

La perplessità per il passaggio, soprattutto del maggiore contingente, al comando dell'Arma sta nella militarizzazione del corpo, è soprattutto connessa agli impiegati civili di cui il CFS è dotato a differenza dei Carabinieri.

Un passaggio che potrebbe trovare alcuni ostacoli nell'obiezione di coscienza ad esempio oltre ai più tradizionali problemi connessi a aspetti sindacali.

Un negoziato che non fa sperare in una soluzione a breve.
Il timore, secondo quanto scrive Roberta De Carolis su GreenMe.it nasce da "I retroscena dietro la decisione si basano su questioni meramente economiche. L'accorpamento potrebbe causare la perdita di posti di lavoro e la ricollocazione di alcune risorse fondamentali. Il Corpo Forestale dello Stato ha avuto sempre un ruolo centrale nella lotta agli ecoreati e alla salvaguardia delle Riserve, problematiche che ora appaiono quindi minacciate".

Ma nello stesso articolo si cita anche la posizione di Legambiente che appare più ottimistica. "Ci auguriamo – ha commentato infatti il direttore dell'associazione Stefano Ciafani – che questo cambiamento sia sfruttato nel modo più utile per realizzare finalmente un Corpo di Polizia specializzato nel contrasto delle illegalità ambientali".

Più preoccupato il WWF invece che si è mostrato perplesso e "auspica che i pareri obbligatori previsti da parte delle Camere e del Consiglio di Stato possano portare ad una serie di correttivi importanti. La repressione dei reati ambientali è certamente garantita all'interno dell'Arma dei Carabinieri, scrive l'organizzazione, ma con personale che potrebbe non essere più sufficiente. Inoltre la gestione delle Riserve Naturali dello Stato potrebbe soccombere in virtù di altre urgenze."

Dobbiamo quindi ancora una volta confidare sulla saggezza dei nostri parlamentari e sul senso di responsabilità dei tutori ambientali, le donne e gli uomini del CFS ai quali comunque va un ringraziamento per il lavoro svolto a favore della comunità.

Pubblicato in Ambiente Emilia

Le verifiche effettuate dai Consorzi di Bonifica in Emilia Romagna dicono chiaramente che la terra ha raggiunto il limite e l'acqua presente nel suolo è addirittura al di sotto dei livelli dell' agosto 2015. I Consorzi di bonifica che trasportano la risorsa a tutta l'agricoltura lanciano l'allarme richiamando tutti i portatori d'interesse a "fare sistema". 

Bologna, 29 gennaio 2016

L'Italia ha sete, l'Emilia Romagna non è da meno e se il clima di questi mesi non lascerà spazio immediato a nuove precipitazioni quella che oggi è già più di una preoccupazione -supportata da dati eclatanti - potrebbe trasformarsi, tra poche settimane, in una vera e propria emergenza epocale scatenando conflitti per l'acqua tra i territori.
Dopo la denuncia arrivata da ANBI a livello paese, l'ANBI Emilia Romagna, forte degli ultimi rilievi fatti direttamente nelle locali falde acquifere superficiali dai suoi esperti (operanti nei nove Consorzi di Bonifica regionali associati), aggiunge così un elemento di valutazione fondamentale all'allarme scattato nei giorni scorsi dopo le misurazioni delle portate del Po, dei livelli drasticamente in calo dei maggiori laghi del Nord e della scarsa incidenza degli accumuli nevosi sull'Appennino. Le ultimissime analisi effettuate infatti dicono chiaramente che a livello regionale le falde sono completamente scariche e che i livelli raggiunti sono addirittura al di sotto di quasi un metro rispetto a quelli fatti registrati durante l'estate 2015, una delle più roventi e siccitose a memoria d'uomo.

Ora le criticità sono palesi: quantità di acqua inconsistente, riserve contenute in invasi quasi azzerate e a differenza delle annate maggiormente siccitose 2011-2012 si aggiunge anche la mancanza di neve in grado di alleviare parzialmente queste pesanti criticità. I Consorzi di bonifica che trasportano la risorsa a tutta l'agricoltura lanciano l'allarme richiamando tutti i portatori d'interesse a "fare sistema" mettendo al centro delle loro scelte questa priorità, in caso contrario i prodotti tipici alla base del Made in Italy agroalimentare potrebbero venire colpiti duramente già in primavera con conseguenti perdite sostanziali di rese. Sotto il profilo della gestione delle emergenza idrica i Consorzi di bonifica emiliano romagnoli, che approvvigionano di acqua un territorio a sud del Po e quindi chiaramente penalizzato se comparato alle pianure delle regioni al di sopra del fiume, hanno maturato in questi anni una lunga esperienza elaborando non solo sistemi di monitoraggio costante, ma anche competenze sull'utilizzo virtuoso della risorsa e risparmio idrico (IRRINET-IRRIFRAME). Certo è che una situazione grave come quella che si sta via via delineando non offre spunti di particolare ottimismo e a questo si aggiunge la paura che le piogge arrivino bruscamente per distruggere e non a dare sollievo alle colture. Il presidente dell'ANBI ER Massimiliano Pederzoli non ha dubbi "Le falde scariche come mai prima dimostrano che la situazione è di emergenza reale e rischia anche di generare conflitti tra i territori se non si decideranno da subito precise norme di comportamento in situazioni di grave carenza idrica". Anche i grandi invasi della regione, le dighe piacentine di Molato e Mignano e quella di Ridracoli, sono ai minimi storici di capacità e in questo momento solo il Canale Emiliano Romagnolo (CER) conserva disponibilità di acqua ed è in grado di essere anticiclico. In questo frangente il CER ed i Consorzi di bonifica collegati stanno fornendo acqua ai tre potabilizzatori di Ravenna-Bassette, Ravenna-Standiana e Forlimpopoli-Selbagnone. In cifre una fornitura che supera i 1300 litri al secondo (110.000 metri cubi di acqua al giorno) capace di soddisfare le esigenze di consumo di oltre 500mila abitanti equivalenti.

(Fonte: Ufficio Stampa ANBI)

Aria (fritta), dopo le rotatorie i semafori intelligenti. Cereali in confusione. Export e la nuova frontiera vietnamita. Volano i consumi di Parmigiano Reggiano. Preoccupazioni per El Niño, i primi segnali in Gran Bretagna.

(in allegato il formato pdf scaricabile)

SOMMARIO Anno 14 - n° 53 03 gennaio 2016

1.1 editoriale Aria (fritta). Dopo le rotatorie torneranno di moda i semafori intelligenti
3.1 cereali Cereali. Fine d'anno in confusione
4.1 Buon anno 2016! Auguri di BUON ANNO
5.1 export Vietnam, una nuova frontiera per la filiera agroalimentare
5.2 mercati Parmigiano Reggiano: i consumi volano
6.1 clima El Niño, e le inquietanti analogie col 1998
7.1 promozioni "vino" e partners

Cibus 53 2015 COP

L'inquinamento atmosferico si combatterà con i semafori intelligenti (almeno loro) e abbattendo i limiti di 20 km orari in città. In conclusione non si avrà nessun miglioramento ma solo un aggravamento dei disagi.

di Lamberto Colla Parma, 3 gennaio 2016.
Siamo alle solite anche in campo ambientale. Si crea un'emergenza per giustificare degli interventi straordinari per raggiungere uno scopo che non è, quasi certamente, quello manifesto.

Allora fiato alle trombe.
D'incanto tutti i grandi media lanciano ripetizione tutti gli stessi identici messaggi coprendo tutte le 24 ore di palinsesto televisivo. Dalle trasmissioni strettamente dedicate alle news e in ogni programma di intrattenimento, di cucina, di pseudo approfondimento o di costume, un intervento o un passaggio sulla allarmante situazione dell'inquinamento dell'aria di Milano e Roma, della Val Padana e di Pechino non può mancare.
Così sul finire d'anno le due maggiori preoccupazioni del nostro Governo, almeno stando al tamburellamento mediatico, sono state riservate ai Botti di Capodanno e all'emergenza inquinamento dell'aria.

Così via con i tavoli di lavoro che restituiscono, in men che non si dica, la miglior risposta possibile riassunta nel protocollo d'intesa tra il Ministero dell'Ambiente, l'ANCI e la Conferenza delle Regioni e province autonome, destinato "Migliorare la qualità dell'aria, incoraggiare il passaggio a modalità di trasporto pubblico a basse emissioni, disincentivare l'utilizzo del mezzo privato, abbattere le emissioni, favorire misure intese a aumentare l'efficienza energetica."

Troppi macro-obiettivi per uno scarno documento di 13 pagine, delle quali ben quattro sono occupate da riferimenti legislativi, e un impegno di spesa di soli 12 milioni di euro.

Alla fine il risultato sarà:
- alcune municipalità riceveranno un contentino per ammodernare qualche autobus obsoleto;
- qualche società di software riceverà l'appalto per la sincronizzazione dei semafori e il monitoraggio dell'intensità di traffico (che nessuno poi leggerà e interpreterà);
- due gradi in meno negli uffici pubblici che non verranno mei rispettati;
- l'imposizione del limite di 30 Km/ora nei centri cittadini che porteranno nuovi introiti alle casse comunali;
- le misure di dissuasione e repressione della sosta di intralcio (idem come sopra).

Se questo vi sembra inverosimile allora leggete voi stessi il documento (allegato in pdf) e traete le vostre personalissime considerazioni.

Quello che personalmente mi sconcerta è la paradossale e ridicola riduzione a 30 Km/ora del limite di velocità urbano per due ordini di ragioni:
1. la velocità media all'interno delle nostre città si è ridotta di altri 2,8 km/ ora nell'ultimo anno superando di poco i 15 km/h, con punte di 7-8 km/h come rilevato da "Confcommercio";
2. E' noto che la miglior efficienza dei motori, e quindi della quantità e qualità delle emissioni, si ha in costanza di regime di giri e all'interno di un intervallo di giri/min specifico (diverso a seconda del tipo di motorizzazione).

Vien da sé che le misure saranno inefficaci e inutili per lo scopo specifico per le quali verranno introdotte ma utilissime per le casse comunali che potranno garantirsi nuovi introiti per tutti coloro che sfrecceranno (nei brevi tratti che saranno liberi) a velocità superiori a 31,5 km/h (considerato già il 5% di tolleranza concesso). Una Velocità di punta difficilmente rilevabile con certezza dai tachimetri delle auto e ancor più difficilmente percepibile dallo stesso conducente con conseguente elevamento a potenza della probabilità di incorrere in contravvenzione.

Dei semafori intelligenti degli anni 70-80 ai T-Red di più recente memoria stendiamo un velo pietoso. I primi per l'inefficacia e i secondi per le frodi ai danni degli automobilisti e perciò, se tanto mi dà tanto, i nuovi semafori "multitasking" non saranno da meno. Ammesso e non concesso che possano rilevare interessanti dati dai flussi veicolari, poi nessuno riuscirà mai a interpretarli.

In conclusione siamo alle solite!
Il cittadino / automobilista sarà ancora e sempre più il bancomat dei comuni e l'intelligenza delegata ai soli semafori.

Domanda: C'è di che vergognarsi o no?

(in allegato il Protocollo di Intesa)

Media delle Velocità nelle Regioni - fonte Unipol SAI

Pubblicato in Politica Emilia

In base ai dati rilevati da Arpa che evidenziano l'abbassamento di PM10 sotto al limite, alla stazione di rilevamento di via Giardini e quella del parco Ferrari. Probabilmente non ci sarà stop alle auto il 3 gennaio. Confermata invece la domenica ecologica già programmata per il 10.

Modena, 28 dicembre 2015

Dati confortati, quelli di ieri rilevati da Arpa, sulla concertazione di PM10 nell'aria, le cosiddette polveri sottili. Ieri, domenica 27 dicembre, è stata messa in atto una domenica ecologica straordinaria per far fronte all'emergenza smog dell'ultima settimana e sulla base delle rilevazioni dell'Arpa, la concentrazione di PM10 si è più che dimezzata rispetto al giorno di Natale con un valore che è passato da 53 microgrammi per metro cubo a 24 alla stazione di rilevamento di via Giardini e da 54 a 25 in quella del parco Ferrari. Il limite da non superare è quello di 50 microgrammi per metro cubo.

La domenica ecologica straordinaria a Modena, così come a Piacenza, Reggio e Ferrara, era stata decisa come misura d'emergenza prevista dal Piano Aria della Regione Emilia-Romagna in quanto erano stati registrati sforamenti del limite dei 50 per sette giorni consecutivi da martedì 15 a lunedì 21 dicembre.
A Modena si era già scesi sotto al limite dei 50 mercoledì 23 e giovedì 24 (39 e 31 in via Giardini, 36 e 30 al parco Ferrari), per poi risalire venerdì 25 dicembre, mentre sabato 26 i valori si sono assestati sui 33 microgrammi per metro cubo alla stazione di via Giardini e sui 37 in quella del parco Ferrari.

Il Piano regionale prevede a questo punto una seconda domenica ecologica straordinaria in tutta la regione (sarebbe il 3 gennaio) qualora anche in una sola provincia si ripetesse una serie di sette sforamenti consecutivi tra martedì 22 e lunedì 28 dicembre. L'ufficializzazione avverrà solo domani, martedì 29 dicembre, ma già ora è possibile escludere l'eventualità in quanto in tutte le province nei giorni scorsi si è scesi sotto al limite. Confermata, invece, la domenica ecologica già programmata per il 10 gennaio.

Fino domani, inoltre, a Modena sono vietate le operazioni di bruciatura di sterpaglie, residui di potatura, simili e scarti vegetali di origine agricola. E continua, ovviamente, l'applicazione della manovra regionale che ha come obiettivo la riduzione delle emissioni inquinanti con il divieto di circolazione in una zona che corrisponde al 30 per cento dell'abitato, dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 18.30, dei veicoli più inquinanti: benzina Euro 0 ed Euro 1; i veicoli diesel Euro 0, Euro 1, Euro 2 ed Euro 3 (anche se dotati di filtro antiparticolato); i ciclomotori e i motocicli Euro 0. Solo per i mezzi commerciali leggeri (fino a 3,5 tonnellate) diesel Euro 3 il divieto di transito sarà applicato con un anno di deroga, a partire da ottobre 2016. Tutte le informazioni sulle misure adottate sono disponibili sul sito www.comune.modena.it/liberiamolaria. Per informazioni è anche possibile recarsi all'Urp di piazza Grande 17, tel. 059 20312; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Sono 55 gli sforamenti del limite di PM10 registrati a Modena fino al 27 dicembre contro un numero massimo ammesso dalla normativa di 35 all'anno. Nel 2014 erano stati 36 quelli registrati dalla centralina di via Giardini e 29 al Parco Ferrari. Il trend degli ultimi anni registra però un calo continuo: nel 2006 gli sforamenti infatti erano stati 130, scesi a 120 nel 2007; 112 nel 2008; 79 per i due anni successivi; 84 nel 2011, 85 nel 2012 e infine 51 nel 2013. Il calo strutturale è testimoniato dalle medie annuali che sono al disotto del limite di legge di 40 microgrammi per metro cubo fin dal 2009, con una media minima di 28 microgrammi per metro cubo lo scorso anno.

Pubblicato in Cronaca Modena

La Regione fa scattare le misure emergenziali a causa dello sforamento continuativo del limite giornaliero di PM10 negli ultimi sette giorni nella provincia di Modena e in quelle di Piacenza, Reggio Emilia e Ferrara. Il Comune di Modena vietato anche di bruciare le sterpaglie. -

Modena, 23 dicembre 2015 -

Scattano le misure di emergenza previste dalla Regione nel Piano Aria. La coltre di smog continua a offuscare il cielo dell'Emilia Romagna. Pe far fronte a questa situazione di emergenza è prevista una nuova domenica ecologica, al di fuori del calendario regolare, per il 27 dicembre. La decisione è stata assunta dalla Regione Emilia Romagna a causa dello sforamento continuativo del valore limite giornaliero di PM10 che si è registrato negli ultimi sette giorni nella provincia di Modena e in quelle di Piacenza, Reggio Emilia e Ferrara.

In tutto il territorio comunale di Modena, da oggi, 23 dicembre fino al 29 dicembre, saranno inoltre vietate le operazioni di bruciatura di sterpaglie, residui di potatura, simili e scarti vegetali di origine agricola.
Nel caso di prolungamento degli sforamenti per ulteriori sette giorni, tutti i Comuni che applicano la manovra antinquinamento, Modena compresa, dovranno attuare un'ulteriore domenica ecologica il 3 gennaio 2016. Inoltre sarà richiesto l'abbassamento di 1 grado della temperatura negli ambienti riscaldati e sarà vietato l'utilizzo del riscaldamento a biomasse (come legna e cippato), dove disponibile un'altra forma di riscaldamento. Anche in questo caso saranno vietate le operazioni di bruciatura di sterpaglie.

Sono 53 gli sforamenti del limite di PM10 registrati a Modena fino al 21 dicembre contro un numero massimo ammesso dalla normativa di 35 all'anno. Nel 2014 erano stati 36 quelli registrati dalla centralina di via Giardini e 29 al Parco Ferrari. Il trend degli ultimi anni registra però un calo continuo: nel 2006 gli sforamenti infatti erano stati 130, scesi a 120 nel 2007; 112 nel 2008; 79 per i due anni successivi; 84 nel 2011, 85 nel 2012 e infine 51 nel 2013. Il calo strutturale è testimoniato dalle medie annuali che sono al disotto del limite di legge di 40 microgrammi per metro cubo fin dal 2009, con una media minima di 28 microgrammi per metro cubo lo scorso anno.

Durante la domenica ecologica, dalle 8.30 alle 18.30, nella stessa area soggetta alle limitazioni della circolazione durante la settimana, non potranno circolare i veicoli a benzina fino a Euro 1, i diesel fino a Euro 3, i ciclomotori e motocicli Euro 0.

Pubblicato in Cronaca Modena

Clima, accordo raggiunto ma... Latte sempre più giù e parmigiano sempre più su. Cereali, cala il petrolio, calano i noli, la FED alza i tassi e gli scambi stagnano. Renzi pigliatutto, con Bonaccini si accaparra le regioni. Emilia Romagna, Xylella Free.

(in allegato il formato pdf scaricabile)

SOMMARIO Anno 14 - n° 51 20 dicembre 2015
1.1 editoriale Clima, accordo raggiunto, ma...
3.1 cereali Cereali cala l'indice dei noli e sono favoriti gli scambi tra mercati distanti.
4.1 Lattiero caseario Latte sempre più giù e Parmigiano sempre più su.
5.1 turismo Itinerari verdi, all'Alta via dei Parchi dell'Emilia Romagna è andato un abito riconoscimento
5.2 salute Il Formaggio può creare dipendenza'
5.3 educazione alimentare Frutta e latte nelle scuole
6.1 fitosanità Emilia Romagna, Xylella Free
6.2 cereali. 2°  aggiornamento Mercati internazionali. La Fed ha alzato i tassi.
7.1 alimentazione "Sono come mangio". Il consorzio torna nelle scuole.
8.1 export Dalla CCIAA di Reggio finanziamenti per partecipare a fiere internazionali
8.1 regioni Con Bonaccini, Renzi si piglia anche le Regioni
9.1 export emilia romagna Qualche timido rialzo per i vini bianchi.
11.1 promozioni "vino" e partners

Cibus 51 2015 COP

Domenica, 20 Dicembre 2015 12:23

Clima, accordo raggiunto, ma...

L'elefante ha partorito il topolino. Raccogliamo i segnali positivi che possano comunque fungere da collante per nuovi e più illuminati e impegnativi accordi sul fronte climatico e chissà anche sul fronte della pace. Per ora, quanto uscito dal summit parigino sul clima, appare più un accordo di facciata che di sostanza.

di Lamberto Colla Parma, 20 dicembre 2015.
Finalmente arriva una notizia positiva a interrompere questo periodo di crisi globale. Apriamoci quindi alla speranza che finalmente un ponte verso una nuova era, più illuminata, possa essere gettato.

Sono 195 i Paesi sottoscrittori, in rappresentanza del 90% dei delle emissioni nocive, che hanno sottoscritto l'accordo sul clima di Parigi. Il COP21, almeno nelle buone intenzioni è riuscito a fare centro.
Basti pensare che il ben più noto protocollo di Kyoto (COP3 - 11 dicembre 1997) fu sottoscritto da 180 Paesi che complessivamente rappresentavano solo il 12% delle emissioni in atmosfera.

Almeno sul piano della rappresentanza si deve registrare il successo per farci ben sperare per il futuro.

L'obiettivo principale è il contenimento della temperatura della Terra entro i +1,5 gradi rispetto all'epoca pre - industriale, cosa che di fatto comporterebbe una riduzione di 0,5 gradi rispetto il livello attualmente raggiunto (+2 gradi °C). Un'impresa ardua che però sta a significare che sono stati ascoltati gli appelli delle comunità scientifiche, pur nell'incertezza che caratterizza le conoscenze delle dinamiche di fenomeni globali e di lunghissimo respiro, che ipotizzano che i danni provocati dai cambiamenti climatici valutati a fine secolo saranno molto ingenti.

Già perché se tutto appare positivo starà soprattutto alla buona volontà dei singoli Paesi rispettare l'accordo non essendo stata prevista, almeno in questa prima stesura, alcuna sanzione da applicarsi.

Nemmeno sono stati previsti gli strumenti necessari per centrare gli obiettivi e forse, questo potrebbe risultare vincente. Anziché far calare dall'alto, come accadde con il protocollo di Kyoto, le modalità utili a perseguire gli obiettivi, sembra che sia stato preferito un approccio "Bottom-Up" , dal basso verso l'alto lasciando perciò a ciascuno la scelta delle modalità, degli strumenti.

"Il fine giustifica i mezzi". Questo sembrerebbe la filosofia scaturita da Parigi.
«Sarà la Storia a giudicare i risultati, non tanto sulla base degli accordi ma su ciò che inizieremo a fare da oggi» ha affermato il ministro dell'Ambiente delle Maldive, Thoriq Ibrahim, uno degli Stati più a rischio del pianeta.

Pale Eoliche B

L'accordo, che entrerà in vigore nel 2020, mira alla dismissione delle energie generate ai combustibili fossili (carbone, gas, petrolio), a rafforzare le misure di risparmio energetico e a proteggere le zone boschive.

Temperatura – L'obiettivo, come si diceva in precedenza, è ambizioso e consiste nel contenimento del riscaldamento del pianeta "ben al di sotto di 2°C". Gli impegni sottoscritti dai vari Stati, però, si orienterebbero già verso i 3°C.

Tempistica – L'accordo prevede una revisione al rialzo degli obiettivi di riduzione di emissione di gas a effetto serra ogni 5 anni, soltanto però a partire dal 2025. Un traguardo temporale che a molti esperti appare tardivo.

Risorse – Sarebbe limitato a solo un centinaio di miliardi di dollari i fondi destinati agli Stati più vulnerabili alle alterazioni climatiche, come il Bangladesh e le isole del Pacifico. Giusto per iniziare perché potrebbe essere in seguito rivista la somma come richiesto dai paesi più poveri.

Limiti e Vincoli – Il presidente di COP21, Laurent Fabius, ha tenuto a precisare che tali accordi hanno il "carattere giuridicamente vincolante" di un patto. Un patto che, stando agli esperti, si baserebbe unicamente sulla buona volontà dei governi, non prevedendo alcuna forma di sanzione.

Impegni specifici – La Cina, che a causa della sua cavalcata per colmare il gap industriale con l'occidente è riuscita a diventare in breve tempo un paese di riferimento economico e il più più inquinante del mondo, si è impegnata, per la prima volta a limitare le sue emissioni di gas ad effetto serra al massimo entro il 2030. Anche l'India ha promesso di impegnarsi a migliorare la propria efficienza energetica, senza tuttavia fissare degli obiettivi precisi.

Voto d'incoraggiamento 6= sarebbe il voto da assegnare ai partecipanti al COP21. Una quasi sufficienza d'incoraggiamento a studiare e a recuperare nel più breve tempo possibile anche perché, al di là degli studi scientifici, alcuni segnali inequivocabili di ribellione la natura li ha manifestati in tutto il pianeta.

Petrolio pozzi california backersfield

 

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