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Giovedì, 05 Settembre 2013 14:18

Piacenza, intensificati i controlli della Municipale

Piacenza, 5 settembre 2013 -

Intensificati nel periodo estivo i controlli da parte della Polizia Municipale anche sui mezzi pesanti. Sotto osservazione, in particolare, le vie di maggior scorrimento: via Emilia Pavese, via Emilia Parmense, la tangenziale Sud, via Caorsana, ma anche Roncaglia e Mucinasso, le zone dove le pattuglie hanno allestito posti di controllo con cadenza bisettimanale.
Particolare attenzione è stata rivolta alle verifiche della regolarità delle revisioni periodiche dei veicoli, del rispetto delle norme di guida da parte dei conducenti professionali, oltre ai consueti controlli documentali. Varie sono state le violazioni rilevate e sanzionate: il mancato rispetto dei tempi di guida e di riposo, irregolarità nei contratti di lavoro, nonché l'utilizzo scorretto del cronotachigrafo. Queste ultime verifiche sono state eseguite mediante l'utilizzo di uno specifico programma informatico. Due in particolare i casi rilevanti: nel primo il conducente è stato sanzionato per la manomissione della strumentazione di bordo, nel secondo in quanto l'autotrasportatore viaggiava con la carta di circolazione sospesa.
Ad oggi, dalle verifiche eseguite su 76 mezzi, gli agenti della Polizia Municipale hanno riscontrato 168 infrazioni al codice della strada e decurtato complessivamente, dalle patenti di guida, 247 punti.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Mercoledì, 04 Settembre 2013 11:52

“Il mio cuore è rimasto in Burundi”

Piacenza, 4 settembre 2013 -

La testimonianza di Sara Manstretta, che riflette sul significato del suo viaggio in Burundi presso il Centre Jeunes Kamenge della capitale Bujumbura, nell' ambito del progetto Kamlalaf -

È passato quasi un mese dal mio ritorno in terra italiana dopo le 3 settimane di volontariato in Burundi. Già parecchie persone mi hanno fatto i complimenti per aver deciso di fare quest'esperienza. Hanno lodato il mio "coraggio". Io questa cosa del coraggio non la capisco. Prima di tutto il coraggio presuppone sacrificio, e il sacrificio evoca dolore. In quelle tre settimane, il dolore più forte che ho provato è stato quello alla pancia per il troppo ridere. Il sacrificio più faticoso è stato alzarmi alle 6.30 ogni mattina, ma d'altra parte mio padre da una vita si sveglia alle 6 per andare a lavorare, mia sorella per andare all'università. Nessuno, penso, ha mai detto loro "che coraggio". Ho sostituito la mia colazione di crostini marmellata e cappuccino con un bicchiere di the caldo divino e una pagnotta di pane fresca: davvero un peccato.
Sono andata nei quartieri poveri di Bujumbura a fare i mattoni per 15 mattinate: i miei compagni di lavoro continuavano a dirmi di fermarmi perché ero sicuramente stanca (e non c'era modo di far loro capire che no, dopo 10 minuti di lavoro non ero stanca) e dovevo lottare per trasportare i secchi d'acqua per più di due giri consecutivi. I muratori italiani mi avrebbero giudicata una lavoratrice da poco, troppo impegnata a ballare "Ai se eu te pego" con i bambini per fare il suo dovere.
A pranzo mi sono ridotta a mangiare riso e fagioli per tre settimane. Riso e fagioli a cui i miei amici aggiungevano avocado, banane (ma voi non avete idea di cosa sia il riso con le banane), cipolle, e a cui il Centro aggiungeva a giorni alterni uova, carne, patate, carote... la gente in pausa pranzo se li sogna dei piatti del genere.
Sono capitata in mezzo a ragazzi che non parlavano la mia lingua. Eppure cercavano in tutti i modi di farsi capire, di comunicare, di spiegarmi, di chiedermi: e ce la facevano. Sono più volte andata in Francia e non ho trovato persone che avessero la stessa volontà di farsi capire e di capirmi (con buona pace del mio amico francese anch'egli volontario in Burundi). La sera cenavo da re, le tagliatelle fresche avocado e panna del cuoco Patrice rimarranno sempre nel mio cuore.
Le serate che passavo con i ragazzi del centro non avevano nulla da invidiare alle migliori serate che passo con gli amici italiani. Anzi, non c'era nemmeno l'ansia del "Cosa facciamo? Dove andiamo? Chi chiamiamo? Cosa beviamo?": bastava stare insieme, il resto era superfluo. Il sabato sera siamo andati a ballare, i ragazzi di colore hanno il ritmo nel sangue, ti fanno girare come una trottola e conducono anche la ragazza più scoordinata facendola sentire una regina.
Qual è stato dunque il mio coraggio? Decidere di partire? Ma per favore! In questo nostro mondo pieno di cose, pieno di esperienze, pieno di possibilità, pieno di occasioni di passare le vacanze nei più svariati modi, il volontariato a detta di molti non è diventato altro che uno dei possibili riempimenti. Nasconde forse una gran voglia di mettersi in gioco e di dimostrare agli altri che ce la si può fare. Ce la si può fare a fare cosa? A estraniarsi dal mondo per tre settimane certi che tanto ci si torna? Un ragazzo del centro salutandoci ha detto "Voi qua vi trovate sempre molto bene. Ci promettete di tornare, ma poi vi perdete nelle vostre vite e vi dimenticate in fretta. Le nostre vite, invece, sono queste."
Andare in Burundi per mettere nel curriculum "volontariato" è come andare una volta a fare una visita al canile, porgere un pezzo di pane ad un randagio per poi attaccare in casa la targa "amico degli animali" comprata il giorno prima al mercato. Il paragone ai cani non è casuale: il rischio è di trattare le persone come bestie da zoo.
Non so il perché di tanta foga e tanto rancore in questa pagina. Non so neanche verso chi. Forse, prima di tutto, verso me stessa, per la grande, enorme paura di diventare "un'amica degli animali". Forse verso quelle persone che smorzano le mie intenzioni di ritornare in Burundi con "è solo l'entusiasmo momentaneo". Forse verso quelle persone che pensano che vedere come si sta dall'altra parte del mondo sia come vivere dall'altra parte del mondo. Forse verso quelle persone che non concepiscono nemmeno l'idea di rinunciare a minime, ma davvero minime, comodità, per tre settimane della loro vita: perché a maggior ragione non potrebbero fare a meno di ancor più piccole comodità, inutili e superflue, nella loro ricca e agiata quotidianità piena di sprechi.
Coraggioso deriva dal latino "coraticum" e significa avere cuore. Solo in questo senso sono coraggiosa. Ho un cuore, ma è rimasto in Burundi.

Sara Manstretta

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Piacenza, 30 agosto 2013

Segue la testimonianza di Sara Marino, tra le partecipanti all' edizione 2013 del Progetto Kamlalaf, sul significato del percorso vissuto in Uganda con l'associazione Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo.

Cosa è stata l'Africa per me? E' una domanda che mi ha ossessionata per tutto il viaggio ma che forse solo adesso riesco a considerare, come un mosaico che prende forma e senso solo facendo qualche passo indietro. L'Africa non mi si è manifestata come una grandiosa rivelazione. Al contrario, nonostante il caos travolgente di Kampala e la realtà totalmente differente, ho vissuto tutto con una naturalezza che non mi sarei mai aspettata.
Solo adesso riesco a mettere ordine nelle emozioni e comincio a capire perché un Paese che, per la drammatica ed estrema povertà, avrebbe dovuto sconvolgermi negativamente, in realtà mi ha profondamente affascinata. Ciò che mi sembra di aver colto è che tutto è intriso di una bellezza terribile, tragica ma leggera, mai volgare; è la bellezza pura dell'esistenza, che in Uganda ti mette alla prova ogni giorno come a noi succede solo in poche occasioni nella vita: momenti in cui non si può barare o fingere, ma rimane spazio solo per l'autenticità e la spontaneità, le stesse che ho trovato in tutte le persone incontrate.
Prima di ripartire per tornare in Italia mi è stato chiesto cosa mi sarei portata a casa, ebbene mi porto a casa la leggerezza, che non è mai superficialità, del vivere.

Sara Marino

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Piacenza, 30 agosto 2013 -

Entreranno in vigore da lunedì 2 settembre, gli orari invernali delle biblioteche comunali. La sede centrale della Passerini Landi resterà aperta al pubblico dalle 9 alle 19 dal martedì al sabato, e il lunedì dalle 14 alle 19. La struttura decentrata di viale Dante sarà operativa dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14.30 alle 19, nonché il sabato dalle 9 alle 13.
Fino a sabato 14 settembre la Biblioteca Ragazzi Giana Anguissola continuerà ad osservare l'orario estivo, rimanendo aperta nelle giornate di martedì, mercoledì e giovedì, dalle 9 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30, e il venerdì e il sabato al mattino dalle 9 alle 12.30. L'orario invernale entrerà in vigore invece solo da lunedì 16 settembre, con l'apertura della biblioteca di vicolo San Pietro 9 tutti i pomeriggi, da martedì a sabato, dalle 15.30 alle 18.30, nonché le mattine di martedì, giovedì e sabato dalle 9 alle 12.30.
Presso la sede decentrata della Farnesiana sono tuttora in corso i lavori di ristrutturazione e di adeguamento dei locali. La riapertura della biblioteca e il dettaglio dell'orario invernale saranno resi noti con un successivo comunicato.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Mercoledì, 28 Agosto 2013 17:16

Shopping alla giornata dello “Sbaracco”

Piacenza, 28 agosto 2013 -

Domenica 1 settembre a Piacenza torna la simpatica iniziativa "Sbaracco" ad animare le strade del centro. Dalle 10 alle 21 sarà possibile portare a casa gli ultimi pezzi forti della stagione a prezzi super scontati. A partecipare all' iniziativa più di 150 negozi che "sbaraccano" in vista del cambio di stagione esponendo lungo le vie del centro e proponendo tante occasioni irripetibili, da non farsi scappare.

Le limitazioni al traffico

In occasione della manifestazione commerciale "Sbaracco", è prevista una serie di limitazioni al traffico per consentire lo svolgimento in sicurezza della kermesse.
Dalle ore 9 alle 21 di domenica, pertanto, sarà vietata la circolazione nel tratto di corso Vittorio Emanuele tra vicolo Edilizia e piazza Cavalli, in via San Siro dall'intersezione con corso Vittorio Emanuele e la Galleria Politeama, in via San Giovanni (tra corso Vittorio Emanuele e vicolo dei Cavalli), in via Verdi nel tratto da corso Vittorio Emanuele a via S. Franca e nella stessa via S. Franca, tra via Verdi e via S. Antonino. Non sarà consentito il transito, inoltre, nelle vie S. Antonino, Garibaldi, Poggiali, Calzolai, Felice Frasi, Sopramuro, San Donnino, Chiapponi, Daveri, Legnano, nonché nel tratto di via Pace tra vicolo Tarocco e piazza Duomo, nel tratto di via Cavour tra piazza Cavalli e via Gregorio X, in piazza Borgo, piazza Duomo e piazza Cavalli.
Dall'osservanza del provvedimento sono esclusi residenti, dimoranti, proprietari e fruitori di posti auto privati, nonché i mezzi di soccorso.
Saranno invece validi per tutti, dalle ore 7 alle 21 di domenica 1° settembre, i divieti di sosta, con rimozione forzata su entrambi i lati delle carreggiate, nel tratto di corso Vittorio Emanuele tra vicolo Edilizia e stradone Farnese, nel tratto di via Cavour tra piazza Cavalli e via Gregorio X, in via Legnano, via Daveri, via Garibaldi (da piazza Borgo a vicolo Croce), via Poggiali (lato est, in fregio alla cartoleria Stucchi), via Felice Frasi, via San Donnino, piazzetta Grida, via Pace, nel tratto tra vicolo Tarocco e piazza Duomo, nonché nella stessa piazza Duomo.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Pubblicato in Dove andiamo? Emilia

Piacenza, 26 agosto 2013 -

La testimonianza di Michela Merli, tra le partecipanti al progetto Kamlalaf, al rientro dal viaggio in Uganda con l'associazione Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo -

Già un mese è passato dalla mia partenza per l'Uganda, e adesso mi ritrovo a casa a guardare le foto cercando di rivivere ogni attimo che l'Africa mi ha regalato.
Difficile condensare in poche righe le emozioni e le riflessioni che un'esperienza del genere suscita nell'animo. L'Africa regala sensazioni inverosimili, sarà per la sua natura così incredibile, per i suoi colori vivaci e gli odori intensi, per la gente che la abita, gentile ed accogliente, ma è come entrare in grembo alla Madre Terra.
Ovunque andavo c'erano bambini: con i loro grandi occhi scuri, pieni di fiducia e curiosità; con i loro sorrisi radiosi; con le loro mani tese a toccare le nostre; con i loro visetti protesi per poter ricevere quel bacio che madri troppo indaffarate a sopravvivere o venute a mancare troppo presto hanno negato loro.
I giorni in Uganda sono volati tra molte ore di strada, risate, lacrime, canti.Tanti i ricordi, tante le immagini che si affollano nella mente: l'incontro con la varia umanità, il contemplare il cielo di notte e sentirsi avvolti dalle stelle perché tutto intorno è buio assoluto, il senso di libertà che si prova quando si viaggia nelle strade sterrate della savana, i tanti abbracci dati e soprattutto ricevuti ed il senso di appartenenza, la disciplina e l'educazione dei bambini presenti nelle scuole, l'amore e la cura dei ragazzi più grandi verso i più piccoli tanto che gli uni lavano gli altri, il dover comunicare soprattutto con i gesti, lo sguardo ed i sorrisi, causa l'incomprensione linguistica, e scoprire di capirsi lo stesso.
Anime sole, in balia degli eventi, in condizioni igieniche e di salute precarie, con ancor meno del minimo indispensabile per sopravvivere, ma ciò nonostante sono felici, perché tutto ciò che hanno è frutto del loro lavoro. Ho notato la presenza di valori come la solidarietà e l'amore tra di loro, valori che noi in Italia abbiamo dimenticato o diamo per scontato. E' stato un viaggio diverso rispetto a quelli che ho fatto fino ad ora, mi ha insegnato tanto, mi ha cambiata dentro, mi ha completamente fatta rinascere. L'Africa ti entra dentro, ti attanaglia il cuore per non mollarlo più.

Michela Merli

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Mercoledì, 21 Agosto 2013 10:11

Dalla Bolivia il diario di Elena

Piacenza, 21 agosto 2013 -

Kamlalaf, il viaggio in Bolivia raccontato da Elena Zagnoni tra i partecipanti piacentini al viaggio del ProgettoMondo Mlal, nell'ambito della quinta edizione -

Nel 2009 ho partecipato alla prima edizione del progetto "Kamlalaf", destinazione Brasile, con ProgettoMondo Mlal: un viaggio significativo e importante, tanto che il 21 luglio scorso sono partita di nuovo, sempre con il Mlal, sempre in Sud America, questa volta alla scoperta della Bolivia. Ci ritroviamo in undici, tra ragazzi di Piacenza, Verona e Milano, inclusi il "profe" Romeo e la rappresentante del Mal di Piacenza Danila Pancotti. Vorrei prima di tutto ringraziare per la perfetta organizzazione i volontari Mlal locali e Vanni De Michele, ex casco bianco residente a La Paz, che con grande pazienza ed entusiasmo ci ha accompagnati attraverso il territorio boliviano.
Da un punto di vista prettamente turistico, la Bolivia possiede spettacoli della natura unici. Gli altipiani andini, tra orizzonti sconfinati e paesaggi lunari, sono davvero suggestivi: in un percorso tra i 2000 e i 4000 mt di altezza ci siamo lasciati affascinare da questa natura "prepotente" e selvaggia, fatta di vento gelido, sole che brucia la pelle, immensi cieli stellati e silenzio assoluto. Non a caso il Paese è definito "il Tibet dell'America Latina". Il Salar de Uyuni, la più grande distesa di sale al mondo, si estende per oltre 10mila mq a 3600 mt sul livello del mare, come un deserto immacolato. Il Titicaca, posto al confine tra Perù e Bolivia a oltre 3800 mt, è il lago navigabile più alto al mondo: il blu delle acque si scontra con un cielo reso ancora più blu dall'aria rarefatta, mentre in lontananza si stagliano le innevate vette peruviane. La capitale La Paz è adagiata in una conca a 3650 mt, dominata dalla Cordillera Real e dagli oltre 6000 mt di altezza della cima Illimani. Questi paesaggi mozzafiato rimandano costantemente allo stretto intreccio che esiste tra la Terra, il territorio, e la cultura indigena presente in tutto il Paese: ancora oggi, gran parte degli abitanti di Bolivia appartengono a etnie Quechua o Aymara. Antichissime tradizioni sopravvivono perciò un po' ovunque nel Paese, specialmente nelle aree rurali, creando una commistione suggestiva tra miti, leggende Inca e riti ancestrali riguardanti la Madre terra (o Pachamama).
La peculiarità del nostro viaggio è rappresentata dal soggiorno presso le varie comunità contadine ed indigene che hanno partecipato al progetto "Bienvenidos!", mirato a favorire lo sviluppo del tessuto sociale ed economico del luogo attraverso proposte di turismo solidale comunitario. Abbiamo tutti potuto apprezzare l'ottimo lavoro effettuato da ProgettoMondo Mlal, in collaborazione con il partner nazionale Red Tusoco: la calorosa accoglienza che queste comunità ci hanno riservato, nell'area subtropicale come lungo la cordillera andina, ci ha completamente conquistati.
Il primo incontro è con il "mitico" Don Dalmiro, della comunità di La Chonta nel dipartimento di Santa Cruz, che ci ha guidati con il suo machete tra gli stretti sentieri del Parco Naturale Amboró, area amazzonica che può vantare una straordinaria biodiversità. Don Dalmiro, con il suo sorriso timido e i suoi modi sinceri, prosegue inarrestabile e tenace nel ricercare un dialogo tra le comunità della zona e le istituzioni, senza arrendersi di fronte al disinteresse mostrato dalle autorità locali. Salendo man mano in quota, siamo arrivati a Livichuco (dipartimento di Oruro, municipio di Challapata), dove l'associazione Apsu (Artesania Para Seguir Unidos) gestisce con successo l'attività turistica della comunità, estremamente a suo agio nell'accogliere i visitatori. Sono le persone a fare la differenza durante il nostro breve soggiorno e a farci sentire "a casa": Doña Maria ha cucinato per noi in modo eccellente le specialità locali e persino i bambini, all'inizio timidi e diffidenti, dopo poco tempo si sono mescolati a noi, raccontandoci fieri la loro quotidianità. Don Andrés e Don Tiburcio, autorità indigene del luogo, ci hanno fatto conoscere i "segreti" del loro piccolo mondo: portandoci alla scoperta dell'antico sentiero coloniale che si snodava fino a Sucre, mostrandoci il processo di lavorazione della lana di alpaca, rendendoci partecipi al rituale andino della Challa (una cerimonia di reciprocità con la Pachamama) e alla lettura delle foglie di coca.
Tra i due deserti di sale, quello di Uyuni e quello di Coipasa, siamo stati rapiti dalla magia che circonda la comunità di Alcaya. Doña Inés ci ha accompagnati in una mistica passeggiata nel sito archeologico locale, dove si trovano i corpi mummificati e i resti della cittadella di pietra della civiltà Chullpa, la più antica dell'area andina. L'interesse storico-archeologico passa però in secondo piano, in confronto all'intensa aura di sacralità che pervade la zona: è infatti la comunità stessa che si occupa di prendersi cura dell'area dove "riposano" gli abuelitos (letteralmente "i nonnini"), con l'amore e la devozione che si riserva ai propri avi scomparsi, seppur da centinaia di anni. Doña Betty ci ha congedati da Alcaya ringraziandoci per averle fatto compagnia e animato l'esiguo villaggio durante il nostro soggiorno: sono purtroppo rimasti in pochi a custodire la memoria degli abuelitos; anche qui come nella nostra realtà i giovani hanno lasciato il campo per studiare nelle città. A questo proposito, i ragazzi incontrati al Parco Nazionale di Toro Toro, nel dipartimento di Potosi, rappresentano un piacevole esempio "controcorrente": forti dello stretto legame che possiedono con il loro territorio d'origine e della conoscenza dello stesso, hanno deciso di restare creando un'associazione di guide locali. Sicuramente una scelta coraggiosa ed intelligente, oltre ad uno spunto interessante, magari da trasportare nella realtà italiana, per ridare un ruolo centrale alla cura del nostro territorio e alla conservazione dell'ambiente che lo circonda.
Quelle che ho citato sono solo alcune delle piccole-grandi storie incrociate durante il nostro tragitto: abbiamo infatti incontrato ovunque sogni e speranze, di chi con poco o nulla ha realizzato un progetto diventato, col tempo, importante. Direi che il nostro è stato un viaggio vissuto con gli occhi e con il cuore e ciò che rimane sono prima di tutto le persone che abbiamo conosciuto durante il nostro percorso, il loro entusiasmo e i loro racconti. Grazie ad un confronto reciproco tra culture differenti, abbiamo cercato di essere davvero turisti "responsabili", arricchendoci dell'esperienza del popolo boliviano, abitante un territorio aspro e difficile, ma generoso e coinvolgente come l'allegria dei suoi i colori.

Elena Zagnoni

 

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Piacenza, 20 agosto 2013 -

La Polizia Municipale precisa alcuni dettagli sulla decurtazione del 30% sulle multe -

Il Comando della Polizia Municipale di Piacenza ricorda che, con l'imminente entrata in vigore della legge di conversione del decreto n.69 del 21 giugno 2013 – prevista con ogni probabilità per mercoledì 21 agosto – si applicheranno le modifiche all'articolo 202 del Codice della Strada, in merito al pagamento delle sanzioni.
L'importo delle multe verrà ridotto del 30% qualora il pagamento venga effettuato entro i 5 giorni successivi alla data in cui il verbale è stato contestato su strada o notificato a mezzo postale, o nei 5 giorni successivi alla data del preavviso di accertamento lasciato sul parabrezza del veicolo, ad esempio in caso di divieto di sosta. Tale agevolazione si applicherà anche alle sanzioni comminate o notificate nei cinque giorni precedenti l'entrata in vigore della legge.
Ai cittadini si raccomanda particolare attenzione nel pagare l'importo esatto, inclusi i decimali di euro: non solo non sono consentiti eventuali arrotondamenti, ma in caso di errore si perde il diritto al beneficio, dovendo quindi corrispondere la cifra intera anziché quella scontata.
La decurtazione del 30% sul minimo edittale non è ammessa, tuttavia, per alcune tipologie di infrazioni stradali, a cominciare dalle violazioni per le quali non è contemplato, nello stesso Codice della Strada, il pagamento in misura ridotta: ne sono esempio il mancato arresto all'alt o l'essere trovati al volante nonostante il ritiro della patente o della carta di circolazione. Altri casi in cui non si applicano le nuove disposizioni riguardano le infrazioni per le quali è prevista la sanzione accessoria della confisca del mezzo, come avviene per la circolazione di un mezzo motorizzato non immatricolato. Sono escluse dal beneficio anche le violazioni la cui sanzione accessoria è la sospensione della patente, ad esempio per il superamento dei limiti di velocità oltre i 40 km orari, il sorpasso in prossimità o in corrispondenza di un incrocio, il transito contromano in curva o su strade a carreggiate separate. Infine, non contemplano possibilità di riduzione le contravvenzioni ricevute per infrazioni non incluse nel Codice della Strada, ma definite dalla legislazione ad esso complementare.
Si ricorda, inoltre, che una volta pagata la sanzione con o senza sconto, viene meno il diritto a presentare ricorso al Giudice di Pace o al Prefetto. Sul sito web della Polizia Municipale di Piacenza, http://web2.comune.piacenza.it/poliziamunicipale , a partire dall'entrata in vigore della nuova normativa saranno pubblicate le tabelle con tutti gli importi delle sanzioni.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Giovedì, 15 Agosto 2013 10:09

Dalla Bolivia il diario di Giorgio

 

Piacenza, 15 agosto 2013 - -
Kamlalaf, "Ecco la nostra Bolivia"

Bolivia...volti, colori, sapori e un turbinio di immagini che si affollano nella mente stanca ma viva del viaggiatore di ritorno. A due giorni dal rientro sul suolo caldo e rassicurante di casa, provo a tessere le fila del nostro percorso, iniziato ad aprile tra i colli di Denavolo di Travo, guidati nell'approccio a questa esperienza da Gianluca Sebastiani. Questo fondamentale cammino di formazione ci ha permesso di viaggiare nelle vesti di turisti responsabili, in piena sinergia con i processi di sostenibilità ambientale e di scambio culturale di cui si sono fatte promotrici e sostenitrici le varie Ong aderenti al progetto Kamlalaf del Comune di Piacenza. Nello specifico, per l'organizzazione del nostro itinerario sul suolo boliviano e per l'appassionato sostegno dimostrato, il ringraziamento va a ProgettoMondoMlal e a tutti i volontari (in primis a Vanni De Micheli, la nostra guida in loco, nonché a Danila Pancotti, che ci ha accompagnati).
Ovviamente potrei dilungarmi in descrizioni di luoghi e paesaggi mozzafiato, ma ciò su cui oggi voglio focalizzare la mia attenzione, in piena sintonia con lo scambio culturale che abbiamo vissuto, sono le persone. Tanti sono stati gli incontri e questa predisposizione mentale ci ha permesso di toccare con mano la ricchezza umana e la varietà culturale di cui sono portatrici le varie comunità con cui siamo venuti a contatto.
All'arrivo in Bolivia, l'impatto con il territorio è stato forte. Spossati dal viaggio e sferzati dalle raffiche gelide di Surraco (ciclone sudamericano) ci siamo sistemati nei pressi di Buenavista presso la comunità de La Chonta, ai margini della foresta tropicale. Qui siamo rimasti tutti colpiti dalla dedizione e dalla passione con cui Don Dalmiro e famiglia portano avanti il progetto di sensibilizzazione turistica e di preservazione dell'area protetta del parco Amboro. Ammirevoli gli sforzi con cui il responsabile comunitario resiste alle difficoltà che quotidianamente si trova ad affrontare, dovute al disinteresse dell'amministrazione locale e ad un'effettiva problematica di reclutamento volontari e raccolta fondi necessari. Promettendo di farci carico noi per primi di quest'opera di sensibilizzazione, perlomeno attraverso i nostri racconti, abbiamo a malincuore lasciato Don Dalmiro alle sue battaglie dirigendoci verso l'altopiano.
A Livichuco, nel dipartimento di Oruro, abbiamo goduto dell'ospitalità di Don Andres e di Don Tiburtio, responsabili locali dell'attività turistica comunitaria. Oltre alla dura bellezza dell'ambiente circostante, spettacolare nella sua semplicità, ciò che più mi ha colpito di questo contatto con la sperduta comunità andina (sviluppatasi lungo il cammino coloniale che attraversa le montagne giungendo sino a Cuzco), è stato sicuramente il sorriso che ha incorniciato il volto dei comunitari durante la nostra permanenza. Sorriso perenne, di quelli che non dimentichi, sia nell'istruirci sul metodo di lavorazione e colorazione della lana di Alpaca quale primaria fonte di sostentamento, sia nell'accompagnarci lungo i percorsi impervi, resi aridi dall'altitudine (4500m. sul livello del mare).
Stesso sorriso, malinconico e forse ancor più indimenticabile, che abbiamo poi ritrovato nell'incontro con Dona Betti a cui ci siamo sinceramente affezionati durante i tre giorni di soggiorno presso la struttura comunitaria di Alcaya, tanto effimera per l'effettivo numero di abitanti quanto infinitamente ricca di tradizioni, reperti storici e archeologici e straripante di spiritualità dal sapore antico e di leggende da narrare ai visitatori. Il tutto testimoniato dalla misteriosa presenza di scheletri umani perfettamente conservati all' interno di cunicoli nella roccia, di cui non si conosce la reale provenienza storica, ma che la suggestione insita nel luogo induce a guardare con rispetto e sacralità.
Infine, come stimolo ad una suggestione ancora più forte, le parole di Dona Betti, tanto indaffarata e laboriosa nei giorni dell'accoglienza quanto commossa e commovente nel giorno dell'addio. Ciò come dimostrazione dell'indiscussa e ansiosa felicità nel renderci partecipi della cultura, della spiritualità e delle tradizioni locali, quasi a trasformare anche noi in poveri ma vivi portatori di quanto, col tempo, è sempre più a rischio di estinzione nel mondo della globalizzazione: la valorizzazione del patrimonio culturale autoctono rurale e non.
Un processo deleterio e passibile di un impoverimento globale in atto sia nei Paesi del "primo mondo" sia, ancor più, con riguardo ai Paesi del "terzo mondo" come la Bolivia. Un processo che noi, sensibilizzati da questa a dir poco pregnante esperienza, nel nostro piccolo ci siamo impegnati ad evitare con ogni mezzo.

Giorgio Vincenti

(Dal Comune di Piacenza)

Mercoledì, 14 Agosto 2013 08:52

Diario da Kampala, sesto giorno

 

Piacenza, 14 agosto 2013 --
Dall'Uganda, nell'ambito del progetto Kamlalaf, scrivono la loro testimonianza Sara Marino e Michela Merli, che insieme alle piacentine Margherita Moroni e Silvia Negri (in viaggio con il progetto "Vieni e vedi" di Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo) stanno vivendo un'esperienza di viaggio partita dalla capitale Kampala.
"Oggi è il sesto giorno che trascorriamo a Kampala. Il tempo scorre velocemente ed ogni giorno che passa ci rendiamo sempre più conto di quanto la vita qui sia difficile e faticosa.
L'aria africana ti travolge, sia mentalmente che fisicamente. Sì, perchè l'aria africana è forte, è umanità. Un'umanità che all'inizio può intimorirti e spaventarti ma che appena la rivedi specchiata negli occhi grandi e lucidi e nei sorrisi dai denti bianchissimi dei bambini di strada, ti rende felice. E l'estraneità che prima sentivi scompare. Questa sensazione ci è del tutto nuova e per capirla non basta leggere queste righe ma bisogna viverla in prima persona.
Questa umanità l'abbiamo ritrovata in Bosco, preside della scuola Great Valley, che dopo essere fuggito nel 1994 dal genocidio rwandese ed essere stato un bambino di strada, a sua volta ha avuto la fortuna di studiare grazie a padre Valente e ha deciso che nella sua vita avrebbe aiutato i bambini delle slums (le baraccopoli alla periferia della città). E l'abbiamo rivista nei Missionari dei Poveri, che tutti i giorni aiutano con speranza e umiltà gli ultimi degli ultimi, i bambini disabili e orfani delle baraccopoli.
Nonostante le barriere linguistiche e culturali sentiamo questa umanità intimamente vicina. "
Sara Marino, Michela Merli, Margherita Moroni, Silvia Negri

(fonte comune di piacenza)