Martedì, 07 Marzo 2023 06:34

Celebrare la Donna con le Fiabe In evidenza

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Mammoy: la tessitura del racconto e la filatura delle storie. Patrizi Boi e la sua profumiera di Katai, Kalika, illustrata da Niccolò Pizzorno

Di Roberto Luciani 7 marzo 2023 - Per celebrare la Donna, quest’anno, l’Associazione Culturale Enrico Berlinguer Quadraro, ha scelto il Romanzo Fiabesco di Patrizi Boi, MAMMOY - di Catorchio, Cletus e altre avventure (deiMerangoli Ed.), illustrato da Niccolò Pizzorno, perché è sempre opportuno rammentare che sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo, sono un percorso ancora da compiere.

Mercoledì 8 Marzo 2023, alle ore 17.00, quindi, il Presidente dell’Associazione Claudio Siena e i suoi collaboratori, hanno accolto la proposta di festeggiare la Donna attraverso un dialogo letterario e sociale che verterà su temi quali la genitorialità e il ruolo della donna nella trasmissione del sapere attraverso la Fiaba, narrazione originaria della tradizione popolare tramandata soprattutto dalla voce femminile per intrattenere adulti e bambini mentre si svolgevano lavori manuali come la tessitura.

Sembra poco importante il lavoro femminile, rispetto a quello del suo compagno, eppure, come afferma la scrittrice Erika Maderna «In ogni narrazione archetipica, il palcoscenico su cui si muovono protagonisti e comparse è quello della nostra psiche, dove ogni personaggio reclama la propria importanza, vuole essere riconosciuto, ritrovato, riappacificato. Perfino i più scomodi o temibili. Anzi, sono proprio quelli a richiederci maggiore considerazione: come avviene nelle fiabe, ci invitano a metterci al loro servizio. Prendersi cura di certe presenze interiori significa accettare di essere ospiti nella loro casa, di nutrirle, tenerne pulite le stanze, talora obbedire a richieste apparentemente incomprensibili».

Allora chiedo a Patrizia perché la Fiaba è sempre stata uno strumento in mano alla donna? E quale strumento rappresenta per la società?

«È il primo strumento che l’essere umano ha avuto a disposizione per curare se stesso. La malattia è spesso riconducibile a un conflitto tra le parti e saper entrare nelle stanze della psiche, ripulirle, alimentarne i talenti, tessere e filare percorsi, destini, era fondamentale prima che esistesse la medicina moderna ed è importante ancor oggi. È un talento in mano alla donna da sempre, come avviene dai tempi del Mito e ve lo dico con le parole di Erika Maderna «Una mano femminile spingeva i meccanismi celesti: quella di Ananke, la Necessità, insopprimibile forza generativa, il cui strumento è il fuso, perentorio asse del mondo, motore del tempo che divora. In seguito, tre donne hanno raccolto l’arte di Ananke, nate per prodigio solo da madre. Sedevano in cerchio ed erano chiamate Moire perché servivano con pazienza ancillare Moros, il Destino, colui che assegna le parti e tiene in pugno perfino gli immortali. La prima canta il passato, la seconda il momento presente, la terza la visione di ciò che sarà; la prima appresta il filo dell’esistenza, la seconda affida a ognuno il suo destino, la terza è padrona dell’ultimo istante, e recide con la forbice d’acciaio il filo che lega al viaggio terreno». Cosa c’è, davvero, di più importante, dunque?».

Nella Prefazione alla tua opera la Maderna dichiara che «Il demiurgo decide di educare il suo ragazzo al mondo attraverso lo strumento più puro della conoscenza: il racconto». E dopo aver descritto i personaggi dell’Allegra Brigata, Catorchio, Cletus e il Bambinello, e il Mugugnoso, afferma: «Kalika, la bella profumiera, il femminile magico e intuitivo di cui la fiaba e il mondo intero hanno un bisogno disperato». Sei d’accordo con Erika?

 «Non solo sono d’accordo, ma posso darne testimonianza. C’è una grande differenza tra me ed Erika, lei ha sempre approfondito queste tematiche, nuota nel mondo del femminino sacro con decisione ed eroismo e ogni parola che esce dalla sua penna o dalle sue labbra è pura poesia. Inoltre, il femminile riluce in lei e quando parla il suo essere lo trasuda, emanando intuito e saggezza. Nel mio viaggio eroico, invece, ci sono anni di studi classici e letture incessanti, ma anche secoli, se non millenni, vissuti nel mondo ingegneristico, tecnocratico e della burocrazia più sfibrante delle Ferrovie dello Stato. La letteratura, i classici, la ricerca antropologica, la magia, il mito, sono stati necessari a restituirmi il respiro. Mi hanno consentito di riappropriarmi del mio femminino sacro – o almeno spero – annichilito dai drammi della razionalità più spinta. Mammoy è il mio percorso per riconnettere la razionalità della conoscenza scientifica del Dio Lug - ossia il mio emisfero sinistro del cervello -, con l’aspetto più magico, intuitivo, divino, del femminile rappresentato da Kalika – ossia l’emisfero destro del cervello, il mondo incantato della poesia. La donna scienziato deve comportarsi come un uomo, far parte di cordate di potere, obbedire alle follie del mercato, acquisire un aspetto che si confà al suo ruolo. Nella nostra società poi la donna magra, longilinea, vestita alla moda, truccata, capelli tinti, rappresenta il modello vincente. Ci siamo invece dimenticate di quella donna che corre coi lupi, opulenta, materna, coraggiosa, incurante delle mode, delle maschere, della messinscena, che cerca di riunire le parti in conflitto e abborrisce la guerra, quella di cui c’è urgente bisogno!!!».

Un’ultima curiosità: dalle tue Fiabe emerge il ruolo fondamentale delle piante per restituire a Catorchio il mondo incantato delle origini, cosa rappresentano per te le piante?

«Catorchio rappresenta il Pinocchio di metallo, l’uomo robotizzato moderno a cui è necessario restituire umanità, ma anche maturità e saggezza. Si è perso nel mondo della tecnocrazia e veste un abito rigido, teleguidato da circuiti programmati dagli scienziati della pubblicità e del raggiro, Mangiafuoco Potere Finanziario, il Gatto e la Volpe, Potere Politico e Potere Mediatico. Ha bisogno di riimmergersi nella Natura, nell’abbraccio di una madre benevola e caritatevole che lo accolga nell’imperfezione di se stesso e che ne connetta le parti. Le Piante, gli Alberi centenari e millenari, hanno visto passare epoche ed ere, restando ferme nei loro radicamenti, resistendo a piogge e temporali, a cambiamenti climatici, terremoti, smottamenti, incendi e alla distruzione del tempo e soprattutto degli uomini. La Pianta come la Donna che corre coi Lupi, si muove su un piano di Libertà, basta la sua presenza per attrarre la vita, ci nutre e ci mostra la strada da seguire».

L’incontro si terrà presso la Sede Storica dell’Associazione, sita in Via Opita Oppio, 24 Roma, 00159 (quartiere Tuscolano - Cinecittà) e, oltre all’Autrice, sarà presente il Direttore della casa editrice, architetto Claudia Bisceglia, la giornalista e Attrice Luciana Luciani e il regista e drammaturgo, Fabrizio Catalano, autore, insieme alla danzatrice Fátima Lazarte, del suggestivo documentario Irregular sul femminile boliviano e sul ruolo della strega guaritrice, la curandera, di cui verrà proiettato il trailer in omaggio alle donne presenti in Sala.

Le letture sono affidate a Veronica Paredes, scrittrice e Poetessa di fama internazionale, all’Attrice Luciana Luciani e all’Autrice stessa. La Filastrocca delle Janas, invece, introdotta dalla Paredes, sarà interpretata dalla cantante di Macomer Rosanna Bocchino, accompagnata con la chitarra Di Girolamo Sansosti.

(In copertina Patrizia Boi)