Bisognerebbe invece aiutarli, attraverso la relazione, sia a scuola che in famiglia, perchè queste generazioni dovranno crescere all’interno di una società dove saranno sempre più connessi, dove avanzano novità assolute, come l’intelligenza artificiale, la procreazione assistita.
Spesso parliamo della fragilità degli adolescenti, ma poco della fragilità delle figure educative come i genitori che a volte non riescono a comprendere l'importanza di trasmettere loro una buona educazione, non c’è futuro in Italia senza un investimento massiccio sulla scuola e sulla formazione. Una scuola con alunni che non sanno leggere, che non sanno di scienze, di lingue straniere, di matematica, con insegnanti demotivati perché si ritengono sotto pagati. Con genitori spesso scontenti dei risultati raggiunti dai loro figli.
Una scuola dove l’integrazione con alunni stranieri invece che essere vista e vissuta come una ricchezza si trasforma in ostacolo o, peggio, in omologazione al basso, poi il problema non è continuare a costruire una cultura per cui bisogna portare a casa semplicemente la promozione, ma apprendimenti, sensazioni di crescita, esperienze uniche e straordinarie. L’adolescente odierno non è più trasgressivo, lo era negli anni passati, dove il sesso non si poteva esprimere, in una società dove vigeva una norma ed una regolamentazione sin dalla più tenere età che faceva sì che i ragazzi erano condizionati da una sottocultura massmediatica.
Oggi sappiamo che il consumo di cannabinoidi, come hashish o marijuana, ha perso qualsiasi valenza trasgressiva e oppositiva, perchè a volte è un anestetico, un antidolorifico, un anti-noia, un anti-tristezza, la trasgressione non esiste più come era concepita.
L’apprendimento non dovrebbe avvenire solo a scuola ma anche per strada, in una biblioteca di quartiere, a teatro e al cinema, suonando uno strumento musicale o frequentando un luogo di aggregazione giovanile. Per aiutare un bambino, dobbiamo fornirgli un ambiente che consenta di svilupparsi liberamente, in questo dobbiamo dare attenzione alla famiglia e all’educazione genitoriale come a quella sociale e territoriale, e più l’ambiente familiare è ricco, stimolante e partecipativo, più offre opportunità in connessione con le offerte culturali del territorio.
Per questo servono politiche sociali che diano respiro e motivazione ai nuclei familiari come sostegno alle iniziative territoriali. È al di là della scuola che si devono aiutare le famiglie, che possono essere in difficoltà a causa di fragilità personali, problemi familiari o questioni emotive.
Ci vuole un nuovo paradigma educativo, più indirizzato alla crescita sociale piuttosto che alla performance individuale e di relazione sociale.
Oggi ci interessiamo maggiormente ad esasperare il valore della performance individuale trascurando così i valori sociali o emotivi che sono fondamentali nella crescita di ciascun ragazzo.
Per questo a scuola è fondamentale promuovere lo sviluppo delle competenze non solo cognitive ma anche socio-emotive-relazionali che nascono prevalentemente dall'incontro in spazi di interazione.
Il modello di welfare universalistico deve essere sostituito da uno mirato e selettivo in quanto collegato ai differenti bisogni e territori. Per il contrasto alla povertà educativa abbiamo bisogno di fornire risorse aggiuntive e oltre agli aiuti alle famiglie "più bisognose", anche di (scuole, centri sociali, infrastrutture, asili), proprio in quei territori dove maggiormente si concentra la povertà materiale e educativa, come le aree periferiche urbane.
Parma 16 ottobre Rino Basili