di Peppe Raucci Bologna, 7 maggio 2024 - Ci voleva, il governo della Meloni, per dare nuova linfa alla Cgil - Nazionale e al suo leader Maurizio Landini, in termini di iniziative reali, concrete, volte alla tutela dei lavoratori e dei loro ritenuti diritti.
L’esito dello studio “I contratti a tempo indeterminato prima e dopo il Jobs act”, elaborato dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro su microdati CICO (Campione Integrato Comunicazioni Obbligatorie).
Roma, 14 gennaio 2020 – L’equazione tutele crescenti - licenziamento agevole appare infondata. È quanto emerge dallo studio “I contratti a tempo indeterminato prima e dopo il Jobs act”, elaborato dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro utilizzando i microdati CICO (Campione Integrato Comunicazioni Obbligatorie). Secondo i dati raccolti, dunque, il contratto “a tutele crescenti” non presenta maggiore rischio di licenziamento
rispetto a quello soggetto al regime dell’art. 18, tant’è che, a 39 mesi dall’assunzione, risulta licenziato il 21,3% dei dipendenti assunti nel 2015 con il nuovo regime a fronte del 22,6% dei neoassunti con contratto tradizionale nel 2014. Il contratto a tutele crescenti, inoltre, “sopravvive” di più rispetto a quello tradizionale: sempre a 39 mesi dall’assunzione, il 39,3% dei contratti stipulati nel 2015 continuano ad essere attivi contro il 33,4% di quelli
sottoscritti in regime di articolo 18.
Se si guarda, poi, alle motivazioni dei licenziamenti, quelli per motivo economico restano la principale causa di recesso (a 39 mesi dall’assunzione risulta licenziato per tale motivo il 18,5% dei neoassunti con contratto a tutele crescenti contro il 20,6% degli assunti con contratto a tempo indeterminato tradizionale) mentre il licenziamento disciplinare continua a interessare una quota marginale di neoassunti con le tutele crescenti (2,8% contro 2,1%). L’analisi è stata condotta confrontando gli esiti occupazionali dei contratti a tempo indeterminato stipulati a partire dal 7 marzo 2015, data di entrata in vigore del regime a tutele crescenti, con gli avviamenti effettuati tra il 2011 e il 2014 e, dunque, soggetti all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, per un periodo pari a 39 mesi dall’attivazione ed escludendo i contratti a tutele crescenti che hanno beneficiato dell’esonero contributivo triennale previsto dalla L. n. 190/2014 che, come è noto, ha avuto un impatto estremamente significativo sulle nuove assunzioni. La tenuta di questa tipologia di contratti, infatti, è maggiore rispetto a quella dei contratti a tutele crescenti che non godono dell’agevolazione.
Considerando anche l’intervento della Corte Costituzionale, che con la sentenza n. 194/2018 ha abrogato il rigido meccanismo di calcolo delle indennità.
(in allegato il documento elaborato nella sua interezza)
IL JOB ACT DELLE PROFESSIONI: LE NUOVE TUTELE E LE SFIDE DEL FUTURO. Domani, mercoledì 27 settembre, alla Camera di Commercio il primo di due appuntamenti regionali per parlare dei lavoratori autonomi
Modena, 26 settembre 2017. Difficile stimare quanti siano, visto che anche difficili definirli. Stiamo parlando dei cosiddetti liberi professionisti, categoria piuttosto trasversale all'intero della quale troviamo davvero di tutto, sia gli ordinisti (coloro che cioè appartengono a un ordine, dagli avvocati ai commercialisti), sia coloro, ma non solo, che si avvicinano ad attività più o meno nuove (disegnatori, grafici, ict, ma anche maestri di yoga e artisti).
C'è chi calcola che siano più di due milioni, dato che testimonia l'importanza di questo settore, che in questi anni peraltro si è mosso in controtendenza rispetto ai lavoratori dipendenti: tra il 2008 e il 2015, i professionisti sono aumentati del 28% mentre l'occupazione diminuiva del 2,7%. Ed il peso, in ambito europeo, dei professionisti italiani è elevatissimo: il 15,4% dei lavoratori indipendenti del vecchio continente sono appunto italiani.
Per questo CNA si è impegnata a favore di una categoria che, con l'approvazione del cosiddetto "Job Act del lavoro autonomo" ha segnato almeno qualche punto a proprio favore in termini di tutela assistenziale e previdenziale. E' il caso delle maggiori tutele per la maternità, all'estensione ai professionisti del congedo parentale di sei mesi, alla difesa nelle transazioni commerciali, all'equiparazione alle imprese nella costituzione di reti e consorzi, all'allargamento a questa categoria di bandi regionali, nazionali ed europei.
Il convegno si tiene domani, mercoledì 27 settembre, alle 16 presso la Sala Panini della Camera di Commercio di Modena, in via Ganaceto 134.
Dopo i saluti del vicepresidente dell'ente Camera Gian Carlo Cerchiari, e del Presidente di CNA Modena Claudio Medici, sono previsti gli interventi di Cristiana Alderighi, coordinatrice nazionale di CNA Professioni, Valentina Formichella e Gianluca Bonanomi, di CNA Nazionale, che illustreranno le novità del Job Act dei lavoratori autonomi. Quindi il presidente nazionale di CNA Professioni Giuseppe Berloffa parlerà delle nuove sfide per la categoria. Morena Diazzi, della Regione Emilia Romagna, illustrerà le azioni poste in essere dalla Regione a favore dei professionisti.
La chiusura dei lavori sarà affidata alla presidente modenese della categoria, Claudia Miglia. Durante i lavori verranno proiettate anche alcune storie di liberi professionisti, che racconteranno la loro quotidianità, con i problemi, ma anche le soddisfazioni, del proprio lavoro.
A termine incontro - aperto al pubblico – è previsto un buffet nel corso del quale i professionisti potranno confrontarsi in modo informale sulle rispettive problematiche.
Nella foto: Claudia Miglia, presidente di CNA Professioni Modena.
I buoni lavoro rappresentano il metodo di pagamento del lavoro accessorio, ovvero del lavoro svolto occasionalmente, senza un regolare contratto di lavoro. Proprio per regolamentare queste prestazioni occasionali, vengono emessi i buoni lavoro. Il correttivo del Jobs Act, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 235 del 7 ottobre 2016, ha apportato alcune importanti modifiche.
Quale la novità principale? Con il decreto correttivo l'obbligo di comunicazione diventa preventivo: i datori di lavoro sono obbligati a inviare un messaggio allo specifico indirizzo di posta elettronica dell'Ispettorato nazionale del lavoro competente almeno 60 minuti prima dell'inizio di ciascuna prestazione. Gli stessi sono tenuti a indicare come oggetto della mail il proprio codice fiscale e ragione sociale e comunicare i dati anagrafici o codice fiscale del lavoratore, luogo della prestazione, giorno e ora di inizio e fine dell'attività lavorativa. Il nuovo termine di comunicazione è valido anche per eventuali modifiche o integrazioni quali cambio di nominativo, cambio luogo della prestazione, anticipo o posticipo orari etc...
Di fatto, l'obbligo che prevedeva la possibilità di comunicazione fino a 30 giorni, ora deve essere adempiuto ogni qualvolta che il voucher viene utilizzato. Il mancato rispetto del nuovo obbligo ha come conseguenza l'applicazione della sanzione amministrativa da 400 a 2400 euro, moltiplicata per ciascun lavoratore per cui è stata tralasciata la comunicazione. La comunicazione deve essere ripetuta ogni volta che il lavoratore, terminata l'attività precedente, ne comincia una nuova. Si precisa che per il prestatore che svolge l'attività in un'unica giornata, ma con due fasce orarie separate (ad. Esempio 9:00 -11:00 e 14:00 – 17:00), è sufficiente effettuare un'unica comunicazione, segnalando gli orari dell'attività lavorativa. Per quanto riguarda gli imprenditori agricoli, la comunicazione relativa all'utilizzo del buono lavoro è estesa fino a 3 giorni, con contenuti parzialmente diversi. Quest'ultimi, infatti, devono indicare esclusivamente: dati anagrafici o il codice fiscale del lavoratore, luogo della prestazione e durata della prestazione con riferimento ad un arco temporale non superiore a 3 giorni.
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Continuano anche nella nostra provincia le fermate spontanee e le manifestazioni di protesta contro il Jobs Act, approvato questa notte al Senato. La discussione del testo passa ora alla Camera, ma le iniziative organizzate dalla Cgil non si fermano: per giovedì 16 è stato proclamato lo sciopero generale in tutta la regione.
Reggio Emilia, 9 ottobre 2014 – di Ivan Rocchi
"Non si può accettare in silenzio una così profonda manomissione dei nostri diritti: questa è una partita che si gioca oggi, non domani. Domani potrebbe essere tardi". Quello di Flavio, delegato sindacale dell'azienda ceramica Arag di Rubiera, potrebbe essere lo sfogo di tanti lavoratori che temono di veder sfumare diritti acquisiti dai loro nonni e padri con sacrificio e anni di lotta. Insieme a Flavio questa mattina c'erano più di 400 dipendenti di alcune delle principali realtà produttive del comprensorio di Rubiera e Scandiano, scesi in strada sotto le insegne della Cgil per protestare contro il Jobs Act e l'intervento del governo Renzi sull'articolo 18, che per ora però sembra rinviato.
Dopo le assemblee e gli scioperi di 1 o 2 ore che si sono svolti ieri in tutta la provincia reggiana, oggi le mobilitazioni sono proseguite nel distretto ceramico, uno dei più importanti per l'economia del territorio. Partendo dalla rotonda di Rubiera, davanti al cinema Emiro, i lavoratori si sono mossi in corteo, bloccando il traffico cittadino lungo la via Emilia, per arrivare in centro città dove si è tenuto un breve comizio.
C'erano i dipendenti delle ceramiche Majorca, Arag, Serenissima, Frigorbox e AssoGroup; delle metalmeccaniche Terim, IP Cleaning, Caprari, Ruggerini, Omar e Udor. Ma anche quelli dell'azienda cartotecnica Tetrapack e del punto vendita Mercatone Uno.
Il segnale è chiaro: nonostante il sì del Senato arrivato in tarda notte, il Jobs Act non avrà vita facile. E non solo perché adesso la palla passa alla Camera, ma per le mobilitazioni che seguiranno nei prossimi giorni. Il percorso è già tracciato. Infatti per il 16 ottobre la Cgil ha proclamato uno sciopero generale di 8 ore in tutta la regione, con manifestazione a Bologna.
Questa mattina diversi scioperi, assemblee e manifestazioni hanno coinvolto numerose aziende di tutto il territorio reggiano. I lavoratori protestano contro l'approvazione al Senato della legge delega sul Jobs Act e temono manomissioni del loro Statuto. Le mobilitazioni continueranno anche domani, mentre stasera i lavoratori del Tpl si troveranno all'ex caserma Zucchi.
Reggio Emilia, 8 ottobre 2014 – di Ivan Rocchi
Negli ultimi giorni si sono fatte durissime le tensioni tra il tandem Cgil-Fiom e il governo Renzi. Le questioni della legge delega sul Jobs Act e dell'Articolo 18 rischiano di trasformare il futuro dell'esecutivo in un vero e proprio campo minato, mentre i rapporti tra il primo ministro e la segretaria Cgil Susanna Camusso sono ormai ai ferri corti. E anche nella nostra provincia si iniziano a sentire i primi segnali di quello che si annuncia come un autunno caldo per tutti i lavoratori. Oggi infatti sono state diverse le fermate spontanee e le iniziative di protesta in tante aziende grandi e piccole della nostra provincia, e nella sede centrale della Cna.
In contemporanea con il voto di fiducia al Senato, i lavoratori hanno incrociato le braccia e indetto assemblee sotto lo slogan "Renzi tu imponi la fiducia, noi ti togliamo la fiducia". Ha iniziato questa mattina alle 9.00 il settore Trasporti, con un volantinaggio davanti alla stazione centrale di Reggio Emilia organizzato dai delegati di F.e.r.-Ma.fer.-Tper.
Al termine dell'assemblea, oltre 100 lavoratori del CNA di Reggio Emilia sono usciti nel piazzale davanti alla sede di via Maiella. Qui sono stati raggiunti da delegate e delegati della FLC-Scuola, che stavano partecipando a un incontro provinciale. Insieme hanno approvato un ordine del giorno contro il Jobs Act.
Sciopero di mezz'ora ora alle Cantine Riunite e Civ nel settore alimentare, mentre i lavoratori dei magazzini di Centrale Adriatica (settore commercio) hanno effettuato un'ora di assemblea in sciopero.
Tante e importanti le aziende metalmeccaniche della zona di Reggio interessate da scioperi, di 1 o 2 ore: Emak, Lombardini, Brevini Power Transmission, Bucher, Moreali, Meta System, Ognibene, Rcf, Omso, Fontani e Lasagni, Omig, Danfos, Minizeta, Bosch oleodinamica. Ma anche nel resto della provincia i lavoratori si sono fatti sentire: Gruppo Argo Tractors, Gruppo Corghi, Tetrapack, Terex, Immergas, Smeg, sono solo alcune delle decine di aziende coinvolte nel nostro territorio.
Questa sera alle 21, presso l'ex caserma Zucchi, si fermeranno per protesta anche i lavoratori del trasporto pubblico locale (Seta e Til), con i loro autobus. "Questo - spiega la Cgil - avverrà fuori dall'orario di lavoro, a causa della legge sui servizi minimi essenziali e per non creare disservizi ai cittadini e all'azienda".
Infine, domani giovedì 9 ottobre sono previsti scioperi di 2 ore nelle aziende della zona di Rubiera, con una manifestazione in via Emilia che prenderà il via alle ore 9.00 (partenza davanti al cinema Emiro).