Come possiamo fermare l’epidemia? Semplice, restando a casa. 

Parma 13 marzo 2020 - #IoRestoaCasa è la campagna social promossa dal Consiglio dei Ministri e dal Ministero della Salute per rendere virale il messaggio che meno si avranno contatti in queste settimane, maggiore sarà la possibilità di uscire fuori da questo vortice senza fine che è il contagio da Coronavirus.

Un Conte sempre più tirato e teso ci parla dalle reti unificate per comunicarci ogni giorno misure sempre più restrittive che un’Italia, sempre più spaventata, dovrà seguire almeno fino al 25 marzo. Certo, gli italiani non sono abituati a tali restrizioni, e soprattutto ben poco sono abituati a rispettare le regole. Così diventano sempre più ferree, non sia mai che ad ognuno di noi entri in testa che dobbiamo rimanere a casa.

Detto ciò, non tutto il mal vien per nuocere… e sebbene la pausa forzata con tutta probabilità si rivelerà un danno ingentissimo all’economia italiana, europea e mondiale – nonostante l’avvento dello smart working anche in Italia che ha i suoi lati positivi – possiamo dire che qualcosa di buono, come un piccolo germoglio, a fatica si sta sviluppando. Ciò che è avvenuto in Cina è avvenuto anche in Italia: lo smog è diminuito.

Dopo quasi un mese di restrizioni, zone rosse, chiusura delle scuole e dei locali alle 18, l’inquinamento nel Nord Italia è decisamente diminuito. Varie testate hanno riportato la notizia, condividendo anche l’immagine, pubblicata su Twitter da Santiago Gassò ricercatore dell’Università di Washington e della Nasa, del satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus.

Nell’immagine si vede chiaramente come i livelli di biossido di azoto, marcatore dell’inquinamento, si siano drasticamente ridotti. Greta ne sarà oltremodo entusiasta. Il traffico è calato nelle autostrade, nelle statali e nelle città, permettendo – complice il vento – di respirare un’aria più pulita, con un calo di monossido di carbonio, biossido di azoto e Pm10 in gran parte delle città del Nord Italia. Riduzione del traffico aereo, delle attività industriali, e diminuzione dell’uso del riscaldamento soprattutto nelle scuole hanno contribuito ad ottenere tale risultato.

Si può definire, però, davvero una buona notizia? Dipende tutto da come verrà riacquistata la normalità. Per quanto riguarda la salute del pianeta e la produzione costante di inquinanti, sì.
Ma bloccare una nazione avrà un costo umano ed economico ancora difficile da preventivare; è probabile che le risorse previste per combattere il cambiamento climatico, ora vengano dirottate per risollevare intere nazioni.

Riusciremo a ripartire con modelli produttivi e organizzativi – vedi smart working – rispettosi dell’ambiente e sostenibili? Si riuscirà a mantenere livelli di pulizia e qualità dell’aria rispettosi della salute di ogni persona? Questa crisi mondiale, riuscirà ad insegnarci qualcosa di nuovo per abbondare vecchie e dannose abitudini?

Ancora non lo sappiamo.
Ai posteri l’ardua sentenza.

Eleonora Puggioni

 

 

Sappiamo che in questo momento emergenziale il tema potrebbe non essere una priorità: in queste settimane il Ministero dell'Istruzione dovrà definire gli organici per il prossimo anno scolastico. Per tale motivo la Gilda degli Insegnanti di Piacenza e Parma esprime piena condivisione rispetto alle istanze avanzate dal Collettivo Percorsi Musicali Piacenza che chiede l'istituzione nel territorio piacentino di un Liceo Musicale ed un incremento degli indirizzi musicali nelle scuole medie (per adesso ne esiste solo uno alla "Calvino"). 

La politica locale e l'Ufficio Scolastico Regionale dell'Emilia Romagna, che è il braccio operativo del Ministero dell'Istruzione sul territorio, in tema di ascolto delle istanze che provengono dalle rappresentanze del corpo docente delle scuole statali piacentine, in questi anni è stata vergognosamente e trasversalmente unita nell'ignorarle. Noi speriamo che questo andazzo mortificante per migliaia di professionisti finalmente termini, magari rinnovando la catena di comando che da troppo tempo è insediata a Bologna.

Salvatore Pizzo, coordinatore della Gilda di Piacenza e Parma: "Si stanno facendo operazioni relative l'istruzione superiore senza che la Provincia, l'Ufficio Scolastico, ovvero la politica piacentina, si preoccupino minimamente di interloquire con le rappresentanze di categoria, quindi non sappiamo che idee abbiano in merito all'istituzione del Liceo Musicale - continua Pizzo-, per gli indirizzi musicali nelle scuole medie sarebbe ancora più facile, basterebbe che il Ministero concedesse l'organico adeguato. Purtroppo, l'Ufficio Scolastico Regionale dell'Emilia Romagna è governato da persone che hanno modalità decisionali che non prevedono forme di concertazione con le rappresentanze del territorio piacentino e parmense. Già qualche anno fa dovemmo minacciare proteste eclatanti per mantenere l'indirizzo musicale già esistente nella vicina Busseto, dove ebbe i natali il grande Giuseppe Verdi. E' vergognoso che nelle terre piacentine e parmensi, che hanno dato all'umanità uno dei più grande geni della musica, lo Stato non si preoccupi di mantenere viva questa peculiarità, la quale, oltre ad essere un bisogno formativo e culturale, ha anche un valore economico e turistico- conclude Pizzo - un precedente quello di Busseto poco confortevole, soprattutto se si considera che la politica mantiene in auge gli stessi decisori di allora".

SEDE DI PARMA:Borgo delle Colonne 32– 43121-Parma-
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. -tel.338/8103820 – tel.fax 0521/684809

SEDE DI PIACENZA: Via S. Marco, 22 – 29100 Piacenza
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Tel. 0523 314046 – 338/8103820

La Fiera di Modena si terrà dal 5 al 14 giugno e non, come inizialmente previsto, dal 25 aprile al 1 maggio. La decisione è stata presa ieri da ModenaFiere, organizzatore della manifestazione, alla luce della situazione creata dall'emergenza Coronavirus.

Nelle nuove date la Fiera di Modena si svolgerà secondo il seguente calendario di apertura:

- Venerdì 5 giugno aperta dalle 17.00 alle 22.00
- Sabato 6 giugno aperta dalle 10.00 alle 22.00
- Domenica 7 giugno aperta dalle 10.00 alle 22.00
- Lunedì 8, martedì 9 e mercoledì 10 giugno la manifestazione sarà chiusa
- Giovedì 11 giugno aperta dalle 17.00 alle 22.00
- Venerdì 12 giugno aperta dalle 17.00 alle 22.00
- Sabato 13 giugno aperta dalle 10.00 alle 22.00
- Domenica 14 giugno aperta dalle 10.00 alle 20.00

Tutte le informazioni aggiornate sul programma eventi e le iniziative speciali dell’edizione 2020 saranno sempre consultabili sul sito www.fieradimodena.com

I COLORI DEGLI AFFETTI - Ritratti familiari nelle Collezioni Amedeo Bocchi e Renato Vernizzi della Fondazione Monteparma.
La mostra, nuovamente visitabile a grande richiesta dal 21 settembre 2019, si propone di valorizzare il ricco e variegato patrimonio artistico della Fondazione Monteparma, focalizzandosi in questa prima occasione sulle due importanti collezioni d’arte detenute da quest’ultima e riferite ai pittori di origine parmigiana Amedeo Bocchi (Parma 1983 – Roma 1976) e Renato Vernizzi (Parma 1904 – Milano 1972).

Nella presente esposizione tali splendide raccolte ven­gono lette attraverso la lente delicata e struggente dei ritratti familiari, ambito nel quale en­trambi gli artisti, con approcci tecnici ed esperienziali differenti, hanno dato vita a capolavori teneri ed emo­zionanti. Un percorso espositivo inedito e vibrante tra arte e vita che conta oltre 50 opere.

.....


APE Parma Museo è l’innovativo centro culturale e museale ideato e realizzato da Fondazione Monteparma. Da sempre profondamente impegnata nella valorizzazione delle arti e della cultura, sia attraverso progetti diretti, sia tramite il sostegno ad enti e associazioni del territorio, la Fondazione ha scelto di acquisire e restaurare un prestigioso palazzo da tempo chiuso, situato nel cuore del centro storico di Parma, per restituirlo alla città quale tassello fondamentale della sua vita culturale.

Aperto nel giugno 2018, APE Parma Museo è un luogo capace di promuovere e accogliere le diverse espressioni artistiche e i vari saperi, attraverso iniziative che spaziano da mostre d’arte a concerti, da spettacoli teatrali a convegni, da conferenze a presentazioni di libri.

Da qui il nome APE, acrostico di “Arti”, “Performance” ed “Eventi”, che sintetizza e abbraccia in tre lettere la volontà di proporre una programmazione culturale a tutto tondo, in grado di incontrare e stimolare l’interesse dei pubblici più diversi. Ma APE rimanda anche ad una molteplicità di significati: dall’operosità, organizzazione e dinamismo dell’omonimo insetto all’ispirazione creativa richiamata dal volo, fino all’origine stessa delle Fondazioni bancarie dai Monti di Pietà e dagli Istituti di credito, con l’alveare a simboleggiare il risparmio.

 

 

Fondazione Modena Arti Visive è lieta di presentare Upgrade in Progress, a cura di Diana Baldon, la prima personale dell’artista coreana Geumhyung Jeong in un’istituzione d’arte contemporanea italiana. 
La mostra apre al pubblico alla Palazzina dei Giardini venerdì 6 marzo 2020 a partire dalle ore 11 senza un evento inaugurale, nel rispetto dell'ordinanza della Regione Emilia-Romagna sulle norme di contenimento del Coronavirus.

Modena -

L’esposizione presenta una nuova installazione site-specific commissionata da Fondazione Modena Arti Visive, incentrata sul progetto più recente di Geumhyung Jeong. L’artista si è distinta a livello internazionale nell’ambito delle arti performative per le sue coreografie allo stesso tempo divertenti e inquietanti in cui si esibisce con apparecchi elettronici con sembianze umanoidi. Combinando diversi mezzi espressivi – danza, teatro, film e scultura – l’artista realizza le sue opere con una varietà di dispositivi protesici, strumenti hardware meccanici e tecnologici, cosmetici, manichini medici, inserendo performance dal vivo che “dimostrano” come i suoi oggetti possano essere utilizzati. Quando li presenta in contesti dedicati alle arti visive, l’artista dispone gli oggetti secondo strane sequenze e li ordina su piedistalli all’interno di ambienti molto illuminati, imitando gli archivi scientifici e le collezioni museali.

 

Nata nel 1980 a Seoul, dove vive e lavora, Jeong ha studiato recitazione alla Hoseo University di Asan (Corea del Sud), danza e performance alla Korean National University of Arts e cinema di animazione alla Korean Academy of Film Arts (entrambe a Seoul). Fin dall’inizio della sua carriera, l’artista ha dedicato il suo lavoro allo studio del rapporto tra il corpo umano e gli oggetti quotidiani inanimati attraverso delle produzioni che combinano linguaggi e tecniche provenienti dagli ambiti della danza contemporanea, del teatro di figura e delle arti visive.

 

La sua pratica performativa prevede movimenti ordinari e riduce al minimo indispensabile i codici specifici e le convenzioni dell’arte e del teatro. Durante l’interazione fisica tra il suo corpo e gli oggetti, è sempre più ambiguo chi controlla chi. Ciò che invece diventa evidente è l’indagine compiuta dall’artista sull’inesorabile legame tra il nostro corpo e la tecno-sfera contemporanea, ovvero il modello dominante attraverso cui facciamo esperienza della nostra quotidianità. Mettendo in discussione la falsa convinzione secondo cui saremmo in grado di controllare la realtà, le opere di Jeong analizzano il modo in cui si manifestano le inafferrabili e mutevoli sfumature dello sviluppo tecnologico, che modellano la nostra percezione, condizionano le nostre scelte e ci fanno fare esperienza del tempo e dello spazio.

 

Upgrade in Progress è l’ulteriore sviluppo di Homemade RC Toy, una serie di sculture meccaniche a controllo remoto realizzate dall’artista nel 2019 per la sua personale alla Kunsthalle Basel, e di Small Upgrade, presentato lo stesso anno alla 5° Ural Industrial Biennial of Contemporary Art (Russia). Per via della loro realizzazione fai-da-te con componenti acquistati online, e avendo Jeong imparato da autodidatta codici meccanici e di programmazione, i suoi “robot” risultano estremamente amatoriali e i movimenti ad essi infusi alchemicamente dall’artista appaiono imprevedibili e sgraziati.

 

Come suggerisce il titolo della mostra, questo nuovo gruppo di opere è il prosieguo di una narrativa allegorica intrapresa lo scorso anno. I robot meccanici a controllo remoto sono costruiti con caratteristiche visive e strutturali simili a quelle dei “modelli” precedenti, ma possiedono una maggiore varietà di movimenti grazie a una progettazione che, oltre ad aumentarne la flessibilità, controlla anche lo strano aspetto di alcune parti del loro corpo. Le sculture sono collocate su una serie di piani di lavoro modulari che trasformano le sale della Palazzina dei Giardini in un unico palcoscenico e al tempo stesso in un’officina che l’artista utilizzerà concretamente nel corso della mostra. Grazie a questa specifica ambientazione spaziale, l’opera non è solo una statica rappresentazione del luogo in cui Jeong svolge test ed esperimenti sui propri “giocattoli”, ma si trasferisce, tramite l’azione dell’artista, in una serie di video che agiscono come tutorial, appositamente prodotti e disposti lungo il percorso espositivo.

 

Come sottolinea la curatrice Diana Baldon, “trasformando questa scenografia ipertecnologica con il solo potere dell’immaginazione creativa, la mostra di Jeong rivela ciò che sta oltre la profonda materialità del corpo tecnologico: una gabbia che ha bisogno di riappropriarsi sia del corpo mortale che del suo controllo, di cui però solo la mente dell’artista ha la chiave”.

GeumhyungJeong_UpgradeInProgres_phRolandoPaoloGuerzoni.jpg

Geumhyung Jeong, UpgradeInProgres ph©RolandoPaoloGuerzoni

Domenica 29 marzo alle ore 17, l’artista metterà in scena un live demonstration tour pensato appositamente per Upgrade in Progress, in cui interagirà con gli oggetti che compongono l’installazione alla Palazzina dei Giardini. 

In parallelo alla mostra modenese, il focus su Geumhyung Jeong si estende su Bologna attraverso la collaborazione con Live Arts Week IX (26 marzo > 4 aprile 2020), evento dedicato alle live arts a cura di Xing, che presenta per la prima volta in Italia la performance Rehab Training (26 e 27 marzo ore 19 presso la galleria P420). Un'occasione per ampliare lo sguardo su un'artista che interroga la relazione tra il proprio corpo e le tecnologie con delicata ossessione e forte sensualità. Nel caso di questa performance, si tratta di apparecchiature sanitarie utilizzate nella formazione degli infermieri con cui l'artista accompagna (o manipola?) un manichino per l'intero ciclo. La riabilitazione è un viaggio in una relazione intima e perturbante in cui sfuma il confine tra soggetto e oggetto (info e prenotazioni: www.liveartsweek.it).

Geumhyung Jeong (Seoul, 1980) è artista e coreografa. Le sue ultime mostre personali in istituzioni di arte contemporanea internazionali comprendono: Homemade RC Toy, Kunsthalle Basel, Basilea (2019); Private Collection: Unperformed Objects, Delfina Foundation, Londra (2017); Tate Live: Geumhyung Jeong, Tate Modern Tanks, London (2017); Private Collection, Atelier Hermès, Seoul (2016). Ha anche preso parte a numerose mostre collettive tra cui: Immortality, la 5° Ural Industrial Biennial of Contemporary Art, Ekaterinburg (2019); la 9° Asia Pacific Triennial, Brisbane (2018); ANTI, Athens Biennale, Atene (2018); The Public Body 02, Artspace, Sydney (2017); The Promise of Total Automation, Kunsthalle Wien, Vienna (2016); Surround Audience: New Museum Triennial 2015, New Museum, New York (2015); The Beast and the Sovereign, MACBA Museu d'Art Contemporani de Barcelona, Barcellona (2015); East Asia Feminism: FANTasia, Seoul Museum of Art, Seoul (2015); Gesture, Württembergischer Kunstverein, Stoccarda (2014); Burning Down the House, 10° Gwangju Biennale, Gwangju (2014). 

Nel ruolo di coreografa ha partecipato a prestigiosi festival di arti performative a livello internazionale tra cui Kunstenfestivaldesarts, Bruxelles (2019); Kyoto Experiment(2018); BOUGE B Festival, deSigel, Anversa (2018); Theater Spektakel, Zurigo (2017); La Bienal de Performance, Buenos Aires (2017); Time-Based Art Festival, Portland Institute for Contemporary Art, Portland (2016); Tanz im August, Berlino (2015); Oslo Internasjonale Teaterfestival (2015); ImPulsTanz Festival, Vienna (2014); Spielart Festival, Monaco (2013); Festival Bo:m, Seoul (2009).

Nel 2016 Jeong ha vinto il premio Award by Hermès Foundation Missulsang e nel 2009 il premio Excellence Award for Alternative Vision al Seoul New Media Art Festival.

 

Geumhyung Jeong

Upgrade in Progress

 

A cura di 

Diana Baldon

 

Sede

Fondazione Modena Arti Visive 

Palazzina dei Giardini | Corso Cavour 2, Modena

 

Date

6 marzo – 2 giugno 2020

 

Live Demonstration Tour

29 marzo, ore 17

 

Orari 

Mercoledì, giovedì e venerdì: 11-13 / 16-19; sabato, domenica e festivi: 11-19 

Sabato 16 maggio, apertura straordinaria fino alle ore 24 e ingresso libero dalle ore 19 (in occasione della notte bianca “Nessun Dorma”)

 

Ingresso

Intero € 6,00| Ridotto € 4,00

Ingresso libero: mercoledì | prima domenica del mese 

Acquista online su Vivaticket

 

Informazioni

Tel. +39 059 2033166 (in orario di mostra) | www.fmav.org

La psicosi da Coronavirus ha manifestato i suoi sintomi e come se fossimo alle porte di un fallout nucleare abbiamo iniziato a depredare i negozi dai beni primari, spalmato litri di gel disinfettanti su mani che evidentemente non abbiamo mai lavato e adoperato mascherine che come hanno spiegato migliaia di volte: “Alle persone sane non servono. Servono per proteggere le persone malate e servono per proteggere il personale sanitario”.

La manifestazioni del COVID-19 però non sono affatto finite, il virus ha iniziato ad attaccare la nostra mente che, dopo incessanti news al limite tra il ripetitivo e il catastrofico, comincia a soffrire di classismo immunitario. Questa particolare patologia sociale porta con sé vari effetti dannosi: arroganza, sufficienza emotiva e una grandissima perdita di sensibilità verso il prossimo. I ricercatori hanno riscontrato che questa forma corrotta di classismo tende a diffondersi più facilmente in ambienti ad alta concentrazione, in particolare nei social network.

Questi nuovi sintomi si manifestano in modo innocuo, solitamente attraverso commenti e post. Così quando Facebook ci pone il fatidico quesito “A cosa stai pensando?” i nostri neuroni perdono il controllo, le sinapsi si invertono e un grande desiderio sorge nella mente dell’opinionista del web. Le mani sembrano controllate da una forza superiore, cominciano a scrivere autonomamente, senza controllo alcuno la tastiera diventa un pianoforte e noi diventiamo Beethoven durante la composizione della Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore. Poi lo spasmo finale, quello più doloroso: Pubblica.

Gli effetti di questa crisi epilettica sono tanti e distinti, ma son tutti ben riassunti nella frase “Tanto muoiono solo i vecchi e i malati”. Opinionisti e grandi pensatori non sembrano immuni e persino il direttore di Sky Tg24 Giuseppe De Bellis mostra chiari segni di debolezza: “il COVID19 non è nocivo, colpisce solo gli anziani o quelli che sono già malati”. Tra i pochi rimasti lucidi - qui lo dico e qui lo nego - vi è Vittorio Feltri che attraverso un tweet commenta: "Contrordine: non è vero che non esista il razzismo. C’è e colpisce i vecchi. La prova consiste nel fatto che il virus uccide le persone su di età e ciò sembra consolare chi ha paura di Corona. Finché crepano i Matusalemme non è il caso di allarmarsi” - che Feltri abbia ricevuto un vaccino prima di noi?

Fabio Manis

 

 

Gli enti pubblici e la comunicazione: la giornalista Tiziana Ragni si racconta all’Università

«Signorina, dovrebbe arrivare un giornalista a farmi un’intervista, se intanto mi fa un tè». Così Tiziana Ragni, quarto ospite del Febbraio Italiano’ - iniziativa promossa da Intesa San Martino con il patrocinio dell’Università di Parma, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Parma e dallo Zonta Club - racconta uno dei primi episodi che hanno costellato la sua lunga e variegata carriera. Indubbiamente fare la giornalista non è un mestiere semplice, soprattutto per una donna.

Giovedì 20, nell’ampia aula K2 di Via Kennedy, una delle sedi dell’Università di Parma, Marco Deriu, Presidente del Corso di Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale dell’Università di Parma apre l’incontro con Silvia Nutini, presidente dello Zonta Club Parma, sottolineando l’importanza di un lavoro sinergico tra associazioni, università e territorio per discutere temi di rilevanza sociale, quali l’informazione. La giornalista romana, ha raccontato agli studenti, attraverso aneddoti divertenti e “grotteschi” i tanti anni passati nel campo della comunicazione istituzionale e politica. Un lungo curriculum che l’ha vista a capo di uffici stampa dei principali partiti – Partito Popolare Italiano, La Margherita, Partito Democratico – e istituzionale – capo ufficio stampa e portavoce del Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni - che le hanno permesso di spaziare tra i vari ambiti della comunicazione, imparando l’arte del saper affrontare ogni situazione nel modo più veloce ed efficace possibile.

«Soprattutto nel passaggio da un ufficio stampa partitico ad uno istituzionale come un Ministero, bisogna capire che il destinatario della comunicazione non sarà un utente con determinate caratteristiche, ma l’intera cittadinanza. Sei al servizio anche di coloro che sono sempre stati espressione di altre aree politiche». Tra errori, grandi intuizioni e grandi azzardi – come il lancio ironico sul sito del Partito Democratico dei candidati rappresentati come i ‘Fantastici 5’ durante le primarie del 2012 – Tiziana Ragni ha posto l’accento sull’importanza del messaggio che ogni tipo di comunicazione deve veicolare: «a prescindere dal come si comunica, ciò che è importante è cosa si comunica: se si tratta di un contenuto di poco valore anche la strategia più efficace non raggiungerà l’obiettivo». Lei, però, ha sempre avuto il sogno di diventare scrittrice e ora non solo scrive testi teatrali, ma cura la sua rubrica su la Repubblica “Parlami d’amore” «perché – afferma la Ragni – che cos’è la politica e la vita se non una grande, complessa storia d’amore?».

L’incontro, moderato dalla studentessa di giornalismo Federica Mastromonaco e dal curatore di ParmAteneo Fabio Manis, è terminato con un consiglio della giornalista «Perseguite i vostri obiettivi, andate avanti ma sempre con onestà: perché in un mondo di fake news chi si distinguerà sarà il giornalista, il garante della verità».

Nella speranza che possano essere scagionate le due docenti della scuola primaria "Vittorino da Feltre", inquisite e sottoposte a processo relativamente a fatti che riguardano le modalità di esercizio della loro Autorità di Pubblici Ufficiali, riteniamo grave che alcune fonti istituzionali abbiano, a suo tempo, fornito ai cronisti le generalità delle due malcapitate, senza considerare che potrebbero anche essere innocenti (anzi lo sono fino a prova contraria) e quindi ulteriormente danneggiate dalla divulgazione del loro nome, per il solo giudizio di primo grado, sarà necessaria l'audizione di un centinaio di persone per accertare se la loro condotta è stata viziata da qualche illiceità. Un dato numerico che rende tutt'altro che granitiche le ipotesi accusatorie formulate.

L'inchiesta, per quanto è dato sapere, pare sia stata svolta senza che si sia ritenuto necessario il bisogno di avvalersi dell'ausilio o della consulenza di un qualche soggetto in possesso di una qualsivoglia abilitazione all'insegnamento nella Scuola Statale, sono stati invece ritenuti fondamentali i contributi, in funzione accusatoria, di rispettabilissimi professionisti che esercitano attività diverse dalla funzione docente. Quanto sopra sta avvenendo con il colpevole silenzio di tutti i responsabili dell'Amministrazione Scolastica del nostro territorio, i quali, forti della mitezza che contraddistingue gli insegnanti, lasciano sempre il corpo docente indifeso, dimenticandosi che il datore di lavoro deve anche garantire i dipendenti dal patimento di eventuali danni.

Gli attuali gestori dell'Ufficio Scolastico Regionale del Ministero dell'Istruzione non ci risultano particolarmente sensibili a questa necessità. Una forma mentis che talvolta si tramuta anche in una punizione preventiva inflitta prima del triplice grado di giudizio, prima o poi qualcuno dovrà rispondere di ciò. Per noi questo è un problema anche politico e per questo invochiamo che in quel di Bologna vi sia un ricambio urgente. In questo caso piacentino abbiamo notato un ulteriore elemento poco confortante offerto dalla giurisprudenza ad un corpo docente già afflitto da scarse tutele: uno scolaro presunto testimone di condotte contra legem, seppur non annoverato tra le parti offese, viene considerato comunque potenziale danneggiato, tanto da ammetterne la costituzione parte civile nel processo. Intanto, visti i continui procedimenti penali di cui sono purtroppo ricche le cronache, nessuno continua a chiarire quali strumenti debbano avere gli insegnanti a loro disposizione per garantire regolari lezioni.

Non vogliamo entrare nel merito del caso della "Vittorino da Feltre", in quanto non conosciamo gli atti, ma approfittiamo di quest'occasione per chiedere che il legislatore statuisca cosa bisogna fare di fronte a comportamenti non conformi di soggetti spesso infraquattrodicenni, che in violazione delle norme consuetudinarie (in quanto tali anch'esse fonte del diritto), contenute nel Galateo compromettendo il diritto degli altri discenti di seguire le lezioni. Il Pubblico Ufficiale ivi presente quando richiama e redarguisce un soggetto indisciplinato commette un reato? Vessa psicologicamente?

Quando il Pubblico Ufficiale contiene fisicamente soggetti vivaci, che possono creare situazioni di pericolo per la loro e l'altrui incolumità, esercita una legittima funzione autoritativa o commette un abuso? L'insegnante che non viene messo in condizione di poter tenere una lezione a causa di certi comportamenti è legittimato a sospendere la stessa senza che sia passibile di provvedimenti? Sottoponiamo a tutti il seguente quesito: perchè fino ad una ventina d'anni fa gli insegnanti severi erano rispettati ed oggi vengono arrestati?

Salvatore Pizzo
Coordinatore Gilda degli Insegnanti Parma e Piacenza

 

Sede di Parma – Borgo delle Colonne 32 -43121 - Parma
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. –tel.338/8103820 – tel.fax 0521/684809

SEDE DI PIACENZA: Via S. Marco, 22 – 29100 Piacenza
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Tel. 0523 314046 – 338/8103820

Dalla collaborazione di Quadrilegio2020 con l’artista Elisa Cantarelli nasce un grande progetto che ha coinvolto le scuole di Parma in un’operazione didattico-artistica di riciclo, riutilizzo e reinterpretazione della plastica trasformandola in opere d’arte.

Tra le proposte di Quadrilegio, uno tra i progetti risultato idoneo alla call di Parma2020, che ogni anno collabora con numerosi artisti contemporanei riuscendo ad organizzare mostre ed eventi culturali di alto livello, spicca We are plastic, un progetto dedicato alle scuole con l’intenzione di riflettere sulla sostenibilità ambientale.

La volontà di collaborare con le scuole era già stata annunciata durante la conferenza stampa dell’edizione di Quadrilegio 2019, durante la quale si era parlato dell’appoggio di un artista per la realizzazione di un progetto da concludersi nel mese di Marzo 2020 che vedesse coinvolti gli studenti dell’IC Parmacentro. All’interno di questa ottica è nata la collaborazione con l’artista Elisa Cantarelli, salsese di origini ma residente a Londra da una decina di anni, che durante la scorsa estate ha presentato il proprio progetto per Quadrilegio2020 prevedendo un consistente aiuto per la realizzazione da parte dei 1300 studenti dell’IC Parmacentro, la cui sede in Piazzale Santafiora è compresa nel quartiere.

We are plastic, consiste nel dipingere migliaia di bottiglie di plastica (circa 6000, rigorosamente riciclate e raccolte dagli studenti) che verranno poi utilizzate dall’artista per realizzare le sagome dei monumenti più importanti e conosciuti della città che verranno allestite in Piazzale Santafiora, davanti all’ingresso della Scuola Primaria Parmacentro, una delle sedi dell’Istituto Comprensivo.
L’idea è stata accolta con grande entusiasmo dal dirigente del plesso Pier Paolo Eramo e dal corpo insegnanti delle 5 scuole dell’Istituto, coordinato dalla prof. Michela Biavardi, che per 7 mesi hanno messo a disposizione la loro professionalità e il loro tempo per permettere ai ragazzi di essere protagonisti di un progetto di rilievo all’interno dell’offerta culturale e artistica di Parma2020.

Dopo la prima fase di raccolta delle bottiglie, il mese scorso sono iniziati i lavori di pittura all’interno delle classi. Ad ogni studente è stato chiesto di pitturare di colore bianco alcune bottiglie e, una volta asciugate di puntinarle con una vernice a gel anch’essa di colore bianco.

Al fine di presentare al meglio il progetto e coinvolgere studenti ed insegnanti, ad Ottobre Quadrilegio ha organizzato una serie di incontri con le classi delle diverse scuole dell’Istituto in cui la Cantarelli ha raccontato la sua formazione scolastica ed artistica e ha mostrato loro alcune delle sue opere più conosciute, facendo notare come la tecnica del “puntinare” (o dotting) rappresenti la sua cifra stilistica. Gli incontri hanno avuto un esito molto positivo, riuscendo ad appassionare tutte le classi al progetto.

Dopo il suo ritorno a Londra, l’artista ha preparato un tutorial in cui spiega il procedimento ottimale per ottenere una pittura omogenea su tutta la bottiglia dosando le vernici ed utilizzando i pennelli nel modo migliore: questo tutorial è stato molto utile sia per le insegnanti che per i ragazzi stessi ed ha rappresentato per Elisa un modo per essere presente durante le fasi di lavoro nonostante la sua lontananza fisica.
Un grande contributo è stato dato anche dalle due classi del Liceo Artistico Toschi che hanno svolto le ore di alternanza scuola-lavoro assistendo gli studenti della Primaria Parmacentro e Adorni durante le fasi di pittura e che affiancheranno l’artista durante la fase di assemblaggio.

Per tutto il mese di febbraio i lavori di pittura proseguiranno; si presume che entro marzo si riusciranno a preparare tutte le bottiglie che verranno poi assemblate dall’artista, in arrivo in Italia all’inizio di marzo.
Questo grande lavoro collettivo verrà inaugurato alla presenza del pubblico e dei genitori il 27 marzo; per l’occasione sono previsti momenti di spettacolo e di festa a cura di Quadrilegio e di alcune delle classi dell’Istituto Parmacentro.


(Foto Francesca Bocchia)

 

Da Gilda degli insegnanti: Si indaghi sulle vere responsabilità.

E’ grave che una docente di una scuola piacentina sia stata messa in condizione di dover lavare un bambino mentre era a scuola, distogliendola dalle lezioni, e che lo scolaro sia rimasto infortunato in quanto soccorso da una persona non addetta a tale mansione.

Visto che è stato richiesto l’intervento dell’Autorità Giudiziaria, la Gilda degli insegnanti di Piacenza e Parma tiene a precisare un elemento che a volte sfugge: i docenti di sostegno sono insegnanti come gli altri, fanno lezione insieme agli colleghi delle materie curriculari in quelle classi in cui sono inseriti alunni portatori di handicap, non sono addetti alla cura della persona ed all’assistenza di base degli alunni. Quando lo fanno è perché hanno buon cuore e colmano lacune di altri.

Il compito di assistere gli alunni disabili spetta per legge ai collaboratori scolastici (gli ex bidelli), il legislatore lo ha chiarito anche recentemente con il Decreto Legislativo n.66 del 2017 (Norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità). Il Dirigente Scolastico deve dare le disposizioni dovute al personale addetto. Spieghi l’Amministrazione Scolastica che cosa ha fatto per assicurare una corretta assistenza all’alunno infortunato, si chieda scusa non solo alla famiglia dell’alunno ma anche alla docente.

Qualora gli organici della Scuola Statale fossero insufficienti, la Legge-quadro 104/92 per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone portatrici di handicap prevede che le scuole stipulino degli appositi accordi di programma, chissà se nel caso in questione ciò è avvenuto.

Inoltre giova ricordare una recente sentenza della Cassazione (22786/16 ) ha sentenziato che i collaboratori scolastici che rifiutassero di assistere un alunno disabile commettono il reato di “rifiuto d’atti d’ufficio”. Non accusiamo nessuno ma nel caso Piacentino bisogna capire come sono stati organizzati gli operatori interessati, quali turni e quali disposizioni abbiano ricevuto e soprattutto se l’Ufficio Scolastico Regionale ha fornito l’organico necessario.

Salvatore Pizzo (in foto), coordinatore della Gilda degli Insegnanti di Piacenza e Parma: “Visto che qualsiasi accadimento riguardi la scuola viene ascritto sempre e comunque ai docenti, sarebbe ora che le verifiche iniziassero a riguardare anche altri”.

SEDE DI PARMA: Borgo delle Colonne 32-43121 –
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. -tel.338/8103820 – tel.fax 0521/684809

SEDE DI PIACENZA: Via S. Marco, 22 – 29100 Piacenza
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Tel. 0523 314046 – 338/8103820

Se vuoi cambiare la tua abitazione ma devi vendere la tua, ti consigliamo di leggere questo libro.

Di Redazione 17 febbraio 2020 - Oggi chi prova a vendere casa per ricomprarne un ‘altra, sia da solo che con l’aiuto di un’agenzia, rischia di rimanere impantanato in una situazione di stallo e assoluta immobilità. Nessuno sa da dove partire. E’ meglio prima vendere o prima comprare? Se vendi senza aver comprato, rischi di non trovare la casa che ti piace e doverti accontentare, se invece compri senza aver venduto, rischi di non vendere casa tua in tempo e perdere la caparra oppure sarai costretto a svendere.

Grazie a questo libro capirai come fare ad uscire da questo stallo.
Infatti “Vendere per Ricomprare”, è il primo metodo testato che ti permette di cambiare casa in assoluta tranquillità, senza fare le cose “a braccio”, senza rischiare caparre, ed anche se non ti vuoi affidare alle agenzie immobiliari.
Molte agenzie immobiliari infatti non sono attrezzate per gestire un’ operazione complessa come vendere per ricomprare, lasciando spesso i clienti in balia degli eventi.

Molte pensano a venderti casa e poi sono fatti tuoi per cercare quella nuova, altre pensano a piazzarti la casa che hanno in portafoglio e a fartela comprare e poi sono fatti tuoi quando dovrai vendere la tua.
Lasciandoti solo, nell’incertezza e nel dubbio.

Tutto questo non accade grazie al libro che è stato appena pubblicato dalla casa editrice CARLOS dell’autore Mariano Meli.

Proprio per aiutare queste famiglie, Mariano Meli ha deciso di scrivere il libro VENDERE PER RICOMPRARE – Il primo metodo testato per vendere la propria abitazione e ricomprarne un’altra contemporaneamente, senza stress e senza rischiare di rimanere sotto un ponte e perdere dei soldi.
In questo libro l’autore ha condensato 10 anni di esperienza in campo immobiliare, anche con gli errori che ha commesso lui personalmente e che ti farà evitare.

Il libro è acquistabile in tutte le librerie Feltrinelli o Mondadori, oppure direttamente nel suo ufficio in Strada Montanara numero 4 a Parma.
(N.C.)

Fidenza 14 febbraio 2020 - Nella giornata di oggi è stato formalizzato un esposto indirizzato al Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell'Ausl, sede di Fidenza, affinché i tecnici compiano un'ispezione nella sede fidentina dell'Istituto Magnaghi- Solari sita in Via Croce Rossa.

'iniziativa della Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza, si è resa necessaria dopo le recenti notizie relative al cedimento di un lucernario all'interno dell'edificio scolastico, l'atto firmato dal coordinatore Salvatore Pizzo è stato indirizzato anche al Sindaco di Fidenza, al Presidente della Provincia di Parma ed agli assessori alla pubblica istruzione dei due enti, oltre che al Dirigente Scolastico ed al Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione dell'Istituto.

Ciascuno dei destinatari è stato sollecitato ad intervenire per quanto di propria competenza. La Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza, a tal proposito commenta: "Se ci sono situazioni di pericolo per i docenti, gli studenti e gli operatori del Solari pretendiamo che vengano eliminate e che vengano sanzionati i responsabili".

Sede di Parma – Borgo delle Colonne 32 -43121 - Parma
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. –tel.338/8103820 – tel.fax 0521/684809

SEDE DI PIACENZA: Via S. Marco, 22 – 29100 Piacenza
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Tel. 0523 314046 – 338/8103820

Le strade che spesso si presentano nella vita, ci riportano a percorsi differenti rispetto alla formazione avuta o alle iniziali aspettative. Ancor più nella carriera in cui, l’indole e la vocazione sono fattori primari per l’avvio di una professione ma, il caso, spesso, ci guida e la fa da padrone. Come una laurea in giurisprudenza che, partendo da un impensabile autodromo, ci proietta poi in prestigiosi studi televisivi al fianco di noti personaggi del panorama artistico, politico e giornalistico nazionale.

Ed è una storia dai tratti bizzarri e dai risvolti realistici che l’acuto Luca Sommi, ospite del secondo incontro di questo Febbraio Italiano - ideato da Intesa San Martino sull’onda di Parma 2020 – racconta tra aneddoti curiosi quanto proficui: la sua esperienza in questa affascinante professione di giornalista. Dicono che per definizione il caso non esista e, se ciò fosse vero, forse frutto di un chiaro destino già scritto, ci si ritrova a dover intervistare il più irriverente critico nazionale – dal nome Vittorio Sgarbi – la cui comune passione per le arti e la letteratura, non passa inosservata e diviene spunto per una interessante amicizia e una proficua collaborazione lavorativa. Partendo dai dialoghi sul Mazzola – in arte Parmigianino – passeggiando tra le eleganti strade del ducato parmense, ne venne fuori un programma in tre puntate che l’emittente locale TvParma si volle accaparrare per trasmetterlo in esclusiva.

L’ascesa era dunque vicina, la carriera autoriale bussava alle porte e, sulla spinta del Baudelaire – la cui rivista da Sommi ideata “I Fiori del Male” è ispirata – giunsero i soggiorni romani ad accrescere la professione nel campo autoriale. Santoro, Daverio, Gomez sono solo alcune delle grandi firme giornalistiche che lo hanno affiancato e formato in questa carriera se pur già ricca, desiderosa di sempre maggiori successi.

Ed è questo che il Febbraio Italiano si prefigge, dinanzi agli studenti del Corso di giornalismo dell’Università di Parma, raccontando le storie più belle affinché possano fungere da ispirazione per le giovani generazioni, coinvolgendo chi, dal territorio, è partito arrivando a grandi livelli. Ciò inoltre coinvolgendo anche la collettività che, spesso, sull’onda della ricerca della notizia, diviene attore involontario all’interno dell’inchiesta giornalistica che ne deriva.

All’interno dell’ottima cornice della Biblioteca Sociale Roberta Venturini di Via Venezia, la kermesse prosegue lungo tutto il mese di febbraio e si appresta ad accogliere lunedì 17.02 alle ore 18.30 il direttore Michele Brambilla, oggi in pectore al quotidiano Il Resto del Carlino e il consorzio QN, ma con una importante parentesi quadriennale alla direzione della Gazzetta di Parma.
Andrea Coppola

 

Febbraio_Italiano.jpg 

"Il design è funzionale accessibile ma anche artistico". L'eclettico artista parmigiano "Lufer" si confida a Francesca Bocchia. Presto uscirà un documentario sulla sua vita artistica.

Foto di Francesca Bocchia Parma 12 febbraio 2020 - Luca Ferraglia in arte "LUFER", incontra Francesca Bocchia nel suo studio. Uno spazio, il "BANG", che condivide con il pittore Arturo Sereni.

"Diciamo che lavoro con i materiali - inizia a raccontare LUFER , di scarto più o meno da trent'anni. Ho iniziato verso la fine del 1989 , producendo inizialmente quadri all'interno di quali inserivo scarti, poi sono passato alle sculture, pur proseguendo con i quadri e infine sono arrivate delle lampade, tavoli e un po' di design, quasi tutto con materiali di scarto. Certamente all'inizio non ero così sicuro di capire tutti i materiali e tutto il lavoro che ne è scaturito in seguito. Ho iniziato a fare dei fiori di metallo giganti, alti 2 metri, e pensavo che lì finisse. Poi ho cominciato a capire i materiali, era la materia prima che stimolava la mia fantasia e immaginazione. Le mie visioni hanno iniziato a plasmare questi materiali e sono venute fuori delle cose, che a me piacciono molto, e fortunatamente stanno riscontrando successo. Oggi il riciclo va di moda ma quando avevo iniziato eravamo in pochissimi. A Parma eravamo in due, io e Roberto Mora, dopo qualche anno anche suo fratello Alessandro ha iniziato. I progetti nuovi sono sempre gli oggetti che realizzo; c'è sempre della sperimentazione in ogni oggetto che realizzo. Però il progetto più grosso che stiamo realizzando è un documentario, girato con l'agenzia Videokiss, che racconta la storia dall'inizio, sin da quando scrivevo i testi per il gruppo di musica demenziale "I Goffi", dove facevo i testi. Un periodo nel quale ci siamo divertiti molto e penso abbiamo anche fatto divertire molto.In quel periodo avevamo avuto occasione di fare l'apertura del concerto di Freak Antoni e di Elio e le storie tese."

Il BANG è visitabile e aperto a tutti. E' sufficiente telefonare a "Lufer" o a Arturo Sereni per prendere appuntamento in quanto i due artisti non sono sempre presenti nel laboratorio. In "bottega"si potrà osservare e volendo di accaparrarsi qualcuna delle opere esposte.

"Tenete d'occhio i social per intercettare l'uscita del documentario" conclude Lufer indicando l'indirizzo facebook dell'artista del riciclo: https://www.facebook.com/Lufer-recyclingdesigner-607422309394440/

 

CHI E' "Lufer" -
Nato a Langhirano nel 1962, vive e lavora a Parma.
Dagli anni ’90 LUfER si inoltra nella pittura e scultura, sperimenta tecniche e linguaggi espressivi diversi
realizzando le sue prime sculture e pezzi di arredo.
Crea sculture, quadri, lampade, sedute, appendiabiti e tavolini con scarti industriali, Il suo “slogan”
diventa “il riciclante ricicla in un istante”, e rappresenta la sintesi del suo “modus operandi”.
Il design è funzionale accessibile ma anche artistico.

 

Attesissimo perché è senza ombra di dubbio uno dei grandi titoli in scena nel 2020. Attesissimo perché viene portata sul palco una storia che è divenuta leggendaria sul grande e piccolo schermo. Attesissimo perché la produzione di Show Bees (in collaborazione con Colin Ingram e Hello Entertainment) è garanzia di qualità. È arrivato il momento di "Ghost il musical", al Teatro degli Arcimboldi di Milano fino all’ 1 marzo dopo le tappe bolognesi (Teatro EuropAudorium il 25 e 26 gennaio) e romane (al Teatro Sistina dal 28 gennaio al 9 febbraio). Lo spettacolo, orchestrato dal regista Federico Bellone, tornerà nella nostra regione a marzo, precisamente il 24 e il 25, al Teatro Regio di Parma.

LA STORIA -

Impossibile non conoscere la trama di “Ghost”: Le vite di Sam, bancario di New York, e Molly, giovane artista, vengono sconvolte dall’omicidio del ragazzo. Sam si ritrova ben presto fantasma e per manifestarsi a Molly si serve della truffaldina medium Oda Mae. I due cercano di convincere Molly dell’esistenza di una vita ultra terrena e insieme riescono a smascherare il mandante dell’omicidio di Sam: l’avido Carl. Con la pellicola cinematografica del 1990, Patrick Swayze e Demi Moore fecero commuovere milioni di persone e sbancarono i botteghini di tutto il mondo. Nella versione teatrale, Sam sarà Mirko Ranù, 32 anni di Roma, Molly avrà il volto di Giulia Sol, bergamasca di 23 anni; Gloria Enchill, ventisettenne piacentina di genitori ghanesi, sarà Oda Mae. A loro il compito di ricreare la magia di Ghost.

LE PAROLE DEL REGISTA -

"È una storia più attuale che mai. Con questo romantico thriller vorremmo che lo spettatore potesse stringere la mano della persona a cui tiene, per non perdere l'occasione di dirle ti amo. Perché i treni della vita passano una sola volta e non si può tornare indietro", ha spiegato Federico Bellone. Con lui anche Paolo Carta, illusionista esperto che non usa la tecnologia per sorprendere lo spettatore: “In un musical come Ghost è facile immaginare come alcuni effetti possano fare la differenza. Vedere il protagonista passare attraverso la porta come un fantasma, l'anima di un defunto entrare improvvisamente nel corpo della medium, oggetti che si muovono inspiegabilmente… Tutto questo fa sì che il pubblico dimentichi di essere in presenza di una finzione scenica”.

COLONNA SONORA -

La colonna sonora pop-rock, arrangiata da due big della musica internazionale, Dave Stewart, ex componente degli Eurythmics, e Glen Ballard, tra gli autori della musicista canadese Alanis Morissette, fa da sfondo a un racconto senza tempo. Un musical sensoriale e fantasy dove ogni accadimento nasconde un mistero apparentemente inspiegabile. Il pubblico, ovviamente, non rimane indifferente nell’ascoltare brani resi epici dal film. Tra tutti, Unchained Melody, canzone resa immortale e legata indissolubilmente alla “scena del vaso di terracotta”. Ma anche il resto delle musiche portate in scena è in grado di regalare emozioni, arricchendo una produzione che vale assolutamente la pena vivere a teatro.

GHOST_IL_MUSICAL_Mirko_Ranu_e_Giulia_Solph_Attilio_Marasco.jpg

GHOST IL MUSICAL - Mirko Ranù e Giulia Sol ph. Attilio Marasco

 

Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in occasione della IX Giornata Mondiale della Radio (World Radio Day), 13 febbraio, istituita su iniziativa dell’UNESCO dall’Assemblea generale dell’ONU con la risoluzione 67/124 del 18 dicembre 2012, intende promuovere negli istituti l’importanza e l’attualità della radio come mezzo di comunicazione. La data della ricorrenza coincide con l’istituzione della Radio delle Nazioni Unite, avvenuta nel 1946, con il seguente messaggio inaugurale: “Qui, sono le Nazioni Unite che parlano ai popoli di tutto il mondo".

La scuola è la dimensione privilegiata in cui tutte le componenti della comunità educativa hanno possibilità di confrontarsi e sviluppare idee, tematiche, suggerimenti e interessi; per dare un respiro “formativo” più ampio di lunga durata, ci si propone di organizzare un quadro organico delle suddette attività, orientandole in funzione di un’acquisizione di saperi e principi di valore universale.
La convivenza sociale pacifica attualmente è contrastata da una serie spinte fortemente disgregatrici: sessismo, microcriminalità giovanile, bullismo, violenza di genere, omofobia, xenofobia, aggressività, cyberbullismo, razzismo; per scongiurare la degenerazione delle dinamiche relazionali, è di vitale importanza attivare strategie didattiche mirate per diffondere tra gli studenti l’importanza dei diritti universali e del rispetto della persona.

La radio, da sempre veicolo d’intrattenimento e informazione, può assumere in tale contesto e a buon diritto il ruolo di “cassa di risonanza” per garantire un clima armonico e rispettoso delle norme condivise a scuola e fuori.
La musica unisce, diverte, commuove, stimola la riflessione e costituirà il filo conduttore del palinsesto pensato dagli studenti e per gli studenti.
La radio nelle scuole potrebbe consentire di attribuire molto spazio ad argomenti di forte valore civico e di supportare campagne di sensibilizzazione contro la discriminazione, le disparità e a favore del rispetto delle norme condivise. La web radio negli istituti scolastici dovrebbe rendersi veicolo degli ideali di cittadinanza responsabile, come la lotta alla droga, alle violenze di genere e ad ogni forma di violazione dei diritti umani tramite “scalette” atte a coprire i diversi ambiti disciplinari, mediante piccole “pillole” informative, e nel contempo stimolare la curiosità del pubblico attraverso incontri, servizi con personaggi impegnati nel sociale con l’intento di diffondere il valore della legalità, della libertà e della giustizia sociale.

La proposta del CNDDU in oggetto è in realtà assai pregnante di significato e funzionale per l’acquisizione di una forma mentis “civica”, il cui scopo conclusivo consiste nel potenziare e incrementare le competenze civiche-sociali, comunicative, digitali; rispettare sé, gli altri e l’ambiente circostante; essere responsabili e consapevoli; essere costruttivi, creativi, cooperativi; riflettere criticamente; condividere esperienze e mediare; risolvere problemi, fare scelte e prendere decisioni.

Il Coordinamento, inoltre, suggerisce ai DS degli istituti scolastici che abbiano adottato una web radio di divulgare messaggi di pace e di civiltà in sintonia con la Giornata internazionale e inviarci il file.
Il nostro hasthag è #BUONGIORNORADIO.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU

Intervista a Gianluigi Negri, giornalista e ideatore delle rassegne che uniscono arti diverse e buon cibo

Di Francesca Caggiati - Nell’anno di Parma Capitale Italiana della Cultura incontriamo il direttore artistico di format culturali-enogastronomici innovativi e di grande successo come Mangia come scrivi, Mangia come ridi, Mangiamusica e Mangiacinema.

Stiamo parlando di Gianluigi Negri, giornalista professionista, critico cinematografico, collaboratore della locale testata Gazzetta di Parma e curatore di eventi pioneristici a Parma, Fidenza, Salsomaggiore Terme e Cantù, dove - nel ristorante di famiglia “Il Garibaldi” - si svolgono le trasferte e le edizioni speciali di Mangia come scrivi e Mangiamusica.

1) Gianluigi come è iniziata la tua carriera da giornalista e come si è evoluta negli anni?
“Ho iniziato nel 1993, poco prima del centenario del cinema, a Radio Monte Kanate a Salsomaggiore con il programma “Hollywood e dintorni: carrellate e panoramiche sul cinema”. Poi, nel tempo, sono arrivate Radio 12 a Parma - lì ho fatto davvero tantissimi anni - Radio Inn a Piacenza, Radio 24.
Per la carta stampata, cominciai nel 1995 con un mensile che si chiamava Notorius e, subito dopo, con il quotidiano La tribuna di Parma, di cui ero critico cinematografico. Nel 1996 ho iniziato con la Gazzetta di Parma. Ci sono state tante altre esperienze, tra quotidiani, mensili e testate online, ma sarebbe lungo elencarle. Voglio solo ricordare il periodo alla Libertà di Piacenza: tre anni interi, dal 1999 al 2001, in cui ero la prima firma del cinema e recensivo i film di Kubrick, Lucas e Scorsese, giusto per fare tre nomi. In quel periodo il compianto Maurizio Schiaretti, persona particolarmente attenta ai meriti e all’impegno, mi chiese di diventare anche critico della Gazzetta di Parma, ma - altra epoca e altre “regole” - avrei dovuto scegliere di lasciare Piacenza: non lo feci, perché là avevo grandissimo spazio. Mi richiamò, se non ricordo male, nel 2003. E lì, pur avendo continuato sempre a scrivere sugli spettacoli a Parma ininterrottamente dal 1996, iniziai anche a firmare recensioni cinematografiche. Dal 2007 al 2009 sono stato redattore della Gazzetta di Parma, in diversi reparti, durante i quattro mesi estivi.”

2) Sei l'ideatore di straordinari e innovativi format in cui arte, cultura ed enogastronomia si fondono assieme in un tutt’uno unico e coinvolgente. Ci racconti la nascita di Mangia come scrivi?
“Con Mangia come scrivi, è iniziato tutto per gioco, nel 2006, in una trattoria di Montechiarugolo: il Cigno nero, gestito allora dai miei genitori Alda e Marco che dal dicembre 2010 gestiscono il ristorante Il Garibaldi di Cantù. L’idea era mettere a tavola tre autori e un artista, spogliandoli dell’abituale narcisismo con il quale si è soliti conoscerli nelle presentazioni in libreria o nelle mostre. La sfida era rendere la cultura “appetibile”, fruibile per tutti, cercando di lasciare fuori dalla sala l’autoreferenzialità e provando a “servire” al pubblico, letteralmente, qualcosa di invitante, accattivante, lieve: intrattenere facendo cultura, fare cultura intrattenendo. In 15 anni abbiamo messo a tavola oltre 500 scrittori, 170 artisti, 10.000 partecipanti, con più di 50 vignaioli e artisti del gusto presentati al pubblico.”

3) I numeri che ci riporti sono da record. E anche Mangiamusica e Mangiacinema non sono da meno. Ce ne parli?
“Parto da Mangiacinema a Salsomaggiore, la cui prima edizione si è svolta nel 2014. Era pronta nel 2012 e la proposi tre volte, in tre momenti diversi, vedendola sempre bocciare. La feci per “rabbia”, alla quarta volta, con soli 3 mila euro di finanziamento pubblico. Un festival nazionale, con Radio 24 e Film Tv come media partner e con ospiti Pupi Avati, Enrico Vaime, Gianmarco Tognazzi, Wilma De Angelis, Stefano Disegni, Edoardo Raspelli, tra i tanti. Follia pura: un format completamente nuovo, originale, in anticipo sui tempi e, successivamente, stra-imitato ovunque.
Anche Mangiamusica era pronta due anni prima, ma lì nessuna “bocciatura”: occorreva solo trovare il momento giusto per proporla al Comune di Fidenza, che nel 2016 ha accolto con entusiasmo l’idea ed il progetto “gemello” o “cugino” di Mangiacinema, da realizzare questa volta in un meraviglioso teatro ottocentesco: il Magnani. Siamo stati i primi in Italia a fare uno show cooking a teatro durante uno spettacolo. Quanti ne sono arrivati dopo (sorride, ndr)…”

4) Che tu sia un precursore, creativo e lungimirante è fuori da ogni dubbio. Ci puoi anticipare qualcosa sulle prossime edizioni di Mangiacinema e Mangiamusica: quando si terranno? i nomi di alcuni ospiti?
“Per Mangiacinema le cose sono sempre difficili, anzi difficilissime. La sesta edizione (anno zero) del 2019, dedicata a Bertolucci, è stata un successo senza precedenti. Poco dopo ho ricevuto le “solite” promesse dall’amministrazione, ma non abbiamo al momento alcuna certezza e dobbiamo ancora chiudere il bilancio 2019. Il tempo stringe, ma lì è sempre difficile organizzare tutto: in primis per ragioni economiche, poi per ragioni di pianificazione e di logistica. Abbiamo già tante richieste ed idee, ma non c’è ancora nulla di concreto. Il cuore ci spingerebbe a rifarlo, la ragione no. Vediamo cosa prevarrà: in passato, nonostante le mille difficoltà, ha sempre prevalso il cuore.
Per Mangiamusica è diverso: la quarta edizione (che si è appena chiusa) ha fatto registrare quattro sold out su quattro serate. Con Roberto Brivio, Flavio Oreglio e Alberto Patrucco nello spettacolo “Invenzioni a tre voci”, con Rossana Casale, con Renato Pozzetto, che ha ricevuto anche il Premio Mangiacinema – Creatore di Sogni, con Enrico Ruggeri e i Decibel. Ci sono già le future quattro date (a partire da fine ottobre 2020) e sto prendendo contatti con alcuni artisti, ma è presto per le anticipazioni.”

5) Quest'anno Mangia come scrivi si presenta come limited edition. Dopo la serata dedicata alla scrittura surrealista di Antonio Tacete, che ha avuto grande successo, quale sarà il prossimo appuntamento?
“La serata di fine gennaio alle Tre Ville di Parma è stata una “limited edition”, peraltro da tutto esaurito e molto divertente. Al momento è prevista una data a Cantù, che annunceremo a breve, ma non sono previsti altri appuntamenti a Parma. Siamo la rassegna di artisti e scrittori a tavola più longeva e imitata d’Italia. Nati nel 2006, abbiamo fatto 175 cene letterarie e artistiche in 15 anni, senza mai ricevere un euro di contributo pubblico. Qualcuno non vuole che si dica o non ama sentirselo dire: ci sono imprenditori della cultura e volontari della cultura. Noi facciamo cose libere e indipendenti da sempre, che non hanno eguali in termini di originalità e che non si trovano in nessun altra realtà italiana. Non sempre c’è spazio per iniziative libere e coraggiose come queste.”

6) Hai un sogno nel cassetto o una "pazzia" che vorresti fare?
“Avevo un bellissimo format di cinema e sport, che ho proposto a un Comune: hanno promesso di finanziarlo e poi lo hanno copiato, fallendo miseramente… Sarebbe andata in maniera diversa se avessero sposato il nostro, anziché copiarlo malamente. Mi piacerebbe farlo, ma il “mercato” della cultura è completamente saturo e inondato di iniziative che spesso risultano senz’anima, identità e necessità.”

7) Ci salutiamo con una domanda semplice, al contempo difficilissima: tre pregi e tre difetti di Gianluigi Negri...
“Sono sia pregi che difetti, a seconda dei punti di vista: ostinazione, precisione, eccessiva schiettezza.”

In attesa delle novità 2020 per questi straordinari format, ringraziamo Gianluigi Negri e lo esortiamo a continuare nella sua attività di divulgatore di Cultura, vera, fruibile e golosa con la passione che lo contraddistingue da sempre e con l’augurio che istituzioni e aziende lungimiranti e sensibili come lui possano affiancarlo in questo cammino fatto di Arte e ancor di più di persone e di esperienze multisensoriali uniche!

Gianluigi_Negri_con_Pupi_Avati.jpg

 

A seguito dei recenti fatti che hanno interessato la sede fidentina dell'Istituto “Magnaghi Solari”, la Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza, chiede pubblicamente che il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell'Azienda Sanitaria Locale provveda alle ispezioni di sua competenza, sanzionando eventualmente i responsabili di quanto viene lamentato (caduta e pericolosità di lucernari) e che gli organi competenti perseguano quanti hanno determinato tale situazione.

Salvatore Pizzo, coordinatore della Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza, a tal proposito commenta: “La sicurezza dei nostri colleghi e di quanti hanno accesso ai locali scolastici non è un optional, siamo a disposizione dei docenti interessati per assisterli qualora le criticità lamentate dovessero permanere”.

Sede di Parma – Borgo delle Colonne 32 -43121 - Parma
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. –tel.338/8103820 – tel.fax 0521/684809

SEDE DI PIACENZA: Via S. Marco, 22 – 29100 Piacenza
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Tel. 0523 314046 – 338/8103820

L’attività degli educatori proseguirà oltre il periodo scolastico. Il presidente dell’Unione Spina: «Crescita e affiancamento senza soluzione di continuità»

Centri estivi per tutti. Da quest’anno, le famiglie che avranno la necessità di usufruire di questo prezioso servizio per i loro figli con disabilità nei comuni dell’Unione Pedemontana Parmense, potranno contare sul supporto di educatori specializzati, anche al di fuori del periodo scolastico.

Azienda Pedemontana Sociale ha infatti attivato questa innovativa opportunità, approvata con apposito regolamento dal Consiglio pedemontano, che ha per obiettivo la continuità degli interventi educativi e di inclusione a favore dei minori certificati dalla legge 104/1992, permettendo così alle mamme e ai papà di conciliare ulteriormente i tempi di vita e di lavoro.

Il regolamento prevede che l’educatore possa essere a disposizione dei minori con disabilità esclusivamente nei Centri estivi qualitativamente garantiti, quelli gestiti direttamente dai Comuni o accreditati.
Entro il 31 marzo, l’Azienda del welfare provvederà a richiedere direttamente alle famiglie delle ragazze e dei ragazzi che già fruiscono di interventi educativi sia a scuola che nei doposcuola, una formale domanda di adesione al servizio, nella quale si dovranno indicare gli orari e il numero di settimane di frequenza previste. Domanda che dovrà poi essere completata con l’iscrizione al Centro estivo entro il 7 maggio.

La priorità di accesso al servizio verrà determinata sulla base di tre parametri: il piano sanitario e socio-educativo di ciascun minore, la situazione lavorativa dei genitori e l’indicatore ISEE.
«Tre parametri oggettivi – sottolinea il presidente e assessore ai Servizi alla persona dell’Unione Aldo Spina –. Il regolamento approvato rende trasparenti alle famiglie quelli che sono i meccanismi di accesso al servizio, che consentirà ai minori con disabilità di proseguire un percorso di crescita e affiancamento anche nel periodo in cui le scuole sono chiuse, senza soluzione di continuità. Il regolamento stabilisce inoltre le regole necessarie per sviluppare queste attività in una logica di progetto, garantendo risultati positivi. Tra gli aspetti più significativi c’è ad esempio il fatto che, oltre ad essere nel territorio dell’Unione, i Centri estivi dovranno essere gestiti direttamente dalle Amministrazioni comunali o essere accreditati – prosegue il Presidente –. Caratteristica che garantisce la qualità dei servizi erogati. Non meno importante è il termine del 7 maggio per la formalizzazione della richiesta – conclude Spina – che permetterà alle famiglie e agli uffici di muoversi in una logica di dialogo, anche per la personalizzazione dei progetti».

 Aldo_Spina_02.jpg

 Dal 16 febbraio al 22 marzo 2020, lo CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma riapre gli spazi rinnovati e restaurati dell'Abbazia di Valserena con l’installazione di Massimo Bartolini dal titolo On Identikit, primo appuntamento del programma di residenze d’artista Through time: integrità e trasformazione dell’opera, realizzato in occasione di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020.

CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione
Università di Parma

in occasione di
Parma Capitale Italiana della Cultura 2020

presenta

Massimo Bartolini
On Identikit

16 febbraio – 22 marzo 2020
Inaugurazione: 16 febbraio 2020, ore 11.00

Abbazia di Valserena
Strada Viazza di Paradigna 1, Parma

Le opere di Bartolini, spesso pensate a partire da un contesto specifico ¬– un’opera, una collezione – vivono in stretto legame con l’ambiente che le ospita. L’artista interviene sullo spazio in maniera del tutto antimonumentale, modificandolo, interpretandolo e definendolo. In questo caso, Bartolini è stato invitato a confrontarsi con l’Archivio-Museo dello CSAC di Parma, che conserva oltre 12 milioni di materiali originali della comunicazione visiva, della ricerca artistica e progettuale italiana a partire dai primi decenni del XX secolo. Un patrimonio preziosissimo su cui l’artista ha lavorato interpretando i suoi elementi come fossero note musicali: se accostati gli uni agli altri, fanno intravedere qualcosa di diverso rispetto a quando sono considerati isolatamente. Gli archivi dunque sono luoghi in cui “si compone musica”, dove gli oggetti e le opere possono, in maniera involontaria e irreversibile, diventare altro.

Nel corso della sua residenza allo CSAC, Bartolini si è focalizzato in particolare sulle opere di due grandi maestri quali Luigi Ghirri e Luciano Fabro, presenti nelle collezioni CSAC.
Nella fase preliminare del progetto, Bartolini si è concentrato sulla ricerca di tutti i dischi in vinile fotografati da Ghirri nella serie “Identikit” (1979), dove l’artista emiliano restituiva in maniera veritiera e implacabile un ritratto di sé stesso attraverso quello della propria libreria. Negli scatti fotografici si possono distinguere solo le spine dei dischi e dei libri, il loro contenuto è celato dalla bidimensionalità dell’immagine. I titoli dei vinili, spesso erosi dall’uso e quasi illeggibili sulla spina dei 33 giri, hanno provocato in Bartolini una “curiosità da archeologo”, per poter sfilare finalmente i dischi dalla libreria e ascoltarli, rigorosamente su vinile, in un luogo ben preciso e in compagnia di qualcuno. Questo qualcuno è Lo Spirato di Luciano Fabro (1968-73), opera allestita in una delle cappelle nobiliari della Chiesa dell’Abbazia di Valserena, una scena che per Bartolini sta “a metà tra un letto sfatto ed un letto posseduto” dove il corpo è allo stesso tempo presente e invisibile: al di sotto delle lenzuola c’è una sagoma, che scompare appena fuori da esse, per poi riapparire come presenza sul guanciale deformato dal peso.
La musica è nascosta dentro l’immagine di Identikit come la figura è nascosta dentro il gesso de Lo Spirato. Con il lavoro On Identikit, Bartolini intende fare incontrare l’essere invisibile e presente dello Spirato con l’essere, invisibile per natura, della musica, che risuonerà nei suggestivi spazi della Chiesa.

Come scrive l’artista nel libro che accompagna l’evento espositivo, edito da All Around Art: “quando uno è sdraiato molto spesso si riposa o dorme, meno spesso è morto. In tutte e tre queste circostanze la musica è indicata […] La ninna nanna è una musica per dormire, per morire per poco tempo, per cambiare stato… Come fare una serenata al sonno che non si sveglia: dormi, che domani quando ti sveglierai ti ricorderai di una musica senza provenienza e per quello sarà la più musica di tutte le musiche”.

L’installazione concepita da Massimo Bartolini coincide con la riapertura degli spazi espositivi CSAC dopo la prima fase di lavori che ha visto il rinnovamento dell’impianto di illuminazione e dei supporti espositivi. I lavori proseguiranno nei prossimi mesi e interesseranno gli spazi dell’abbazia destinati agli archivi, in vista dell’apertura di nuovi percorsi.

Massimo Bartolini è nato, vive e lavora a Cecina. Studia all'Istituto Tecnico per Geometri B. Buontalenti di Livorno e all' Accademia di Firenze. Dal 1993 espone in numerose mostre, tra le collettive si ricordano: Biennale di Venezia del 1999, 2001 (evento collaterale), 2009, 2013; Biennale di Valencia, 2001; Manifesta 4, Francoforte, 2002; Ecstasy, in and about altered states, MOCA Los Angeles, 2005; Biennale di Shangai 2006 e 2012; International Triennale of Contemporary Art, Yokohama, 2011; Biennale di San Paolo, 2004; Biennale di Pontevedera (Spagna), 2004; Documenta 13 Kassel, 2012; Etchigo Tsumari Tiennal, Tokamachi, 2012; Track, Ghent (Belgio), 2012; One on One, Kunstwerke, Berlino, 2012; The City, My Studio/The City, My Life, Kathmandu Triennale (Nepal), 2017; Habit Co-Habit, Pune Biennale (India), 2017; Starting from the desert… Yinchuam Biennal (Cina), 2018. Fra le mostre personali: Manifesta 12 (evento collaterale) Caudu e Fridu, Palazzo Oneto, Palermo, 2018; 4 organs, Fondazione Merz, Torino, 2017; Studio Matters+1, Fruitmarket Gallery, Edimburgo, e SMAK Ghent, 2013; Serce na Dloni, Centre of Contemporary Art Znaki Czasu, Torun, (Polonia), 2013; Hum Auditorium Arte, Roma; MARCO, Vigo (Spagna), 2012; Museu Serralves Porto; Ikon Gallery, Birmingham, 2007; GAM di Torino, 2005; Museum Abteiberg, Mönchengladbach (Germania), 2002.

Calendario di Through time: integrità e trasformazione dell’opera

Massimo Bartolini. On Identikit
Mostra: 16 febbraio – 22 marzo 2020
Inaugurazione domenica 16 febbraio 2020, ore 11.00

Luca Vitone. Il Canone
Mostra: 4 aprile – 30 maggio 2020
Inaugurazione sabato 4 aprile 2020, ore 11.00

Eva Marisaldi
Mostra: 5 settembre – 17 ottobre 2020
Inaugurazione sabato 5 settembre 2020, ore 11.00

Cos’è lo CSAC dell’Università di Parma
Lo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione inizia a raccogliere grazie ad Arturo Carlo Quintavalle il suo primo nucleo di opere nel 1968, in occasione dell’esposizione dedicata a Concetto Pozzati organizzata dall’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Parma. Situato oggi nell’Abbazia cistercense di Valserena, conserva materiali originali della comunicazione visiva, della ricerca artistica e progettuale italiana a partire dai primi decenni del XX secolo. Un patrimonio di oltre 12 milioni di pezzi suddivisi in cinque sezioni: Arte (oltre 1.700 dipinti, 300 sculture, 17.000 disegni), Fotografia (con oltre 300 fondi e più di 9 milioni di immagini), Media (7.000 bozzetti di manifesti, 2.000 manifesti cinematografici, 11.000 disegni di satira e fumetto e 3.000 disegni per illustrazione), Progetto (1.500.000 disegni, 800 maquette, 2000 oggetti e circa 70.000 pezzi tra figurini, disegni, schizzi, abiti e riviste di Moda) e Spettacolo (100 film originali, 4.000 video-tape e numerosi apparecchi cinematografici antichi).
Lo CSAC oggi è uno spazio multifunzionale, dove si integrano un Archivio, un Museo e un Centro di Ricerca e Didattica. Una formula unica in Italia, che mantiene e potenzia le attività sino ad ora condotte di consulenza e collaborazione all’istruzione universitaria con seminari, workshop e tirocini, di organizzazione di mostre e pubblicazione dei rispettivi cataloghi (oltre 120 dal 1969 ad oggi), e di prestito e supporto ad esposizioni in altri musei tra cui la Triennale di Milano, il MAXXI di Roma, il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi, il Tokyo Design Center, il Design Museum di Londra, il Folkwang Museum di Essen e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid.

CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione
Abbazia di Valserena
Strada Viazza di Paradigna, 1 (Parma)
www.csacparma.it 

Ingresso: 5 euro
Per tutte le riduzioni e informazioni aggiornate: http://www.csacparma.it/visita/
Orari
Mercoledì, giovedì e venerdì 15.00-19.00
Sabato e domenica 10.00-19.00
Per informazioni e prenotazioni
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Di Salvatore Occhiuto - Giovedì 30 gennaio un importante evento culturale è stato organizzato nella splendida e suggestiva cornice della Galleria, ex Barilla Center, di Via Emilia Est. Alla Libreria Feltrinelli si è svolta la presentazione del libro “Il cattivo ragazzo che amo” di Giulia Besa a cui è seguito un dibattito con il pubblico moderato dalla giornalista parmigiana Francesca Caggiati, referente eventi del centro culturale “La Caplera” di Medesano.

L’autrice, 29enne romana, ha esordito nel 2011 con il romanzo urban fantasy “Numero Sconosciuto” pubblicato da Einaudi, a cui sono seguite varie fatiche letterarie con altre prestigiose case editrici Sperling & Kupfer, Giunti, Antonio Tombolini. Nel suo saggio curato da Rizzoli, il sequel del “Cattivo ragazzo che voglio”, prosegue la storia dell’adolescente Chiara, classica brava che prova attrazione per Cesare, ragazzo muscoloso e misterioso, ma con un’impenetrabile corazza che gli impedisce di manifestare emozioni e sentimenti. Nel sequel Chiara entra nel mondo di Cesare e si innamora perdutamente di lui. Poi conosce il suo lato oscuro e la loro relazione diventa un triangolo con il tenebroso Ricky che è il cattivo ragazzo che era prima Cesare. Per sapere come andrà a finire… basta comprare il libro.

Intervista esclusiva a Giulia Besa a margine della presentazione

Come è nata la passione per la scrittura?
Sin da bambina ho sempre passato moltissimo tempo immersa nel mondo della fantasia. La scrittura è il primo strumento che ho imparato a usare per raccontare le storie che inventavo, e più studiavo le tecnice narrative per migliorarmi, più mi sono innamorata di questa materia. Non potrei più vivere senza.

Il target giovanile è stata una precisa scelta o è stata l’ispirazione?
Una via di mezzo. I miei romanzi sono fruibili da chiunque, scritti in una maniera per cui anche un adulto potrebbe leggerli e divertirsi tranquillamente. Ma per ragioni pratiche ed editoriali è più facile ascriverli a un genere, e quello per ragazzi permette di spaziare dal dramma, al thriller, al romance, al fantasy… io mi diverto a scrivere di tutto, e i romanzi per ragazzi aprono un mondo vastissimo.

La saga de Il cattivo ragazzo... ha un taglio autobiografico o è una storia inventata?
È una storia inventata, come tutte quelle contenute nei miei libri. Mi diverto di più quando è tutto frutto di fantasia, sono più stimolata a creare il mondo con personaggi e caratteri diversi da quelli che mi circondano. Certo, i dettagli posso prenderli dall'esperienza personale: per esempio l’ambientazione romana è facile per me da descrivere, essendo cresciuta a Roma. Ma quando non conosco qualcosa sono attenta a documentarmi, ed è molto divertente imparare cose nuove.

Il cattivo ragazzo potrebbe trovare trasposizione al contrario nel recente fatto di cronaca di Luca Sacchi e Anastasia?
Sono due vicende molto diverse. Il mio cattivo ragazzo, Cesare, ha sicuramente una cattiva influenza su Chiara, la protagonista. Ma per altri versi rispetto al fatto di cronaca recente. Non ho ancora trattato la tematica della droga, o quella della malavita, per quanto siano piene di spunti conflittuali e quindi floride in termini narrativi.
Cesare è comunque un ragazzo pieno di problemi, e di sicuro ne ha combinate anche di molto brutte.


Progetti futuri…
Tra maggio e giugno uscirà il terzo romanzo del cattivo ragazzo, ancora per l’editore Rizzoli. Sempre quest’anno uscirà anche il secondo romanzo della mia serie dark fantasy “Streghette”, per l’editore Acheron Books. Nel 2021 è già previsto in uscita un nuovo libro per Rizzoli, sempre per ragazzi, che parla delle pazzie di una ragazza di nome Evelyn e della sua cricca di amici per guadagnare like sui social… non vedo l’ora che arrivi nelle mani dei lettori!

 

giulia-besa-libro-copertina.jpg

 

In un’epoca in cui la sovrapproduzione è diventata sfrenata e senza limiti, anche nel campo dell’informazione ci si deve confrontare con una bulimia che ha cambiato le sorti del giornalismo e della comunicazione. Le notizie, servite in tempo reale ma sempre più fugaci, entrano in una giostra che non si ferma mai e che, al contrario, va sempre più veloce.

Oggi tutti possono accedere ad una mole enorme di informazioni grazie alla rete; info reali, utili, facilmente fruibili ma anche false, ingannevoli, superficiali o fuorvianti. I bollettini delle vendite dei giornali, tranne qualche eccezione, registrano sempre più un andamento negativo che, a seconda delle testate, va dal 5 al 15%. Gli italiani dedicano sempre meno tempo alla lettura; si ricerca un’informazione immediata che sappia rispondere in meno di tre minuti all’esigente curiosità che non lascia spazio all’approfondimento.

L’avvento delle tecnologie ha mutato profondamente il metodo e il tempo di fruizione del messaggio: se i giornalisti con il cartaceo sono legati ai limiti dettati dal format del giornale e dalle sue tempistiche, con il digitale si apre un oceano di possibilità comunicative con il costante aggiornamento della pagina e la condivisione dell’articolo da parte di tutti i soggetti presi in causa. Non solo, dunque, cambia il concetto di notiziabilità, cioè la capacità di un evento di assumere significativa rilevanza in un dato momento, ma cambiano completamente le dinamiche tra giornalista e lettore. Il rapporto tra giornalista e pubblico man mano diventa più stretto e l’aumento esponenziale delle interazioni dirette mutano il modo di percepire l’informazione stessa: avere l’opportunità di commentare un articolo rende possibile la partecipazione attiva dell’utente; è lo stesso pubblico che produce informazioni. Il lettore vuole essere informato 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con una preferenza verso l’articolo più aggiornato.

La rincorsa alla notizia in esclusiva diventa vitale e il web si trasforma in un far-West in cui il più veloce a sparare si conquista quel pezzo di terreno, e spesso non è importante che la notizia abbia fondamento, l’importante è colpire il lettore. Più informazioni, più veloci, adesso, subito, ora! Non c’è tempo per sfogliare il giornale, si può leggere velocemente il titolo e se proprio è interessante, basta utilizzare tre minuti del proprio tempo per leggere l’articolo. 

Ma chi si nasconde dietro le informazioni che pretendiamo gratuite e sempre aggiornate? Come viene visto ora il mestiere del giornalista, cosa ci si aspetta e come si diventa uno degli attori principali nel panorama della comunicazione? Come è cambiata questa professione negli ultimi anni? E quali sacrifici bisogna fare per seguire tale aspirazione? Per addentrarci meglio in questo mondo, Intesa San Martino organizza per il secondo anno il ‘Febbraio Italiano – il giornalismo si racconta’, ciclo di conferenze che lungo tutto il mese di febbraio vedrà la partecipazione di noti giornalisti del panorama locale e nazionale. Ogni evento, gratuito e aperto a tutti, si svolgerà nella Biblioteca Sociale Roberta Venturini, in via Venezia 123/b, Parma.

L’iniziativa inizierà lunedì 3 febbraio alle ore 18.

Eleonora Puggioni

 

Febbraio_Italiano.jpg 

Lesignano Bagni: alta disputa politica sui pesciolini dei bambini. Se fossero pesci pagliaccio?

Ha assunto un certo clamore la disputa di elevatissimo livello politico che vede coinvolti vari attivisti di partito a Lesignano Bagni: le decorazioni a tema ittico, apposte nei mesi scorsi dai bimbi e dalle maestre di alcune prime elementari sulle porte delle aule scolastiche sedi di seggio, hanno indotto alcuni esponenti ad ipotizzare che si trattasse di una propaganda indiretta al noto movimento delle "sardine" nato poco pima delle recenti elezioni regionali.

Tra le opposte fazioni si è scatenato un appassionato dibattito locale, evidentemente i pesciolini disegnati dai bambini sono un tema ritenuto degno di grande attenzione politica in quel di Lesignano. Lo stesso problema si potrebbe porre tra qualche mese, in occasione della tradizionale giornata del "pesce d'aprile".

La Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza riconoscendo che la situazione va chiarita, onde evitare che si pensi che maestre e bambini abbiano complottato per fare pubblicità alle sardine, è opportuno informare la politica di Lesignano che in natura esistono numerosi tipi di pesci, vista il grande interesse che hanno per la vicenda potrebbero anche commissionare uno studio specifico.

Salvatore Pizzo, coordinatore della Gilda di Parma e Piacenza, a tal proposito ricorda che esistono anche i pesci pagliaccio, chissà se non si tratta proprio di quelli che delle più comuni sardine.

Sede di Parma – Borgo delle Colonne 32 -43121 - Parma
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  –tel.338/8103820 – tel.fax 0521/684809

SEDE DI PIACENZA: Via S. Marco, 22 – 29100 Piacenza
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  Tel. 0523 314046 – 338/8103820

Mercoledì, 29 Gennaio 2020 13:46

“Il Vizietto” torna a teatro

Chi ha qualche capello bianco non può aver dimenticato il film cult con Ugo Tognazzi, il musical del 1983 con Jerry Herman (che ne curò la regia e i testi) con il titolo di “Piume di Struzzo” o l’edizione teatrale del 2014, messa in scena da Massimo Romeo Piparo, con Enzo Iacchietti e Marco Columbro. Stiamo parlando de “Il Vizietto” che torna a teatro a Milano in un lungo weekend che parte giovedì (domani) e si concluderà domenica 2 febbraio. Il Teatro Nuovo offrirà al suo pubblico questa frizzante versione italiana: a salire sullo storico palco di Piazza San Babila saranno Claudio Insegno e Eraldo Moretto. Insegno, oltre a curare la regia, interpreterà il ruolo di Renato, e Moretto, che gli farà da spalla, sarà Albin.

LA TRAMA - Renato ama la sua vita, convive da anni, ed è impresario di uno dei locali più alla moda di Saint-Tropez e ha “il vizietto” delle donne. Niente di strano. Peccato che Renato sia omosessuale dichiarato, convivente con un altro uomo da anni, l’eccentrico Albin nota “drag-queen” con il nome di Zaza Napolì. Renato, ha anche un figlio, che ha cresciuto insieme ad Albin: Laurent, che si sta per sposare con la dolce Adrienne, figlia del segretario del “Partito dell’ordine morale”, dallo spirito ovviamente bigotto e conservatore, contrario invece alle nozze. Partiranno da qui tutta una serie di azioni e reazioni che creeranno un simpatico e incontrollabile caos nelle loro vite.

IL PASSATO – Tutto è cominciato nel 1978 quando il film di Édouard Molinaro, dall’omonimo titolo, fu mostrato al pubblico. La pellicola era l’adattamento cinematografico dell’opera teatrale di Jean Poiret. L’opera “La Cage AuxFolles” debuttò nel 1973 e venne poi replicata per cinque anni consecutivi al Palais-Royale di Parigi con grande successo. La traduzione letterale de “La Cage AuxFolles” sarebbe “La Gabbia Delle Matte”, per indicare immediatamente tutta la serie di folli peripezie di cui i protagonisti saranno vittime. L’attore francese Michel Serrault interpretò il ruolo di Albin Mougeotte sia per la versione teatrale sia per l’adattamento cinematografico. Nel film ad affiancare Serrault, c’è l’intramontabile Ugo Tognazzi. Il film riscosse molti consensi, sia in Italia che all’estero, tanto da conquistare 4 nomination all’oscar e il Golden Globe come miglior film straniero (Francia).

locandina_Ilvizietto.jpg

Pietro Razzini

Sabato, 18 Gennaio 2020 15:11

I Neri Per Caso in concerto a Parma - FOTO

Ieri sera, venerdì 17 gennaio, al Campus Industry di Parma sono arrivati i Neri Per Caso, il gruppo a cappella per definizione in Italia.

Diventati famosi nel 1995 vincendo la sezione “Nuove Proposte” del Festival di Sanremo, con il brano “Le ragazze” conquistarono la vetta delle classifiche, dove restarono per settimane. L’album omonimo valse ben 6 dischi di platino con quasi 700.000 copie vendute. In seguito, i Neri Per Caso nel corso della loro carriera hanno collaborato con alcuni tra i più importanti artisti italiani (Lucio Dalla, Gino Paoli, Claudio Baglioni, Renato Zero, Mario Biondi) e stranieri (Bobby McFerrin, solo per citarne uno), oltre a essere recentemente tornati, nel 2018, al Festival in occasione del duetto con Elio e le Storie Tese.

Oggi, i Neri Per Caso tornano in tour con uno spettacolo emozionante che comprende in scaletta, oltre ai pezzi che hanno portato il gruppo al successo, anche importanti brani della musica nazionale e internazionale. Nel 2019 il gruppo ha anche pubblicato un album di cover dei Beatles, un’accurata selezione del magnifico repertorio beatlesiano per rivivere e raccontare i Fab Four. Un disco in cui troviamo la somma di sei voci abilmente armonizzate, che si fondono in una sola settima voce unica nel suo genere, quella dei Neri Per Caso.

Galleria fotografica a cura di Pietro Razzini

 

neri_per_caso_2.jpg

neri_per_caso_2-14.jpg

neri_per_caso_2-13.jpg

neri_per_caso_2-12.jpg

neri_per_caso_2-11.jpg

neri_per_caso_2-10.jpg

neri_per_caso_2-9.jpg

 

neri_per_caso_2-8.jpg

neri_per_caso_2-7.jpg

neri_per_caso_2-6.jpg

neri_per_caso_2-5.jpg

neri_per_caso_2-4.jpg

neri_per_caso_2-3.jpg

neri_per_caso_2-2.jpg

 

 

Giovedì, 16 Gennaio 2020 06:51

Viaggio nel cantiere dell'Ospedale Vecchio

L'Ospedale Vecchio di Parma è uno dei complessi monumentali più importanti della città. Uno dei primi ospedali d'Italia e rimasto in uso ancora sino al 23 agosto 1926 quando venne inaugurato l'Ospedale Maggiore.

di LGC Parma 16 gennaio 2020 - Fino a poco tempo fa l'Ospedale Vecchio ospitava anche diverse istituzioni in cui si conserva la memoria storica della città e del suo territorio. L'archivio Storico del Comune di Parma e l'archivio di Stato, ad esempio.

Da oltre vent'anni si parlava di un suo recupero per riportarlo alla disponibilità pubblica di tutta la cittadinanza e finalmente nel 2015 il progetto prese vita.

"Il cuore pulsante dell’Oltretorrente - scrive l'amministrazione comunale di Parma - ritrova centralità e riattualizza il proprio ruolo e le proprie funzioni grazie al progetto Il Futuro della Memoria, approvato nel 2015 dall’Amministrazione e improntato alla promozione del dialogo tra identità e innovazione. 
Un recupero unitario dell’intero complesso dell’Ospedale Vecchio e delle relazioni con il tessuto urbano di cui è parte, che prevede per il 2020 il restauro strutturale della Grande Crociera, come nuova e suggestiva “passeggiata” coperta; la Corte del Sapere con la riorganizzazione della Biblioteca Civica, sempre più centrale ed aggregativa per la vita sociale e culturale del quartiere; un nuovo spazio destinato a caffetteria e vari ambienti per esposizioni e incontri. Nella Corte delle Associazioni socio-culturali l’Informagiovani e numerose Associazioni culturali cittadine.
E ancora nel Chiostro della Memoria Sociale Civile e Popolare le istituzioni dedicate a raccogliere e conservare materiali che narrano storia e memoria della città, l’Archivio di Stato, l’Archivio Bertolucci, l’Istituto Storico delle Resistenza e le associazioni partigiane.
Il progetto pilota di Parma 2020 trova in questo luogo il suo paradigma e intende rafforzarne e divulgarne il concept con un progetto che è al tempo stesso prodotto e luogo di produzione: l’Ospedale Vecchio, ieri deputato alla cura sanitaria dell’individuo, dal 2020 opportunità per il benessere della comunità grazie alla cultura."

Durante i lavori di restauro, era agosto 2019, ecco che vennero scoperti degli scheletri, probabilmente era una fossa comune , tingendo di "noir" il recupero dell'edificio.

Il cantiere, spiega l'ingegner Sara Malori, direttrice dei lavori, "riguarda esclusivamente il consolidamento strutturale della crociera dell'Ospedale Vecchio, che è la struttura centrale fatta a croce latina, e essenzialmente vengono rinforzate le volte e la copertura." Alla fine di questo cantiere, affidato alla cooperativa edile artigiana, il prossimo riguarderà il restauro vero e proprio, come pavimentazioni, infissi, tinteggi e impianti. Infine "per concludere, chiosa l'ingegner Malori, ci sarà l'allestimento vero e proprio della mostra e del museo finale. Inoltre, durante Parma2020 organizzeremo diverse visite guidate e convegni a tema destinati a specialisti del settore."

Ed ora gustiamoci questa "privilegiata" visita, per la quale è doveroso ringraziare l'Ing. Sara Malori, direttrice dei lavori, che ci ha offerto l'opportunità di rivivere un luogo suggestivo, alla pari del cantiere di San Francesco del Prato, e per di più uno degli spazi più amati dai parmigiani, soprattutto dell'oltretorrente.

(servizio fotografico di Francesca Bocchia)

Sabato 18 gennaio, alle 18, la scrittrice carpigiana presenta la sua ultima fatica letteraria, un racconto delicato, intenso, che attraverso il percorso interiore del protagonista, l’adolescente Gigi, ripropone in chiave moderna il messaggio di Luigi de Montfort, santo francese vissuto nel Seicento, svelandone modernità e vivacità.

MODENA – Gigi ha 15 anni e ha appena perso il papà. La scomparsa del genitore, di cui sente fortemente la mancanza, lo fa entrare in crisi. Il ragazzo mette così in discussione la scuola, la sua vita quotidiana e si mette alla ricerca di quello che lui chiama “il segreto della vita” su internet.

Gigi è il protagonista del romanzo “L’amore della Sapienza” (Edizioni Messaggero Padova) esordio letterario della scrittrice carpigiana Elisabetta Ronchetti, che sarà presentato, sabato 18 gennaio, presso il Circolo degli Artisti, di Via Castel Maraldo 21/A, a partire dalle ore 18.

Il libro è pensato per adolescenti dai 13 ai 17 anni, ma offre spunti di riflessione anche per gli adulti, in particolare genitori, insegnanti ed educatori. Il giovane protagonista, infatti, nella sua ricerca interiore, smette di andare a scuola e si chiude in casa in compagnia del suo PC, a cui dà il nome di Salomone, come il celebre re biblico a cui Dio fece il dono della Sapienza, frequentando solo due amici fidati, Tino e Tina, e condividendo i suoi pensieri con un piccione che, di tanto in tanto, si affaccia alla sua finestra.

È proprio la Sapienza sarà la chiave per comprendere “il segreto della vita”, e Gigi arriverà a scoprirlo attraverso l’indagine sul significato antico della sapienza stessa e la comprensione di alcuni messaggi profondi, ricavati dalla vita e dalla storia di Gesù e riportati nel messaggio di Luigi de Montfort, un santo francese vissuto nel Seicento e molto caro a papa Giovanni Paolo II.

A fare da “colonna sonora” alla ricerca interiore del protagonista, alcuni brani di canzoni tra classiche e moderne, che l’autrice riporta tra le pagine per dare forza e modernità al messaggio riportato nel romanzo.

Elisabetta Ronchetti, vive a Carpi (MO) e scrive dal 2015. Dopo aver ricevuto premi ad alcuni concorsi letterari, si è iscritta all’Associazione di scrittori “I Semi Neri” con i quali ha pubblicato l’Antologia La casa dei segni, viaggio nella terra e nella memoria del Frignano (Colombini 2018). L’amore della sapienza è il suo primo lavoro individuale.

L’evento è in collaborazione con l’Associazione di scrittori “I Semi Neri” ( www.semineri.it )
Conduce la giornalista Manuela Fiorini.

SCHEDA DEL LIBRO
Elisabetta Ronchetti
L'amore della sapienza- Un ragazzo cerca il segreto della vita
Edizioni Il Messaggero Padova
Pagg, 114 - € 10

Elisabetta_Ronchetti_1.jpg

Lamore_della_sapienza_Padre_colore_RGB_alta_risoluzione_1.jpg

 

 

 

I ragazzi, oggi più di ieri, nell’età adolescenziale vivono in un mondo fondato non tanto di fantasia e spensieratezza - come dovrebbe essere - quanto piuttosto su forme di disagio, ormai talmente diffuse da far parlare con maggior frequenza di disagio giovanile.

Parma 15 gennaio 2020 - Nella società contemporanea, i giovani, in generale, hanno sempre meno rispetto per le regole, e sono sempre più tentati dal proibito. In alcuni casi si può verificare un’altra forma di violenza, più sottile, come quella del cyberbullismo, ossia il bullismo online dove i ragazzi, nascondendosi dietro un computer o un cellulare, deridono, insultano, minacciano la vittima prescelta. Talvolta giungono persino a rubare l’identità della vittima creando un profilo falso col quale postano immagini, video o pettegolezzi imbarazzanti che, il più delle volte, sono anche invenzioni create dal bullo stesso. All'origine, probabilmente, vi è l’assenza del ruolo educativo dei genitori di oggi, quelli cresciuti tra gli anni settanta e gli anni ottanta, che finiscono sempre più spesso per sottrarsi alla propria funzione educativa. Così i loro figli si stanno rassegnando a crescersi da soli attraverso il web e la tecnologia.

L’evolversi dai genitori, per i giovani del terzo millennio, non significa più ottenere soltanto l’indipendenza ma distaccarsi completamente da loro, trovandosi senza punti di riferimento. Tutto questo, però, ostacola il processo di soggettivazione e di costruzione del sé in quanto è proprio attraverso l’identificazione con le figure di accudimento - quali appunto i genitori - che il ragazzo struttura le basi delle propria identità. Pertanto, sembra che i genitori siano venuti meno al loro ruolo a causa di un processo di regresso collettivo in atto che è collegato al nostro modello produttivo e sta portando a un appiattimento dell’intera società su un registro adolescenziale. Con la sua identità mutevole, il giovane rappresenta il consumatore perfetto per la società dei consumi nella quale viviamo e che ci vuole tutti adolescenti.

Ed è per questo che, mentre i ragazzi bruciano le tappe, i genitori regrediscono comportandosi sempre di più come i propri figli. Così al ruolo dei genitori subentra quello della rete, del web, perché è proprio in rete che molti di questi ragazzi costruiscono le loro identità. Ma si tratta di identità surrogate che sono in grado di produrre fenomeni anche molto gravi. Gli specialisti ci dicono che non ci si deve approcciare all'adolescenza di oggi pensando ai tempi passati. Esiste un gap insanabile tra una generazione e l’altra, l’evoluzione cammina troppo velocemente, per cui anche i ragazzi stessi hanno difficoltà ad adattarsi, ma sicuramente lo fanno con molta più velocità rispetto a noi adulti. E’ una rincorsa continua e, nella rincorsa, gli adulti di riferimento non riescono quasi mai a prenderli, se non quando cadono e si fanno male, mentre dovrebbe essere il contrario: l’adulto dovrebbe rimanere una guida per un figlio. Se non si riesce più a ricoprire questo ruolo li perdiamo, perché vanno avanti da soli rischiando di incagliarsi nei pericoli della rete che troppe volte non siamo neanche in grado di riconoscere. 

Diventa dunque necessario intervenire per colmare questa profonda discrepanza che si è venuta a creare. Un ruolo importante è rivestito anche dalle associazioni, le quali, tramite progetti, eventi, conferenze portano in superficie determinate dinamiche al fine di sensibilizzare la cittadinanza. Intesa San Martino giorno dopo giorno, attraverso l'impegno di ogni singolo volontario, porta avanti gli obiettivi di comunità, crescita e cultura: perché solo attraverso la cultura la comunità può tendere davvero ad una crescita individuale e collettiva.

Rino Basili, Segretario Intesa San Martino

 

 

 

Si conclude con la celebrazione della santa messa nel Duomo di Parma la giornata dedicata al patrono della città di Parma. 

(Foto di Francesca Bocchia)

Il Messaggio del Vescovo di Parma, Monsignor Enrico Solmi, in occasione della festa patronale

PARMA 2020 CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA
La solennità di Sant’Ilario apre “Parma 2020 Capitale italiana della cultura”. Un’iniziativa promossa dal Governo alcuni anni fa e volta a «valorizzare i beni temporali e paesaggistici e a migliorare i servizi rivolti ai turisti»1. La nostra città ha meritatamente raggiunto questo riconoscimento e si appresta a viverlo con molteplici iniziative.
Credo di interpretare il pensiero di tanti nell’affermare la volontà di mostrare «lo straordinario patrimonio umano e artistico»2 di Parma, l’immagine, lo stile di vita proprio della nostra città che, acquisito nel tempo, contribuisce a delinearne lo spessore culturale.
Più che una vetrina o una autocelebrazione, quest’anno rappresenta un’occasione unica per guardare in avanti, poggiandosi sulle spalle di una ricca storia.


UNA PROSPETTIVA PARTICOLARE
Ad emblema consideriamo la Chiesa di San Francesco del Prato, il suo restauro architettonico e il suo recupero al culto.
Lo assumiamo come esempio mettendoci in ascolto delle parole decisive che Francesco d’Assisi udì nella Chiesa diroccata di San Damiano: «Francesco va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina»3. Le coniugheremo con alcune realtà nelle quali si esplicita il significato di “casa”, senza dimenticare la casa in quanto tale. L’abitazione di persone e di intere famiglie, che rimane un problema aperto per la nostra città, come per tante altre.
Portare a termine progetti concreti a tal fine è un indicatore della nostra cultura e responsabilità civica.
Parma è bisognosa di alloggi per situazioni disagiate, non possiamo dimenticare i 239 sfratti attuati nel 2019. Un dato inquietante da valutare con attenzione e da affrontare con proposte attuabili. Altrettanto urgente è la richiesta di case accessibili «per favorire il formarsi di nuove famiglie... Dobbiamo – infatti – riporre fiducia nelle famiglie italiane. Su di esse grava il peso maggiore degli squilibri sociali. Hanno affrontato i momenti più duri, superandoli. Spesso con sacrificio. Fornire sostegno alle famiglie vuol dire fare in modo che possano realizzare i loro progetti di vita. E che i loro valori – il dialogo, il dono di sé, l’aiuto reciproco – si diffondano nell’intera società rafforzandone il senso civico»4. Così ha affermato il Presidente Sergio Mattarella nel discorso di fine anno.
«Francesco va’, ripara la mia casa» rappresenta un’esortazione che riferiamo alla Chiesa di San Francesco del Prato, alla città, “casa di tutti”, al Creato, la casa comune, e alla nostra comunità cristiana.
Riparare è un verbo che parla al futuro. Riconosce infatti che occorre intervenire nel presente per preservare e migliorare qualcosa che si vuole far durare nel tempo. Lo accogliamo, allora, con piacere, con gratitudine ed anche con cosciente responsabilità.


PARLANDO DI “CULTURA”
La nostra è una comunità sempre più composita. La variegata realtà di persone e di mondi che la abitano crediamo guardi con simpatia l’autore del Cantico delle Creature ed accolga, con meno difficoltà di quanto si potrebbe pensare, la Voce che lo ha chiamato a “riparare la casa che è in rovina”.
La connessione tra San Francesco del Prato, la Città, la Chiesa e il Creato, parla di uno stile di vita della nostra collettività e lo riconosce dinamico, componendo la storia che ci ha segnati, con l’oggi nel quale si prospetta la città del futuro5. Una cultura “alta” e insieme spicciola, quotidiana, che fa unità nella definizione di san Giovanni Paolo II: «Ciò per cui l’uomo diventa più uomo»6. Con una simile visione cerchiamo di specificare il significato del termine “cultura”. Lo troviamo in molti casi non lontano dal volto e dalla vita della città e della gente e gravido di sorprendenti e impegnative potenzialità.
“Parma 2020 capitale italiana della cultura” non è soltanto un crescendo di cose belle da vedere o un indotto che aumenta gli introiti, ma può e deve significare e stratificare livelli diversi di benefici, partendo da un rinnovato amore per la città, ponendo alla sua base la creativa armonia di “bello e buono” e di “giusto e vero”.
Parlare di cultura, infatti, significa osservare un poliedro che tutti esperimentano7.
La mente va all’eredità trasmessa dalla storia, dal mondo classico, che ricorre ad un’immagine agricola, cara alla nostra terra: cultura (dal latino colere “coltivare”) come coltivazione dell’uomo nella sua vita interiore, mediante il vero, il bene, il giusto, il bello. Valori assoluti e universali8. Un riferimento che si ripropone oggi nell’educazione, impegnativo dovere tra le generazioni: aiutare a crescere la persona è fare cultura!
La cultura si estende anche al frutto di questa “coltivazione dell’umano” per indicare il patrimonio di verità e di bellezza acquisito ed espresso da una persona, per poi estenderlo, in forma analogica, alla collettività, alla nazione. Si identifica così la cultura, con le sue scuole e i suoi istituti, con la produzione filosofica, letteraria, giuridica, artistica, musicale.
La concezione di cultura si è nel tempo arricchita di significati ulteriori andando ad esprimere la «totalità condivisa degli elaborati e dei comportamenti in tutti i campi di una specifica popolazione»9. Si può cogliere così che alcuni valori e atteggiamenti sono particolarmente rilevanti in una certa cultura e si può identificare, in essa, una gerarchia di valori, proposta e accettata.
Ogni gruppo umano ha e manifesta una sua cultura. Da qui dovrebbe nascere il rispetto verso le molteplici espressioni del vivere, insieme al desiderio di dialogo nell’incontro tra stili di vita diversi, potenziali latori di un contributo significativo per l’altro. In questo senso parliamo di dialogo tra culture, ma anche di cultura del dialogo, intesa come disponibilità permanente ad accogliere i valori altrui e a confrontarsi con essi.
Considerando queste facce del poliedro possiamo legittimamente fare riferimento a quella che si è rivelata nella storia, e nella nostra storia parmense, come cultura cristiana. Essa elabora e attua, sulla fonte del Mistero dell’incarnazione, un percorso per “coltivare l’umano”; si manifesta in un popolo, la Chiesa, capace di innestarsi in ogni realtà con un confronto franco e dialogante; forgia uno stile di vita che si rivela, pure nell’arte, valorizzando tutte le sue espressioni, perché nulla che sia umano è alieno dalla fede nel Cristo, vero Dio e vero uomo, morto e risorto per tutti10. “Parma 2020 capitale italiana della cultura” costituisce un grande impegno. Non può essere quindi soltanto lo scintillio di un momento, né un’operazione di marketing: è per tutti il fermo immagine della nostra storia, per riprendere una proiezione sul futuro, senza l’esclusione di nessuno.
“Parma 2020 capitale italiana della cultura” riserva infatti grandi potenzialità per “riparare” l’intera comunità. Utopia? La cultura, con il suo portato etico, offre un luogo, una casa all’utopia.


«RIPARA LA MIA CASA»:
LA CHIESA DI SAN FRANCESCO DEL PRATO
Vale la pena soffermarsi sul significato simbolico del suo recupero. Un’espressione di fede e di carità, sottratta al culto dall’occupazione napoleonica e trasformata da luogo di raduno del popolo di Dio a luogo di reclusione dei condannati. Rimasta per tanti anni abbandonata e vuota, nel 2020 ritornerà ad essere luogo di culto, aperta ad eventi consoni e importanti, portando in sé la memoria viva di tutto ciò che è stata e di tutti coloro che in essa hanno pregato, sofferto, sperato, vissuto.
“Riparare” la Chiesa di San Francesco del Prato ricollega la città alla sua storia. Alla sua origine romana, alla via Emilia lungo la quale è stata fondata, e alle radici cristiane.
“Riparare” la Chiesa di San Francesco è prelevare da un tesoro di vita per investirlo nel presente e per il futuro. Costituisce un contributo a disegnare un modo di vivere che raccoglie la storia per confrontarsi con l’oggi. Simbolicamente con le periferie esistenziali, qui rappresentate dal carcere, concentrato di dolore, e di rinascita attraverso l’aiuto dei buoni, quali furono la beata Anna Maria Adorni e padre Lino Maupas. (MV 2019)
Ora, nel cantiere che restituisce armonie antiche e inesplorate immagini, nel riaffermarsi come Chiesa casa aperta a tutti, si svela una meraviglia sorprendente, mentre ancora sembrano udirsi volute di preghiere, urla di tribolazione, attese di speranze. Chi vorrà, potrà lasciarsi prendere da questi suoni, misurarsi in se stesso con domande rinnovatrici.
«RIPARA LA MIA CASA»: LA CITTÀ CASA DI TUTTI

Il valore del piccolo
La città è la casa di tutti e chi la ama se ne prende cura. La ripara e la migliora.
I parmigiani sono orgogliosi di vivere nella loro “petìte Capitale”, con l’accento sul sostantivo, giustificato
comunque dall’aggettivo. Al di là del permanente pericolo della vanagloria, si delinea un dato controverso, che crediamo sia da riscoprire: il valore del locale, anche del piccolo.
La geografia di Parma è un insieme di zone storiche (Centro e Oltretorrente) e di periferie che si mescolano con la loro diversificata valenza esistenziale. Se per periferia intendiamo, secondo l’accezione bergogliana, realtà a rischio di scarto e di crisi, le troviamo pure al centro della città. (MV 2018)
Il centro geografico di Parma è fatto di viali storici e di borghi con squarci raccolti che aprono all’incanto da gomiti di strade affacciantesi di colpo su piazze e monumenti.
Per Parma il borgo ha uno spiccato significato e parla del valore del piccolo: dal borgo al mondo! La storia lo testimonia. Tante eccellenze di Parma sono partite da un “borgo” e hanno raggiunto il mondo. Il pozzo della Chiesa di San Michele per fare il pane; la farmacia che confeziona rimedi e farmaci; l’officina che si inventa una pompa idraulica per i camion dismessi dall’esercito americano. Un bambino di campagna – Guido Maria Conforti – che va in una scuola relegata in un borgo, dove in una piccola Chiesa un crocifisso «parea dirgli tante cose» e dalle Colonne di quel borgo il suo sogno scavalca la Grande Muraglia.
Piccolo non è sinonimo di chiuso. Non è di per sé “sovranista”. Può favorire una coscienza profonda e uno slancio mondiale. Costruire nel piccolo, nell’oggi, con pazienza e bene, e formarsi, apre al mondo. Questo vale anche per le nostre realtà locali che, proprio nelle ricchezze che contengono, nella cura del particolare, anche, identitario, accumulano potenzialità universali.
Piccolo è bello perché è “cattolico”, cioè universale.


Il lavoro e il tempo
Risalta nella nostra cultura il valore del lavoro e della creatività legata alle tradizioni.
In questa logica, la Chiesa di Parma offre un’occasione unica, ispirata ad un’idea di cultura che è consapevolezza, memoria e progetto: l’esposizione dei Mesi e delle Stagioni di Benedetto Antelami in Battistero11. Il tema del tempo e del lavoro racchiude in sé l’intera esistenza umana; la cultura contemporanea avverte spesso il tempo che passa come un nemico, e il lavoro come un peso alienante quando c’è, e come un’angoscia quando non c’è. Le sculture dell’Antelami ci offrono una lettura profondamente cristiana che ha ancora voce nella nostra società: i dodici mesi rappresentano persone intente ai lavori agricoli, ma i loro abiti sono nobiliari. Il lavoro non è prospettato come servile, ma è il lavoro redento di chi si sente chiamato a collaborare nel custodire e nel coltivare il Creato, e a riparare, oggi, la “casa comune”. Occasione per una riflessione sul lavoro nella nostra realtà. Ai problemi che pone e alle opportunità che rappresenta. Anche ammirare da vicino le statue antelamiche consente, insieme ad uno sguardo alla cultura della città medievale, di interrogarsi sull’oggi globalizzato12.
Quale cultura del lavoro, nella vita della nostra città, fatta di borghi e di periferie, e di apertura al mondo?


Uno stile di vita a testa alta
Al di là delle controverse classifiche è evidente che qui a Parma c’è più lavoro. Si sta meglio che da altre parti e proprio questa condizione interpella sulla collocazione di Parma nel nostro pianeta. Dal borgo, dalla sua storia, per le sue eccellenze, Parma è città d’Europa (MV 2019) e del mondo.
Come può questa presenza contribuire al bene di tutti? Percorriamo questa domanda dal versante più difficile e chiediamoci: il nostro stile di vita grava su altri? Intendiamo persone e Paesi che non riescono a sollevarsi verso una condizione di vita più umana e giusta perché privati di ricchezze e risorse proprie. Mondo nel quale ritroviamo l’iniquo divario tra Nord e Sud, e dove i sistemi prodotti garantiscono ad alcuni una posizione alta, improntata sul superfluo e addirittura sull’eccesso, e che costringe invece persone, famiglie e Paesi interi, ad una vita più povera. Un sistema spesso favorito dalla piaga della corruzione13 e da forme più o meno esplicite di neocolonialismo.

Se non possiamo dire che la persona “che sta bene”, in quanto tale, ne sia direttamente colpevole, non possiamo neppure negare che sia priva di responsabilità se non si interroga sul suo stile di vita e sulla distribuzione delle ricchezze.
Un esempio ci è dato dal permanere del fenomeno dell’immigrazione che ha in questo squilibrio una delle sue cause. «Aiutiamoli a casa loro» non deve significare un disimpegno o una delega, ma porta a mettere in discussione il nostro modo di vivere.


Oggi viviamo una grande occasione per rivalutare tante cose che abbiamo messo in ombra. Persone che vengono da “fuori” possono offrirci stimoli giusti per facilitare un ripensamento. Non è un caso se sono tra noi. Ma si impone la domanda: faranno in tempo a dirci questo o saranno già imbrigliati da un sistema che li omologa più che creare una relazione costruttiva tra diversità? Con loro può rinnovarsi la nostra cultura.
Un segnale di questo disagio è l’accrescersi della forbice (MV 2009; 2011; 2014; 2015; 2016; 2019) nella qualità della vita tra chi può tanto o tantissimo e chi può meno e sempre meno. Anche oggi a Parma ci sono i poveri14 all’interno dei quali una percentuale è in condizioni materiali, sociali e psicologiche da non reggere una progettualità e pertanto vive nella dipendenza di altri, come gli istituti preposti che non possono non farsene carico, e gli enti solidaristici e caritativi che godono di una particolare, sia pur fragile, forza creativa che necessita di essere sostenuta secondo il principio di sussidiarietà.
In questa logica la proposta della Chiesa per “Parma 2020 capitale italiana della cultura” non può prescindere dalla carità e dalla solidarietà. Sostenendo e valorizzando ogni forma di volontariato e di prossimità finalizzata al sostegno di persone svantaggiate e alla promozione di una cultura dell’integrazione e dello sviluppo.
Parte integrante di questa proposta sono un itinerario nei luoghi della carità; la presentazione del Rapporto Caritas sulla povertà e l’associare alla mostra dei mesi dell’Antelami un’iniziativa solidaristica volta a “riparare” almeno una casa perché sia messa a disposizione di persone che non l’hanno. È possibile riparare la casa partendo dal piccolo, con la stessa creatività che ha portato parmigiani intraprendenti dal borgo a raggiungere l’intero pianeta.
Uno stile più sobrio, che sa scegliere con la testa alta guardando al mondo, favorendo sia una cultura degli “occhi negli occhi” che dello sguardo globale, costituisce una risposta alla portata di ogni persona di buona volontà.
La domanda che può sorreggere questo impegno è semplice: «Perché a me è possibile e ad altri è negato?». L’oggetto è una vita soddisfacente, con possibilità formative, sanitarie e abitative adeguate. Con un lavoro stabile.
Possono svilupparsi le condizioni per una sostenibilità globale. Non richiesta solo agli altri, ma che parte dalla persona, dal suo gruppo. Dal piccolo arrivo al mondo. Parma ce lo insegna.


«RIPARA LA MIA CASA»: IL CREATO, LA “CASA COMUNE”
Il Creato, l’ambiente, è la casa voluta per l’umanità. Deve essere con urgenza riparata perché va veramente in rovina!
Alla grande e doverosa preoccupazione per l’ambiente, va unita l’eguale preoccupazione educativa verso un’ecologia integrale. Lo ricorda l'enciclica Laudato si', sottesa a questo paragrafo.
L’ umanità ha una casa che le è data per tutte le generazioni. La custodia e la coltivazione della terra è vita. È scelta etica il valorizzarla e non il depredarla, è trasmissione e parte essenziale del bene comune che unisce il presente al futuro. È un doveroso atto di giustizia, in particolare verso i Paesi poveri, a rischio più di altri, e verso le generazioni che verranno. I segnali drammatici non possono essere elusi per incoscienza e prepotenza. È possibilità di vita per l’oggi e il domani, senza divenire un assoluto, perché non risponde alle domande intrinseche alla natura umana, non la salva, ma pone le condizioni perché la donna e l’uomo possano interrogarsi e accogliere una Parola a loro rivolta per vivere il bene nella pace. L’ambiente non è Dio, ma è il luogo dove incontrarlo, dove rintracciare le impronte che portano a coglierne l’immagine in ogni persona.
Danneggiare il Creato è offendere Dio e i suoi figli.

Riparare la casa, il Creato, riporta la persona al centro, come chi lo custodisce e lo coltiva, mai dunque come un distruttore. È necessario che la persona, la collettività, si riapproprino della coscienza di sé e del proprio mandato eco-logico15, ricollocandolo davanti alla responsabilità delle loro scelte. La questione eco-logica è questione umana, cioè etica.
La campagna e lo slogan «plastic–free», ad esempio, pone la domanda sull’assenza di un apporto educativo che faccia cogliere il senso del limite.
Il mito dell’usa e getta e di possibilità infinite di consumo è passato indenne in una generazione che non ha educato al valore delle cose, al rifiuto dello spreco, al rispetto del Creato. È stato dato per antiquato uno stile di vita che sapeva valorizzare le cose delle quali siamo custodi, senza sprecarle.
Dal mangiare frutta di stagione, all’utilizzo di utensili che basta lavare per usarli ancora, al godere del vetro e della ceramica piuttosto che irriderli perché desueti.
Al di là di reazioni emotive e manichee, siamo chiamati a recuperare, in realtà, un vero concetto di noi stessi, della nostra persona che fa un uso equo e buono del Creato e delle sue creature.
La scelta green sarà efficace se sarà life, cioè etica, facendo leva su una persona che torna amica del Creato custodendolo nell’alleanza tra giovani e adulti ai quali si chiede, specialmente in chi governa, amministra, tesse strategie industriali, una levatura alta, non chiusa nell’interesse dell’oggi, ma protesa al futuro.
“Parma 2020 capitale italiana della cultura” può guardare alla cultura eco-logica della nostra terra e scoprire, in forma critica, costumi sapienti di armonia tra le persone, gli animali, la campagna. Parma non è solo la città. Non possiamo dimenticare le questioni ambientali che anche il nostro territorio deve affrontare: pensiamo, ad esempio, al tema dell’acqua (alla sua qualità, allo spreco), delle acque (dalla siccità alle alluvioni), della qualità dell’aria e dell’inquinamento, dell’abbandono della montagna, con le inevitabili conseguenze negative dovute all’assenza del “custode”.
Spacchettiamo questi temi da un’arcadia anacronistica e scopriamo quanto siano attuali e necessari.
Pensiamo anche allo spreco del cibo – un impegno vero e simbolico: non sprecare mai il pane, tagliare quello che serve, se rimane consumarlo nel pasto successivo –, al chilometro zero che aiuta la pazienza di coltivare il tempo dell’attesa, ma anche alla logica dell’armonia portata nella vita, godendo delle cose belle per il loro intrinseco valore, in modo che tutti ne possano usufruire, e rinnegando con ferma decisione la “non- cultura” dello sballo. Non si fa una scelta green vivendo l’eccesso o buttando via in un sabato sera quanto serve ad un coetaneo povero per vivere una settimana.
Guardiamoci anche intorno per verificare se il raggiungimento di uno stile più sano non possa essere a beneficio, sia pure gradualmente, di un raggio sempre più ampio di persone, anche svantaggiate. Unire ai beni primari, che ancora sono richiesti e non da tutti raggiunti con continuità, una qualità di vita progressivamente più salutare. Una condizione che non può essere appannaggio di pochi e deve essere perseguita con un delicato e rispettoso incontro.


Dal piccolo si raggiunge il mondo che apprezza e cerca i nostri prodotti ed anche li contraffà, tanto sono ricercati e famosi. Siamo già nel mondo globale e ci troviamo quindi nella condizione di fare scelte eco-logiche responsabili e sostenibili a vantaggio di tutti.


«RIPARA LA MIA CASA»: LA CHIESA DI PARMA
«Francesco va’, ripara la mia casa», si riferisce alla Chiesa di Parma, semper reformanda, sempre bisognosa di venire riparata.
Come e quale specifico contributo può offrire la comunità cristiana? Quale sinergia condividere con la città?
Lo stesso San Francesco lo indica all’inizio della sua Regola: «Vivere il santo Vangelo», ovvero «seguire l’insegnamento e le orme del Signore nostro Gesù Cristo»16.

Possiamo interpretare «vivere il Vangelo sine glossa». Tendendo alla sua pienezza, senza annacquarlo. Come ha fatto Lui. E questo non gli ha impedito di essere una persona da tutti apprezzata, al contrario, proprio per gli effetti del Vangelo vissuto in pienezza, è universalmente benvoluto.
La Chiesa di San Francesco del Prato, con la comunità francescana, vorremmo portasse questa proposta e questo annuncio. Tenendo, così, aperte le porte per tutti. All’Università, agli studenti, in primis, ai docenti e al personale tecnico-amministrativo che vivono e operano tutt’intorno. In una cordiale vicinanza con questo opificio di cultura, che ha ottenuto meritatamente grandi riconoscimenti e si conferma per tutti comunità educante alla ricerca del sapere e della sapienza, in sintonia con l’apertura universale del Santo di Assisi.
La casa comune, il Creato, l’ambiente, richiedono una risposta ferma e non più procrastinabile. Non è la paura che ci salverà dalla distruzione, né elevare l’ambiente a unica ragione di vita, ma la convinta risolutezza che nasce da Dio, che ha voluto essere uomo e abitare la casa degli uomini. San Francesco, che fa del Vangelo sine glossa la sua Regula et Vita, prega «Laudato sii mi Signore per sora nostra madre terra» e chiude «Guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali».
Appello attualissimo perché il male inferto all’ambiente è un peccato eco-logico, dal quale redimersi con una decisa conversione. Pensiamo con piacere di celebrare san Francesco come patrono di questo movimento e raccogliere annualmente per la sua festa gli sforzi per “riparare” la “casa comune”. La Chiesa di Parma si adopera in una permanente educazione e conversione ecologica, profonda e tenace, perché fondata sul Vangelo. Le Nuove parrocchie, gli Oratori, le associazioni, e le varie iniziative messe in campo, sono alcuni tra i luoghi e le occasioni di questo impegno.
La casa di tutti è la comunità civile nella quale i credenti vivono con partecipazione leale e costruttiva. Il Vangelo ha generato preziose forme di solidarietà che hanno ispirato la cultura della nostra città ed oggi si ripropongono con creatività, coordinate dall’ opera costante e tenace della Caritas parmense, che così adempie ad uno dei compiti richiesti alla sua fondazione da Papa Paolo VI, ora Santo.
Anche il rinnovato impegno politico dei cattolici costituisce un servizio specifico alla città. Il Vangelo illumina la coscienza del credente a parteciparvi da cristiano assumendosene la responsabilità, non soltanto da solo, ma anche attivando gruppi che, condividendone i valori di fondo, possano offrire un loro contributo a quanto serve per il conseguimento della pace e del bene comune.
È tempo ormai che questo contributo sia visibile e meglio riconoscibile e non si perda indistintamente, ma piuttosto si qualifichi per un’interpretazione più alta della politica, nella quale la volontà di promuovere relazioni porti ad un dialogo, fosse solo a livello operativo, senza mai venire meno all’ ispirazione evangelica. A tal fine è di prossima apertura a Parma una scuola di pastorale sociale e politica, rivolta ai giovani.
«Ripara la mia casa» è per la Chiesa di Parma il gioioso coraggio del Vangelo.
Nelle generazioni. Ai figli non solo da piccoli, ma in particolare mentre crescono negli anni dell’adolescenza e quando sono giovani, in una trasmissione che assume il carattere del confronto e della conversione reciproca. È il ministero proprio di essere tramite della fede nel generare. È servizio essenziale per far crescere cristiani e cittadini.
Proprio verso i giovani la Chiesa di Parma dovrà chiedere perdono se rimane vuoto l’impegno assunto ad attuare il Sinodo sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale, voluto da papa Francesco. Tornando alla catena delle generazioni, l’annuncio del Vangelo è anche nella tribolazione e nella vecchiaia: quando la luce ai passi quotidiani indica la meta della città di Dio – posta in alto come sulla cupola del nostro Battistero – o sembra celarsi dietro ombre e nubi.
Il Vangelo sine glossa è lampada che non può essere coperta quando si esce da casa, o da luoghi rassicuranti. Nella politica, nel lavoro come nel tempo libero, ovunque il Vangelo è una torcia che si alimenta all’aria dell’incontro e accende speranza e vita buona in tutte le situazioni che il cristiano vive. Non a caso, ma per un appuntamento che ha fissato la stessa Voce, che parlò a san Francesco. Il Vangelo prende il volto del cristiano accogliente e buono, diventando il Messaggio che tutti capiscono e che innerva la cultura della “esistenza per” del Signore, come del credente. Esso ripara le relazioni, isola la solitudine, lenisce le lacerazioni e converte il rapporto con il creato. Opera la pace.

Il Vangelo è il contributo della Chiesa semper reformanda: sia in colpevole fuga verso i tanti Emmaus, sia viandante che si avvicina a chi va senza meta e annuncia procedendo insieme; soccorritrice ferita che si presta ad assistere, o locanda fiduciaria del Signore Gesù, il Samaritano dell’umanità.
Il Vangelo sine glossa è la via della Chiesa, la verità che annuncia, la conversione che continua e la vita che invita a vivere.

Parma, 13 gennaio 2020
+ Enrico Solmi Vescovo di Parma Abate di Fontevivo


NOTE
1 Decreto Legge 31 maggio 2014.
2 Discorso del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, 31 dicembre 2019.
3 TOMMASO DA CELANO, Vita Seconda 10, in Fonti Francescane, n. 593.
4 Discorso Presidente... cit.
5 E. SOLMI, Messaggio per la Festa di Sant’Ilario, 2010, d’ora in poi: MV.
6 C.M. MARTINI, Sintesi conclusiva dei gruppi minori, Assemblea CEI, Roma, 25 maggio 1995.
7 L. MONTEZ, Una comunità che si coltiva, in Vita Nuova, 5 gennaio 2020, p. 7.
8 “Cultura” esprime, in latino, la forma plurale del participio futuro, ad indicare qualcosa che è ancora in embrione, di cui si intravvede l’abbozzo, ma che deve o, meglio, si vuole far crescere.
9 G. BIFFI, Memoria e digressioni di un italiano cardinale, Ed. Cantagalli, Siena 2007, pp. 221, 222.
10 Il termine cultura, infatti, porta in sé anche la parola cultus, ad indicare il patrimonio di tradizioni, di religio, di religione, da
cui non può prescindere.
11 Nei mesi di maggio – ottobre le statue antelamiche dei mesi e delle stagioni saranno esposte nel Battistero di Parma.
12 Nel ricco programma che la diocesi propone è previsto un convegno organizzato dall’Ufficio diocesano per la pastorale del lavoro dal titolo “Tutto è connesso”, 16 maggio 2020.
13 PAPA FRANCESCO, Udienza nella Sala Nervi ai magistrati e ai funzionari della Corte dei Conti, 18 marzo 2019.
14 Undicimila nuclei familiari secondo i dati rilevati dal 4° rapporto della Caritas, cfr. CARITAS PARMENSE, Rapporto sulla
povertà a Parma 2019.
15 Il termine stesso indica una progettualità razionale (logos) a favore della casa (oikos) comune.
16 SAN FRANCESCO, Regola non bollata, 1.1, in Fonti Francescane 4.

Inaugurata la mostra sulla Gazzetta di Parma. Nell'anno di Parma Capitale Italiana della Cultura non poteva non essere ritagliato uno spazio per  la "Gazzetta di Parma", il giornale più antico d'Italia (primato conteso con la Gazzetta di Mantova) che da 285 anni, senza interruzioni, ha raccontato di Parma e della provincia. Un giornale che ha raccontato la quotidianità di Parma, anche quella più semplice, dei quartieri e dei paesi, e che perciò rappresenta un pezzo importante della storia della Città Ducale.

Bene ha fatto quindi l'amministrazione di Parma a riconoscere la "Medaglia d'Oro" del Premio Sant'Ilario al quotidiano di Parma, quella "Gazza" spesso criticata ma da tutti amata e insostituibile.

La motivazioni – La Medaglia d'Oro del Premio Sant'Ilario 2020 viene conferita a Gazzetta di Parma che, attraverso la plurisecolare attività di informazione, ha contribuito a garantire uno dei diritti fondanti previsti dalla Costituzione: libertà di pensiero, di stampa e di informazione. Ha costituito un elemento propulsivo nella crescita culturale della città contribuendo, altresì, a formarne l'identità e diventandone parte. In 285 anni di attività ha narrato Parma, ha raccontato la sua gente, testimone quotidiana della vita cittadina e dalla sua storia.

Nelle foto di Francesca Bocchia le immagini della mostra dedicata alla Gazzetta di Parma in Palazzo Pigorini.