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La Guardia di Finanza di Forlì ha dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo - finalizzato alla confisca per equivalente, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Forlì - dott.ssa Monica Galassi, su richiesta del Sost. Proc. dott.ssa Sara Posa della Procura della Repubblica di Forlì, che ha interessato un fabbricato industriale del valore di oltre 400 mila.

Il provvedimento magistratuale è stato disposto sulla base delle risultanze di un'attività di verifica fiscale condotta dal Gruppo di Cesena nei confronti di un'impresa di Longiano operante nel settore della raccolta e depurazione delle acque di scarico.

L'ispezione ha fatto emergere che la ditta, negli anni d'imposta dal 2011 al 2015, non ha mai presentato le dichiarazioni annuali ai fini delle II.DD. e dell'I.V.A. risultando così evasore totale.

Nello specifico è stato possibile appurare che la verificata non ha dichiarato complessivamente quasi € 1.4 milioni ai fini delle imposte dirette e quasi € 600 mila euro ai fini dell'Iva.

Pertanto il responsabile dell'impresa è stato deferito all'Autorità Giudiziaria per la violazione di reati di natura tributaria.
Inoltre, sempre nel corso della medesima attività, sono state riscontrate ulteriori condotte penalmente rilevanti perpetrate dal rappresentante legale della verificata che ha effettuato attività di gestione di rifiuti - non pericolosi - tramite l'utilizzo di autocarri privi delle prescritte autorizzazioni.

Anche per tali vicende si è instaurato procedimento penale a cognizione del Procuratore - Dott. Filippo Santangelo, nell'ambito del quale era già stato disposto ed eseguito dal Gruppo di Cesena un altro decreto di sequestro preventivo di n. 2 autocisterne utilizzate per la commissione degli illeciti contestati.

Pubblicato in Cronaca Emilia

Il promotore finanziario era riuscito a farsi affidare i risparmi da 35 persone e a carpire la loro fiducia attraverso lo "schema Tom Ponzi" che corrisponde finti interessi senza effettivamente investire il denaro. Sequestrati all'uomo valori per 250 mila euro. Ai domiciliari anche un complice.

Modena 5 ottobre 2017 – Aveva deciso di sfruttare la sua abilità e la sua esperienza nel settore bancario e degli investimenti per mettere in piedi una vera e propria truffa secondo lo "schema Tom Ponzi", che gli avrebbe fruttato ben 7 milioni di euro negli ultimi dieci anni. Tutti risparmi affidatigli in buona fede da 35 persone, tra piccoli investitori, pensionati, ma anche imprenditori e manager, con i quali Alessandro Ansaloni, broker modenese di 54 anni, faceva invece la bella vita, concedendosi auto di lusso, orologi delle marche più prestigiose, ma anche libri e monete da collezione.

A mettere fine all'attività del truffatore sono state le Fiamme Gialle, che lo hanno arrestato con l'accusa di truffa aggravata e di autoriciclaggio, a conclusione di un'indagine coordinate dai Pm Musti e Ferretti della Procura di Modena. Gli accertamenti sono partiti dopo una segnalazione della Banca d'Italia su operazioni sospette che ha consentito di ricostruire le attività illecite del broker modenese, anche attraverso le testimonianze di quelli che si consideravano suoi "clienti" e gli avevano affidato le proprie finanze allettati dalla prospettiva di lauti guadagni.

Infatti, era proprio questa "l'esca" che Ansaloni gettava per carpire la fiducia degli investitori, facendosi forte della sua faccia tosta e su un portafoglio clienti che utilizzava quando era ancora un lavoratore "regolare".

Il denaro affidatogli, tuttavia, non veniva affatto investito, ma veniva utilizzato in parte per corrispondere interessi fasulli, anche alti, che fungevano da "specchietto per le allodole" per invogliare altri investitori attraverso il passaparola, seguendo il sistema di truffa noto come "schema Tom Ponzi", dal nome dell'italo americano che lo ideò circa un secolo fa.

Ansaloni presentava ai suoi clienti anche report finanziari falsi. Il denaro, tuttavia, non veniva mai redistribuito, ma finiva nelle sue tasche, mentre lui continuava ad allettare le sue vittime con la prospettiva di guadagni sempre maggiori.

Insieme ad Ansaloni è finito agli arresti domiciliari anche un complice, già titolare di una tabaccheria di Modena, che aveva messo a disposizione del broker i suoi conti correnti, sui quali venivano fatti transitare i risparmi delle vittime della truffa.

Le perquisizioni della Guardia di Finanza hanno poi permesso di sequestrare all'Ansaloni oggetti preziosi, auto sportive, orologi di lusso per un valore di circa 250 mila euro. Una cifra ancora lontana dai 7 milioni che, negli anni, il promotore finanziario sarebbe riuscito a distrarre alle sue vittime e di cui si cerca ancora la destinazione, probabilmente quella di conti all'estero.

Le Fiamme Gialle hanno lanciato infine un appello affinché altre persone truffate dal broker si facciano avanti per denunciare.

Pubblicato in Cronaca Modena

Parma 4 ottobre 2017 – Visita in municipio del nuovo comandante della Guardia di Finanza di Parma, colonnello Gianluca De Benedictis, che è stato ricevuto dal sindaco, Federico Pizzarotti.

Si è trattato di un incontro cordiale e costruttivo dove sono state gettate le basi per una futura e proficua collaborazione.

Pubblicato in Cronaca Parma

Presso la caserma "Generale Sante Laria" di Parma, si è svolta oggi la cerimonia di avvicendamento tra il Colonnello Salvatore Russo ed il Colonnello Gianluca De Benedictis, nella carica di Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Parma.
L'evento è stato preceduto, nella prima mattinata, dalla deposizione di una corona di alloro al monumento dei caduti del Corpo presso il cimitero della "Villetta", alla presenza di una delegazione della Sezione di Parma dell'Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia.
Il Comandante Regionale dell'Emilia Romagna, Generale di Divisione Giuseppe Gerli, che ha presenziato alla cerimonia unitamente ad una rappresentanza di militari e di appartenenti alla Sezione di Parma dell'A.N.F.I., ha rivolto i più sentiti ringraziamenti per la preziosa opera prestata dal Colonnello Salvatore Russo, al quale ha espresso inoltre l'augurio di "buon lavoro" nella nuova sede di servizio di Brescia, dove assumerà l'incarico di Comandante Provinciale.
Il nuovo Comandante Provinciale di Parma, Colonnello Gianluca De Benedictis, sposato con tre figli, è laureato in Giurisprudenza ed ha conseguito il master in Diritto tributario dell'Impresa presso l'Università "L. Bocconi". Nel corso della sua carriera, ha prestato servizio in incarichi operativi presso le sedi di Milano, Roma, Civitavecchia (RM) e L'Aquila. Da ultimo, per circa tre anni, è stato Comandante del I Gruppo della Guardia di Finanza di Venezia.

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Parma: la Guardia di Finanza ha denunciato sette amministratori di condominio infedeli. Centinaia le famiglie di Parma e Provincia che avevano denunciato i fatti

Parma 29 settembre 2017 - Puntuali nel versare le spese condominiali, centinaia di famiglie, tra Parma e provincia, mai si sarebbero immaginate di risultare invece debitrici - per importi anche significativi - nei confronti dei fornitori, tra i quali le aziende di erogazione dei servizi pubblici.

Poi l'ulteriore spiacevole scoperta dei conti correnti condominiali in sofferenza, essendosi volatilizzate somme spesso consistenti.

Sono scattate così le denunce e le conseguenti indagini della Guardia di Finanza di Parma - delegate dalla locale Procura della Repubblica - nei confronti di alcuni amministratori infedeli, che per anni hanno fatto finta di sollevare i condòmini dalle incombenze della gestione condivisa della casa, finché non si è scoperto che conti e bollette risultavano non pagate.

I Finanzieri, dopo quasi un anno di intenso lavoro e dopo aver esaminato i movimenti finanziari di decine e decine di conti bancari, hanno ricostruito minuziosamente le "allegre" gestioni: oltre ad innumerevoli movimentazioni di denaro non dovute né giustificate, è emersa inoltre, da parte dei professionisti indagati, la frequente abitudine di emettere indebitamente assegni a favore di se stessi o di propri familiari, traendo i fondi dai conti correnti condominiali.

I casi più gravi hanno riguardato tre amministratori di Parma, i quali si sono complessivamente appropriati di circa 600.000 euro in tre anni.

La gestione, in generale, si è rivelata oltre tutto approssimativa e confusionaria, tanto che sovente le spese di un condominio venivano pagate con i soldi di altri.

Gli abitanti di un palazzo di Ponte Taro (PR), invece, si sono accorti della grave e compromessa situazione solo nel momento in cui hanno ricevuto un decreto ingiuntivo promosso dalla ditta che aveva provveduto al rifacimento del tetto senza tuttavia ricevere alcun corrispettivo; ciò, nonostante i condomini avessero regolarmente versato, per tale scopo, circa 20.000 euro sul conto corrente condominiale.

Alla fine degli accertamenti svolti dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Parma, l'infedele professionista è stato denunciato per il reato di appropriazione indebita aggravata, per aver distratto un totale di circa 70.000 euro in un solo anno di gestione del condominio.

Lo stesso reato è stato contestato anche ad un amministratore di Medesano il quale, però, è stato scoperto che era anche un evasore fiscale totale, ovvero sconosciuto al fisco, per gli anni 2013 e 2014. Costui è stato quindi sottoposto anche a verifica fiscale da parte dei finanzieri, a seguito della quale sono emersi ricavi non dichiarati al fisco per circa 40.000 euro, oltre all'evasione all'IVA.

Le famiglie "truffate", composte prevalentemente da persone anziane, sono state costrette a mettere nuovamente mano al portafogli o a chiedere finanziamenti per evitare ulteriori gravi complicazioni, soprattutto per il rischio di chiusura delle utenze domestiche a causa dei mancati pagamenti delle bollette condominiali da parte dell'amministratore.

L'attività della Guardia di Finanza di Parma nello specifico settore è tuttora in corso nei confronti di altri soggetti, tra i quali uno studio con sede in città - che amministrava circa 80 condomini situati nel territorio parmense - il quale, negli anni 2014 e 2015, avrebbe sottratto dalle casse condominiali ben 400.000 Euro.

L'azione di controllo svolta a vasto raggio dalla Guardia di Finanza di Parma, oltre a tutelare gli interessi delle quasi 300 famiglie residenti nei condomini sottoposti ad indagine, vuole altresì salvaguardare l'immagine della maggioranza degli Amministratori di condominio che operano con professionalità nella provincia.

La Guardia di Finanza, inoltre, raccomanda a tutti i cittadini di mantenere comunque alto il livello di attenzione, partecipando attivamente alla gestione del condominio, ad esempio presenziando alle assemblee periodiche e pretendendo - quando ritenuto opportuno - l'esibizione delle fatture pagate ai fornitori nonché degli estratti dei conti correnti comuni.

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Giovedì, 28 Settembre 2017 11:33

Piacenza, un arresto al Ministero del Lavoro

I militari della Guardia di Finanza di Piacenza hanno arrestato due persone e altre tre sono state denunciate. Agli arresti domiciliari un funzionario del Ministero del Lavoro e un imprenditore piacentino.

Piacenza 27 settembre 2017 - Al termine di una elaborata indagine, denominata "Re Sole" e coordinata dal PM Ornella Chicca, i militari della Guardia di Finanza di Piacenza ha fatto emergere che, per ottenere determinati incarichi a favore di una ditta piacentina, venivano falsificati i curriculum. Due le persone arrestate, che ora si trovano ai domiciliari, e altre tre persone denunciate con accuse che riguardano reati corruttivi, truffa ai danni dello Stato, falso ideologico e sostituzione di persona.

 

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Parma, 25 settembre 2017. Il comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Salvatore Russo, ha incontrato nel pomeriggio il sindaco Federico Pizzarotti, per il suo saluto ufficiale di congedo dalla città dal momento che è stato nominato comandante provinciale della Guardia di Finanza a Brescia.

Giunto a Parma nell'aprile del 2015 ha portato a termine importanti operazioni.

Al suo posto, a Parma, arriverà, da Venezia, il colonnello Gianluca De Benedictis. Il sindaco, Federico Pizzarotti, ha donato al colonnello Salvatore Russo il Sigillo della Città di Parma.

Venticinque, tra professori e ricercatori universitari, del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell'Università di Bologna sono stati segnalati dalla Guardia di Finanza alla Procura regionale della Corte dei conti.

 

Bologna 22 settembre 2017 - A tredici professori e 12 ricercatori universitari è stato contestato di svolgere attività lavorativa incompatibile con l'impiego accademico.

Le indagini, come riferisce l'ANSA, hanno riguardato i dipendenti che avevano optato per il regime di impiego a tempo pieno e quindi avevano deciso di porsi in un rapporto di esclusività con l'Ateneo.

Ventuno erano titolari di partita iva mentre altri ricoprivano cariche in società commerciali. Il danno erariale stimato è di 3,9 milioni di euro che al'incirca dovrebbe corrispondere alla differenza tra le somme percepite e quelle che sarebbero spettate se avessero optato per il regime di tempo definito.

 

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Operazione "Parola d'ordine": la Guardia di Finanza di Parma ha sgominato un gruppo criminale transnazionale specializzato nell'occultamento all'estero di ingenti patrimoni personali di evasori fiscali al fine di evitarne l'aggressione da parte dell'Autorità Giudiziaria.

Parma, 18 settembre 2017

La Guardia di Finanza di Parma, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, al termine di una complessa attività di indagine durata oltre due anni, ha smantellato un gruppo criminale composto da 26 persone indagate e specializzato nell'occultare i patrimoni immobiliari e mobiliari di soggetti che, seppur solvibili, avevano deciso di non pagare le imposte verso l'Erario a loro carico o i prestiti contratti. Le ingenti disponibilità economiche - per un valore di circa 7 milioni di euro - sono state, invece, sequestrate dai Finanzieri che hanno anche arrestato 8 persone per associazione a delinquere e notificato altresì ad ulteriori 2 soggetti - un notaio e un imprenditore - l'interdizione allo svolgimento di attività professionali e di impresa.

L'operazione, scattata sabato scorso per il pericolo di fuga degli indagati e che ha visto impegnati centinaia di Finanzieri che hanno eseguito oltre agli arresti anche sequestri patrimoniali e perquisizioni, oltre che a Parma, anche ad Arezzo, Pordenone, Trieste, Savona, Padova, Verona, Milano, Pistoia, Ravenna, Reggio Emilia, Salerno, Chieti e, in particolare, a Ferrara.

Attraverso complesse attività investigative, espletate anche mediante l'ausilio di intercettazioni telefoniche, è stata accertata l'esistenza di un esteso contesto di illiceità che utilizzava un'Associazione Antiusura con sede a Parma e a cui facevano riferimento numerose persone fisiche e giuridiche debitrici seppur con disponibilità patrimoniali.

L'Associazione infatti offriva, tra gli altri, "servizi" finalizzati ad impedire od ostacolare le procedure esecutive - avviate da Enti pubblici per debiti verso l'Erario (Tribunale, ex Equitalia o altri Enti di riscossione) o da soggetti privati - nei confronti dei patrimoni personali o aziendali dei debitori. Questi ultimi attraverso il consorzio criminale, stipulavano numerosi negozi giuridici simulati e/o fraudolenti - fra cui numerosi trust con trustee fittiziamente residente in Slovenia e società ad hoc con sede sempre in Slovenia, oltre che in Senegal e Croazia – tutti riconducibili al consorzio criminale, al fine di rendere gli asset patrimoniali non più aggredibili o sequestrabili in Italia dall'Autorità Giudiziaria.

Il sistema di frode, unico nel suo genere, era utile per ulteriori finalità: esso mirava, altresì, ad approfittare della debolezza psicologica di taluni imprenditori in difficoltà economiche, al fine di incassare, da quest'ultimi, non solo laute parcelle per l'avvio della "procedura criminale" offerta dall'Associazione ma anche le risorse economiche ancora a loro disposizione, illudendoli di una restituzione nel tempo, anche sotto forma di "vitalizio". Tale restituzione, però, non avveniva mai o solo in parte in quanto, successivamente, i personaggi indagati si rendevano irreperibili: è il caso di una imprenditrice che, nelle dichiarazioni rese ai Finanzieri, ha dichiarato di essere stata persuasa a versare la considerevole somma di 300.000 euro su conti intestati ad una società senegalese (legalmente rappresentata dai principali indagati) con la prospettazione, rivelatasi invera, di restituirgliela sotto forma di vitalizio mensile non tracciabile. Ma, parallelamente, vi sono i casi di vari imprenditori che, avendo deciso di non pagare Iva ed altre imposte sui redditi, hanno cautelato i propri patrimoni con gli arrestati e adesso sono tutti indagati per sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. È il caso, ad esempio, di un'azienda di pavimenti in legno che non aveva versato l'iva per 60 mila euro, pur avendo un patrimonio aziendale di 240.000,00 euro.

L'Associazione - "teoricamente" mutualistica - che ha erogato le specifiche prestazioni a favore di numerosi soggetti era utilizzata, quindi, come "schermo lecito" per procedere a varie attività illecite del gruppo criminale. Tali attività erano rivolte, soprattutto, a favorire soggetti con ingenti disponibilità patrimoniali e finanziarie che avevano comunque deciso di non pagare le imposte a loro carico o non restituire taluni prestiti contratti: al fine di evitare che i patrimoni venissero aggrediti dai provvedimenti esecutivi promossi dai creditori (sequestri per equivalente dell'imposta evasa, pignoramenti ecc.) venivano predisposti negozi giuridici ad hoc che "occultavano" tali patrimoni all'estero o in capo a soggetti terzi. In questo modo i debitori venivano "fittiziamente" spossessati dei loro patrimoni e, pertanto, non più aggredibili dai creditori stessi.

Le attività economiche, tuttavia, continuavano senza soluzione di continuità agli occhi dei clienti: una volta creata sulla carta la società estera, infatti, veniva contestualmente aperta una unità locale in Italia che, ovviamente, coincideva con la sede della società o azienda originaria.
Tali operazioni avvenivano grazie alle competenze professionali di un notaio, ben conscio delle sue particolari e anomale prestazioni professionali asservite all'associazione criminale.

Strumentali al perseguimento del programma associativo erano le sistematiche denunce per usura ed estorsione finalizzate unicamente a usufruire della sospensione di ogni procedura esecutiva offerta dall'articolo 20 della L. 44/99 (fondo di solidarietà vittime dell'usura) così da guadagnare il tempo necessario a rendere inaggredibili i patrimoni aziendali trasferendoli a società estere.
Per questo motivo, le denunce/querele venivano riproposte senza sosta per anni e davanti disparate Procure nazionali nonostante finissero sistematicamente in archiviazione per infondatezza della notitia criminis; da qui la calunniosità delle accuse: le denunce, infatti, venivano riproposte identiche pur nella perfetta consapevolezza (dovuta dalla pluriennale notifica di richieste e decreti di archiviazione) dell'innocenza dei soggetti accusati di usura ed estorsione.

Nel corso dell'indagine la Guardia di Finanza di Parma ha individuato ben 49 trust nonché riscontrati 71 cessioni di quote societarie, 12 affitti immobiliari, e 3 cessioni di rami di azienda, a fronte di debiti tributari non pagati per milioni di euro.

Nel corso dell'indagine sono confluite, altresì, le attività di polizia tributaria e giudiziaria condotte dalla Compagnia di Ferrara nei confronti di un soggetto economico fruitore di tali "servizi".

E' stato accertato, inoltre, che le spese relative alle pratiche aperte dall'Associazione e le relative perizie offerte dalla stessa venivano remunerate attraverso pagamenti diretti non all'ente no profit bensì a favore delle citate società estere intestate ai soggetti indagati e che venivano utilizzate, pertanto, come collettori dei flussi finanziari illeciti.

Sono 26, complessivamente, gli indagati dalla Guardia di Finanza per la vasta gamma di reati accertati che spaziano dalla sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, alla mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, fino alla calunnia.

In ragione di ciò, il GIP di Parma – dott. Mattia Fiorentini - ha disposto l'emissione di n. 8 ordinanze di custodia cautelare di cui 4 in carcere e n. 4 ai domiciliari, nonché l'interdizione dall'esercizio di attività professionali e di impresa per un notaio e per una imprenditrice, il sequestro della sede dell'Associazione Antiusura, 7 società, 3 conti correnti nonché partecipazioni societarie di 41 persone giuridiche, 16 immobili, 2 siti internet e disponibilità liquide per quasi 7 milioni di euro.

L'operazione "Parola d'ordine" (dalla traduzione francese del nome delle tre società senegalese, slovena e croata "MOTDEPASSE" che fungevano da "bacinella" di raccolta dei contanti incassati dagli indagati) condotta dalla Guardia di Finanza riscontra il prioritario impegno del Corpo a contrastare le frodi economico-finanziarie più gravi che, in questo caso, sono state perpetrate tramite l'illecito trasferimento di capitali all'estero, la residenza fittizia all'estero di persone fisiche e giuridiche, la costituzione in Italia di stabili organizzazioni occulte di imprese estere nonché l'utilizzo strumentale e illecito di trust.

 

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Nei giorni scorsi, nell'ambito dei dispositivi di vigilanza finalizzati al controllo economico del territorio, i finanzieri del comando provinciale di piacenza hanno tratto in arresto ad alseno (pc) R. B., 55enne piacentino, per produzione e possesso di sostanze stupefacenti.

L'uomo, seguito da tempo dai militari della sezione mobile del nucleo di polizia tributaria, aveva trasformato il giardino e i locali della propria abitazione in una serra per la coltivazione di marijuana.

Alcune stanze e la cantina dell'immobile venivano utilizzati per l'essicazione delle piante attraverso la creazione di pareti in cartongesso, rivestite con materiale isolante del tipo polistirolo (in fogli), nel cui interno era allestito un idoneo sistema illuminante e riscaldante, con tubi di aereazione collegati all'esterno e relativo termoigrometro per la misurazione della temperatura ed umidità dell'aria.

La perquisizione domiciliare ha consentito di rinvenire e sequestrare 18 piante di marijuana, alte tra i 2,5 e 3,5 metri, in avanzato stato di infiorescenza, piantumate sia nel terreno che in vasi, nonche' 21 arbusti privi delle foglie in fase di essicazione.

Le piante avrebbero consentito una produzione di un cospicuo quantitativo di sostanza stupefacente che, immessa sul mercato, avrebbe fruttato circa 35.000 euro.

Al termine delle operazioni R.B. e' stato posto agli arresti domiciliari su disposizione della locale autorita' giudiziaria per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.

Processato per direttissima, l'uomo ha patteggiato una pena di 10 mesi e 20 giorni.

Pubblicato in Cronaca Piacenza