Mercoledì, 20 Settembre 2023 11:34

Pina: "Mio marito morto di SLA dopo il vaccino anticovid" In evidenza

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Pina Puccia racconta la tragica perdita di Mario Bertola, e queste drammatiche vicende non sono episodi isolati

Di Giulia Bertotto Roma, 19 settembre 20233 (Quotidianoweb.it) - Abbiamo incontrato la signora Pina Puccia a Roma, durante la manifestazione indetta dall’associazione Danni Collaterali sabato 16 settembre LINK e le abbiamo chiesto se si sentisse di raccontare ancora una volta la sua tragica perdita, per Quotidianoweb.

Pina, vedova del signor Mario Bertola, ci ha così esposto la sua storia. Una vicenda individuale che si inserisce in una vicenda collettiva; quella di una campagna medica sperimentale non dichiarata ( LINK )che ha imposto alla popolazione dei profarmaci, per di più senza nessun tipo di esame preliminare, e che ha falciato tante vite e ha costretto alla malattia innumerevoli concittadini italiani. Un crimine di proporzioni immani, occultato sotto il valore della Scienza, che forse la Storia non ha mai conosciuto e che continueremo a denunciare.

La ascolto signora Pina. Grazie per la sua testimonianza.

Io e mio marito Mario vivevamo a Castelbuono, in provincia di Palermo, con le nostre due figlie. Mio marito ha fatto la prima dose di vaccino Moderna ad agosto e la seconda, sempre a marchio Moderna, l’11 settembre 2021. Mio marito aveva 53 anni. È deceduto dopo 18 mesi dalla seconda dose.

Noi eravamo contrari a questa vaccinazione, e non perché avessimo dei pregiudizi su tutti i vaccini, ai quali ci sottoponiamo da anni come tutti, ma perché io mi ero documentata su questi prodotti e mi ero convinta che non fossero così sicuri come dicevano televisione e giornali.

Dopo aver consultato diversi avvocati per capire se ci fosse la possibilità di evitare questo trattamento, abbiamo dovuto entrambi accettare la somministrazione: con due figlie da mantenere non potevamo certo perdere il lavoro. E con l’introduzione del Super Green Pass, non abbiamo neppure potuto evitarla con i tamponi.

Al mattino mio marito ha svolto la seconda dose e nel pomeriggio ha iniziato ad accusare dolore al braccio, soprattutto nel punto dell’inoculazione. Non abbiamo dato molta importanza a questo segnale, sapevamo che succedeva a molte persone. Dopo due giorni, al lavoro, è svenuto. I colleghi lo hanno rianimato e si è ripreso. Il giorno seguente nella mano corrispondente al braccio dell’inoculazione non aveva più alcuna forza: non riusciva neppure ad usare il freno a mano dell’automobile o a tenere in mano gli attrezzi del lavoro. Qualche giorno dopo, con lui al telefono, mi sono accorta che la sua voce era impastata, come se avesse bevuto, infatti gli ho persino chiesto se fosse ubriaco! E lui mi ha risposto di no, che cosa mi veniva in mente. La sorella di mio marito è un medico, così dopo avergli chiesto più volte di farsi visitare, mentre lui continuava a minimizzare lo ho convinto. La dottoressa, mia cognata, lo ha mandato al pronto soccorso dove è stato ricoverato, in data 28 settembre all’ospedale di Cefalù. Lì i medici hanno ipotizzato che potesse trattarsi di un ictus post vaccinale e così gli hanno prescritto una terapia a base di cardioaspirina e lo hanno dimesso. Hanno escluso anche la necessità di un trattamento di fisioterapia perché dicevano che il braccio si sarebbe sistemato da solo.

I sintomi invece si aggravavano e coinvolgevano sempre di più l’intero organismo.

Sì. Il braccio peggiorava e anche una gamba e poi l’altro braccio hanno iniziato a perdere forza e capacità di tenere gli oggetti e manovrare strumenti. Anche nel parlare era sempre più confuso e aveva difficoltà a pronunciare le parole. Così ci siamo rivolti allo stesso medico del pronto soccorso di Cefalù e poi ad un altro neurologo, il quale ci ha detto che mio marito stava accusando un problema psicosomatico: la paura dei vaccini lo aveva messo sotto pressione fino a questa grave somatizzazione, così gli ha prescritto antidepressivi. Questa diagnosi non ci è sembrata adatta alla sintomatologia. Abbiamo visto diversi neurologi nell’arco di alcuni mesi: un’altra diagnosi che ci è stata data è neuropatia multifocale. Ma anche questa diagnosi non mi convinceva.

Dopo otto mesi dalla seconda dose, siamo andati all’Istituto Auxologico di Milano e lì a Mario è stata fatta la diagnosi di SLA. Una malattia per la quale purtroppo non conosciamo cure, ma solo trattamenti per cercare di rallentarne il decorso. Il professor Vincenzo Silani, ci ha detto a chiare lettere che probabilmente la Sclerosi era stata causata dal vaccino. Durante il ricovero Mario ha svolto anche esami genetici per valutare un’eventuale tendenza genetica alla SLA, magari slatentizzata dal vaccino anticovid. Ma da questi esami, svolti insieme ad un’approfondita anamnesi, è emerso che nessuna caratteristica genetica di mio marito lo rendeva propenso a sviluppare questa patologia. Da Milano siamo stati dirottati al Centro SLA di Palermo, il cui primario ci ha detto che si trattava di SLA da vaccino anticovid.

Il professor Vincenzo La Bella ha scritto infatti una relazione medica nella quale afferma che “lo stretto rapporto temporale con la vaccinazione suggerisce fortemente una condizione di causa effetto” con la malattia.

Purtroppo mio marito non è stato ammesso ad uno studio per una terapia sperimentale alla quale ci eravamo candidati e questo lo ha fatto disperare. Col passare dei mesi le sue condizioni sono diventate drammatiche: non poteva alzarsi, non poteva muoversi, non poteva neppure deglutire. Lui che era un golosone ha dovuto accettare prima le flebo e poi la PEG per la nutrizione artificiale direttamente nello stomaco, che non voleva a tutti i costi. Negli ultimi tempi tutti i muscoli e i neuroni erano compromessi, non riusciva neppure a comunicare con gli occhi per mezzo della tavoletta oculare. Nelle ultime fasi della malattia le pupille si muovevano senza la sua volontà.

Quali denunce sta portando avanti?

Dopo il decesso ho fatto la segnalazione all’AIFA e ho sporto denuncia; ho richiesto l’autopsia e sto aspettando i risultati da quattro mesi, perché la Procura sta nominando un altro perito, un neurologo che affiancherà l’anatomopatologo.

Invece con l’associazione Danni Collaterali ci stiamo muovendo per essere risarciti, con la verità almeno, perché mio marito non tornerà. Sono stata ospite nel programma Fuori dal Coro di Mario Giordano, e anche la testata La Verità si è occupata di quello che è successo alla nostra famiglia.

Chi era suo marito Mario?

Mio marito era un uomo affidabile e affettuoso, lavorava come operaio forestale, un uomo alto e robusto che faceva anche lavori pesanti. Aveva una salute di ferro, riuscivo a stento a convincerlo a farsi qualche prelievo del sangue per ragioni di prevenzione. Era una persona allegra, amante della buona cucina, dello stare in compagnia, sempre circondato da amici. Si occupava degli animali e della campagna, la sua passione. Mio marito è uscito con me al mattino perfettamente sano e in forze, e dopo alcune ore era dolorante. Due giorni dopo ha perso conoscenza e in 18 mesi ha perso l’uso degli arti e di ogni neurone del suo corpo ed è morto.

Quali sono adesso le sue speranze e i suoi obiettivi?

Il mio obiettivo è di far riconoscere la causa della sua morte, per tutti coloro che hanno avuto lo stesso destino; destino che ci è stato imposto dalle istituzioni. Destino che altri esseri umani hanno scelto per noi. Qualcuno ha cercato di salvare i vaccini e non le persone. Nonostante le intercettazioni pubbliche, le prove raccolte, le migliaia di morti e di malati che tutti sappiamo esserci intorno a noi, si parla ancora di campagna vaccinale! Continua la strage alla luce del sole e impunemente? Nessun telegiornale si è accorto che la gente muore delle stesse malattie, le quali dopo la campagna vaccinale sono gravemente aumentate?

Prima della sua morte ho chiesto a mio marito se dovessi andare avanti con questa denuncia di quanto accaduto e lui mi ha risposto che sì, devo andare avanti. È quello che farò, soprattutto per le nostre bambine.

 

Mario_Bertola_dopo_vaccino.jpegLink

https://www.quotidianoweb.it/attualita/roma-danni-collaterali-da-vaccino-anticovid-le-grida-davanti-allaifa/  

https://www.gazzettadellemilia.it/component/k2/item/42881-l%E2%80%99ematologo-andras-rabi-%E2%80%9Criscontro-nei-pazienti-probabili-danni-da-profarmaco-anticovid%E2%80%9D

https://www.quotidianoweb.it/inchieste/interviste/lematologo-andras-rabi-riscontro-nei-pazienti-probabili-danni-da-profarmaco-anticovid/