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L'operazione congiunta OLAF e Guardia di Finanza di Chiavari - dipendente dal I Gruppo Genova - ha disvelato un intricato sistema di frodi, attraverso il quale sono stati sottratti oltre 1,4 milioni di euro di fondi dell'Unione europea.

Genova 16 febbraio 2018 - L'attività d'indagine - a carattere internazionale e che ha visto coinvolto società stabilite in Italia, Francia, Romania e Regno Unito - ha consentito di ricostruire il complesso meccanismo fraudolento anche grazie a una stretta cooperazione internazionale, assicurata tra il II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza e l'Ufficio Europeo Anti-Frode (OLAF) della Commissione Europea, che aveva avviato un'indagine su presunte irregolarità in un progetto di ricerca e innovazione, finanziato con fondi dell'UE e gestito da un consorzio europeo.

Dalle investigazioni eseguite dalle Fiamme Gialle liguri e dagli investigatori OLAF è emerso che il gruppo di società interessato, guidato da una coppia di coniugi italiani, con partner in Francia, Romania a Regno Unito, avrebbe dovuto realizzare due prototipi di hovercraft, da utilizzare come veicoli nautici di emergenza in caso di incidenti ambientali.

A seguito di un controllo sul posto, eseguito in Italia dall'OLAF unitamente ai militari della Guardia di Finanza di Chiavari, non sono stati rinvenuti hovercraft perfettamente funzionanti, ma soltanto parti di uno scafo in vetroresina, un motore e vari componenti disassemblati.

Nel corso delle indagini è emerso che, per ottenere i finanziamenti, i due coniugi avevano falsamente attestato la sussistenza dei requisiti richiesti per l'esecuzione del progetto, a fronte di quella che in realtà era un'oggettiva inadeguatezza strutturale ed economica delle società a loro riconducibili.
Ulteriori attività, condotte nel Regno Unito dall'OLAF, hanno rivelato che il partner britannico esisteva solo sulla carta: la società era stata infatti costituita e gestita dalla stessa coppia di coniugi italiani che ha agito come leader del consorzio. Una volta ottenuti i fondi UE, i beneficiari italiani hanno utilizzato altre società, gestite da "prestanome" e sempre a loro riconducibili, per sottrarre le somme.

Per simulare l'effettivo sviluppo del progetto e distrarre i fondi, erano stati contabilizzati costi fittizi, attraverso l'indicazione nei bilanci delle società riconducibili alla coppia italiana, di falsi acquisti di carburante e rimborsi nei confronti dei soci. In pratica, gli imprenditori italiani utilizzavano degli artifizi contabili, creando documentalmente dei "falsi" debiti da parte delle società nei loro confronti, che poi venivano ricompensanti con prelevamenti "reali" di contanti.

L'analisi della documentazione bancaria eseguita dai finanzieri, attraverso l'esame di oltre 12.000 transazioni finanziarie e pagamenti effettuati nel progetto, ha confermato che parte dei fondi UE, ricevuti dai partner italiani e britannici del consorzio, era stata utilizzata per estinguere un'ipoteca accesa su un castello, oggi oggetto di sequestro da parte della Procura di Genova.

II castello apparteneva ufficialmente ad un'altra società britannica, originariamente costituita dalla stessa coppia italiana, le cui quote venivano, poi, cedute a una società statunitense, costituita nel Delaware.

In tale contesto, l'OLAF accertava che anche quest'ultima società statunitense era sempre riconducibile agli stessi coniugi italiani. Sulla base delle informazioni direttamente acquisite e di quelle fornite dall'OLAF, la Guardia di Finanza ha sottoposto a verifica fiscale le varie società riconducibili ai due coniugi-imprenditori.
Tra queste, anche una società di diritto inglese, che era stata fittiziamente localizzata all'estero per beneficiare di un regime fiscale più
vantaggioso di quello nazionale.

Le attività ispettive hanno consentito di constatare complessivamente quasi 2 milioni di euro di base imponibile sottratta a tassazione.

Gli indagati, che rischiano fino a trent'anni di reclusione, dovranno rispondere di malversazione e truffa ai danni dell'UE, falso in bilancio, bancarotta fraudolenta e dichiarazione fraudolenta.

Nei prossimi giorni la Guardia di Finanza invierà una segnalazione alla Corte dei Conti, al fine di quantificare il valore del danno erariale.

(In allegato le slide della conferenza stampa)

 

 

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Operazione "Mister James": in corso di esecuzione 8 custodie cautelari nei confronti di un'associazione a delinquere finalizzata all'abusivismo finanziario, alla commissione di bancarotte, truffe, ricettazione e appropriazione indebita. Identificate false fidejussioni per oltre 200 milioni di euro.

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Forlì, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, stanno eseguendo n. 8 ordinanze di custodia cautelare (2 in carcere e 6 nella misura degli arresti domiciliari) nell'ambito di un'indagine condotta nei confronti di un'associazione a delinquere, operante in Italia ed all'estero, dedita alla commissione di una pluralità di reati quali: l'abusivismo finanziario, la bancarotta fraudolenta, truffe, anche aggravate, realizzate mediante emissioni di garanzie fideiussorie false, ricettazione ed appropriazione indebita.

Gli accertamenti esperiti, avviati nel decorso 2016, hanno consentito di poter deferire all'A.G. inquirente n. 34 soggetti, delineando – al contempo – le ramificazioni e la struttura dell'associazione a delinquere che, pur avendo sede nel territorio forlivese operava anche in Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia attraverso più società.

Importante, al fine della ricostruzione delle movimentazioni finanziarie, l'apporto fornito dalle segnalazioni per operazioni sospette generate dai presidi antiriciclaggio che hanno consentito d'individuare ingenti flussi finanziari dirottati anche su banche estere site nel Principato di Monaco e Malta.

Nello specifico, il modus operandi dell'associazione prevedeva di:
- emettere false polizze fideiussorie a favore di terzi soggetti procurandosi illeciti guadagni;
- individuare società che versavano in grave crisi finanziaria, acquisendole attraverso società di comodo create ad hoc ed intestate a "teste di legno" prive di fonti reddito;
- stipulare contratti d'affitto d'azienda attraverso i quali garantirsi la gestione dell'azienda acquisita in ogni suo aspetto e quindi procedere alla definitiva "spoliazione" di tutti i beni finanziari e strumentali, anche mediante la contestuale rivendita a terzi soggetti;
- fornire alla platea dei creditori delle aziende acquisite, false garanzie fideiussorie, per altro dietro il pagamento di lauti corrispettivi, al fine di procrastinare nel tempo ogni attività volta al soddisfacimento dei propri crediti.

Con riferimento alle false garanzie fideiussorie, le stesse venivano immesse sul mercato a nome di uno "pseudo" istituto di credito con sede a Londra, di altro istituto di credito realmente operante ma totalmente all'oscuro di tali operazioni, con sede a Stoccolma, nonché attraverso società finanziarie italiane non abilitate e prive di qualsiasi copertura finanziaria atta a soddisfare i creditori.

Nel corso dell'articolata attività investigativa è stato già accertato il pagamento di premi per un capitale garantito pari a circa 50 milioni di euro mentre sono in corso ulteriori accertamenti su polizze che si ritiene possano essere state proposte / stipulate per ulteriori 150 milioni.

Tra i beneficiari delle false polizze fideiussorie, oltre a privati ed imprenditori, figurano anche istituti di credito ed enti pubblici; allo stato 150 risultano gli episodi di truffa ricostruiti.

Tra questi si segnala il tentato acquisto della OLIDATA Spa, storica azienda romagnola leader nazionale nel settore dell'ICT e primo produttore di PC in Europa. L'acquisizione, tentata attraverso il coinvolgimento di un investitore – già noto alle cronache giudiziarie per aver tentato la scalata della Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio – che utilizzando un fondo del Qatar avrebbe acquisito quote della società cesenate, veniva bloccata dallo stesso management OLIDATA a seguito di riscontri effettuati sulla "consistenza" del fondo.

 

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Truffa ai danni dell'INPS di circa 300.000 euro. Denunciate 12 persone che riscuotevano le pensioni di parenti deceduti. 

Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Bologna, in collaborazione con la Direzione Centrale Audit dell'INPS, la sede provinciale di Bologna del medesimo Istituto di previdenza e il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie della Guardia di Finanza, hanno denunciato alla locale Procura della Repubblica 12 persone per aver riscosso indebitamente le pensioni di loro parenti deceduti per un importo di oltre 272 mila euro.

Nei confronti di 9 di essi, il GIP del Tribunale di Bologna, dott.sa Rossella Materia, su richiesta della Procura della Repubblica felsinea, nella persona del Sostituto Procuratore dott. Luca Alfredo Davide Venturi, che ha coordinato le indagini, ha emesso un decreto di sequestro preventivo per equivalente delle somme di denaro illegittimamente incassate – quantificate in circa euro 160.000 - al fine di sottrarre alla disponibilità degli indagati il corrispondente illecito profitto. Il risultato odierno costituisce la seconda tranche di una indagine partita nel 2016 che inizialmente aveva interessato il solo comune di Bologna permettendo di individuare 4 persone che avevano percepito le pensioni di defunti per un importo complessivo di oltre 190 mila euro. In questa seconda fase, invece, gli accertamenti sono stati estesi all'intero ambito provinciale.

In particolare, i finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna nel corso di questa nuova attività, attraverso l'approfondimento di 25.000 posizioni di soggetti deceduti nel triennio 2013/2015 hanno scovato ulteriori 12 persone, tutte residenti nella provincia di Bologna (ad eccezione di una residente nella provincia di Ravenna), che, nascondendo all'INPS il decesso di loro congiunti, hanno usufruito illegalmente delle loro pensioni favoriti anche dal fatto che la maggior parte di loro era delegata ad operare sui conti correnti bancari dei parenti estinti. In un caso è stato riscontrato che uno dei soggetti smascherati ha riscosso la pensione di un familiare morto più di tre anni prima, intascando quasi 62.000 euro attraverso ripetuti prelievi bancomat. Le persone denunciate – 3 delle quali saranno perseguibili solo in via amministrativa in ragione della lieve entità dell'illecito profitto conseguito – sono state segnalate anche all'INPS, in virtù dell'apposito protocollo d'intesa stipulato tra la Guardia di Finanza e l'ente previdenziale, che peraltro, nella quasi totalità dei casi aveva già avviato autonome procedure di recupero delle rate pensionistiche indebite.

L'attività di contrasto alle frodi nel settore previdenziale condotta dalla Guardia di Finanza mira a garantire l'effettivo sostegno alle fasce più deboli della popolazione, evitando il dispendio di risorse a beneficio di soggetti non aventi diritto.

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Mercoledì, 20 Dicembre 2017 11:22

Truffe. Allerta della questura di Parma

La Questura di Parma comunica che alcuni giorni orsono, una uomo e una donna, di circa 40 anni, avvicinavano una anziana nella zona centrale della città e, spacciandosi per poliziotti, la invitavano ad esibire le banconote che aveva al seguito con la scusa di verificare se fossero false.
La donna presa alla sprovvista, consegnava ai 2 finti poliziotti il denaro che aveva con se - circa 1.000 euro, somma che aveva al seguito per affrontare un imminente viaggio-.

L'uomo e la donna ricevuto il denaro si davano a precipitosa fuga facendo perdere le loro tracce.

La polizia raccomanda alla cittadinanza di fare massima attenzione, di diffidare degli sconosciuti che si presentano con le più disparate scuse, quali verifiche per fughe di gas, controllo contatori, presenza di mercurio nell'acqua dell'abitazione, incidenti stradali che vedono coinvolti familiari, trattandosi di pretesti per introdursi in casa, prelevare soldi ed oggetti in oro e/o comunque farsi consegnare ingenti somme di denaro richieste come necessarie per evitare l'arresto di parenti.
Si ribadisce l'invito a contattare i numeri di pronto intervento, 112 e 113, in caso di ogni qualsivoglia dubbio o sospetto.

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Martedì, 19 Dicembre 2017 16:59

A Modena arriva la truffa del foglietto

Il tono è vagamente intimidatorio e non ammette repliche: "Oggi mi hai segnato la fiancata dell'auto, ho le foto», oppure "Mi hai tamponato e sei fuggito, ma ti ho preso la targa". Sono le frasi scritte a mano sui foglietti che alcuni modenesi hanno trovato nei giorni scorsi sotto i tergicristalli o attaccati sulla portiera della propria auto.

Gli episodi sono segnalati dall'Adiconsum Emilia Centrale (associazione consumatori della Cisl), alla quale questi automobilisti si sono rivolti essendo sicuri della propria "innocenza" e di non aver urtato alcun veicolo.

«La prima cosa da fare è avvertire la propria compagnia di assicurazione per disconoscere eventuali denunce di sinistro presentate da un'altra compagnia – consiglia la responsabile di Adiconsum Emilia Centrale Adele Chiara Cangini – Se, invece, il fantomatico danneggiato si fa vivo di persona per chiudere la faccenda senza tirare in ballo l'assicurazione – si suppone dietro versamento di denaro -, allora suggeriamo di chiamare subito le forze dell'ordine».

Naturalmente vale anche il contrario. Se, cioè, sappiamo di aver effettivamente danneggiato un'auto in un parcheggio o nel traffico, correttezza e buona educazione ci impongono di ammettere le nostre responsabilità, lasciare un recapito per farci contattare e mettere la pratica nelle mani degli assicuratori, senza scambio di denaro in nero.

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E' scattata all'alba l'operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Parma che ha condotto all'arresto di 8 componenti di un'organizzazione per delinquere specializzata nelle truffe agli anziani.

Una ventina le vittime cadute nella rete dei malviventi.

Il tutto ha preso avvio dalla segnalazione al 112 di una signora di Parma che ha consentito di dare origine alle indagini.

 

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Martedì mattina, poco dopo le nove, una volante della Polizia è stata inviata in via Primo Taddei, dove una coppia di anziani era stata appena truffata e derubata.
Mentre si trovavano sul balcone di casa, due uomini, dall'altro lato della strada, due uomini hanno richiamato la loro attenzione spacciandosi per due tecnici, che dovevano verificare un abbassamento di tensione in zona. Dopo essersi fatti aprire il portone dello stabile con la scusa di verificare i contatori, uno dei due si è fatto accompagnare nei locali cantine per verifiche, mentre l'altro è rimasto in casa con la signora.
Fingendo di effettuare delle misurazioni, il truffatore ha chiesto alla signora di staccare i quadri e gli oggetti metallici dalle pareti e di nascondere i gioielli sotto il cuscino della poltrona del divano per evitare interferenze. Nel frattempo, il complice teneva occupato il marito nella zona cantine.
Dopo pochi minuti i due si sono congedati dicendo che il problema era risorto, ma i coniugi risistemando l'appartamento si sono accorti che i gioielli posizionati sotto il cuscino del divano (per un valore di circa 3000 euro) erano spariti ed hanno chiamato le forze dell'ordine.

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Il promotore finanziario era riuscito a farsi affidare i risparmi da 35 persone e a carpire la loro fiducia attraverso lo "schema Tom Ponzi" che corrisponde finti interessi senza effettivamente investire il denaro. Sequestrati all'uomo valori per 250 mila euro. Ai domiciliari anche un complice.

Modena 5 ottobre 2017 – Aveva deciso di sfruttare la sua abilità e la sua esperienza nel settore bancario e degli investimenti per mettere in piedi una vera e propria truffa secondo lo "schema Tom Ponzi", che gli avrebbe fruttato ben 7 milioni di euro negli ultimi dieci anni. Tutti risparmi affidatigli in buona fede da 35 persone, tra piccoli investitori, pensionati, ma anche imprenditori e manager, con i quali Alessandro Ansaloni, broker modenese di 54 anni, faceva invece la bella vita, concedendosi auto di lusso, orologi delle marche più prestigiose, ma anche libri e monete da collezione.

A mettere fine all'attività del truffatore sono state le Fiamme Gialle, che lo hanno arrestato con l'accusa di truffa aggravata e di autoriciclaggio, a conclusione di un'indagine coordinate dai Pm Musti e Ferretti della Procura di Modena. Gli accertamenti sono partiti dopo una segnalazione della Banca d'Italia su operazioni sospette che ha consentito di ricostruire le attività illecite del broker modenese, anche attraverso le testimonianze di quelli che si consideravano suoi "clienti" e gli avevano affidato le proprie finanze allettati dalla prospettiva di lauti guadagni.

Infatti, era proprio questa "l'esca" che Ansaloni gettava per carpire la fiducia degli investitori, facendosi forte della sua faccia tosta e su un portafoglio clienti che utilizzava quando era ancora un lavoratore "regolare".

Il denaro affidatogli, tuttavia, non veniva affatto investito, ma veniva utilizzato in parte per corrispondere interessi fasulli, anche alti, che fungevano da "specchietto per le allodole" per invogliare altri investitori attraverso il passaparola, seguendo il sistema di truffa noto come "schema Tom Ponzi", dal nome dell'italo americano che lo ideò circa un secolo fa.

Ansaloni presentava ai suoi clienti anche report finanziari falsi. Il denaro, tuttavia, non veniva mai redistribuito, ma finiva nelle sue tasche, mentre lui continuava ad allettare le sue vittime con la prospettiva di guadagni sempre maggiori.

Insieme ad Ansaloni è finito agli arresti domiciliari anche un complice, già titolare di una tabaccheria di Modena, che aveva messo a disposizione del broker i suoi conti correnti, sui quali venivano fatti transitare i risparmi delle vittime della truffa.

Le perquisizioni della Guardia di Finanza hanno poi permesso di sequestrare all'Ansaloni oggetti preziosi, auto sportive, orologi di lusso per un valore di circa 250 mila euro. Una cifra ancora lontana dai 7 milioni che, negli anni, il promotore finanziario sarebbe riuscito a distrarre alle sue vittime e di cui si cerca ancora la destinazione, probabilmente quella di conti all'estero.

Le Fiamme Gialle hanno lanciato infine un appello affinché altre persone truffate dal broker si facciano avanti per denunciare.

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Giovedì, 28 Settembre 2017 11:33

Piacenza, un arresto al Ministero del Lavoro

I militari della Guardia di Finanza di Piacenza hanno arrestato due persone e altre tre sono state denunciate. Agli arresti domiciliari un funzionario del Ministero del Lavoro e un imprenditore piacentino.

Piacenza 27 settembre 2017 - Al termine di una elaborata indagine, denominata "Re Sole" e coordinata dal PM Ornella Chicca, i militari della Guardia di Finanza di Piacenza ha fatto emergere che, per ottenere determinati incarichi a favore di una ditta piacentina, venivano falsificati i curriculum. Due le persone arrestate, che ora si trovano ai domiciliari, e altre tre persone denunciate con accuse che riguardano reati corruttivi, truffa ai danni dello Stato, falso ideologico e sostituzione di persona.

 

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Truffe online. Vendita di biciclette a costi irrisori. L'allerta su Comissariato di PS On Line. 

La segnalazione di Polizia di Stato On Line: TRUFFA IN BICICLETTA. In molti ci segnalano queste offerte impossibili sulla rete. Se ricordate bene uno dei nostri primi consigli è di verificare che il prezzo richiesto sia in linea con i prezzi di mercato e/o che lo sconto non sia eccessivo. In questo caso è palese la truffa. #essercisempre

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