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Parma 26 dicembre 2019 -  Nel tardo pomeriggio di sabato 23 novembre 2019, all’interno dell’Autobus urbano della linea 3 che percorreva questa via M. D’Azeglio, è stata consumata una tentata rapina in danno di una giovane studentessa universitaria.

I due responsabili hanno sottratto con destrezza il telefono cellulare alla giovane vittima che, accortasi della sottrazione, insieme all’amica ha affrontato i due, chiedendone la restituzione. Accortisi dell’accaduto, due giovani sono accorsi in aiuto alle due ragazze e, notando che i due malfattori si stavano passando il telefono tra di loro, provavano a bloccarli. Ne nasceva un “corpo a corpo” in cui i due ladri colpivano più volte con violenza i due uomini che cercavano di trattenerli e nel prosieguo della concitata azione, venivano costretti a restituire il telefono alla vittima.


I due giovani soccorritori hanno continuato a controllare i due malfattori per trattenerli a bordo dell’autobus in attesa dell’arrivo della Volante ma, trascorsi alcuni minuti, i due rapinatori sono riusciti a forzare una delle porte del veicolo, fuggendo lungo via M. D’Azeglio; Uno dei due soccorritori li ha inseguiti per alcuni metri fino a quando il KEDRI ha estratto un cutter e lo ha colpito al braccio procurandogli una ferita refertata con 12 gg. di prognosi.
Nel corso della successiva attività investigativa, gli investigatori della Squadra Mobile, attraverso la visione delle registrazioni dell’impianto di video sorveglianza dell’autobus, hanno compiutamente identificato i due rapinatori, ricostruendo dettagliatamente i fatti.


In particolare, l’uomo che, spalleggiato dal complice, ha materialmente sottratto il telefono alla giovane vittima è stato identificato in LAMIRI Rochdi cittadino tunisino classe ’89, mentre il responsabile del ferimento di uno dei due soccorritori è stato identificato in KEDRI Heitem anch’egli tunisino classe ’89.
I due, saliti sull’autobus n. 3 lungo via Gramsci, hanno immediatamente puntato la vittima e, atteso il momento opportuno, con destrezza le hanno sottratto il cellulare dalla tasca del giaccone. Nei concitati minuti successivi al fatto, scoperti dalla vittima e braccati dai due soccorritori, iniziavano a dare in escandescenza, correndo lungo il corridoio dell’autobus alla ricerca di una via d’uscita, fino a quando erano costretti a tirar fuori il telefono; a questo punto, inscenavano una lite tra di loro scaricandosi reciprocamente la responsabilità. È in questo momento che il LAMIRI Rochdi si libera di un coltello in suo possesso che, notato da uno dei due soccorritori, viene recuperato dall’autista e, successivamente, sequestrato dagli agenti della Polizia di Stato intervenuti sul posto.


Sulla scorta della complessiva attività investigativa condotta dagli investigatori della Sezione Antirapine della Squadra Mobile, il Sost. Proc. della Repubblica dr. Fabrizio PENSA ha chiesto ed ottenuto l’emissione di Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere per entrambi.


Mentre KEDRI Heitem è stato raggiunto dall’ordine di carcerazione all’interno della Casa Circondariale di Bologna, dove era già detenuto a seguito di un arresto in flagranza per una tentata rapina commessa nel centro cittadino del capoluogo felsineo il 30/11/2019 il LAMIRI Rochdi è stato rintracciato a Bolzano e lì tratto in arresto in esecuzione di OCCC dal personale della locale Squadra Mobile.

 

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Parma 20 dicembre 2019 - Nella notte tra il 4 ed il 5 maggio scorso, come già riportato dagli organi di stampa, un quarantenne parmigiano veniva brutalmente aggredito da tre uomini “con accento straniero” che gli portavano via l’orologio ed il borsello contenente il proprio portafogli con una piccola somma di denaro all’interno, il telefono cellulare e documenti.

L’uomo, uscito da un locale dove aveva trascorso la serata con degli amici, mentre si recava verso il parcheggio Toschi, giunto nei pressi della Pilotta, veniva avvicinato da un ragazzo che gli chiedeva l’ora e, dopo pochi secondi, quest’ultimo, insieme ad altri due uomini che si erano repentinamente avvicinati, lo aggredivano con violenti pugni al volto, facendolo rovinare a terra; con l’uomo in terra, i tre continuavano a colpirlo anche con calci al capo e, nel frattempo, gli sfilavano borsello ed orologio per poi far perdere le proprie tracce.

La vittima, a seguito dei fatti, riportava la frattura bilaterale della mandibola, la frattura scomposta dell’omero e di un dito e delle contusioni multiple su tutto il corpo. Il tutto avveniva in una zona che, in ragione dell’orario e della pioggia battente, era completamente deserta e, pertanto, non vi era alcun testimone che potesse orientare le prime indagini.


Gli investigatori della Squadra Mobile, attraverso l’esame delle immagini di tutte le telecamere presenti in zona, riuscivano ad individuare i tre responsabili della violenta rapina ed a documentarne gli spostamenti prima e dopo l’aggressione, tuttavia, i loro volti apparivano del tutto sconosciuti: i dati raccolti consentivano di ipotizzare che i tre rei fossero originari dell’Europa dellest, ma, nonostante l’impegno degli agenti della Polizia di Stato, non appariva possibile risalire all’identità dei tre soggetti.


Nel frattempo, su delega del PM titolare dell’indagine, dr.ssa Daniela NUNNO, venivano avviate le attività di intercettazione sul telefono della vittima - trafugato dai rapinatori - ma anche su questo versante non vi era alcun esito, in quanto i responsabili del fatto se ne erano probabilmente disfatti.
Una prima svolta alle indagini, però, è giunta dall’analisi dei tabulati dello stesso telefono, in quanto si accertava che i malfattori, poche ore dopo la rapina stessa, lo avevano utilizzato con una scheda sim rumena per inviare alcuni messaggi.


Anche l’intercettazione di questa utenza non ha sortito alcun risultato; e tuttavia il lavoro di analisi sul traffico telefonico generato dall’utenza stessa, ha consentito di individuare altre due utenze che con questa avevano avuto dei contatti nei giorni precedenti e successivi alla rapina e che, in particolare, avevano agganciato nella notte tra il 4 ed il 5 maggio le “celle telefoniche” del centro di Parma.
Appariva dunque che le tre utenze telefoniche fossero molto probabilmente quelle in uso ai tre rapinatori, ma la loro identità era ancora sconosciuta.


Un ulteriore dato emerso dall’analisi del traffico telefonico ha, però, aggiunto un altro tassello decisivo: le tre utenze, nel pomeriggio del 5 maggio, quindi poche ore dopo la rapina, avevano agganciato per varie ore le “celle telefoniche” nei pressi della stazione centrale di Milano.


Sulla scorta di questa informazione, attraverso la consultazione della Banca Dati in uso alle Forze di Polizia, si è proceduto ad una verifica dei cittadini rumeni controllati presso il capoluogo meneghino nei primi giorni di maggio e, da una cernita delle foto segnaletiche di questi, sono stati individuati 3 soggetti che erano stati controllati in corso Buenos Aires e condotti in Questura dagli Agenti del Commissariato “Lambrate” nel pomeriggio del 5 maggio.

I tre erano stati identificati in HOANCA Laurentiu Valentin classe ‘85, MIHALCEA Daniel Ionut classe ‘91 e TOADER Ninel Georgel classe ’91.
Il confronto tra le foto dei tre soggetti controllati dai poliziotti milanesi ed i fotogrammi estratti dalle registrazioni che immortalavano i tre responsabili della rapina, costituiva ulteriore conforto alla ricostruzione che si stava delineando.


Il tassello definitivo veniva inserito grazie all’individuazione fotografica effettuata dalla vittima, la quale riconosceva in TOADER colui che per primo lo aveva aggredito con una gragnuola di pugni ed in MIHALCEA colui che gli aveva materialmente sottratto il borsello e l’orologio, mentre non riconosceva l’HOANCA che, probabilmente, per la concitazione, non aveva visto bene in volto.
Alla completezza della ricostruzione hanno contribuito anche i plurimi controlli subiti dai tre, insieme, in varie città di Italia.
Nei confronti dei tre rapinatori è stata dunque emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere e, stante la loro irreperibilità sul territorio nazionale, il PM titolare dr.ssa Daniela NUNNO ha chiesto ed ottenuto l’emissione di Mandato d’Arresto Europeo.


Attraverso il pronto coinvolgimento del Servizio Centrale di Cooperazione Internazionale di Polizia, è stata immediatamente attivata la Polizia rumena che, nel breve volgere di pochi giorni, ha comunicato l’avvenuto arresto di MIHALCEA Daniel Ionut, TOADER Ninel Georgel ed HOANCA Laurentiu Valentin, in esecuzione del provvedimento dell’AG Italiana: mentre i primi due sono stati raggiunti dal provvedimento all’interno di una Casa di reclusione rumena, dove sono reclusi in espiazione di delitti commessi in Romania, l’HOANCA, in data 1 dicembre, è stato rintracciato e tratto in arresto dalla Polizia Rumena e sono state avviate le procedure per la consegna all’Italia.

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I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Parma, coordinati dalla locale Procura della Repubblica (P.M. dott. Andrea Bianchi), hanno eseguito a Saronno (VA), Vittuone (MI), Limbiate (MB) e Chianciano (SI) un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari parmense a carico di: Magamadov Shamil, russo, classe 1995, Di Marco Maurizio, classe 1973, Ciccone Marco, classe 1995, Saad Soufiane, marocchino, classe 1992, Di Fazio Antonio, classe 1973, Bonomolo Denise, classe 1994, e Bellavista Marianna, classe 1981, tutti residenti in provincia di Varese.

Nel dettaglio il G.I.P. ha disposto il carcere per i primi 5 e gli arresti domiciliari per le ultime due indagate.

Rapina aggravata in concorso, porto illegale di un’arma da fuoco e ricettazione i reati contestati, con la recidiva specifica e reiterata per Di Marco e quella infraquinquennale per Magamadov. Quest’ultimo, unitamente a Ciccone Marco, è indagato anche per il reato di furto aggravato commesso su cose destinate a pubblico servizio.

Le indagini si riferiscono ad un episodio occorso il 3 dicembre 2018, allorquando veniva consumata una rapina all’Ufficio postale di Ponte Taro (PR).

Quella mattina la direttrice, alle 07.50 circa, mentre – come di consueto – si accingeva ad aprire la filiale veniva sorpresa alle spalle, cinta per il collo e costretta a consentire l’ingresso a tre individui con il volto travisato con un passamontagna. La dirigente veniva quindi minacciata con una pistola perché aprisse la cassaforte ed avvertita di fare “la brava” poiché un quarto complice ne controllava il figlio, lasciando intendere che quest’ultimo avrebbe potuto subire conseguenze in caso di “incidenti di percorso”.

Poiché durante le operazioni di apertura la vittima, costretta a stare in ginocchio con la pistola puntata alla testa, aveva sbagliato nella digitazione del codice di sblocco, uno dei malviventi le stringeva la sciarpa intorno al collo minacciandola di morte in caso di un ulteriore errore e per rendere l’intimidazione più convincente sfilava il caricatore dalla pistola mostrandole i proiettili sì che comprendesse non trattarsi di un’arma giocattolo.

Apertasi la cassaforte, i malviventi ne svuotavano il contenuto, pari a 30 mila euro e si allontanavano portando con sè anche il telefono cellulare della direttrice, il contenuto del suo portafogli e la sua borsa frigo in cui riponevano il bottino; all’uscita incrociavano alcuni agenti di un istituto di vigilanza, uno dei quali tentava di inseguirli. I tre rapinatori riuscivano comunque a dileguarsi fuggendo in diverse direzioni nelle vie e nei campi limitrofi, non prima di aver verosimilmente tentato di sparare all’indirizzo dei vigilanti (come è apparso dal prosieguo delle indagini).

Le ricerche, subito attivate, consentivano di rinvenire abbandonata dai rapinatori lungo la via di fuga, una pistola marca Zastava, completa di caricatore. In un casolare di campagna nei pressi della A15, venivano recuperati alcuni capi di abbigliamento riconducibili – come dimostrato dai successivi approfondimenti investigativi - ai rapinatori e parte della refurtiva, pari a 3.400 euro circa, all’interno della borsa sottratta alla direttrice.

Il giorno successivo, il 4 dicembre, i responsabili della società autostrade A15 – Cisa denunciavano il furto di vestiario ad alta visibilità avvenuto presso il magazzino sito in prossimità del casello di Parma Ovest nella mattina del giorno precedente.

La visione delle immagini del sistema di video sorveglianza consentiva di appurare che intorno alle 09.20 del 3 dicembre (e dunque poco dopo la consumazione della rapina di cui si discute) due persone avevano asportato il materiale in argomento; si erano quindi recati in un negozio di abbigliamento all’interno di un centro commerciale ove avevano acquistato nuovi vestiti per cambiarsi ed allontanarsi definitivamente.

Pochi giorni dopo, il 6 dicembre, nel corso di ulteriori sopralluoghi, i Carabinieri rinvenivano in località Fraore di Parma, in un’area pubblica, la Fiat Panda, risultata rubata a Lainate (MI) il 16 ottobre 2018 ed utilizzata verosimilmente dai rapinatori per raggiungere Ponte Taro. I sistemi di videosorveglianza urbani (OCR) registravano plurimi transiti del veicolo nelle giornate dell’1 e del 3 dicembre, quest’ultimi avvenuti poco prima della consumazione della rapina e subito dopo.

Il puzzle investigativo quindi andava progressivamente componendosi.

Una tessera rilevante era costituita dalla identificazione certa, operata dai Carabinieri del R.I.S. di Parma, dell’indagato Magamadov Shamil: da un jeans abbandonato nel casolare di campagna - ove era stata rinvenuta anche parte delle refurtiva - venivano estrapolate tracce biologiche riconducili al predetto Magamadov il cui profilo era presente in banca dati in quanto già responsabile, nel 2011, da minorenne, di una rapina a mano armata (reato per il quale, al momento del delitto di Ponte Taro, il predetto era sottoposto alla misura alternativa alla detenzione in carcere dell’affidamento ai servizi sociali).

Anche dagli altri capi di abbigliamento rinvenuti nel casolare (un pantalone di una tuta ed una maglietta), il R.I.S. estrapolava tracce biologiche appartenenti però ad un profilo in quel momento ignoto e che le successive indagini dei militari del Nucleo Investigativo avrebbero poi ricondotto a Ciccone Marco.
Il quadro indiziario a carico dell’indagato di origine russa veniva ulteriormente rafforzato dall’esame dei frame – estrapolati dalla videosorveglianza - che ritraevano gli autori del furto di vestiario ad alta visibilità presso il magazzino della società autostrade CISA: il confronto fotografico consentiva di concludere per la corrispondenza antropometrica tra uno degli autori del furto aggravato in concorso e Magamadov.


Gli accertamenti del RIS sulla pistola abbandonata dai rapinatori consentivano inoltre di:
- appurare l’efficienza dell’arma ed accertare che un rapinatore aveva anche tentato di utilizzarla sparando, verosimilmente, contro l’agente dell’istituto di vigilanza, ma si era inceppata;
- estrarre dalla tamponatura della stessa pistola un profilo genotipico che i successivi approfondimenti condotti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo -mediante attività tecniche di intercettazione, pedinamenti, analisi dei dati di traffico telefonico- hanno consentito di ricondurre all’indagato Di Marco Maurizio.
Incidentalmente va detto che, durante le operazioni di notifica dell’ordinanza, a Di Marco sono stati sequestrati 214 grammi di cocaina e 154 grammi di marijuana, circostanza che gli è valsa anche l’arresto in flagranza di reato ex art. 73 DPR 309/90, vicenda per la quale si procede separatamente.
Dell’indagato Ciccone, i militari del Nucleo Investigativo avevano solo un frame che lo ritraeva presso il magazzino della società autostrade Cisa ed il vicino centro commerciale ed un profilo genotipico appartenente a soggetto non censito: occorreva attribuirgli un’identità.

Le attività tecniche sviluppate dai Carabinieri hanno consentito di ricostruire la rete dei contatti degli indagati: in particolare, sono stati identificati alcuni soggetti che, estranei al fatto criminale, avevano però con essi rapporti di conoscenza, dalla cui analisi si poteva giungere alla identificazione del Ciccone quale altro probabile autore del reato. L’esame successivo del DNA consentiva di acquisire ulteriori elementi indiziari tali da consentire anche per lui l’adozione della misura cautelare.
L’attività tecnica avviata dopo la cattura del Ciccone ed i riscontri ottenuti tramite l’esame dei transiti registrati dai varchi OCR della provincia consentivano di dare un nome agli altri complici nel reato.
In particolare venivano identificati Saad Soufiane, Di Fazio Antonio, Bonomolo Denise Bellavista Marianna: le due donne ed il marocchino Saad (già gravato da un provvedimento di espulsione) erano incaricati del supporto logistico con il compito di condurre le tre autovetture (due 500, intestate rispettivamente a Bellavista Marianna e Bonomolo Denise ed una Clio in uso a Saad Soufiane) “pulite” con cui il gruppo aveva raggiunto Parma e successivamente, dopo il colpo, di recuperare gli esecutori materiali della rapina; Di Fazio invece, rimasto all’esterno dell’Ufficio Postale, avente funzioni di “palo”.


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L’operazione odierna, portata brillantemente a conclusione, costituisce la dimostrazione di come, al di là degli arresti in flagranza di reato (di sovente legati a fortuite circostanze, quali la presenza sul posto o l’immediato intervento delle forze di polizia, non sempre possibile in casi siffatti), la pazienza certosina del lavoro investigativo consente di conseguire risultati migliori e comunque più completi.

Infatti, mai come nel caso di cui ci si occupa, la gravità indiziaria è stata raggiunta non solo nei confronti di coloro che hanno preso parte alla materiale perpetrazione della rapina (ovvero di quei soggetti che, in ipotesi, si sarebbe potuto arrestare in flagranza), ma anche di tutta una serie di persone che hanno fornito un contributo rilevante al buon esito della rapina stessa e che pertanto sono considerati a pieno titolo corresponsabili (almeno nella presente fase delle indagini preliminari) della rapina stessa: ci si riferisce al palo (che ha il ruolo fondamentale di sorveglianza del territorio in attesa che la rapina venga materialmente consumata), a chi accompagna i rapinatori sul luogo del delitto, chi effettua il recupero dei rapinatori nel luogo individuato per abbandonarvi il materiale pericoloso (auto rubata, capi di abbigliamento usati al momento della rapina, pistola).

Tali soggetti -il cui ruolo non sarebbe emerso se si fosse riusciti ad intervenire nell’immediatezza- rivestono un ruolo strategico nella perpetrazione della rapina e danno conto della meticolosità con la quale il colpo è stato preparato, senza lasciare nulla alla improvvisazione.

Si tratta di una tecnica che -per il grado di professionalità messo in campo- ricorda molto da vicino alcuni delitti perpetrati in zone del meridione, ove solo mediante la rigida distribuzione di ruoli, è possibile portare a compimento certi reati, senza lasciare nulla alla improvvisazione.


E tutto ciò non fa che esaltare ancora di più la sagacia investigativa messa in campo dagli organi investigativi (Procura e Polizia giudiziaria).

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Arrestato dalle volanti 19enne di origini russe per rapina aggravata ai danni di una donna filippina di 53 anni.

Parma 2 novembre 2019 - Ha cercato di far perdere le proprie tracce a bordo di una bicicletta un ragazzo 19enne di origini russe che nel pomeriggio del 31 ottobre ha rapinato una donna di origini Filippine di 53 anni.

Nel dettaglio, il giovane, mentre si trovava in bici in via Pontasso rubava la borsa ad una donna cogliendola di sorpresa e strappandogliela di dosso per poi darsi repentinamente alla fuga. La vittima, che ha provato per qualche istante a resistere e, solo per fortuna ,non è caduta a terra, ha iniziato ad urlare chiedendo aiuto ad un uomo che a bordo della propria auto stava transitando in quella via.

L'uomo ha quindi iniziato a seguire il giovane comunicando tutti gli spostamenti al 113 della polizia di stato e dando descrizione dell'abbigliamento del giovane. Il rapinatore veniva pertanto segnalato dapprima in via La Spezia e poi in direzione via Chiavari dove però riusciva a far perdere le proprie tracce.

In base alla segnalazione degli spostamenti ed alle descrizioni ricevute gli agenti delle volanti riuscivano ad individuare il 19enne al capolinea dell'autobus n. 5 di via Chiavari. Il giovane dopo essersi in un primo momento dichiarato estraneo ai fatti ha ammesso la propria responsabilità davanti agli operatori di polizia intervenuti dichiarando di essersi disfatto della borsa buttandola in un cestino della spazzatura.

A seguito di perquisizione è stato trovato in possesso della refurtiva vale a dire di 2 telefoni cellulari, un modem portatile, e un paio di occhiali da sole. Il tutto è stato riconsegnato alla vittima compreso la borsa recuperata dagli Agenti. Il giovane dopo gli accertamenti di rito è stato tratto in arresto per rapina aggravata.

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Alle prime luci dell'alba di ieri, personale della Polizia di Stato in servizio presso i Posti di Polizia Ferroviaria di Parma e Fidenza, hanno eseguito tre provvedimenti di custodia ca utelare in carcere, emessi dall' Autorità Giudiziaria di Parma nei confronti di altrettanti soggetti, due dei quali residenti nella provincia di Piacenza ed uno senza fissa dimora ritenuti responsabili, in concorso tra loro, dei reati di rapina pluriaggravata in concorso, percosse e porto abusivo di armi.
I provvedimenti sono il risultato di una attività di indagine svolta dal personale del Posto di Polizia Ferroviaria di Parma a seguito di una rapina perpetrata il 27 luglio u.s. a bordo del treno R. 1 1545 nella tratta Fidenza - Parma, in danno di un ragazzo salito sul convoglio nella stazione di Piacenza.


In particolare i tre rapinatori, un italiano e due nord africani di età compresa tra 19 e 23 anni,
saliti sul treno verosimilmente nella stazione di Fidenza, sottraevano il portafoglio ed a ltri effetti personali ad un ragazzo italiano di 26 anni, dopo averlo percosso e tenuto sotto la minaccia di un coltello, per poi darsi alla fuga non appena il convoglio giungeva nella stazione di Parma.


A seguito della denuncia sporta dalla vittima, gli uomini della Polizia Ferroviaria di Parma riuscivano ad identificare i tre autori della rapina, che nel corso delle ultim e ore sono stati rintracciati e tratti in arresto in esecuzione dei provvedimenti restrittivi emessi dalla Autorità Giudiziaria di Parma ed accompagnati presso la Casa Circondariale del capoluogo

 

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Parma 23 agosto 2019 - Un etiope di circa 40anni ha tentato la rapina al negozio "Asia Africa Market" minacciando con le catene un dipendente dell'esercizio commerciale, al fine di asportare l'incasso. Il pronto intervento della Polizia ha però impedito al malvivente di portare a termine la rapina scatenando la reazione dell'africano che si è opposto al fermo con violenza, prendendo anche a calci l'auto di servizio, danneggiandola in modo evidente.
Per tutti questi motivi è stato arrestato dagli Agenti e su disposizione del Pubblico Ministero è ora in carcere in attesa della convalida.

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La Polizia di Stato esegue misura cautelare nei confronti di un pregiudicato straniero di Mirandola. 

Personale del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Mirandola, sabato scorso, ha dato esecuzione alla misura coercitiva della custodia cautelare in carcere nei confronti di un cittadino marocchino di 41 anni con dimora in città.
Il provvedimento, emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Modena, si è reso necessario per i delitti di rapina e lesioni personali commessi a Mirandola pochi giorni prima ai danni di un avventore di una sala scommesse.


Nello specifico, al fine di appropriarsi della somma di Euro 450, lo straniero ha ripetutamente aggredito con calci e pugni un cliente di una sala scommesse procurandogli delle ferite al volto per una prognosi di gg.10, per poi darsi alla fuga.

Dopo una attenta e scrupolosa indagine, mantenendo il riserbo investigativo, i poliziotti hanno individuato l'aggressore traendolo in arresto e dando quindi seguito all'esecuzione cautelare.
Il pregiudicato è stato quindi associato presso la Casa Circondariale di Modena a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.

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Lunedì, 12 Agosto 2019 16:04

Rapina all'OVS di via Mazzini

Ruba vestiti all'OVS e tenta la fuga spintonando l'addetto alla sicurezza che cade ma viene bloccato da una pattuglia della Polizia di Stato intervenuta in pochi istanti..

Di LGC, Parma 12 agosto 2019 - Un tunisino di 21 anni è stato sorpreso, sabato scorso 10 agosto, dalla vigilanza del negozio a rubare capi d'abbigliamento all'OVS di via Mazzini.


Il giovane, con già diversi precedenti nel proprio carnet, ha reagito spintonando l'addetto alla sorveglianza del negozio che è caduto. Alla fine però è stato bloccato e arrestato grazie al pronto intervento della volante della Polizia Stato che presidiava il centro storico nell'esercizio della strategia di prevenzione.

Negli ultimi 3 mesi infatti, in forza dell'intensificazione dei controlli nelle zone del centro tra Piazza Duomo, via Mazzini e Teatro Regio sono state identificate numerose persone.

 

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Personale della Squadra Volante ha tratto in arresto un cittadino marocchino di 23 anni, responsabile del reato di tentata rapina.
L’uomo aveva cercato di oltrepassare la barriera delle casse di un discount in via Rainusso, occultando sulla sua persona un pezzo di parmigiano e una lattina di birra, ma era stato fermato da personale addetto alla sorveglianza. Vistosi scoperto, il marocchino, invano, aveva ingaggiato con quest’ultimo una colluttazione per liberarsi e darsi alla fuga.
La Volante immediatamente allertata dal responsabile dell’esercizio commerciale è intervenuta ed ha arrestato il giovane straniero.
Il marocchino è stato accompagnato in Questura per accertamenti più approfonditi, che hanno evidenziato a suo carico numerosi precedenti penali e di Polizia specifici, nonché il suo status di clandestinità su territorio nazionale.
Giudicato con rito direttissimo questa mattina, ne è stata disposta la traduzione in carcere.

 

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I Carabinieri della Stazione di Parma Oltretorrente , in data 25 giugno, hanno dato esecuzione all'ordinanza con cui il Gip di Parma ha disposto la custodia cautelare agli arresti domiciliari per Simmaco Zini, per i fatti di seguito riepilogati.

Il 4 giugno scorso, Intini Madio si trovava a camminare alle ore 03.00 del mattino in via San Leonardo, per recarsi sul proprio posto di lavoro, quando veniva avvicinato da un'autovettura a bordo della quale vi erano due soggetti. Il conducente gli chiedeva di poter effettuare una telefonata in quanto era rimasto senza benzina, ma al diniego dell'Intini lo stesso cambiava atteggiamento e si mostrava meno amichevole. Nello sporgersi all'interno dell'abitacolo notava che il conducente teneva in mano un coltello e, impaurito da ciò, aderendo in parte alla sua richiesta di consegnargli il portafogli e il cellulare, gli consegnava solo il cellulare (in quanto non aveva con sé il portafogli), un Iphone 5S.

Subito dopo il veicolo si allontanava, invano inseguito, per un breve tratto, dal denunciante.

Le indagini prontamente eseguite dai Carabinieri di Parma Oltretorrente,  consistenti nell'acquisire le immagini di videosorveglianza estrapolate dal sistema di telecamere OCR del Comune di Parma, consentirono di verificare l'intera scena della rapina avvenuta in via San Leonardo, nonché il numero di targa dell'autovettura, una Opel Corsa grigia, intestata a una ditta di Parma che l'aveva noleggiata proprio allo Zini.

L'Intini, chiamato a visionare un album fotografico con diverse fotografie, riconosceva con assoluta certezza il soggetto che lo aveva rapinato, indicando l'immagine dello Zini.
Da un controllo alla banca dati delle forze di polizia l'indagato risultava gravato da precedenti di polizia specifici quali furto in abitazione (nel 2018) e rapina impropria in concorso (nel 2014).
All'esito delle attività investigative appena ricordate, la Procura della Repubblica di parma chiedeva ed otteneva la misura cautelare a carico del soggetto, gravemente indiziato del reato di concorso in rapina pluriaggravata.

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