Questa affermazione forte pronunciata da Gesù è un invito ha smettere di considerare noi stessi artefici della nostra vita ed accettare che essa sia invece, continuamente, plasmata da Dio per tutta la durata della nostra vita; in antitesi all’essenza della tentazione del peccato originale per la quale l’uomo crede di poter far a meno di Dio, il suo Creatore.
Seguire Gesù nel suo cammino vuol dire convertirci, sempre nell’ottica che non si realizza per mezzo delle nostre sole forze ma che sia Dio a farci la grazia di convertirci, perché in questa condizione noi, ci rinneghiamo, abbandoniamo l’idea di essere creatori di noi stessi auto realizzati ed accettiamo la dipendenza dal nostro Padre Creatore e dal suo amore creativo.
In questo processo di liberazione dall’orgoglio ognuno di noi ha la sua croce, nel dibattimento del proprio conflitto interiore di accettare che la verità, la fede, l’amore, diventino più importanti della nostra vita biologica, del benessere, del successo; che non significa annullare i propri talenti e la propria personalità ma vuol dire mettersi al servizio di tutti, non solo di noi stessi e per noi stessi, in modo da creare quella relazione di amore fondamentale perché la nostra vita abbia senso.