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È possibile aumentare la soddisfazione dei giovani lavoratori?  Per le aziende e i dipendenti arriva Goals for Good, un percorso a tappe per i lavoratori tra i 18 e i 30 anni.

«Aiutiamo i lavoratori tra i 18 e i 30 anni a raggiungere il loro benessere: con sé stessi, con la comunità in cui vivono e lavorano e con l’ambiente. Goals for Good fornisce alle aziende gli strumenti per aumentare benessere e produttività dei propri dipendenti e ai singoli lavoratori le strategie per centrare obiettivi personali e professionali» spiega Barbara Grazzini di InEuropa, società italiana esperta in progetti internazionali, focalizzati su educazione e formazione. «Non solo formazione tecnica o sulle soft skills, le aziende possono investire anche sul benessere dei loro dipendenti. Goals for Good è uno strumento coerente con i principi della responsabilità sociale d’impresa, a cui le aziende sono sempre più chiamate»

Chi è InEuropa

InEuropa è una società di servizi fondata da Barbara Grazzini e Andrea Pignatti, che da oltre 20 anni si occupano di tematiche comunitarie per supportare enti pubblici, privati e associazioni nell’accesso alle opportunità europee.

L’obiettivo è sensibilizzare gli enti pubblici e privati sulle politiche e sui programmi dell’Unione Europea, elaborare progetti a livello locale, nazionale e internazionale e supportare tecnicamente chiunque sia interessato ad accedere alle opportunità comunitarie.

Le aree di lavoro riguardano: cultura, educazione e formazione, lavoro, politiche sociali, ricerca e innovazione, sanità, sostenibilità, scuola e giovani, turismo.

Goals For Good: una soluzione possibile

Da un’indagine Istat del 2019 emerge che una delle principali cause della crescente insoddisfazione giovanile è da ricercare nei modelli consumistici veicolati da pubblicità e social media: la felicità è identificata con denaro, bellezza e status sociale.

Il Professor Stefano Bartolini, docente di Economia della Felicità all’Università di Siena, tra i consulenti scientifici di Goals for Good, spiega che di fronte a questi dati “è necessario puntare sul progresso della qualità della vita, proprio come intende fare Goals for Good”.

Per i lavoratori, il senso di insoddisfazione spesso tocca l’ambito lavorativo. Secondo un’indagine condotta da Edenred – Ipsos (2016) sulla qualità del lavoro risulta che:

-in Italia solo il 60% dei i lavoratori che si recano in ufficio, in negozio o in fabbrica è “felice”, contro una media del 67% negli altri 15 paesi oggetto dell’indagine,
-solo il 51% ha fiducia sul proprio futuro professionale.

«Goals for Good può aiutare le persone a avere un atteggiamento più equilibrato verso il lavoro, bilanciando vita lavorativa e extra – lavorativa e far capire che la felicità non dipende solo dalla ricchezza – spiega Bartolini -. I vantaggi per le aziende sono molti: gli studi dimostrano che persone più felici ed equilibrate sono più produttive, cooperative e puntuali».

Il percorso verso il benessere

Goals for Good individua i “5 percorsi verso il benessere”:

-coltivare relazioni sociali,
-dare il proprio contributo alla comunità,
-praticare attività fisica,
-apprendere nuove cose,
-riflettere su ciò che ci fa stare bene.

Goals for Good fornisce le strategie concrete per introdurre miglioramenti nella propria vita, realizzati attraverso evidenze scientifiche su ciò che rende davvero felice un individuo.

Le attività possono essere organizzate in maniera autonoma o per piccoli gruppi e sono divise in 4 workshop da un’ora ciascuno. I partecipanti di tali sessioni avranno modo di:

-mettere in discussione le tradizionali nozioni di successo,
-dare senso e motivazione a ciò che fanno, considerando l’effetto dei propri obiettivi al di là di sé stessi,
-migliorare la determinazione e utilizzare i propri punti di forza per raggiungere i propri obiettivi.

Il ruolo delle aziende

200 lavoratori italiani hanno sperimentato Goals for Good e sono riusciti a dedicare più tempo a famiglia, amici, sport, salute e nuovi obiettivi di studio e lavoro:

-il 93% dei partecipanti ha dichiarato che il percorso è in grado di generare stimoli e riflessioni,
-il 71% lo ha trovato utile,
-il 73% lo consiglierebbe a un amico.

Fondamentale è il ruolo delle aziende: “Goals for Good” mette a disposizione gratuitamente i materiali per responsabili e lavoratori del settore HR e agenzie del lavoro e formazione. Sul sito è possibile scaricare il Toolkit per le aziende, ossia tutti gli strumenti necessari per organizzare i workshop Goals for Good con i giovani lavoratori come parte della formazione aziendale. Il toolkit comprende tutto il materiale necessario per ciascuno dei 4 moduli di apprendimento.

(Di Coopservice 4 Dicembre 2019)

Pubblicato in Lavoro Emilia
Lunedì, 02 Marzo 2020 05:52

Ritorno al futuro: creatività e immaginazione

Di Coopservice  - Il prossimo decennio potrebbe segnare un ritorno al futuro. I millennial saranno ormai integrati nel mondo del lavoro che affronteranno con capacità, costanza e senza barriere. Non sarà difficile comunicare, non sarà complicato percorrere le distanze.

Ma cosa trainerà il mondo del lavoro? Capacità di innovazione, creatività e immaginazione.

I vettori principali: creatività e immaginazione
Un cambiamento già in corsa ma che tra pochi anni si concretizzerà: il pensiero razionale lascerà spazio a creatività e immaginazione, che diventeranno presto i principali vettori di valore economico e sociale.

Ma per far sì che ciò accada alle organizzazioni oggi è richiesto uno sforzo in più nel promuovere agilità, coraggio, empatia e altruismo.

“I leader aziendali di oggi stanno affrontando problemi competitivi complessi a breve termine, ma con l’avvicinarsi del 2020 devono imparare a guardare oltre la situazione odierna e comprendere a un livello più fondamentale cosa separerà i vincitori dai perdenti nel prossimo decennio”, afferma un articolo del BCG Henderson Institute, The New Logic of Competition.

Non si può negare che le nuove tecnologie tenderanno a sostituire il lavoro manuale e quindi la risorsa umana, tuttavia questa tendenza può solo dar vita a nuove figure professionali di alto valore. Nell’era dell’immaginazione l’innovazione è sicuramente una nuova occasione per l’industria e per le persone.

Sviluppo dell’immaginazione e dell’intelligenza sociale
È possibile immaginare un futuro in cui la tecnologia offra ancora più opportunità alle persone? Viste le premesse la risposta non può che essere affermativa. Sono proprio le persone a sentire l’esigenza di massimizzare il proprio potenziale personale e professionale per ricoprire ruoli sempre più strategici e difficili da automatizzare, lasciando all’automazione le procedure ripetitive.

Ci attende un futuro in cui in cui i compiti più ripetitivi saranno automatizzati mentre il lavoro più creativo e stimolante verrà affidato alle persone. Insomma, una nuova produttività a cui ambire è alle porte.

Come prepararsi all’era dell’immaginazione
La storia ci insegna che ogni grande cambiamento non avviene in modo semplice e lineare. Sarà complesso preparare al cambiamento le classi dirigenti e far comprendere che lo sviluppo dell’immaginazione e dell’intelligenza sociale sarà il driver del futuro.

Sarà compito delle nuove generazioni e della nuova forza lavoro rivendicare il nuovo paradigma.

Coopservice Way: come gestire il cambiamento
Il progetto Coopservice Way si prefigge l’obiettivo di creare e diffondere all’interno di tutte le funzioni aziendali uno stile – un “modo” Coopservice – di erogare, gestire e garantire un’elevata qualità dei servizi ai clienti attraverso l’interazione virtuosa tra il lavoro dell’uomo e l’utilizzo degli strumenti tecnologici più avanzati.

Nel mondo dei servizi, infatti, l’opera dell’uomo è ancora una componente fondamentale ed è quindi necessario stimolare la condivisione di modalità efficaci e positive e premiare la creatività e il pensiero innovativo.

(Di Coopservice 19 Novembre 2019)

Pubblicato in Lavoro Emilia

Cosa prevedono gli esperti del settore HR per il 2020? Tra i trend HR che domineranno il 2020 emerge una sempre più diffusa consapevolezza dell’importanza di favorire relazioni distese e collaborative negli ambienti di lavoro. Un atteggiamento considerato pericoloso?

Di Coopservice 19 Febbraio 2020 - In un saggio pubblicato negli Stati Uniti nel 2009 dal titolo Elogio della Gentilezza, lo psicanalista Adam Phillips e la storica Barbara Taylor riabilitavano l’importanza di un valore sommesso e discreto, sinonimo di capacità di ascolto, accoglienza, generosità, altruismo. Il punto di partenza degli autori era una domanda: Perché oggi la gentilezza è così estranea al senso comune, fino ad essere considerata persino pericolosa? Eppure, riflettevano i due autori, fin dall’antichità i vantaggi della generosità sono stati divulgati da un considerevole numero di pensatori e Marco Aurelio, filosofo e imperatore, considerava la benevolenza “la più grande gioia dell’umanità”. Oggi invece, proseguivano, molte persone considerano la gentilezza nel migliore dei casi una perdita di tempo e si è addirittura diffusa la convinzione che “la generosità ci impedirà di avere successo nella vita”.

Altro che segno di debolezza….
I contesti più tipici in cui trova spazio questa concezione sono gli ambienti di lavoro. Nelle aziende, soprattutto in quelle che si configurano quali organizzazioni complesse, la gestione «gentile» da parte di chi ha ruoli apicali viene tradizionalmente vista come «un tratto di debolezza», una fragilità. Mentre sarebbero decisamente da preferire atteggiamenti improntati all’autoritarismo legittimato dalla posizione gerarchica.
Al contrario la cortesia nei rapporti interpersonali, la buona educazione, le buone maniere possono fare bene a noi e agli altri. Spiega Eugenio Borgna, psichiatra fenomenologo: “La gentilezza ci consente di allentare le continue difficoltà della vita, le nostre e quelle degli altri, di essere aperti agli stati d’animo e alla sensibilità altrui. La gentilezza è un fare e un rifare leggera la vita, ferita continuamente dalla indifferenza e dalla noncuranza, dall’egoismo e dalla idolatria del successo”.

La forza nascosta della gentilezza
Ecco allora spiegato il motivo per cui, spiega Cristina Milani, psicologa, consulente di impresa e autrice del libro “La forza nascosta della Gentilezza” (Sperling & Kupfer), proprio la gentilezza è una qualità che oggi le direzioni HR delle aziende tengono in sempre maggiore considerazione, per il contributo che fornisce al buon clima e alla produttività aziendale. In questo senso l’autrice parla “del potere dei piccoli gesti” che negli accadimenti della vita quotidiana come negli ambienti lavorativi “fanno stare bene noi e gli altri”. Dalla gentilezza, infatti, scaturiscono tante sensazioni positive: “Se tu sei gentile con le persone, loro si sentiranno appagate e coinvolte, stimolate per contraccambiare e offrirti il meglio”. Questo discorso si rafforza soprattutto se lo applichiamo ad un team di lavoro, dove dalla collaborazione e fiducia nascono i risultati migliori e più appaganti.

Il World Kindness Movement e la crescente attenzione delle aziende
Cristina Milani è anche la fondatrice della onlus svizzera Gentletude e vicepresidente del World Kindness Movement (WKM), un movimento internazionale che si propone “di ispirare gli individui verso una maggiore gentilezza e di collegare le nazioni del mondo per creare un mondo più gentile”. Grazie al WKM, dal 2009 il 13 novembre di ogni anno viene organizzata la giornata mondiale della gentilezza, una ricorrenza nata per coordinare le iniziative sviluppate in diverse parti del pianeta, ma soprattutto per divulgare il valore della ‘Kindness’.
Negli ultimi anni sul tema è cresciuta esponenzialmente l’attenzione del mondo del business e del lavoro: “Oggi la gentilezza non è solo buona educazione – spiega Paolo Iacci, presidente di Eca Italia, docente di all’Università Statale di Milano e presidente nazionale di AIDP Promotion (Associazione per la Direzione del Personale) – ma rientra nelle strategie marketing delle aziende e fra le soft skills personali che aiutano a fare carriera”. D’altra parte, ricorda il presidente dell’Associazione direttori risorse umane Paolo Citterio, “ricordiamoci che nelle organizzazioni oggi si viene valutati ogni giorno a 360 gradi da superiori, sottoposti e colleghi”. La cortesia nei rapporti con i colleghi dunque, tra l’altro, conviene alla propria crescita professionale.

Il valore dei fattori emozionali nella gestione aziendale
La gentilezza è ormai considerata a buon diritto fra i più importanti principi di management da applicare sistematicamente alla gestione delle aziende. È questa una consapevolezza certificata ad esempio negli ultimi rapporti annuali ‘HR Trends & Salary Survey’ di Randstad, la multinazionale olandese leader nella ricerca, nella selezione e nella formazione delle risorse umane. Nel rapporto 2019 l’importanza di un atteggiamento “gentile” nel creare e mantenere un ambiente di lavoro “piacevole” è al primo posto dei suggerimenti espressi da 169 Ceo e Responsabili Risorse Umane di aziende internazionali per favorire la crescita del capitale umano.

“Introdurla nell’ambiente di lavoro può sembrare fuori luogo, perché si pensa che qui le emozioni non abbiano spazio, pena l’esclusione dal mercato – conclude Cristina Milani di Gentletude – , invece la si dovrebbe pensare come parte integrante del contesto con il quale le imprese si relazionano per crescere”. Ecco che allora la gentilezza diventa un elemento davvero strategico per l’azienda perché impatta positivamente nell’universo delle relazioni in cui è inserita: si traduce infatti in una maggiore attenzione per le parti che la costituiscono, per l’ambiente nel quale s’inserisce, per il pubblico al quale si rivolge.

Pubblicato in Lavoro Emilia

Nella sua prima lettera del 2020, indirizzata ai Ceo delle aziende, il fondatore e presidente della più importante società di gestione del risparmio conferma la fiducia in un nuovo corso dell’economia e della finanza mondiali: “Solo le imprese che accettano di divenire ‘sostenibili’ verranno premiate”

Già lo aveva anticipato nell’estate del 2019 nella lettera che aveva inviato alle aziende: “Chi non si adegua ai nuovi imperativi di sostenibilità resi necessari dal cambiamento climatico, è destinato a rimanere indietro”. Ora Larry Fink, fondatore e Ceo di BlackRock, il primo fondo di investimenti americano con quasi 7 mila miliardi di dollari in gestione, torna sull’argomento nella sua prima comunicazione del 2020: “Solo le aziende che accetteranno la sfida della sostenibilità e della trasparenza verranno premiate dal mercato e dagli investitori”. Il motivo è molto semplice: il cambiamento climatico avrà sempre più un impatto significativo e duraturo sulla crescita e sulla prosperità economica, un rischio che i mercati fino ad oggi hanno sottovalutato.

Ma ora questa sottovalutazione sta terminando. Al contrario “la consapevolezza cresce rapidamente e siamo sull’orlo di una completa trasformazione della finanza mondiale”.

Perchè il climate change incide sull’economia mondiale
Le tesi di Larry Fink trovano del resto fondamento in un numero sempre maggiore di studi e ricerche di diverse organizzazioni – quali l’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite, il McKinsey Global Institute, il BlackRock Investment Institute e molti altri . Si tratta di analisi sulle implicazioni socioeconomiche del rischio derivante dai cambiamenti climatici, studi che illustrano come il rischio climatico avrà un impatto non solo sul mondo ‘fisico’, ma anche inevitabilmente sul sistema globale che finanzia la crescita economica e, in ultima istanza, sullo stesso modello di capitalismo mondiale.
E’ lo stesso Fink a fornire alcuni esempi pratici della fondatezza di questa tesi. “Cosa succederà ai mutui trentennali – un tassello chiave della finanza – se chi li eroga non è in grado di stimare l’impatto del rischio climatico su un arco di tempo tanto lungo, e se non sussistono opportunità di mercato per le assicurazioni contro incendi o inondazioni nelle aree interessate?”. E ancora: “Che accadrà all’inflazione, e di conseguenza ai tassi d’interesse, se il costo del cibo aumentasse a causa di siccità e inondazioni? Come possiamo costruire una crescita economica se i mercati emergenti vedono la propria produttività diminuire a causa di temperature estreme o di altri impatti climatici?”.
Va da sè che sempre più gli investitori saranno costretti a confrontarsi con questi interrogativi e cercheranno di prevedere quale impatto avranno le problematiche e le politiche legate al clima sui prezzi, sui costi e sulla domanda dell’economia nel suo complesso.

Il climate change non è un cambiamento passeggero, ma strutturale e di lungo periodo
Certo non è la prima volta che l’economia globalizzata naviga in acque tempestose: basta tornare con la memoria ai picchi di inflazione degli anni Settanta, alla crisi valutaria asiatica nel 1997, alla bolla internet di fine millennio e alla crisi finanziaria globale del 2008. «Ma anche quando queste situazioni sono durate molti anni, erano tutte, in generale, per loro natura di breve termine “, sottolinea il Ceo di BlackRock.
Il cambiamento climatico è diverso da tutti gli scenari di rischio precedenti. Anche se si verificassero solo una parte degli impatti previsti dagli studi e dalle previsioni scientifiche, si tratta di uno stato di crisi a lungo termine, e quindi molto più strutturale. Ne consegue che “le aziende, gli investitori e i Governi devono prepararsi per una significativa riallocazione dei capitali”.
Riallocazione che di fatto è già in atto. Si tratta però di un trend destinato a crescere esponenzialmente man mano che la generazione dei Millennial prenderà il comando, in politica e nel business: migliaia di miliardi di dollari a poco a poco passeranno nei prossimi decenni ai millennial. E quando questi diventeranno amministratori delegati, politici e capi di Stato, “rimodelleranno ulteriormente l’approccio mondiale alla sostenibilità”.

Sostenibilità e trasparenza sono le nuove parole chiave
Qual è allora, nell’era del climate change e del conseguente spostamento di capitali, concretamente la sfida che il management delle aziende è chiamato ad attuare per dare risposta alle nuove esigenze dei mercati? La parola chiave, secondo Fink, è trasparenza: “Tutti gli investitori, insieme alle autorità regolamentari, agli assicuratori e al pubblico, debbono avere un quadro chiaro di come le aziende gestiscono le questioni legate alla sostenibilità”. Questioni che, beninteso, si estendono ad una ampia gamma di tematiche, quali ad esempio le politiche di prezzo, gli standard di sicurezza dei lavoratori, gli assetti della privacy dei dati, l’etica aziendale ecc.
E che cosa succede a quelle imprese che ‘tradiscono’ la fiducia nel nuovo corso? Una società farmaceutica che aumenta significativamente i prezzi, una società mineraria che riduce la sicurezza, una banca che non rispetta i propri clienti: queste società possono massimizzare i rendimenti a breve termine. Ma, a lungo andare, “queste azioni che danneggiano la società si ripercuoteranno sull’azienda e ne distruggeranno il valore per gli azionisti”.

Ma la sostenibilità e la trasparenza non sono fini a se stesse… piuttosto sono le chiavi di successo del futuro
Beninteso per il Ceo di BlackRock ‘trasparenza’, così come ‘sostenibilità’, non è una parola vuota da utilizzare nelle brochure aziendali. Si tratta invece di obiettivi (“purpose”) che le aziende devono essere determinate a perseguire perché consentono di portare beneficio, oltre che a sé, a tutte le parti interessate: azionisti, clienti, dipendenti e comunità in cui operano. Perchè secondo Fink non vi è alcun dubbio che, nelle nuove condizioni di contesto, “un’azienda non può ottenere profitti a lungo termine senza perseguire uno scopo e senza considerare le esigenze di tutta la vasta gamma di stakeholder”.
Al contrario, un forte senso dell’obiettivo di sostenibilità e un impegno nei confronti delle parti interessate aiutano un’azienda a connettersi più profondamente con i propri clienti e ad adattarsi alle mutevoli esigenze della società, diventando così “il motore della sua redditività a lungo termine” nell’ambito di un nuovo modello di capitalismo più sostenibile ed inclusivo.

Di Coopservice 7 Febbraio 2020

Lunedì, 03 Febbraio 2020 07:53

Millennial e GenZ: il lavoro che cambia

Nomadismo digitale, smart working, lavoro Agile, welfare aziendale e flessibilità, per chi è nato prima del 1981 questi termini potrebbero sembrare distanti dal mondo del lavoro sinora conosciuto. Per le nuove generazioni sono invece le colonne portanti della vita lavorativa, o forse della vita in generale.

Millennial

Continuamente citati dai media, chi sono i millennial o Generazione Y?

Si indicano così le persone nate tra il 1981 e il 1996: si tratta di una generazione nativa digitale, ossia che ha imparato durante gli anni dell’infanzia a utilizzare le nuove tecnologie, assistendo al suo veloce sviluppo.

La loro caratteristica principale è quella di essere nati in un momento di prosperità economica, in cui è stato insegnato loro chesarebbero riusciti a ottenere qualsiasi cosa, se lo avessero voluto abbastanza, ma di essere diventati adulti in un momento di profonda crisi, che ha in parte demolito le loro certezze.

È proprio per questo motivo che i Millennial hanno dovuto ingegnarsi per costruire il proprio futuro e vedono l’unica possibilità di successo nella flessibilità: concetto chiave nel mondo del lavoro e nella vita di tutti i giorni.

I Millennial cercano dal lavoro prima di tutto gratificazione ed equilibrio con la vita privata: la maggior parte di loro infatti preferisce avere benefit e smart working piuttosto che uno stipendio più alto.

Secondo uno studio della Bentley University, il 77% delle persone di questa generazione crede che con orari di lavoro più flessibili la produttività aumenterebbe.

La situazione di precariato nel lavoro ha aguzzato l’ingegno della Generazione Y, che presenta spiccate abilità di problem solving, oltre alla capacità di multitasking, ossia di occuparsi di più cose nello stesso momento.

Generazione Z

Appartiene a tutta un’altra categoria invece la generazione successiva, la Generazione Z.

A differenza dei Millennial, i GenZ sono nati con l’uso degli smartphone, non hanno assistito alla crescita della tecnologia e di internet, ma vi sono stati immersi da subito.

Parte delle caratteristiche che differenziano la Generazione Z dai Millennial è l’aver assistito ad alcuni dei cambiamenti epocali della nostra storia contemporanea, come l’attacco alle Torri Gemelle, il primo presidente USA nero, il primo iPhone.

Se i Millennial hanno conosciuto il mondo prima e dopo questi eventi, i GenZ conoscono il mondo per come è attualmente: quei cambiamenti sono già dati di fatto.

Questa generazione è caratterizzata da una sfiducia generalizzata: se i Millennial sono stati piccoli in un’epoca di prosperità, con grandi speranze per il futuro, i GenZ sono nati con la crisi, senza l’illusione di un futuro roseo.

È un segno distintivo la propensione a considerare la diversità come un valore aggiunto, invece che come una caratteristica da cui essere spaventati e diffidenti.

La grande sfida della GenZ è migliorare il mondo: non si tratta di una generazione di idealisti, ma invece di un gruppo molto realista che vuole lavorare duro per costruire un mondo migliore di quello in cui è nato.

Sono inoltre molto più pragmatici dei Millennial, e già da giovanissimi iniziano a programmare il loro futuro finanziario.

Da un ambiente di lavoro cercano prima di tutto stimoli e valorizzazione, svolgendo una occupazione che li appassioni e permetta loro di crescere e fare carriera.

Cercano più dell’equilibrio: una vera e propria integrazione tra lavoro e passioni, portando così a casa le soddisfazioni lavorative e sul lavoro il proprio valore aggiunto.

È la routine il nemico giurato di una generazione che vive nell’assoluta mancanza di noia, sottoposta a continue stimolazioni da moltissime fonti diverse.

Il futuro delle nuove generazioni

“Il mondo sta cambiando” non è un semplice modo di dire ma la presa di coscienza che tutto è in divenire, soprattutto nel mondo del lavoro. Le nuove generazioni cercano il proprio posto nel mondo, abbattendo confini e investendo nelle proprie competenze alla ricerca di una posizione che unisca passioni e interessi. 

A questo link è disponibile il video in cui i millennials di Coopservice si raccontano e raccontano la loro esperienza nel mondo del lavoro. Quali sono i loro valori? Quali le loro aspettative? Qual è la loro idea di futuro? 

Lo sguardo è rivolto verso la formazione alla quale le aziende dovrebbero offrire il giusto spazio, essendo un fattore imprescindibile per la meritocrazia, valore al quale le nuove generazioni rivolgono speranze, tempo e denaro.

Di   16 Ottobre 2019

 

Pubblicato in Lavoro Emilia

Di Coopservice 16 Dicembre 2019 - Il 16 dicembre 2019 si è tenuta a Reggio Emilia la conferenza “CSR LAB Le imprese del territorio verso l’Agenda 2030” per presentare il progetto “CSR Lab Emilia Ovest – Laboratorio Diversity Management”.

Il progetto “CSR LAB Le imprese del territorio verso l’Agenda 2030” ha coinvolto piccole e medie imprese, che si sono confrontate in laboratori di co-progettazione di azioni di CSR declinate in quattro aree:

- lo sviluppo d’impresa;
- la sostenibilità ambientale;
- l’internazionalizzazione d’impresa;
- il Diversity Management.

Proprio con riferimento all’ambito del Diversity Management, nel 2016, il Comune di Reggio Emilia ha invitato il centro interculturale MondInsieme a intervenire, in qualità di partner tecnico, nell’ambito del progetto CSR Lab Emilia Ovest.

L’obiettivo: “Sensibilizzare le imprese e gli attori locali sulle potenzialità del Diversity Management come forma di Corporate Social Responsibility, affinché, con azioni responsabili fondate su una gestione lungimirante della diversità presente all’interno dell’organizzazione, contribuiscano allo sviluppo del contesto sociale in cui operano”- recita la pagina web dedicata al progetto.

Spesso questo tipo di azione coinvolge solo le associazioni. La novità assoluta di questo progetto sta nella sua capacità di agire direttamente anche sulle aziende, prevedendo un loro coinvolgimento attivo nel processo di misurazione e descrizione della diversità interna.

Diversity Rating: un valido strumento di misurazione
Lo strumento di misurazione utilizzato per valutare il grado di diversità interna di ciascuna organizzazione è il Diversity Rating 2.0.

Co-costruito insieme alle associazioni di categoria del territorio, a partire da un prototipo ideato da un team di consulenti danesi, lo strumento di Diversity Rating consente di classificare il livello di diversità delle aziende in base a:

- genere;
- origine culturale;
- età;
- anzianità di servizio nell’azienda in oggetto.


Diversity Rating: la funzione principale

Il Diversity Rating ha due importanti funzioni:

- applicato da una singola azienda, sull’intera struttura o su parti di essa, consente a questa di fotografare la sua diversità in un dato momento e di monitorare, dunque, il suo evolversi nel corso del tempo (sulla base di aggiornamenti periodici) al fine di individuare le criticità e le azioni necessarie per valorizzare le diversità emergenti.
- Se estesa a diverse aziende di un territorio, permette lo studio di tendenze di sviluppo della comunità, che potranno orientare interventi pubblici e privati per gestire gli aspetti di cambiamento emersi.

La costruzione e l’applicazione di questo strumento ha permesso di introdurre all’interno delle realtà che hanno partecipato al progetto (associazioni di categoria e alcune aziende) il tema del Diversity Management e di creare consapevolezza circa le potenzialità di tale approccio strategico.

Coopservice e le politiche di Diversity Management

Coopservice, da sempre attenta alle politiche di integrazione all’interno dell’impresa, ha partecipato con entusiasmo al progetto in merito alle attività di Diversity Management proprio per la sua attenzione all’inclusione.

La Cooperativa vanta una forza lavoro composta in maggioranza da donne (60%) e lavoratori stranieri (11%) provenienti da 86 paesi del mondo.

L’inclusione, il rispetto e la cultura della responsabilità sono principi importanti per Coopservice, che crede fermamente nella diversità come valore guida e si impegna a tenere vivo l’impegno sulla Diversity, con azioni continuative nel tempo, per non perdere quanto ottenuto fino a ora.

 

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Pubblicato in Comunicati Lavoro Emilia
Mercoledì, 18 Dicembre 2019 07:14

Precisazioni di Coopservice sul provvedimento AGCM

In relazione al provvedimento sanzionatorio, notificato in data 16/12/19, Coopservice intende fare alcune precisazioni.


L’AGCM ha aperto una istruttoria che coinvolge alcuni operatori del mercato della vigilanza privata, i quali avrebbero realizzato in alcune gare una intesa restrittiva attraverso l’illegittimo utilizzo di RTI sovrabbondanti e subappalti, così addivenendo ad una presunta spartizione del mercato di riferimento.


Gli operatori economici sanzionati sono i principali player della vigilanza privata: Allsystem, IVRI, Italpol Vigilanza, Sicuritalia e appunto Coopservice. La posizione di Coopservice è la meno rilevante in termini di sanzione, significativamente inferiore rispetto alle altre (3,5 milioni € su un totale di 30 milioni €).


Va sottolineato che il provvedimento ha natura amministrativa ed è oggetto di impugnazione innanzi agli organi giurisdizionali amministrativi TAR e Consiglio di Stato.


Coopservice ritiene infatti di non essere (e non essere stata) parte di alcuna intesa anticoncorrenziale e di avere, al contrario fornito una lettura alternativa, ragionevole e coerente del proprio coinvolgimento rispetto alla presunta intesa anticoncorrenziale. La specificità del mercato della vigilanza privata, legato al possesso di idonee Licenze Prefettizie, spesso impone la partecipazione alle procedure di gara in Costituendo Raggruppamento di Imprese, le cui motivazioni sono di natura strettamente organizzativa e nulla hanno a che vedere con intenti anticoncorrenziali o di spartizione del mercato.


Le estensioni territoriali in termini di Licenza Prefettizia sono, infatti, condizionate dagli investimenti ingentissimi e dalle responsabilità (civili, amministrative e soprattutto penali) connesse alla funzione di incaricato di pubblico servizio. Estendere significa elaborare un progetto organizzativo e tecnico operativo adeguato; significa allestire centrali operative, sedi operative, infrastrutture per il collegamento radio, veicoli, dotazioni adeguate; significa impegnarsi a mantenere il tutto in costante e perfetta efficienza, perché interrompere un servizio di vigilanza in un aeroporto o in ospedale prelude a significative responsabilità penali (articolo 331 codice penale), responsabilità amministrative (revoca licenza), oltre a responsabilità da inadempimento (franchigia e prezzi assicurativi che lievitano).


Ci teniamo inoltre a precisare che Coopservice, in attuazione delle procedure interne, ha approvato una compliance antitrust nominando a tale scopo un proprio Responsabile Antitrust, in staff alla Direzione Generale e dotato di adeguata autonomia ed indipendenza e ha provveduto alla nomina di un Risk Manager Esterno di comprovata esperienza e professionalità.
Coopservice è quindi già in possesso di tutti i requisiti per non subire conseguenze negative dal richiamato provvedimento, con particolare riferimento alla propria partecipazione e qualificazione in procedure di appalto, pubbliche e private.

 

Giovedì, 31 Ottobre 2019 09:41

CAM e trasporto nei bandi di gara della PA

Di Coopservice 31 Ottobre 2019 - I soggetti che partecipano a bandi di gara pubblici che riguardano l’ambiente sono soggetti a rispondere ai requisiti definiti dai CAM – Criteri ambientali minimi, indicati dal Ministero dell’Ambiente. Tra gli ambiti anche quello dei trasporti e mobilità.

CAM, i criteri ambientali minimi
“I Criteri Ambientali Minimi (CAM) sono i requisiti ambientali definiti per le varie fasi del processo di acquisto, volti a individuare la soluzione progettuale, il prodotto o il servizio migliore sotto il profilo ambientale lungo il ciclo di vita, tenuto conto della disponibilità di mercato” recita il sito del Ministero dell’Ambiente.

I CAM in vigore riguardano diversi ambiti: arredo interno, arredo urbano, carta, cartucce per stampanti, ecc. L’elenco completo è disponibile online sul sito del Ministero.

Trasporti e veicoli elettrici
I CAM riguardano anche i trasporti. La scelta di proporre in un bando veicoli elettrici sposa perfettamente il Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione, ma a volte in base alle circostanze non è possibile inserirli nel progetto.

Come spiega Carlo Bassanini, direttore operativo di Coopservice, non sempre è possibile proporre l’alternativa elettrica poiché una proposta di questo genere richiede un lavoro di progettazione e analisi di costi benefici. “Ha costi importanti di investimento e si devono fare i conti con la riduzione della base d’asta e con un continuo efficientamento delle richieste. Proponiamo i veicoli elettrici dove è possibile farlo”, afferma Bassanini in una intervista.

Coopservice: un percorso green
Coopservice pone da sempre una forte attenzione ai piani di crescita e di sviluppo alla riduzione dell’impatto ambientale. “È stata la prima azienda, anticipando la normativa ed i CAM, a produrre al proprio interno studi LCA (Life Cycle Assestment) ed EPD (Environment Product De-claration) – afferma il direttore operativo – sono stati creati degli strumenti specifici che oggettivizzano il ruolo degli indicatori di danno ambientale. La ISO 14040 è oggi l’unico strumento che consente la valutazione di questi indicatori quali il GW (Global Warming), l’eutrofizzazione, lo smog fotochimico ecc…”.

Le esperienze di Coopservice
L’utilizzo di mezzi di trasporto a basso impatto ambientale non è solo una scelta ecologica, ma anche economica. Come è noto, le politiche ambientali dei Comuni agevolano i veicoli a impatto zero, come succede ad esempio a Milano dove il Comune ha autorizzato l’ingresso gratuito nell’area C, permettendo alle aziende di diminuire i propri costi di esercizio.

Ecco alcune esperienze di Coopservice:

trasformazione dei mezzi per il trasporto di merci a combustibili naturali per i farmaci;
utilizzo di auto elettriche: ad esempio per i servizi di fattorinaggio all’interno dell’hinterland milanese per un grande gruppo della GDO;
utilizzo di veicoli a 2/3 ruote per il pattugliamento delle strutture fieristiche e aeroportuali ottenendo una maggiore visibilità da parte degli operatori;
utilizzo di mezzi elettrici per la distribuzione dei pasti a domicilio nel Comune di Reggio Emilia per conto di un’azienda di ristorazione e a favore di persone anziane non completamente autosufficienti.
“Il mezzo elettrico consente di circolare in zone particolari e altrimenti inaccessibili del centro città, sia per gli spazi limitati che per i divieti di circolazione – sottolinea Bassanini – Il porter elettrico è fondamentale per garantire il servizio.”

Coopservice continua sulla strada del miglioramento. “Delle 3.697 attrezzature utilizzate nei servizi erogati 2.185 sono esclusivamente elettrici quindi un parco attrezzature che arriva al 59,1% del totale. – afferma Bassanini – Riteniamo che questo non sia ancora abbastanza e nel piano strategico 2018-2022 ci siamo dati ulteriori obiettivi di miglioramento”.

(da Think Magazine del 9 ottobre 2019)

 

Pubblicato in Ambiente Emilia
Giovedì, 31 Ottobre 2019 05:52

Coopservice a Ecomondo: uniti per un mondo migliore

Di Coopservice 30 Ottobre 2019 - Dal 5 all’8 novembre vi aspettiamo a Ecomondo, la fiera che vuole favorire lo sviluppo di un ecosistema imprenditoriale innovativo e sostenibile, presidiando tutta la filiera dell’economia circolare e favorendo il networking internazionale.

Il XXI secolo è stato definito il “secolo dell’ambiente”. I governi, così come i singoli cittadini, non possono più presumere che le sfide sociali come l’inquinamento, il calo delle risorse naturali e il cambiamento climatico possano essere riservate alle generazioni future.

Attraverso politica, ricerca, istruzione, incentivi e relazioni lungimiranti con l’industria, il governo può svolgere un ruolo centrale nella costruzione di un futuro verde.

Le prospettive di successo non sono mai state così grandi. Un’era nascente di creatività e innovazione nella “tecnologia verde” (nota anche come “tecnologia pulita”) sta portando la promessa di un pianeta più sano, così come la prospettiva di imprese in crescita che possano sostenerne la salute. Il fermento che si sta formando attorno a questo settore ricorda i primi anni della rivoluzione informatica.

La speranza è che questo campo possa portare innovazione e cambiamenti nella vita quotidiana con lo stesso impatto dei personal computer e di internet.

Gli obiettivi della green industry


Gli obiettivi di questa industry in rapida crescita includono:

Sostenibilità: soddisfare le esigenze della società con modalità che evitino di danneggiare o esaurire le risorse naturali. In breve, soddisfare le esigenze attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie.
Design “Cradle to cradle” (ovvero “dalla culla alla culla): creare prodotti utilizzando materiali che possano essere completamente recuperati o riutilizzati.
Riduzione di sprechi e inquinamento modificando i modelli di produzione e consumo.
Innovazione: sviluppo di alternative alle tecnologie tradizionali, che siano combustibili fossili o agricoltura ad alta intensità chimica, che hanno dimostrato di danneggiare la salute e l’ambiente.
Sostenibilità economica: creare un centro di attività economica attorno a tecnologie e prodotti a beneficio dell’ambiente, accelerandone l’implementazione e creando nuove carriere che proteggano veramente il pianeta.
Aree di applicazione della green industry
I principi della ecosostenibilità si applicano ormai in un grande numero di industry. Vediamo qualche esempio di come si stanno sviluppando i settori dell’economia più colpiti da questa rivoluzione.

Energia
Forse il problema più urgente per la tecnologia verde, il settore dell’energia mira allo sviluppo di combustibili alternativi, di nuovi mezzi per generare energia ed efficienza energetica senza inquinare.

Bioedilizia
La bioedilizia comprende tutto, dalla scelta dei materiali di costruzione a quella dell’ubicazione delle nuove costruzioni. L’architettura e l’urbanistica si evolvono per avere un impatto meno devastante sull’ambiente.

Chimica
L’invenzione, la progettazione e l’applicazione di prodotti e processi chimici per ridurre o eliminare l’uso di sostanze pericolose per l’ambiente.

Nanotecnologia
La nanotecnologia prevede la manipolazione di materiali su scala nanometrica, un miliardesimo di metro. Alcuni scienziati ritengono che sia in arrivo la padronanza di questo settore che potrebbe trasformare radicalmente il modo in cui produciamo materiali e prodotti. La “nanotecnologia verde” è l’applicazione della chimica green e dei principi di ingegneria green in questo campo.

Ecomondo: la fiera della green technology
Ecomondo è una fiera internazionale che, a Rimini, unisce in un’unica piattaforma tutti i settori dell’economia circolare: dal recupero di materia ed energia allo sviluppo sostenibile.

Vengono presentate le nuove priorità normative/regolatorie, di ricerca e formazione sul fronte dell’economia circolare, i nuovi processi, anche 4.0 e prodotti annessi alla sua adozione a livello industriale, nelle città e nei territori, con un ampio programma di incontri internazionali che vedono la partecipazione di imprese innovative e ricercatori conosciuti in tutto il mondo per fare il punto dell’innovazione e divulgare le best practice.

Anche quest’anno Coopservice sarà presente con un proprio spazio espositivo per presentare i nostri servizi all’insegna dell’innovazione sostenibile. Dal 5 all’8 novembre, potrai trovarci allo Stand 019 del Padiglione B4.

(Think Magazine 28 ottobre 2019)

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I droni sono ormai una realtà consolidata. L’impiego di queste macchine si è diffuso in numerose applicazioni e nelle più diverse professioni, compreso l’ambito della sicurezza e della vigilanza. Il fenomeno è destinato a crescere, con l’attuazione del nuovo Decreto Sicurezza e delle nuove norme europee.

Un drone viene definito tecnicamente un aeromobile a pilotaggio remoto, in poche parole un velivolo senza un pilota umano a bordo. Il suo volo, infatti, è controllato da remoto attraverso un computer da un navigatore che si trova a terra o su un altro veicolo.

L’utilizzo dei droni è ormai consolidato in ambito militare e attira sempre più appassionati e professionisti anche in applicazione civili, come in operazioni di prevenzione e intervento in emergenza incendi, per usi di sicurezza non militari, per sorveglianza di oleodotti, con finalità di telerilevamento e ricerca, ma anche a scopo ricreativo per scattare fotografie e girare filmati.

Utilizzo dei droni
In Italia, la normativa per l’utilizzo dei droni è responsabilità dell’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile). Le regole cambiano a seconda delle diverse fasce di peso, che sono fondamentalmente quattro:

- pari o sotto i 300g;
- tra i 300g e i 2kg;
- tra i 2kg e i 25kg;
- sopra i 25kg.


Con i SAPR (Sistema Aeromobile a Pilotaggio Remoto) si possono effettuare due tipi di operazioni:

- operazioni specializzate non critiche (per cui è necessario richiedere il riconoscimento);
- operazioni specializzate critiche (per cui è necessario richiedere l’autorizzazione).


L’utilizzo dei droni nelle attività di sicurezza
Questa tipologia di velivolo si è dimostrata una vera e propria rivoluzione tecnologica nel campo della sicurezza (sicurezza del volo, sicurezza degli ambienti e dei lavoratori, ispezioni industriali, ispezioni e rilievi di impianti di produzione industriale ed energetico), della security (sicurezza dei cittadini, in ambito urbano ed extraurbano per società specializzate e forze dell’ordine o di prevenzione), e della privacy (impatto sul trattamento e conservazione dei dati raccolti).

Questa rivoluzione viene accompagnata da aggiornamenti delle normative necessari a rendere più semplice l’utilizzo di queste apparecchiature. Infatti, finora, con il regolamento ENAC, gli aeromodelli erano i droni utilizzati per scopi ludico, mentre SAPR erano i droni operati per qualunque altra funzione/operazione di tipo professionale (sicurezza pubblica e privata). Invece, con il nuovo regolamento europeo dal 2018 aeromodelli e droni vengono classificati univocamente sotto la sigla UA: Unmanned Aircraft.

A Torino è già stato sviluppato un progetto pilota, coordinato dal dipartimento di ingegneria meccanica del Politecnico, nel quale l’uso dei SAPR è risultato un valido aiuto alle operazioni di polizia contro lo spaccio di droga, permettendo di scovare i nascondigli degli spacciatori anche in ambienti molto piccoli e insospettabili.

Droni e sicurezza: cosa prevedono le nuove regole
Come abbiamo accennato, delle recenti regole volute dal Consiglio Europeo, hanno aggiornato i regolamenti degli Stati UE. D’ora in poi, i droni dovranno essere progettati in modo da poter essere utilizzati senza pericoli per le persone. In base al rischio, ad esempio al peso del drone o all’area operativa, il drone avrà bisogno di dotarsi di caratteristiche specifiche, come l’atterraggio automatico, nel caso in cui l’operatore perda il contatto con il drone, o i sistemi anticollisione.

Gli operatori dei droni dovranno conoscere le normative, per cui alcuni di loro dovranno seguire corsi di formazione ad hoc. Inoltre, i piloti dovranno essere iscritti in registri nazionali e i loro droni contrassegnati per l’identificazione, tranne per i velivoli di dimensioni più piccole.

Per quanto riguarda l’utilizzo dei droni nell’ambito della sicurezza, vanno recepite le disposizioni contenute nei recenti decreti legge sulla sicurezza. Infatti, se prima l’utilizzo degli aeromobili a pilotaggio remoto era focalizzato sulle attività di monitoraggio al largo delle coste italiane, adesso verrà massicciamente esteso per le attività di polizia delle forze dell’ordine.

Anche per scopi diversi dal contrasto al terrorismo ed alla prevenzione dei reati di criminalità organizzata e ambientale, quali, ad esempio sicurezza stradale, sicurezza ferroviaria sicurezza delle frontiere; sicurezza postale e delle comunicazioni, sicurezza in materia di sanità, igiene e sofisticazioni alimentari, sicurezza in materia forestale, ambientale e agroalimentare; sicurezza in materia di lavoro; sicurezza del patrimonio archeologico, storico, artistico e culturale nazionale.

( di Coopservice 30 maggio 2019 )

Pubblicato in Nuove Tecnologie Emilia