Non secondo Cionci, autore del saggio Codice Ratzinger (Byoblu Edizioni, 2022), 329 pagine di ricerche e fonti, ancora una volta esito di due anni di inchieste -che mostrano- suffragate da elementi di diritto canonico, testimonianze di esperti di diritto dinastico ecclesiastico, e dall’interpretazione di diversi libri, lettere e interviste di Ratzinger con il suo “codice”, una serie di messaggi, appena velati, che grazie alla logica, alla lingua, alla storia, al diritto canonico Benedetto XVI avrebbe comunicato di essere stato illegittimamente scacciato dal suo scranno perché osteggiato e sabotato e collocato in “sede impedita”.
Gli errori e le imperfezioni in latino, lingua che il 265° papa conosce molto bene avrebbero denunciato – a chi è in grado di interpretare il codice – la sua condizione di “cattività” politica.
Una condizione di cui però egli non sarebbe solo “vittima”, spiega ancora Cionci, ma che sarebbe funzionale a uno scisma purificatorio all’interno della Chiesa: separare la linea bergogliana della “falsa” chiesa dalla linea di successione di Ratzinger, custode degli autentici valori cattolici.
“Ciò che tutti noi siamo abituati, da nove anni, a percepire come un atto giuridico di rinuncia al papato, era in realtà un annuncio -si badi, di carattere non giuridico- di auto-esilio in Sede impedita, situazione canonica definita dal canone 412 quando «il Vescovo è totalmente impedito di esercitare l’ufficio pastorale nella diocesi a motivo di prigionia, confino, esilio o inabilità, non essendo in grado di comunicare nemmeno per lettera ai suoi diocesani» scrive Cionci.
Tre, le prove salienti: “Il differimento di 17 giorni impensabile per un atto giuridicamente puro come la rinuncia al papato; la rinuncia al ministerium invece che al munus, in piena contraddizione con il canone 332.2, e con l’articolo 77 della Universi Dominici Gregis; la separazione, canonicamente impossibile per il Papa, del ministerium (ministero NdR) dal munus (funzione NdR), (che avviene solo per sede impedita, can. 335)”.
“Con Amoris laetitia”, la seconda esortazione apostolica di Bergoglio, spiega l’ex sacerdoteMinutella, “per la prima volta un romano pontefice rompeva con il Depositum fidei”: non è una lettera personale ma è un documento ufficiale anche se non ha il grado di enciclica”. La logica è sempre la stessa, aggiunge Minutella: screditare agli occhi dell’opinione pubblica i cattolici e la Chiesa stessa, colpevole di essere intransigente e “bigotta” verso fantasiose “aperture”: tuttavia non sono i cattolici ad essere rigidi o a voler alzare muri, si tratta di rispettare quanto le Scritture insegnano. Minutella sarebbe stato anche censurato e attaccato dai media con accuse infamanti, di avere atteggiamenti “superstiziosi” o essere preda di attacchi di delirio, per queste sue posizioni.
Insomma, il “Papa Emerito” (concetto che, spiega sempre Cionci, nulla avrebbe di canonico-giuridico) sarebbe stato vittima di una detronizzazione, un colpo di stato, un attentato globalista che avrebbe aperto la Santa Sede a un vicario di Cristo illegittimo, il quale avrebbe stravolto il Padre Nostro e concesso indebitamente la comunione ai divorziati: “Un papa che si mette davanti o perfino sopra la Vangelo!”, esclama Minutella.
Due è anche il numero luciferino, diavolo deriva infatti da diábolos, (“dividere”, “colui che divide”, “calunniatore”, “accusatore”. E questa è una storia che divide in due la comunità cattolica, tra tradizionalisti (coagulati nel Piccolo Resto Cattolico di Minutella) a sostegno di Benedetto XVI (o, dopo la sua morte di una nuova elezione) e gli innovatori (o traditori?) a sostegno di Francesco. I seguaci di Bergoglio, non a caso, li troviamo anche tra le fila (strategicamente reclutate secondo Cionci) dei progressisti.
Francesco, un “antipapa” (secondo Cionci e altri studiosi) che propone una dottrina cattolica facilitata, comoda, consumistica, modernista, a favore delle unioni civili e aperta all’omosessualità, che la vera dottrina non può accettare.
Un papa che gode dell’endorsement del democratico americano Obama. Dalla Casa Bianca nel 2015 disse infatti a proposito della enciclica Laudato sì: «Santo Padre, lei ci ricorda che abbiamo il sacro obbligo di proteggere il nostro pianeta, magnifico dono di Dio. E noi sosteniamo il suo appello ai leader del mondo per sostenere le comunità più vulnerabili ai cambiamenti climatici e per lottare insieme alla preservazione del nostro mondo prezioso per le generazioni future».
A livello di contenuti quelli avanzati da Bergoglio si ispirano a politiche green che spesso subordinano il concetto sacro di Creazione provvidenziale ad una sorta di neo-paganesimo immanentista-panteista, apertura all’omosessualità, sincretismo dei riti (si veda la celebrazione alla dea amazzonica a San Pietro) all’insegna dell’eco-mondialismo e perdita dell’anelito alla trascendenza (si veda su questo anche il concetto di Evaporazione del cristianesimo proposto dal filosofo Diego Fusaro e trattato nel libro La fine del cristianesimo. La morte di Dio al tempo del mercato globale e di Papa Francesco, Piemme 2023).
L’obiettivo? Lo traiamo sempre da Cionci, “creare una religione mondiale che fagociti tutte le altre” annacquando i principi essenziali del cristianesimo in un sentimentalismo senza fibra teologica. Una chiesa “inclusiva”, una chiesa che piace al Nuovo Ordine Mondiale, una chiesa che vorrebbe far implodere la Chiesa dal suo interno.
Da quel 13 marzo 2013, Bergoglio, è un impostore o un pontefice regolarmente eletto? Erede di Pietro o autore del più grande golpe in Vaticano?
Ricordiamo che la questione è importante anche per i laici, perché il Pontefice in carica è il sovrano di Città del Vaticano, un Capo di Stato, una figura che determina scelte politiche e mosse diplomatiche nello scacchiere internazionale, soprattutto in un momento pericoloso e tremendo per la stirpe umana, come quello di una guerra mondiale nucleare nel seno d’Europa.
Del resto, osserviamo che i dilemmi della Chiesa ne esprimono la sua natura pellegrina, la sua inestinguibile dualità: aliena al mondo terreno eppure mondana, la sua dimensione temporale e soprannaturale al contempo.
La vera Città di Dio, ci insegna il dottore della Grazia, Agostino d’Ippona, è un regno spirituale, un luogo altrove, un’urbe irraggiungibile in terra. Nella storia, le due città, quella mondana e quella celeste, sono mischiate e mai separate, e l’uomo si trova sospeso tra queste due sfere ontologiche, quella metafisica in Abele e quella del mondo fisico cainitico. Oltre la storia l’impero divino sovrasta gli scherzi della sorte, le illusioni del tempo e le lotte umane.
Chiudiamo questo breve resoconto, su una vicenda ancora aperta, con una massima senza tempo di Agostino d’Ippona: “La vera potenza di Dio consiste non nell’impedire il male, ma nel saper trarre il bene dal male”.
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