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TERRA
Ci hai chiesto di fermarci
Di riflettere
Ci hai chiesto di
Non farti più male
Di rispettarti
Di restituirti

Pubblicato in Cultura Emilia

Il giornalista sportivo Gianni Mura intervistato dal collega Gabriele Majo durante la partecipazione alla rassegna Mangia come Scrivi del 2013

 

di Gabriele Majo – (da Stadiotardini.it) - E’ di poco fa la notizia della scomparsa di Gianni Mura, l’ultimo Gianni Brera del giornalismo (sportivo) italiano, aveva 74 anni e fatale gli sarebbe stato un attacco cardiaco. Per quelli della mia generazione un inarrivabile esempio da seguire, una lettura – i suoi Sette Giorni di Cattivi Pensieri – da non mancare mai. Pure un po’ orso lo stesso era sempre disponibile con l’impertinente radiocronista della piccola radio privata che lo andava a importunare durante le partite del Parma nei mitici anni ’90.

Se non commetto a caldo scambi di persona fu proprio lui a inorridire quando Carlo Chiesa esagerò in occasione del famoso gol definitivo di Hernan Crespo, quando i banchi della tribuna stampa erano ancora abbastanza sacri ed inviolabili (Gino Bacci, ad esempio, una volta mi bacchettò quando mi presentai con un taglio di capelli, che mi suggerì Serena Marsicano, decorato ed esagerato per quei tempi e che poi si tramutò nella mia prima pelata a zero su consiglio di Enrico Cavalca) per danzarci sopra o soltanto per alzare i decibel del volume della voce oltre il consentito. L’ultima volta che lo incontrai fu in occasione di un Mangia come Scrivi, (rassegna cultural gastronomica ideata e diretta dal giornalista Gianluigi Negri e di cui StadioTardini.it è media partrner) correva l’anno 2013, mese di Maggio, e mi concesse una intervista abbastanza lunghetta, al termine della quale mi fece capire che avrei potuto anche tenerla un po’ più corta, ma l’occasione era ghiotta e non me la feci scappare, magari approfittandomene un po’.

Per ricordarlo vorrei riproporvi quella chiacchierata esclusiva, ripresa in maniera magari un po’ amatoriale, ma i mezzi tecnici quelli erano… In quell'occasione Mura definì (come titolammo) il Parma quale l’ultimo felice esempio calcistico della provincia italiana” (anche se purtroppo sappiamo bene come andò a finire pochi mesi dopo…) e, da esperto amante di cucina, mi spiegò perché il famoso coniglio all'ischitana (“ucciso nell'aglio”) da lui citato in un suo libro pubblicato in quei giorni, costasse, circa 25 anni fa, ben 36 mila lire in trattoria, quando il prezzo di un primo piatto era di appena 4.000 lire: col collega Carlo Vaccari eravamo sull'isola per seguire la fase finale del campionato Primavera, con impegnati i bocia Crociati, e poi vinta dal Perugia di Gaucci, pure recentemente mancato. Maestro, riposa in pace. 

DALL'ARCHIVIO DI STADIOTARDINI.IT

INTERVISTA DI GABRIELE MAJO A GIANNI MURA

(Mangia come Scrivi, Venerdì 10 Maggio 2013)

1^ PARTE

https://www.youtube.com/watch?v=FrcdcqvnfSE&feature=emb_title

2^ PARTE

https://www.youtube.com/watch?time_continue=6&v=haQlaW1Fivg&feature=emb_title

Pubblicato in Cronaca Emilia

Come possiamo fermare l’epidemia? Semplice, restando a casa. 

Parma 13 marzo 2020 - #IoRestoaCasa è la campagna social promossa dal Consiglio dei Ministri e dal Ministero della Salute per rendere virale il messaggio che meno si avranno contatti in queste settimane, maggiore sarà la possibilità di uscire fuori da questo vortice senza fine che è il contagio da Coronavirus.

Un Conte sempre più tirato e teso ci parla dalle reti unificate per comunicarci ogni giorno misure sempre più restrittive che un’Italia, sempre più spaventata, dovrà seguire almeno fino al 25 marzo. Certo, gli italiani non sono abituati a tali restrizioni, e soprattutto ben poco sono abituati a rispettare le regole. Così diventano sempre più ferree, non sia mai che ad ognuno di noi entri in testa che dobbiamo rimanere a casa.

Detto ciò, non tutto il mal vien per nuocere… e sebbene la pausa forzata con tutta probabilità si rivelerà un danno ingentissimo all’economia italiana, europea e mondiale – nonostante l’avvento dello smart working anche in Italia che ha i suoi lati positivi – possiamo dire che qualcosa di buono, come un piccolo germoglio, a fatica si sta sviluppando. Ciò che è avvenuto in Cina è avvenuto anche in Italia: lo smog è diminuito.

Dopo quasi un mese di restrizioni, zone rosse, chiusura delle scuole e dei locali alle 18, l’inquinamento nel Nord Italia è decisamente diminuito. Varie testate hanno riportato la notizia, condividendo anche l’immagine, pubblicata su Twitter da Santiago Gassò ricercatore dell’Università di Washington e della Nasa, del satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus.

Nell’immagine si vede chiaramente come i livelli di biossido di azoto, marcatore dell’inquinamento, si siano drasticamente ridotti. Greta ne sarà oltremodo entusiasta. Il traffico è calato nelle autostrade, nelle statali e nelle città, permettendo – complice il vento – di respirare un’aria più pulita, con un calo di monossido di carbonio, biossido di azoto e Pm10 in gran parte delle città del Nord Italia. Riduzione del traffico aereo, delle attività industriali, e diminuzione dell’uso del riscaldamento soprattutto nelle scuole hanno contribuito ad ottenere tale risultato.

Si può definire, però, davvero una buona notizia? Dipende tutto da come verrà riacquistata la normalità. Per quanto riguarda la salute del pianeta e la produzione costante di inquinanti, sì.
Ma bloccare una nazione avrà un costo umano ed economico ancora difficile da preventivare; è probabile che le risorse previste per combattere il cambiamento climatico, ora vengano dirottate per risollevare intere nazioni.

Riusciremo a ripartire con modelli produttivi e organizzativi – vedi smart working – rispettosi dell’ambiente e sostenibili? Si riuscirà a mantenere livelli di pulizia e qualità dell’aria rispettosi della salute di ogni persona? Questa crisi mondiale, riuscirà ad insegnarci qualcosa di nuovo per abbondare vecchie e dannose abitudini?

Ancora non lo sappiamo.
Ai posteri l’ardua sentenza.

Eleonora Puggioni

 

 

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La psicosi da Coronavirus ha manifestato i suoi sintomi e come se fossimo alle porte di un fallout nucleare abbiamo iniziato a depredare i negozi dai beni primari, spalmato litri di gel disinfettanti su mani che evidentemente non abbiamo mai lavato e adoperato mascherine che come hanno spiegato migliaia di volte: “Alle persone sane non servono. Servono per proteggere le persone malate e servono per proteggere il personale sanitario”.

La manifestazioni del COVID-19 però non sono affatto finite, il virus ha iniziato ad attaccare la nostra mente che, dopo incessanti news al limite tra il ripetitivo e il catastrofico, comincia a soffrire di classismo immunitario. Questa particolare patologia sociale porta con sé vari effetti dannosi: arroganza, sufficienza emotiva e una grandissima perdita di sensibilità verso il prossimo. I ricercatori hanno riscontrato che questa forma corrotta di classismo tende a diffondersi più facilmente in ambienti ad alta concentrazione, in particolare nei social network.

Questi nuovi sintomi si manifestano in modo innocuo, solitamente attraverso commenti e post. Così quando Facebook ci pone il fatidico quesito “A cosa stai pensando?” i nostri neuroni perdono il controllo, le sinapsi si invertono e un grande desiderio sorge nella mente dell’opinionista del web. Le mani sembrano controllate da una forza superiore, cominciano a scrivere autonomamente, senza controllo alcuno la tastiera diventa un pianoforte e noi diventiamo Beethoven durante la composizione della Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore. Poi lo spasmo finale, quello più doloroso: Pubblica.

Gli effetti di questa crisi epilettica sono tanti e distinti, ma son tutti ben riassunti nella frase “Tanto muoiono solo i vecchi e i malati”. Opinionisti e grandi pensatori non sembrano immuni e persino il direttore di Sky Tg24 Giuseppe De Bellis mostra chiari segni di debolezza: “il COVID19 non è nocivo, colpisce solo gli anziani o quelli che sono già malati”. Tra i pochi rimasti lucidi - qui lo dico e qui lo nego - vi è Vittorio Feltri che attraverso un tweet commenta: "Contrordine: non è vero che non esista il razzismo. C’è e colpisce i vecchi. La prova consiste nel fatto che il virus uccide le persone su di età e ciò sembra consolare chi ha paura di Corona. Finché crepano i Matusalemme non è il caso di allarmarsi” - che Feltri abbia ricevuto un vaccino prima di noi?

Fabio Manis

 

 

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Gli enti pubblici e la comunicazione: la giornalista Tiziana Ragni si racconta all’Università

«Signorina, dovrebbe arrivare un giornalista a farmi un’intervista, se intanto mi fa un tè». Così Tiziana Ragni, quarto ospite del Febbraio Italiano’ - iniziativa promossa da Intesa San Martino con il patrocinio dell’Università di Parma, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Parma e dallo Zonta Club - racconta uno dei primi episodi che hanno costellato la sua lunga e variegata carriera. Indubbiamente fare la giornalista non è un mestiere semplice, soprattutto per una donna.

Giovedì 20, nell’ampia aula K2 di Via Kennedy, una delle sedi dell’Università di Parma, Marco Deriu, Presidente del Corso di Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale dell’Università di Parma apre l’incontro con Silvia Nutini, presidente dello Zonta Club Parma, sottolineando l’importanza di un lavoro sinergico tra associazioni, università e territorio per discutere temi di rilevanza sociale, quali l’informazione. La giornalista romana, ha raccontato agli studenti, attraverso aneddoti divertenti e “grotteschi” i tanti anni passati nel campo della comunicazione istituzionale e politica. Un lungo curriculum che l’ha vista a capo di uffici stampa dei principali partiti – Partito Popolare Italiano, La Margherita, Partito Democratico – e istituzionale – capo ufficio stampa e portavoce del Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni - che le hanno permesso di spaziare tra i vari ambiti della comunicazione, imparando l’arte del saper affrontare ogni situazione nel modo più veloce ed efficace possibile.

«Soprattutto nel passaggio da un ufficio stampa partitico ad uno istituzionale come un Ministero, bisogna capire che il destinatario della comunicazione non sarà un utente con determinate caratteristiche, ma l’intera cittadinanza. Sei al servizio anche di coloro che sono sempre stati espressione di altre aree politiche». Tra errori, grandi intuizioni e grandi azzardi – come il lancio ironico sul sito del Partito Democratico dei candidati rappresentati come i ‘Fantastici 5’ durante le primarie del 2012 – Tiziana Ragni ha posto l’accento sull’importanza del messaggio che ogni tipo di comunicazione deve veicolare: «a prescindere dal come si comunica, ciò che è importante è cosa si comunica: se si tratta di un contenuto di poco valore anche la strategia più efficace non raggiungerà l’obiettivo». Lei, però, ha sempre avuto il sogno di diventare scrittrice e ora non solo scrive testi teatrali, ma cura la sua rubrica su la Repubblica “Parlami d’amore” «perché – afferma la Ragni – che cos’è la politica e la vita se non una grande, complessa storia d’amore?».

L’incontro, moderato dalla studentessa di giornalismo Federica Mastromonaco e dal curatore di ParmAteneo Fabio Manis, è terminato con un consiglio della giornalista «Perseguite i vostri obiettivi, andate avanti ma sempre con onestà: perché in un mondo di fake news chi si distinguerà sarà il giornalista, il garante della verità».

Pubblicato in Cultura Parma

“Gli Occhi della Guerra”, venerdì 21 febbraio alle ore 17 organizzato da Azione Universitaria Parma

Venerdì 21 Febbraio all’ateneo di Parma è atteso il reporter di guerra e giornalista di fama globale FAUSTO BILOSLAVO.
Il reporter porterà le testimonianze dirette di un argomento caldo come quello della Libia e anche le esperienze di un giornalista sempre in prima linea dai fronti di guerra di tutto il mondo.

Un’occasione unica per ascoltare storie di vita al di fuori dell’ordinario. L’appuntamento è per il 21 febbraio alle ore 17 in AULA D presso la Sede Centrale di Via Università 12.

Introduce l’incontro Jacopo Tagliati di Azione Universitaria. A moderare l’incontro sarà Priamo Bocchi, esponente di spicco della destra parmense, capace di provocare contromanifestazioni degli antagonisti di sinistra, come accaduto alla Panolada di dicembre scorso in Pilotta dove si diedero appuntamento in circa 500 persone per impedire lo svolgimento dell’evento.

Dice di lui Domenico Muollo, Referente regionale di Riva Destra, Movimento federato a Fratelli d’Italia:

“Non mi stranisco dell’effetto mediatico che gli incontri di Bocchi suscitano. Lui oggi rappresenta quella destra vincente, lontana da vecchi stereotipi, e le recenti elezioni regionali lo hanno dimostrato, anche se non si è arrivati all’elezione di Priamo a consigliere regionale, le sue 1585 preferenze sono un bel risultato.
Lui oggi rappresenta degnamente l’idea di Giorgia Meloni a Parma.”

(N.C.) 

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Pubblicato in Dove andiamo? Parma

Le strade che spesso si presentano nella vita, ci riportano a percorsi differenti rispetto alla formazione avuta o alle iniziali aspettative. Ancor più nella carriera in cui, l’indole e la vocazione sono fattori primari per l’avvio di una professione ma, il caso, spesso, ci guida e la fa da padrone. Come una laurea in giurisprudenza che, partendo da un impensabile autodromo, ci proietta poi in prestigiosi studi televisivi al fianco di noti personaggi del panorama artistico, politico e giornalistico nazionale.

Ed è una storia dai tratti bizzarri e dai risvolti realistici che l’acuto Luca Sommi, ospite del secondo incontro di questo Febbraio Italiano - ideato da Intesa San Martino sull’onda di Parma 2020 – racconta tra aneddoti curiosi quanto proficui: la sua esperienza in questa affascinante professione di giornalista. Dicono che per definizione il caso non esista e, se ciò fosse vero, forse frutto di un chiaro destino già scritto, ci si ritrova a dover intervistare il più irriverente critico nazionale – dal nome Vittorio Sgarbi – la cui comune passione per le arti e la letteratura, non passa inosservata e diviene spunto per una interessante amicizia e una proficua collaborazione lavorativa. Partendo dai dialoghi sul Mazzola – in arte Parmigianino – passeggiando tra le eleganti strade del ducato parmense, ne venne fuori un programma in tre puntate che l’emittente locale TvParma si volle accaparrare per trasmetterlo in esclusiva.

L’ascesa era dunque vicina, la carriera autoriale bussava alle porte e, sulla spinta del Baudelaire – la cui rivista da Sommi ideata “I Fiori del Male” è ispirata – giunsero i soggiorni romani ad accrescere la professione nel campo autoriale. Santoro, Daverio, Gomez sono solo alcune delle grandi firme giornalistiche che lo hanno affiancato e formato in questa carriera se pur già ricca, desiderosa di sempre maggiori successi.

Ed è questo che il Febbraio Italiano si prefigge, dinanzi agli studenti del Corso di giornalismo dell’Università di Parma, raccontando le storie più belle affinché possano fungere da ispirazione per le giovani generazioni, coinvolgendo chi, dal territorio, è partito arrivando a grandi livelli. Ciò inoltre coinvolgendo anche la collettività che, spesso, sull’onda della ricerca della notizia, diviene attore involontario all’interno dell’inchiesta giornalistica che ne deriva.

All’interno dell’ottima cornice della Biblioteca Sociale Roberta Venturini di Via Venezia, la kermesse prosegue lungo tutto il mese di febbraio e si appresta ad accogliere lunedì 17.02 alle ore 18.30 il direttore Michele Brambilla, oggi in pectore al quotidiano Il Resto del Carlino e il consorzio QN, ma con una importante parentesi quadriennale alla direzione della Gazzetta di Parma.
Andrea Coppola

 

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In un’epoca in cui la sovrapproduzione è diventata sfrenata e senza limiti, anche nel campo dell’informazione ci si deve confrontare con una bulimia che ha cambiato le sorti del giornalismo e della comunicazione. Le notizie, servite in tempo reale ma sempre più fugaci, entrano in una giostra che non si ferma mai e che, al contrario, va sempre più veloce.

Oggi tutti possono accedere ad una mole enorme di informazioni grazie alla rete; info reali, utili, facilmente fruibili ma anche false, ingannevoli, superficiali o fuorvianti. I bollettini delle vendite dei giornali, tranne qualche eccezione, registrano sempre più un andamento negativo che, a seconda delle testate, va dal 5 al 15%. Gli italiani dedicano sempre meno tempo alla lettura; si ricerca un’informazione immediata che sappia rispondere in meno di tre minuti all’esigente curiosità che non lascia spazio all’approfondimento.

L’avvento delle tecnologie ha mutato profondamente il metodo e il tempo di fruizione del messaggio: se i giornalisti con il cartaceo sono legati ai limiti dettati dal format del giornale e dalle sue tempistiche, con il digitale si apre un oceano di possibilità comunicative con il costante aggiornamento della pagina e la condivisione dell’articolo da parte di tutti i soggetti presi in causa. Non solo, dunque, cambia il concetto di notiziabilità, cioè la capacità di un evento di assumere significativa rilevanza in un dato momento, ma cambiano completamente le dinamiche tra giornalista e lettore. Il rapporto tra giornalista e pubblico man mano diventa più stretto e l’aumento esponenziale delle interazioni dirette mutano il modo di percepire l’informazione stessa: avere l’opportunità di commentare un articolo rende possibile la partecipazione attiva dell’utente; è lo stesso pubblico che produce informazioni. Il lettore vuole essere informato 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con una preferenza verso l’articolo più aggiornato.

La rincorsa alla notizia in esclusiva diventa vitale e il web si trasforma in un far-West in cui il più veloce a sparare si conquista quel pezzo di terreno, e spesso non è importante che la notizia abbia fondamento, l’importante è colpire il lettore. Più informazioni, più veloci, adesso, subito, ora! Non c’è tempo per sfogliare il giornale, si può leggere velocemente il titolo e se proprio è interessante, basta utilizzare tre minuti del proprio tempo per leggere l’articolo. 

Ma chi si nasconde dietro le informazioni che pretendiamo gratuite e sempre aggiornate? Come viene visto ora il mestiere del giornalista, cosa ci si aspetta e come si diventa uno degli attori principali nel panorama della comunicazione? Come è cambiata questa professione negli ultimi anni? E quali sacrifici bisogna fare per seguire tale aspirazione? Per addentrarci meglio in questo mondo, Intesa San Martino organizza per il secondo anno il ‘Febbraio Italiano – il giornalismo si racconta’, ciclo di conferenze che lungo tutto il mese di febbraio vedrà la partecipazione di noti giornalisti del panorama locale e nazionale. Ogni evento, gratuito e aperto a tutti, si svolgerà nella Biblioteca Sociale Roberta Venturini, in via Venezia 123/b, Parma.

L’iniziativa inizierà lunedì 3 febbraio alle ore 18.

Eleonora Puggioni

 

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Sabato, 10 Agosto 2019 19:12

Il poeta Giorgio Montanari

“Ho creato la mia prima filastrocca-poesia alle scuole elementari. I successivi testi, scritti al liceo e all’università, furono pensati per canzoni che poi raramente venirono realizzate dal vivo dalla mia band. Ho tenuto segreti tanti miei componimenti per anni fino a quando, nella primavera 2018, ho rotto la timidezza. Mandai la raccolta che componeva “Finzioni di Poesia” al mio attuale editore, con cui da quel momento in avanti ho stretto una collaborazione proficua e ricca di emozioni” (Giorgio Montanari)

Di Nicola Comparato Parma 10 agosto 2019 - 

Il poeta Giorgio Montanari, nato a Parma il 18 luglio 1982, dopo il diploma di maturità scientifico-linguistica e la laurea specialistica in Trade Marketing e Strategie Commerciali, nell’anno 2007 comincia la sua avventura lavorativa nel settore export e marketing per prestigiose aziende italiane. Dal 2005, in contemporanea, collabora con alcune importanti testate giornalistiche nazionali. Da sempre innamorato dell’arte in tutte le sue forme (musica, pittura, fotografia, teatro, letteratura), pubblica il suo primo libro, dal titolo “Finzioni Di Poesia” nel 2018. L’anno seguente l’autore dà alla luce la sua seconda raccolta poetica “Nella Purezza” (con illustrazioni di Luca Soncini e prefazione di Antonio Spagnuolo) ed il suo libro illustrato per bambini (“Pizza Story”, con disegni di Marianna Salerno). Alcuni suoi testi sono presenti sul “Catalogo dei primi baci” (2011) del pittore siciliano Massimo La Sorte, sull’antologia “Marche, Omaggio In Versi” (2018), sulla posterzine “Radici” (2019). Tra i suoi poeti preferiti possiamo citare per primi i “poeti maledetti” francesi (il classico poker Baudelaire, Rimbaud, Verlaine, Apollinaire) ma anche tante raccolte poetiche internazionali (Borges, Bukowski, Pacheco) o italiane (Antonella Anedda, Franco Arminio, Pier Luigi Bacchini, Erri De Luca, Mariangela Gualtieri, Giuseppe Ungaretti), che l'autore ha saputo apprezzare nel corso del tempo.

Recensione:

“Leggendo i testi di Giorgio Montanari si ha a che fare con una persona decisa a descrivere ogni attimo della sua vita, ma capace di calarsi nei panni degli altri e diventare un tutt’uno con ciò che lo circonda. Anche il lettore può immedesimarsi nelle parole scritte dal poeta. L’autore con i suoi versi sembra quasi voler comunicare il modo in cui si sente a vivere in questo mondo. Dalla tristezza, alla felicità, dalla solitudine, al romanticismo.”

Voto 10

Per maggiori informazioni:

Il sito di Giorgio Montanari

http://www.giorgiomontanari.it 

 

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La “gogna” non è mai stata abolita e quella mediatica è abusata e per di più senza regole nonostante le briglie della privacy.
  
di Lamberto Colla Parma  4 agosto 2019 - L’ispirazione mi è arrivata con l’ennesima notizia di presunti abusi sessuali di cui sarebbe accusato un prete di Piacenza.

Abituato a selezionare i comunicati stampa e le informative che giungono dalle diverse fonti, anche istituzionali e quindi dagli organi di sicurezza dello Stato, dove alla narrazione delle varie operazioni di polizia l’arrestato in flagranza di reato è identificato con l’etnia di appartenenza e le sole iniziali del nome e cognome, rimango sempre attonito quando, come nel caso piacentino, l’uomo è perfettamente pubblicizzato con nome e cognome, parrocchia di appartenenza e via di seguito con i dettagli che man mano emergono dalla strada e dalle “talpe”.

“Fino a maggio don Nome Cognome era il parroco di “parrocchia”, una delle chiese più frequentate della città.

Un sacerdote di Piacenza, don Nome Cognome, è stato arrestato con l’accusa di aver compiuto abusi sessuali ai danni di ragazzi maggiorenni. Fino a maggio era responsabile della parrocchia di San “parrocchia” una tra le più frequentate della città. Il vescovo Gianni Ambrosio lo aveva destituito in via cautelare dall’incarico dopo alcuni esposti giunti in diocesi. Da qui è poi scattata l’indagine della squadra mobile di Piacenza.
Oltre che per abusi sessuali, il prete è indagato anche per procurato stato di incapacità. Si sospetta che il sacerdote possa aver somministrato droghe o sostanze chimiche alle sue vittime per poi commettere le violenze.
Don “Nome” si trova agli arresti domiciliari su ordinanza di custodia cautelare e nei prossimi giorni verrà ascoltato dal giudice nell’interrogatorio di garanzia”.

Questo il testo riportato da molti siti web e TV sul quale vorrei concentrare alcune considerazioni.

La presunzione di innocenza e il diritto alla privacy dove sono finite nel pruriginoso caso del prete piacentino ma stessa cosa vale anche per il Sindaco di Bibbiano (ancora agli arresti domiciliari mentre è libero il capo della associazione piemontese) e via va per i tanti politici, lavoratori e dirigenti che si siano trovati immischiati in faccende giudiziarie e opportunamente poste sotto indagine ma poi prosciolti o assolti dalle accuse, spesso pesantissime?

Inquietanti sono le ultime parole del testo sopra riportato “nei prossimi giorni verrà ascoltato dal giudice nell’interrogatorio di garanzia”.

Ma come, i delinquenti seriali, arrestati in flagranza di reato, vengono protetti nell’identità mentre un soggetto libero, sottoposto a indagine e non ancora nemmeno ascoltato dal giudice, viene sbattuto sulle prime pagine di tutti i giornali? Poi, magari, in caso di assoluzione (come spesso accade a lustri di distanza) un solo e misero trafiletto sarà dedicato a questo “mostro” che nel frattempo avrà perduto il lavoro, la famiglia, la dignità, avrà speso migliaia di euro per difendersi e per curarsi.

Ma quando questi, anche a distanza di anni, cercherà il proprio nome sul motore di ricerca tornerà alla mente la vicenda giudiziaria e le accuse ma non certamente l’assoluzione e la riabilitazione, men che meno quella sociale. Già perché quella ricerca rapida la farà certamente chi dovrebbe assegnare un lavoro al malcapitato “delinquente temporaneo” e emarginato permanente.

Domanda: per qualche spettatore o “like” in più, è etico mettere alla “gogna” un uomo o una donna libero e sottoposto solo a indagine?

Ebbene, se così fosse, ovvero che tutti accettassimo questo principio illegale, allora vorrei che venisse applicato a tutti, che siano le “fasce protette” come spesso sono i vari mascalzoni di strada o gli appartenenti alle famiglie “bene” di questa o quell’altra località.

Dalla presunzione di innocenza alla presunzione di mostruosità, un buon modo per vendere di più.

(https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/emilia-romagna/abusi-sessuali-arrestato-un-sacerdote-a-piacenza_3223642-201902a.shtml?fbclid=IwAR0PVuJoCbO82qTUcjUMZ4Kw6pBhrte0C9vx4Yq9MiG401cQ04z4OEWuNSQ )
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