Giovedì, 27 Luglio 2023 05:37

De Donno: due anni senza, ma la sua etica vive In evidenza

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Di Andrea Caldart Cagliari, 27 luglio 2023 (Quotidianoweb.it) - Sono due anni che ci manca il Dr. Giuseppe De Donno colui che per primo, nella baraonda della pandemenza, a mettere a punto la prima terapia per curare il coronavirus.

Nel periodo dell’assurdo silenzio spettrale del lockdown targato Giuseppe Conte, arriva la notizia che, lo pneumologo primario dell’ospedale Carlo Poma di Mantova Dr. De Donno, aveva avuto la geniale intuizione di fare delle trasfusioni di sangue dei convalescenti con gli anticorpi.

La notizia fa il giro del mondo, ma De Donno non aveva calcolato che la sua scoperta, aveva messo un’ipoteca su Big Pharma e alla distribuzione di quello che fin dall’inizio era un farmaco sperimentale.

Gli interessi economici delle aziende farmaceutiche intervengono per schiacciare l’ondata mondiale di eccitazione tanto che, in oltre 2000 ospedali americani, era iniziata la sperimentazione con il plasma iperimmune, mentre in Italia, parte la macchina del fango da parte delle virostar.

Infatti, per riprendere il sottotitolo del libro di Burioni: “La congiura dei somari” sono proprio i televirologi a scendere in campo contro De Donno “L’ultima delle cure magiche che vengono proposte dalla rete…questa volta però non è proprio una bufala”, dice proprio lui Roberto Burioni da: Video – Coronavirus: i pro e i contro della terapia con anticorpi – Medicalfacts.

E ancora: “Una trasfusione è sempre un po’ a rischio”, insinua Ilaria Capua e chissà l’Avis che avrà pensato nel sentire tutto questo.

E non poteva mancare il Re, la virostar per eccellenza, Matteo Bassetti con la sua sentenza: “Evitare di dare false speranze alla gente e affidarsi unicamente alla medicina dell’evidenza” da: Il Giornale.it.

E Massimo Galli poteva far mancare la sua voce? No, infatti, eccola: Plasma iperimmune di De Donno, terapia adatta solo in caso di malattia grave” da: (notizie.it).

La tele inquisizione del binomio Big Pharma – mainstrem aveva colpito e isolato il “medico di campagna” come si definiva lui, in modo tale da ricondurre la “pecora nera” nel recinto sociale, per mantenere la popolazione sotto la sudditanza del regime ipnotico della paura della biopolitica.

De Donno con la sua scoperta e la sua cura aveva dato al mondo la possibilità di chiudere in fretta la pseudo-emergenza, ma la sua terapia, in Italia, fu subito considerata “sovversiva” e la salvezza non poteva venire “a caso”, ma doveva forzatamente essere delegata all’evidenza oggettiva della medicina, come se la sua non lo fosse.

De Donno non aveva considerato che il sistema di potere, non calcola quei medici veri, quelli che fanno sempre prima il conto con la propria scienza e coscienza, che non ribaltano il proprio giuramento a favore di un ordine della politica.

Lui come Giuseppe Barbaro, Andrea Stramezzi, Giovanni Frajese, Barbara Balanzoni per citarne alcuni, non hanno mai avuto dubbi tra scegliere le terapie di Speranza o curare i propri pazienti secondo l’etica professionale e hanno ampiamente dimostrato di seguire la loro esperienza di medici veri.

L’evidenza purtroppo delle prescrizioni targate Conte, Speranza e Mario Draghi, non lasciano scampo alla verità di un Paese, l’Italia, che è capofila per i morti da covid, per danneggiati da vaccino e viene spontaneo interrogarsi su quanti morti e meno danneggiati potrebbero esserci stati, se avessimo usato da subito la scoperta di De Donno del Plasma Iperimmune.

Ma anche una magistratura, che non ha mai sollevato dubbi, o solo in pochissimi casi, sull’operato del governo dove, la totale genuflessione alla scienzaH della Corte costituzionale, ci ha dichiaratamente fatto capire che non si tratta più di diritto, ma di potere politico.

De Donno aveva capito prima di tutti l’abuso di potere in favore della tecnica “naturale” del controllo sociale dove, non c’è posto per le guarigioni che come diceva lui: “costano poco, funzionano benissimo e non fanno miliardari”.

L’insegnamento che Giuseppe De Donno ci ha lasciato è che non si tratta di far guarire i pazienti, ma il vero progetto è l’appropriazione della loro vita per la capitalizzazione dei profitti economici di pochi per una schiavitù della salute.