Redazione

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Alle prime di ore di questa mattina gli uomini della Polizia di Stato delle questure di Modena, Verona e Reggio Emilia hanno eseguito sette provvedimenti di fermo del P.M. emessi nei confronti di altrettanti cittadini nigeriani dediti allo spaccio di stupefacente del tipo shaboo.

I provvedimenti, disposti dal P.M. dott.ssa Graziano, della Procura della Repubblica di Modena hanno consentito di disarticolare un gruppo criminale, che operava tra le provincie di Modena, Verona e Reggio Emilia, specializzato nello spaccio della pericolosissima sostanza stupefacente sintetica shaboo.

I soggetti coinvolti sono stati rintracciati a Modena, nel veronese e nel reggiano. Si tratta di T.I.I. di anni 42, E.E. di anni 42, P.M. di anni 39, S.O. di anni 37 sono stati bloccati nel veronese; T.U. di anni 38 a Modena; C.A. di anni 35 a Reggio Emilia e M.O. di anni 38 a Terni.
Presso l'abitazione di T.I.I., grazie all'ausilio di un'unità cinofila antidroga, è stato rinvenuto e sequestrato un ingente quantitativo di shaboo per kg. 2,5.
Complessivamente, nel corso delle attività investigative, sono stati sottoposti a sequestro 5,5 kg di shaboo.

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Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Modena, hanno avuto inizio a seguito dei servizi straordinari di controllo del territorio effettuati negli ultimi mesi preso il parco XXII aprile del capoluogo – quartiere Sacca da cui il nome dell'operazione - dove le attività di spaccio dello shaboo erano presenti e le investigazioni, effettuate dagli operatori della Squadra Mobile di Modena, hanno consentito di ricostruire tutte le varie fasi di spaccio.
Lo stupefacente, infatti, proveniente dalla Nigeria giungeva nel veronese e da lì i pusher provvedevano ad alimentare le piazze emiliane.
Tutti gli arrestati sono stati associati presso le case circondariali di Verona, Reggio Emilia e Modena.

Giovedì, 19 Aprile 2018 14:57

Mostra personale dell'artista Dario Rossi

Dalla collezione Giuseppe Fiorini "PROFONDO ROSSI": mostra personale dell'artista DARIO ROSSI - Interviene il critico d'arte prof. Marco Cagnolati - Liriche della poetessa Elena Piccinini – Presso "Albatros Gallery" Via XXII Luglio 18/a - 43122 Parma, - Dal 21 aprile al 3 maggio - Vernice sabato 21 aprile 2018 ore 17,00.

Dario Rossi, nato nel 1958 a Canneto sull'Oglio (Mn) dove risiede e lavora.
Non potendo coltivare la relazione con il trapasso, lancinante attraverso studi classici e accademici, lo fa con un personalissimo e inconfondibile stile basato su eruzioni di colore macabro-moderno. Un espressionismo travolgente dallo stile contemporaneo, un trionfo di immagini in dialogo con la disperazione. La materia ribolle in lui e si fa espressione della sua psichica visione interiore. La cifra fondamentale è l'abissale, traumatica ebollizione di colore e materia depositati sul supporto. Le emozioni sono percepite da chi osserva i quadri, come dolorose perché trasmesse con istintiva gestualità cromatica che deformano le immagini naturali, ricreandole con uno straziante dispendio di materia e impegno fisico. Rossi non è questione di ideazione e di pensiero, ma di deformazione dell'anatomia del tempo che diventa trappola nella quale mortificare l'ambizione, la ricerca, l'armonia, Dario mostra così lo stato d'animo di chi vede gli scempi del secolo scorso e altre nefandezze più recenti. Delegittimata e schernita, l'etica appare fuori moda, destinata alla pattumiera della storia. Qui la cultura è il tentativo di rendere possibile il vivere con la consapevolezza della propria mortalità. La sua arte equivale a un cambio di prospettiva non comune nella percezione della spiritualità offesa. I quadri di Rossi conducono lo spettatore con ritmo significativo ad un'analisi sull'arte, e sulla diversità. Installazioni di grandi dimensioni si manifestano in particolari sgretolamenti della materia per ingrandirsi a volte a dismisura. Con questa ricerca sulla materia enfatizza i dettagli e li solleva attraverso la luce, guidandoli poi con contrasti marcati grazie al competente e geniale controllo del mezzo. L'artista Dario Rossi esegue opere di straordinario valore artistico attraverso le quali guardare nell'abisso disumano.

MARCO CAGNOLATI

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Rinnovata la convenzione fra Interporto e la Onlus che sostiene chi è in povertà. Ancora un anno di spazio e servizi logistici per lo stoccaggio dei beni alimentari

Quando la famiglia è grande, serve una dispensa grande. E la famiglia della San Cristoforo è decisamente numerosa. Un'associazione i cui volontari, ogni giorno fanno "un pezzo di strada insieme" a più di duecento uomini e donne in grave difficoltà, offrendo loro cibo e una casa. Ma non da soli, però. Fra chi porge la mano c'è CePIM - Interporto di Parma che offre gratuitamente all'associazione proprio lo spazio per quella grande dispensa, dove stoccare i beni prima della distribuzione. Spazio per il deposito ma anche servizi logistici, come la movimentazione, il trasporto delle merci e la gestione degli ordini. Si tratta di una convenzione stipulata un anno fa e rinnovata nuovamente per l'anno a venire.

"Cepim crede fermamente nella promozione del nostro territorio, sostenendo iniziative per il bene della nostra comunità. Questa è solo una delle tante attività che portiamo avanti; responsabilità sociale non solo nell'ambito della solidarietà ma anche della cultura e della formazione dei giovani" dice Luigi Capitani Amministratore Delegato di CePIM SpA – Interporto di Parma.

Avere un luogo dove stoccare i beni alimentari è fondamentale per contrastare ogni spreco ed evitare che il cibo finisca al macero e non su una tavola apparecchiata. Spesso i beni alimentari arrivano in dono da aziende o supermercati, perché non più idonei al commercio. Sono brutti ma buoni e rischiano di essere scartati solo perché hanno confezioni danneggiate, etichette scolorite o perché troppo prossimi alla scadenza per essere venduti.
L'associazione li fa arrivare all'Interporto. Da lì, operatori e volontari li smistano fra i propri utenti e altre quattordici associazioni. E' un circolo virtuoso che ogni anno movimenta 80 tonnellate di cibo.

La San Cristoforo dà da mangiare e ascolto a tante persone che rischiano di restare ai margini della società: ci sono i detenuti ai domiciliari senza una famiglia dove vivere, gli ex-detenuti che attendono un'opportunità di lavoro, gli studenti universitari immigrati che hanno perso la borsa di studio e si ritrovano senza nulla; c'è poi chi è uscito dall'alcool o dalla tossicodipendenza e non è più incluso nei percorsi protetti dei servizi e le famiglie di alcune parrocchie della nostra città.

L'elenco delle persone che rischiano di essere dimenticate è molto lungo. Sono uomini e donne che l'associazione quotidianamente accompagna nel loro cammino di integrazione, aiutandoli nella ricerca di una nuova prospettiva. Dignità, inclusione e autonomia e un lavoro per poter tornare guardare nuovamente al futuro con fiducia.