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Parma: prestava soldi con interessi fino al 120%: arrestato sessantacinquenne per usura ed estorsione.

Nei giorni scorsi, i finanzieri appartenenti al Gruppo della Guardia di Finanza di Parma, nell'ambito di una attività di polizia giudiziaria delegata e diretta dalla Procura della Repubblica di Parma, hanno eseguito l'arresto in flagranza di reato di un soggetto di origine partenopea di 65 anni, Mele Donato, residente a Parma, per il reato di estorsione e usura aggravata nei confronti di due imprenditori che versavano in difficoltà economiche.

L'indagine, scaturita dalla denuncia dei due imprenditori, ha permesso di delineare la vicenda, consentendo di ricostruire le operazioni finanziarie dell'uomo. Si tratterebbe di una somma complessiva prestata, tra il 2016 e il 2018, pari a 17.000 euro, per la quale Mele Donato richiedeva il pagamento di un tasso di intesse annuo fino al 120%.

Le vittime, infatti, avevano già restituito, con pagamenti rateali, complessivamente 24.000 euro, ma M.D. non defalcava mai la somma restituita dalla quota capitale, avendo imposto il versamento anticipato di interessi ad un tasso del 10% al mese.

Per esigere il pagamento del debito, Mele Donato avrebbe, inoltre, eseguito reiterate pressioni nei confronti degli imprenditori, presentandosi presso le loro ditte ed arrivando persino a minacciare di morte gli stessi ed i loro familiari.
Dopo l'ennesima visita e la contemporanea minaccia di morte nel caso non avessero saldato il debito, i due imprenditori hanno deciso di presentarsi alle Fiamme Gialle di Parma e di denunciare l'accaduto.

Del fatto è stato dato immediato avviso alla Procura della Repubblica che ha disposto l'immediato avvio delle indagini, finalizzate a verificare soprattutto gli sviluppi ulteriori, segnatamente lo svolgimento di un ulteriore incontro programmato per le ore successive su iniziativa dell'attuale indagato.
In particolare la Procura della Repubblica, ravvisando la fondatezza delle esigenze investigative prospettate dal Gruppo dalla Guardia di Finanza, ha disposto in via di urgenza l'intercettazione audio e video tra presenti, finalizzato a riprendere e controllare l'incontro dell'indagato con una delle vittime, delegando a tal fine per l'esecuzione l'organo di polizia giudiziaria innanzi citato.

I finanzieri, appostati nelle vicinanze del luogo dell'incontro, hanno constatato l'arrivo del Mele e sono riusciti a seguire "in diretta" la conversazione tra l'indagato ed uno degli imprenditori denuncianti.

In particolare, dalle investigazioni così attivate, è emersa l'estrema difficoltà della vittima a continuare a versare la rata mensile, nonostante avesse chiesto aiuto ai propri parenti, laddove il Mele ha insistito nelle proprie pretese, minacciando ulteriormente l'imprenditore.

A quel punto, i finanzieri sono intervenuti ed hanno tratto in arresto il Mele in flagranza di reato per usura ed estorsione, ponendolo a disposizione dell'Autorità Giudiziaria presso la Casa Circondariale di Parma.

A seguito di richiesta di convalida dell'arresto, il GIP di Parma –dopo l'udienza, nel corso della quale all'indagato sono stati formalmente contestate le ipotesi di reato formulate dal Pubblico Ministero, consentendogli di articolare la sua difesa- ha convalidato l'arresto ed ha disposto la custodia cautelare in carcere.

Sono in corso ulteriori indagini volte a definire il contesto in cui è maturata l'attività di usura ed estorsione.

Pubblicato in Cronaca Parma

Il Comune di Parma dispone la sospensione dei permessi a costruire nelle aree di tutela dell'aeroporto 287 giorni dopo la prima richiesta degli ambientalisti. Chi ha davvero mancato di responsabilità?

"I lavori vanno fermati a meno di chiudere l'aeroporto, e comunque in autotutela dell'ente". Lo scrivevamo - sottolinea Legambiente - nel dossier "Le relazioni pericolose tra Aeroporto e Mall" il 18 aprile 2018. Il Comune di Parma si è deciso 287 giorni dopo a sospendere in autotutela, con determina dirigenziale del 30/01/2019, ogni permesso a costruire o segnalazione di inizio attività (SCIA) nelle aree di tutela dell'aeroporto, fino ad approvazione del nuovo piano di rischio aeroportuale.

Un anno fa, di fronte al silenzio ostile dell'Amministrazione Comunale, andammo avanti con assemblee pubbliche, esame di documenti, consultazioni di esperti tecnici, avvisando il 24 maggio: "Ogni giorno che passa potrebbe esporre il Comune, e quindi la collettività, a una crescente richiesta di risarcimento danni, posto che il cantiere del mall Parma Urban District è già stato avviato e i lavori sono in corso... è bene che il Comune, nell'interesse di tutti, prenda provvedimenti di autotutela con la massima celerità".

Fino ad essere costretti a presentare un esposto alla Procura della Repubblica, il 22 giugno scorso, firmato da Legambiente, WWF e ADA.

La Procura della Repubblica, trovando fondatezza nei nostri rilievi, dispose un'indagine che arrivò a sequestrare il cantiere il 19 ottobre. Successivamente il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di dissequestro del cantiere definendo "macroscopicamente illegittimi" i permessi concessi.

Nel frattempo il Sindaco ci aveva apostrofato in Consiglio Comunale come "quelli che non sono nemmeno responsabili della penna che hanno mano" mentre l'assessore all'urbanistica aveva più volte ribadito la regolarità della sua condotta e degli atti concessi alla ditta costruttrice.

Ora registriamo questa inversione a U che consideriamo comunque tardiva visto che c'è voluto l'intervento della magistratura per fermare dei lavori che, quanto meno in via cautelativa, non andavano autorizzati, come attesta lo stesso atto di sospensione emanato dal Comune.

Lasciamo giudicare alla città chi è che davvero ha mancato di responsabilità lasciando crescere le "relazioni pericolose" tra Mall e Aeroporto.

Nell'attesa che le autorità competenti approfondiscano indagini e controlli, Legambiente, ADA e WWF continueranno a svolgere il proprio ruolo al servizio della collettività. Seguiremo la situazione con attenzione, informando e supportando i cittadini sulla base dei fatti concreti e degli atti amministrativi, come sempre senza pregiudizi politici e senza fare sconti a nessuno, quando in gioco ci sono gli interessi dell'ambiente, della sicurezza dei cittadini e della legalità.

(Legambiente 4 febbraio 2019)

Pubblicato in Cronaca Parma

Presso il porto della Spezia Dogana e Guardia di Finanza sequestrano oltre 12 tonnellate di tabacco trinciato già pronto per l'uso.

Nel corso delle attività di controllo dei flussi merceologici nel porto della Spezia, che vedono impegnati i funzionari dell'Ufficio Antifrode della Dogana ed i militari del Gruppo della Guardia di Finanza di La Spezia, è stata posta attenzione ad una spedizione con destinazione finale Israele, avente ad oggetto n. 340 aspirapolveri industriali.

I funzionari doganali hanno sottoposto il container utilizzato per il trasporto ad un primo controllo ai raggi X, mediante l'impiego dell'apparecchiatura "scanner" in uso all'Agenzia delle Dogane. La scansione lasciava presagire la presenza di merci occultate nella parte posteriore del container (vgs. foto allegate).

All'apertura del medesimo e verifica ispettiva del carico, si rinvenivano solo 50 colli di aspirapolveri industriali, disposti quale carico di copertura, mentre nella parte più profonda erano state collocate 61 casse da kg. 200 cadauna, non indicate né sulla documentazione commerciale né sulla bolletta di esportazione presentata e si configurava, quindi, come una spedizione completamente illegale.
Le casse contenevano foglie di tabacco essiccate e sminuzzate, per un totale di oltre 12 tonnellate; si tratta di un prodotto impiegabile direttamente nei prodotti da fumo e, pertanto, qualificabile come "tabacco trinciato" ai sensi dell'art. 39 del Testo Unico delle Accise.

La merce veniva quindi immediatamente sottoposta a fermo ed una campionatura di tabacco veniva inviata per l'analisi presso il Laboratorio Chimico delle Dogane di Roma, il quale, in breve tempo, confermava che si trattava di tabacco "flue cured del tipo Virginia", ossia proprio la particolare tipologia utilizzata per la fabbricazione di sigarette ed altri prodotti da fumo.
Ulteriori sviluppi investigativi venivano portati avanti sotto la direzione della Procura della Repubblica di La Spezia e consentivano di appurare la provenienza del tabacco dalla Polonia. Veniva eseguita, inoltre, una perquisizione presso la ditta di Marina di Carrara (MS) che aveva curato il caricamento del container, appurandone le dirette responsabilità e rinvenendo documentazione utile per la più precisa ricostruzione dell'evento.

L'operazione di servizio ha consentito di procedere al sequestro del tabacco di contrabbando per un peso complessivo di kg. 12.200 e del valore al dettaglio di quasi 3,5 milioni di euro, su cui grava un carico fiscale di € 3.131.092.

E.A., di anni 41 residente in Carrara (MS), è stato denunciato per "Induzione in falso in atto pubblico" (artt. 48 e 479 c.p.) e "Contrabbando di tabacchi lavorati" (artt. 291-bis e 291-ter TULD).

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GDF REGGIO EMILIA: "OPERAZIONE MAIL BOXES" - FRODI FISCALI E BANCAROTTA FRAUDOLENTA

Frodi fiscali e bancarotte fraudolente, utilizzando società offshore ubicate in paradisi fiscali. E' quanto emerso da un'indagine condotta dal Nucleo Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia e coordinata dalla Procura della Repubblica reggiana che ha indagato 12 soggetti (alcuni dei quali già noti alle Fiamme Gialle) e numerose società ad essi riconducibili.

Le indagini hanno preso avvio dalla verifica della posizione fiscale di una società reggiana operante nel settore della commercializzazione di prodotti informatici nei confronti della quale è stata accertata una rilevante frode fiscale, la mancata presentazione della dichiarazione dei redditi e, successivamente, la bancarotta fraudolenta.

Quindi gli amministratori dell'azienda hanno costituito nuove società trasferendole, grazie anche alla consulenza di professionisti compiacenti, nel Delaware (U.S.A.) e in Inghilterra ed intestandone il capitale sociale e gli assets a soggetti giuridici aventi a loro volta sede all'estero, addirittura presso semplici mail boxes (da qui il nome dell'operazione).

Con questo sistema si impediva, tra l'altro, la riscossione di tutti i crediti, compresi quelli dell'Erario e si frapponeva concreto ostacolo ad ogni attività di controllo.

Peraltro le società estere così create dagli indagati potevano essere gestite successivamente direttamente "on line" dagli stessi, per lo più attraverso server esteri. Al termine delle indagini la Guardia di Finanza di Reggio Emilia, oltre a denunciare i responsabili per i reati sopra descritti, ha richiesto il sequestro preventivo, anche di beni per valore equivalente, del profitto dei reati tributari, ovvero delle imposte evase dalla società reggiana che, negli anni 2012 e 2013 ha nascosto al fisco una base imponibile di circa 70 milioni di euro e IVA per circa 13 milioni di euro.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Emilia, accogliendo la prospettazione accusatoria della locale Procura della Repubblica ha disposto il sequestro preventivo per valore equivalente di beni pari a 30 milioni di beni riconducibili agli indagati. La Procura della Repubblica di Reggio Emilia ha altresì disposto le perquisizioni di tutti i locali nella disponibilità degli indagati e, nella giornata di ieri, i militari del Nucleo Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia hanno eseguito perquisizioni in diverse località delle Regioni Emilia – Romagna, Lombardia, Toscana e Liguria, pervenendo al sequestro di 14 fabbricati (tra cui ville ed appartamenti di pregio), auto di lusso (tra cui una Ferrari), quote di partecipazione e numerosi conti correnti bancari.

Da segnalare come molti beni sequestrati, in particolare beni immobili, erano riconducibili agli indagati attraverso le medesime società offshore utilizzate per il compimento delle attività illecite.

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Inchiesta sul nuovo mall di Parma, Gambarini (FI): "Invece che girare l'Italia per il suo nuovo partito, Pizzarotti vigili su cosa succede in Comune"

PARMA, 19 ott. - "Prendiamo atto di questa iniziativa giudiziaria relativa al futuro centro commerciale di Baganzola e che coinvolge anche l'assessore del Comune di Parma Alinovi. Essendo garantisti, non entriamo nel merito dell'inchiesta e non tiriamo conclusioni in ordine alla legittimità della procedura urbanistica adottata. Sta di fatto che questo episodio ricorda come ancora una volta l'amministrazione Pizzarotti abbia fatto una inversione di 180 gradi rinnegando uno dei suoi principi cardine della campagna elettorale del 2012: mai più centri commerciali, mai più consumo di suolo, principio rinnegato che si aggiunge all'ormai famosa promessa di sospendere la realizzazione dell'inceneritore, per la quale sappiamo come è andata a finire. Sarebbe, perciò, meglio che il sindaco Pizzarotti, invece di fare il giro d'Italia per promuovere il suo nuovo partito, stia in Comune a verificare e controllare l'operato dei suoi assessori". Lo scrive in una nota Francesca Gambarini, commissario provinciale di Forza Italia.

 

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"Operazione Full Black"  Movida: scoperti dalla Guardia di Finanza di Rimini incassi in nero per oltre 2 milioni di euro. Imposte evase per oltre 800mila euro. 25 lavoratori irregolari

Nell'ambito dell'azione di controllo economico del territorio per la prevenzione e il contrasto dell'evasione fiscale, del lavoro sommerso e dell'abusivismo commerciale, i Finanzieri del Gruppo di Rimini hanno eseguito una mirata serie di interventi di polizia economico-finanziaria nel settore dell'intrattenimento e del divertimento notturno, tutte attività che rappresentano, per peculiarità e specificità, ma anche quantitativamente, uno dei principali distretti produttivi dell'economia rivierasca.

L'operazione eseguita in attuazione delle direttive del Comando Provinciale di Rimini, è arrivata al termine di un primo step del piano di lavoro programmato, ed è culminata nella conclusione di interventi mirati, relativi alla gestione di locali da ballo della locale movida.

I peculiari controlli di polizia economico-finanziaria delle Fiamme gialle riminesi hanno consentito, in un caso, di far emergere nei confronti di una società dedita alla gestione di un locale da ballo - imposte evase constatate per oltre 800mila euro, a fronte della scoperta di incassi per oltre 2 milioni di euro non dichiarati al fisco.

Nello stesso ambito, i militari del Gruppo hanno portato a termine altri interventi, iniziati in piena estate, presso altri due locali di intrattenimento notturno della riviera, al fine di effettuare i previsti riscontri di polizia economico – finanziaria a contrasto del sommerso da lavoro e dell'evasione fiscale.

L'attività ispettiva in questi ultimi casi ha permesso di:
- constatare a verbale la scoperta di incassi occultati al fisco per oltre 12 mila euro;
- sorprendere sul posto di lavoro 25 lavoratori irregolari (di cui 15 risultati completamente in nero).

L'obiettivo primario della Guardia di Finanza, quale speciale organo di polizia economico- finanziaria, come testimoniano questi risultati, è sempre quello della tutela innanzitutto degli operatori economici corretti che rispettano le regole e operano secondo la leale concorrenza, finalità perseguita sia attraverso la verifica della regolare documentazione e registrazione degli incassi e dell'avvenuta dichiarazione delle imposte effettivamente dovute, sia mediante l'accertamento, nel contempo, di eventuali situazioni di sfruttamento del lavoro irregolare o completamente in nero, per la tutela in primis degli stessi lavoratori dipendenti.


(N.46/2018 Comunicato stampa Rimini, 14 ottobre 2018)

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Parma. Guardia di Finanza: catturati in Svizzera due latitanti internazionali, ricercati dall'autorità giudiziaria di Parma per frode fiscale

Nello scorso mese di luglio, le Fiamme Gialle di Parma, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, avevano concluso un'indagine, iniziata nel 2015, attraverso la quale era stato individuato un articolato sodalizio criminale, composto da 59 soggetti collegati a vario titolo a 92 società operanti sull'intero territorio nazionale.

Il sodalizio operava attraverso un meccanismo illecito basato sulla creazione o l'acquisizione di numerose società, poi affidate a rappresentanti legali, quasi sempre extracomunitari, risultati meri prestanome.

Nelle prime dichiarazioni fiscali presentate, i predetti soggetti economici esponevano falsi crediti IVA, generati da costi (per centinaia di migliaia di euro) in realtà mai sostenuti, non documentati o addirittura supportati da false fatture; i crediti fittizi così creati venivano ceduti ad altre imprese che li utilizzavano in compensazione di reali debiti tributari, riuscendo, in tal modo, a non pagare le tasse dovute.

Sulla base dell'attività investigativa, la locale Procura aveva richiesto e ottenuto, dal competente Giudice per le Indagini Preliminari, misure cautelari sia personali, per evitare il reiterarsi dei reati e per il concreto pericolo di fuga degli indagati, sia reali, quest'ultime volte a recuperare il profitto illecitamente ottenuto dal meccanismo fraudolento (oltre 4 milioni di euro).

Per questo erano già stati sottoposti a sequestro quote di società operative, autoveicoli di lusso intestati ai soggetti coinvolti, terreni ed immobili siti nella provincia di Napoli e di Parma, nonché cospicue somme liquide, depositate sui conti correnti nella disponibilità del sodalizio.

Tuttavia, i due fratelli di origine campana a capo dell'organizzazione criminale, colpiti dal provvedimento di cattura e formalmente residenti in Estonia, avevano fatto perdere le loro tracce sottraendosi abilmente all'arresto. Veniva emesso nell'immediatezza un provvedimento di rintraccio e quindi di cattura internazionale, avendo avuto contezza del loro allontanamento dal territorio nazionale.

La Procura della Repubblica di Parma disponeva ulteriori azioni investigative, condotte dalla Guardia di Finanza di Parma, volte al rintraccio dei due latitanti, i quali, nel frattempo, tentavano di depistare le indagini in corso e celare la loro effettiva ubicazione. Solo meticolosi e pazienti riscontri hanno consentito di circoscrivere sempre di più l'area delle ricerche sino a individuarla in Svizzera, nella zona di Lugano. La successiva preziosa ed efficace collaborazione con la Polizia elvetica, favorita dai canali di collegamento creati nel tempo dal Comando Generale del Corpo, ha consentito di individuare due locali in Lugano possibile base dei latitanti.

A questo punto il rapido intervento congiunto della Polizia Giudiziaria Federale di Lugano (Ufficio della Cooperazione Internazionale) e della Polizia Cantonale ha portato alla cattura simultanea dei due imprenditori.

Immediatamente bloccati, i due latitanti non hanno potuto fare altro che confermare la loro identità per poi essere condotti, in stato d'arresto, presso un istituto di reclusione in Svizzera in attesa dell'estradizione.

È in corso, da parte della polizia svizzera, la consegna alla frontiera Italiana dei due fratelli per essere posti in stato di reclusione a disposizione dell'Autorità Giudiziaria italiana. I finanzieri stanno ora indagando per ricostruire la rete di fiancheggiatori che hanno favorito la latitanza e per verificare se e in che modo abbiano utilizzato gli altri 16 milioni di euro circa di crediti fittizi creati, pronti per la successiva compensazione con reali debiti tributari e previdenziali gravanti sulle società a loro riconducibili.

Pubblicato in Cronaca Emilia

I Finanzieri del Comando Provinciale di Bologna hanno eseguito, su tutto il territorio nazionale, un provvedimento di sequestro emesso dal G.I.P. del capoluogo felsineo, dott. Alberto Ziroldi, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica di Bologna, dott.ssa Manuela Cavallo, di beni mobili, immobili (tra cui una villa sui colli bolognesi del valore di circa 2 milioni di euro), autovetture, quote societarie, polizze assicurative e conti correnti, per quasi 25 milioni di euro.

Ai 16 indagati – tra cui 4 bolognesi - è contestata, a vario titolo, "l'associazione per delinquere" finalizzata alla commissione di numerosi crimini tra cui "l'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti", "l'omessa dichiarazione fiscale", "l'occultamento o la distruzione delle scritture contabili", la "simulazione di reato", il tutto con l'aggravante della transnazionalità in relazione al fatto che le varie condotte criminali sarebbero state commesse in più stati.

L'esito delle indagini di polizia economico-finanziaria, svolte dai militari della Compagnia di Imola, ha permesso di risalire ai vertici dell'associazione criminale i quali, dagli uffici bolognesi, avrebbero utilizzato compiacenti "prestanomi" per strutturare e gestire varie catene societarie – costituite da società italiane, società esterovestite (ossia con sede fittizia in Gran Bretagna ma realmente operanti presso la sede bolognese) e società ubicate, tramite l'interposizione di fiduciarie estere, in Paesi off shore (in particolare nei "paradisi fiscali" tra i quali le Isole Vergini Britanniche e di Panama) al plurimo scopo di pervenire, da un lato, al completo camuffamento della reale allocazione reddituale e degli effettivi soci/amministratori e, dall'altro, di impedire la ricostruzione delle "tracce contabili" dei movimenti di denaro.

Il sofisticato sistema di frode, attuato per anni dal sodalizio criminale, ha condotto alla scoperta di un giro di fatture false e/o "gonfiate" per oltre 75 milioni di euro, aventi ad oggetto prestazioni di sponsorizzazione in favore di due note società di basket di livello nazionale, di cui una imolese e l'altra, femminile, con sede in Parma.
Al pagamento della fattura (da parte dello sponsor alla società inglese), seguiva la retro-restituzione di parte del corrispettivo nuovamente allo sponsor, attraverso una preventiva serie di transazioni di valuta in più stati esteri attuata con l'obiettivo di dissimularne l'illecita provenienza.

Tali fatture false venivano emesse da società appositamente costituite a Londra (ove esisteva solamente un mero recapito), ma di fatto organizzate, gestite e dirette a Bologna, le quali avevano acquistato, ad un corrispettivo irrisorio e senza "esclusiva", i diritti di sfruttamento dell'immagine e degli spazi pubblicitari delle due società di basket.

Queste società "fittiziamente straniere", giovando della propria esterovestizione, emettevano fatture senza applicazione dell'IVA e non presentavano in Italia alcuna dichiarazione fiscale conseguendo, in tal modo, una milionaria evasione d'imposta.

A loro volta, gli sponsor, ricevuta la fattura, effettuavano i relativi pagamenti attraverso bonifici bancari su conti correnti accesi presso istituti di credito londinesi da cui, l'organizzazione criminale, li dirottava immediatamente con successive transazioni valutarie su conti correnti bancari aperti nel Principato di Monaco e, con ulteriori transazioni, infine, nella Repubblica di San Marino su conti accesi a nome di varie società di comodo e con l'interposizione di vari soggetti "prestanome".

Da tali conti, il denaro veniva prelevato in contanti per essere poi materialmente riconsegnato agli sponsor i quali, oltre a fruire dell'illecita deduzione fiscale della fattura "gonfiata" conseguivano l'ulteriore vantaggio di rientrare in possesso di gran parte delle somme inizialmente corrisposte alla società estera per la sponsorizzazione.

Ad entrambi i presidenti delle due società di basket viene contestato un ruolo determinante all'interno dell'associazione criminale poiché erano loro stessi a procacciare direttamente gli sponsor (tra l'altro, non per conto delle società di basket bensì a favore della società inglese) provvedendo, inoltre, alla materiale consegna delle fatture false e dei relativi contratti simulati di sponsorizzazione.

L'attività condotta dalle Fiamme Gialle bolognesi s'inquadra nelle rinnovate linee strategiche dell'azione del Corpo, volto a rafforzare il contrasto e la reale aggressione patrimoniale ai più complessi fenomeni di frode – anche internazionale - ed alla tutela della collettività.

L'evasione, di fatto, non solo comporta un ingente danno all'Erario per le imposte non versate, ma incide anche sull'intero circuito economico in virtù della distorsione dovuta dalla vendita di beni/servizi ad un prezzo nettamente inferiore rispetto a quello di mercato, proprio in ragione del mancato versamento delle imposte dovute.

Infatti, tali comportamenti fraudolenti, pervadono la struttura economica del Paese, generando illeciti benefici patrimoniali in danno agli imprenditori onesti, che subiscono lo svantaggio concorrenziale fraudolento.

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(Bologna 24 settembre 2018)

 

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I Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, unitamente a personale dell'Agenzia delle Dogane, hanno sequestrato, presso l'aeroporto di Fiumicino, oltre 12 mila pasticche di ecstasy per un peso superiore ai 6 kg, rinvenute all'interno di cinque confezioni di latte artificiale in polvere per neonati. La sostanza, che immessa sul mercato clandestino avrebbe fruttato illeciti ricavi per oltre 500.000 euro, era occultata all'interno di un bagaglio custodito nell'apposito magazzino "lost&found" e in attesa che la proprietaria ne richiedesse la "legittima" restituzione.

Grazie al capillare dispositivo di controllo attuato anche all'interno dei depositi bagagli dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Fiumicino, il prezioso carico è stato intercettato e sequestrato. Occultati tra vestitini, giocattoli e prodotti per l'infanzia, l'attenzione dei Finanzieri è stata catturata da 5 confezioni di latte in polvere che, perfettamente sigillate ed intatte, risultavano pesare oltre 1 kg ciascuna rispetto al peso di 500 gr indicato sulla confezione.

I dubbi, anche in considerazione della sospetta provenienza originaria del bagaglio, individuata nella capitale dei Paesi Bassi, sono stati subito sciolti quando, aperte le confezioni, all'interno di un'ulteriore busta termosaldata, sono state rinvenute migliaia e migliaia di pasticche a forma di osso e di rombo tutte di colore verde fluo recanti, stampigliati, il marchio di una rinomata bevanda alcoolica ed il logo riconducibile ad un giovane pilota di Formula 1.

L'analisi della documentazione di viaggio del bagaglio ed i successivi accertamenti esperiti hanno consentito di individuare la passeggera, una giovane signora di origini maltesi al momento risultata irreperibile.

L'imponente sequestro, coordinato dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia, ha consentito di bloccare un pericolosissimo traffico internazionale di pasticche di MDMA provenienti da Amsterdam e riacceso i riflettori sul pericoloso fenomeno, soprattutto legato al mondo dei più giovani, quale l'uso di droghe pesanti a derivazione chimica.

Basti pensare che ognuna delle pastiglie sequestrate, rispondenti al peso unitario di circa 500mg, è risultata contenere principio attivo di MDMA pari a 263mg, quindi ben oltre la soglia di rischio eccessivo scientificamente stabilita in 120mg.

L'abuso delle stesse avrebbe causato il conseguente aumento esponenziale di danni cerebrali irreparabili, tenuto conto delle caratteristiche neurotossiche della sostanza sequestrata.

L'attività si inserisce in un ampio dispositivo operativo attuato dal Comando Provinciale di Roma che ha intensificato i controlli proprio con l'avvio della stagione estiva a contrasto dei traffici illeciti e a tutela della salute pubblica.

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Dopo tre anni, il Tenente Colonnello Giuseppe Romanelli lascia il comando del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Forlì, per assumere un nuovo prestigioso incarico presso il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Ancona.

Gli subentra il Tenente Colonnello Omar Salvini, originario di La Spezia, il quale, in precedenza, ha prestato servizio prevalentemente presso i Reparti ad elevata specializzazione del Corpo (Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria) e nello specifico ha operato presso i Nuclei di Milano, Torino e Palermo ove - da ultimo - ha comandato il Gruppo Tutela Entrate occupandosi delle attività di polizia tributaria maggiormente complesse e delle indagini sulle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico legale.

Laureato in Giurisprudenza ed in Scienze della Sicurezza economico finanziaria ha numerose onorificenze tra le quali il Cavalierato della Repubblica (insignito motu proprio dal Presidente della Repubblica) e la Benemerenza all'Ambiente per le numerose attività effettuate nello specifico comparto operativo su tutto il territorio nazionale.

Autore di numerosi articoli (comparsi su prestigioseriviste specializzate nazionali ed estere) in materia di diritto tributario, fiscalità internazionale, economia digitale, valute virtuali e reati economici finanziari, ha pubblicato anche alcuni libri, oltre ad aver svolto un'intensa attività d'insegnamento presso Università ed enti di formazione e specializzazione. Il Tenente Colonnello Salvini è coniugato con la Sig.ra Patrizia ed ha una figlia.

Il Comandante Provinciale, Col.t. ISSMI Ugo Poggi, ha salutato e ringraziato il Ten. Col. Romanelli per gli importanti risultati di servizio conseguiti durante la sua permanenza a Forlì, formulando i suoi migliori auspici al Ten. Col. Salvini per il comando appena assunto.

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