Giovedì, 20 Febbraio 2025 07:40

La dittatura democratica di Chivu, prova di forza di Cherubini In evidenza

Scritto da Gabriele Majo

2_ispettore-majo-150x150.jpeg(Gmajo) – A grande richiesta del lettore “Forza Parma”, sono a proporre quella che, con bontà, egli definisce “la specialità della casa”, ossia i retroscena, o i dietro le quinte delle ultime frenetiche novità in casa Parma, dall’allontanamento di Mister Fabio Pecchia, all’arrivo dell’ennesima scommessa, o azzardo stagionale, l’esordiente assoluto su una panchina di adulti, Cristian Chivu, che vanta un illustre passato da difensore, ma che come tecnico, nel suo CV, può vantare solo il percorso nella cantera nerazzurra con l’alloro di uno scudetto vinto (ma anche di uno perso).

 

 

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Ieri, la nostra macchina del tempo, ce lo ha fatto rivedere nei tanti incroci a livello giovanile che ci sono stati in passato, con sonore vittorie ufficiali a livello Under 18, nella stagione precedente a quella che lo avrebbe visto approdare alla guida della Primavera dell’Inter: giacché questa è iscritta al campionato “1”, mentre i gialloblù languono nel “2”, poi non ci sarebbero state ulteriori occasioni di incontri ufficiali e, come test match (anche con qualche risultato onorifico per noi), lo abbiamo visto all’opera persino alla guida dell’Under 14. Ecco, appunto, come mister da giovanili Chivu può vantare un percorso completo ed abbastanza vincente, ma coi grandi la prima tacca è proprio il Parma, con tutti i legittimi dubbi che possono sorgere…

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Dando un’occhiata in giro, vedo che non sono stato l’unico a trovare somiglianze tra la precedente scelta di Enzo Maresca e l’attuale: ovviamente l’auspicio è che possa avere un percorso ed un esito differente, al di là del similare punto di partenza. Che poi, anzi, il punto di partenza è abbastanza diverso, nel senso che un conto è puntare su un allenatore inesperto ad inizio stagione, con tutto il tempo per poi correggere la rotta, un altro conto è pigliarlo a 13 giornate dalla fine sperando che possa essere la soluzione ai problemi che attanagliano una squadra in caduta libera verso la B (ma che ha ancora la possibilità di salvarsi, visto che il quart’ultimo posto, al momento, dista una sola lunghezza).

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Senza girarci troppo attorno, in tanti ci saremmo aspettati, a questo punto, una mossa similare a quella del precedente (ed originale) plenipotenziario, ossia l’arrivo di un normalizzatore, come era stato Franco Colomba, in netta controtendenza dopo il primo esemplare di mister propositivo arrivato a queste latitudini, ossia Pasquale Marino, non essendoci in circolazione Claudio Ranieri, perfetto prototipo del medico ideale cui affidare il malato, visto i felici trascorsi in loco di quasi vent’anni fa.

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Invece, probabilmente ossequioso dei desiderata dell’armatore, l’ammiraglio (si, proprio lui, così giurano gli insider) ha optato per il vergine Chivu, assumendosi, con questa prova di forza, ogni onore ed onere circa la riuscita della missione, di cui, agli occhi dei proprietari (quello vero, quello che caccia la pilla – come ci tengono si dica i bolognesi, non una elle sola, come declinato alla parmigiana – e tutti noi, virtuali, che paghiamo il nostro contosolo mettendoci cura, passione, attaccamento, affetto, sostegno) resterà l’unico responsabile.

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Come dicevo, questa lettura è quanto emerge dalle indagini dell’ispettore Majo (quello che, dal film La Spétnèda,campeggia nell’immagine di testa), il quale, invece, guidato dall’intuito, dall’istinto e se vogliamo pure un po’ di prevenzione, era convinto di essere al cospetto dell’ennesima “krausata”, ossia di una decisione del proprietario, solo assecondata dal depositario dei suoi poteri. Mi faceva propendere per questa ipotesi proprio il fatto dell’arrivo, certo non pronosticato, né pronosticabile, di un nome nuovo, piuttosto (data l’evidente bisogna) che di un navigato mestierante, come ci si sarebbe più facilmente aspettati da un dirigente italiano di lungo corso quale Federico Cherubini.

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E qui mi fa piacere citare il direttore di Tuttosport, Guido Vaciago, il quale, nei giorni dell’insediamento dell’onnipotente, lo descriveva, per la sua curiosità e voglia di contaminazione, come il più “americano” tra i dirigenti sportivi italiani, in servizio per il più “italiano” dei presidenti americani del nostro calcio, vaticinando un futuro roseo per questa nuova coppia: “Vale la pena prestare attenzione a quello che potrà succedere da quelle parti nelle prossime stagioni. Magari nulla, magari qualcosa, nel secondo caso saremo orgogliosi di affermare che l’avevamo detto”.

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Chivu, dunque, secondo questa versione – che mi affascina, ma che, dico la verità, non mi convince fino in fondo – sarebbe stato scelto direttamente da Cherubini, che avrebbe preso personalmente in mano il timone del panfilo: dopo la precedente decapitazione di Pederzoli, e non avendo avuto modo (o non avendo voluto) intervenire sul mercato invernale, gli restava solo la mossa più forte da fare. Del resto, sempre secondo i si dice, ilPlenipotenziario avrebbe voluto esonerare Pecchia già nel dopo Lecce (quando, però, mandò in sala stampa Pederzoli, che aveva escluso categoricamente l’eventualità, ed in effetti si vede la fine che avrebbe fatto lui stesso poche ore dopo…), ma si sarebbe trattenuto non sentendo convinto il presidente, che non era fisicamente presente. Proprio la presenza fisica di KK, invece, oltre alla stessa scelta non convenzionale di Chivu, mi faceva propendere per una nuova ingerenza gestionale del pres, il quale, invece, si sarebbe limitato, con emoticon e  flag a dargli il consueto benvenuto cringe attraverso X.

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Chivu, tuttavia, se si presta fede alla consecutio temporum, non sarebbe stato, precisamente la prima scelta, giacché i vari espertoni della materia davano sulla panchina Tudor, salvo, poi, spiegarci che questi avrebbe rifiutato (sia negli approcci precedenti, sia l’ultimo tentativo a esequie di Pecchia avvenute). C’era, poi, chi ci aveva già fatto accomodare Pirlo, anche in virtù dei comuni trascorsi con Cherubini, ma pure in questo caso si era fuori pista.

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Del nuovo arrivato non ci sono, né ci potrebbero essere, evidentemente, recensioni o referenze nel, per lui fino a ieri sconosciuto, calcio dei grandi (come misterof course), tuttavia trovo interessante il ritratto di Alessandro Vescini letto sul sito di Di Marzio, che ci riporta, soprattutto, l’auto-descrizione che dà di sé lo stesso ex forte difensore rumeno: “Sono un dittatore democratico”. Bell’ossimoro, un po’ come il mio definirmi: “comunista di destra” o “fascista di sinistra”, quando, in realtà, sono solo un povero oscuro democristiano. Ebbene, il dittatore democratico che ci ha portato l’onnipotente (si spera in collaborazione con l’omonimo o almeno con la provvidenza), secondo Vescini, è forse proprio quello che serve ora al Parma, ossia: personalità, consapevolezza e quella ruvidità mascherata: esattamente come era da difensore.

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Il fatto che le sue squadre vivano, secondo il recensore, un caos ordinato, potrebbe renderlo simpatico al nostro Gianni Barone, cui piaceva il casino organizzato di Fascetti (che talora rivedeva in D’Aversa), tuttavia, al di là del legittimo interrogativo se i suoi metodi che han funzionato (o quasi) nel vivaio nerazzurro possano essere riproducibili tra adulti (sia pure giovani), mi preoccupa il fatto che sia pronto a uscire dalla zona di comfort, prendendosi dei rischi nelle scelte e nel modo di giocare, mi induce a pensare ad una continuità ideale con Pecchia e il suo poker d’attacco sempre e comunque. Scommesse, rischi, sembra essere un mantra del Parma (anche in era Cherubini).

E, sempre per lo stesso ragionamento, non mi lascia del tutto tranquillo il fatto che, sempre secondo Vescini,coraggio e sfrontatezza sarebbero le armi di Chivu per far restare il Parma in Serie A: coraggio e sfrontatezza, infatti, mi paiono lo stesso arsenale di cui disponeva il decuius Pecchia. E ancor di più mi spaventa il fatto – essendoci il bisogno assoluto di accrescere il patrimonio cultural-calcistico difensivo dei nostri eroi – che, secondo il biografo, la fase difensiva abbia risentito del modo di giocare delle sue squadre (ampiezza, profondità, transizione e partecipazione offensiva tipiche del 4-3-3, il sistema di gioco, non modulo, Vescini!, che ha sperimentato nelle giovanili dell’Inter. E dire che la speranza dei tifosi, memori dei suoi gloriosi trascorsi in retroguardia, era proprio quella che riuscisse a migliorare la fase difensiva

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In attesa della conferenza stampa di presentazione di domani che a questo punto, non coincide, sempre se si farà quella della vigilia del derby col Bologna (seconda gara interna consecutiva, lo diciamo a beneficio di chi, distratto dal distratto mainstream, pensava si giocasse al Dall’Ara, dove già c’eravamo stati in tempi migliori, portando a casa uno 0-0), ci siamo accontentati del suo primo messaggio social ai tifosi, anche se il suo apparire con le braccia conserte, agli esperti di linguaggio del corpo, non è piaciuto, perché simbolo non di inclusione, ma di chiusura.

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In sede di commiato da Pecchia, il sito ufficiale ha utilizzato non usuali parole al miele: intanto, ad esempio, il lessema “esonero” non è stato usato (“Il percorso del Parma Calcio e di Fabio Pecchia si divide”), il che potrebbe lasciar equivocare o lasciar aperta, come il finale di un film, l’eventualità di una separazione consensuale (ma non credo proprio che dopo la lunga telenovela, una volta raggiunto il traguardo giugno 2027, Pecchia intenda rinunziarvi volontariamente); e poi l’onore delle armi: “Dopo 110 partite in gialloblu, è doveroso evidenziare i traguardi raggiunti, culminati con la storica vittoria del campionato di Serie B 2023/24. Oltre due anni in cui l’allenatore Fabio Pecchia e il suo staff hanno lasciato un marchio indelebile nella storia dei Gialloblu, avendo raggiunto obiettivi sportivi corredati da valori umani e professionali”. Fa un po’ specie la ripetizione “gialloblu”, per il non voler proprio usare (più realisti del reCrociato… Vergogna per chi ha vergogna di usare la parola “Crociato”,,,

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Nel welcome alla nuova scopa, che come da proverbio, spazza meglio, il portale del club, ha svelato anche lo staff composto da Antonio Gagliardi (allenatore in seconda), Angelo Palombo (collaboratore tecnico) e Nicola Pavarini (allenatore dei portieri). Gagliardi, già bianconero, vanta oltre 150 presenze in azzurro, con 4 Europei ed un Mondiale; Pavarini lo conosciamo per i suoi trascorsi nel Parma di Ghirardi, ma è stato preparatore dei portieri alla Juve, e successivamente nelle giovanili azzurre. Salutato il preparatore atletico Marco Antonio Ferrone, che era arrivato in quota Pecchia, resta, nel ruolo, Manuel Morabito, che era in forza al Parma anche prima del latino e che in passato aveva lavorato con Ancelotti.

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1_V.jpeg1 V https://youtu.be/m3pdlN_euuE

Sull’esonero di Pecchia, in tanti hanno espresso concetti analoghi a quelli da me formulati prima al Parma Talk epoi a Radio Sportiva: il provvedimento è indubbiamente tardivo, anche se oggettivamente inevitabile considerato il trend. Certo, dopo che si era parlato di fiducia (a tempo) per due gare (ossia Roma e Bologna), fa un po’ specie che l’interruzione sia arrivata dopo la gara coi capitolini, peraltro la migliore delle ultime. Don Fabio, tuttavia, ci ha messo molto del suo, con scelte poco condivisibili (anche nell’ultima uscita) e con eccessiva pervicace ostinazione nelle proprie idee, anziché adattarle al duro presente. La sensazione che ha trasmesso, evidentemente anche al plenipotenziario (e al presidente) era quella di non aver più in mano la squadra o che questa non fosse così viva come l’ha vista lui.

2_V.jpeg2 v https://youtu.be/-tCxZzQy5fM

Fa piacere aver letto, sempre non fossero solo da sepolcri imbiancatile parole di gratitudine del club nei suoi confronti, anche perché, purtroppo, la riconoscenza non è di questo mondo (in generale, ma anche nel calcio in particolare), ma con la fine della sua gestione è certificata, come ha scritto il nostro Vincenzo Bellino, una sconfitta di tutti ossia il fallimento del progetto societario, lo stesso così tanto pompato da chi, adesso, ha già voltato le spalle al nostro Gasperini con la sua “charachter assasination”, del resto come già aveva fatto, temporibus illis, col cadavere ancora caldo del povero Roel Vaeyens…

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La rivoluzione che è in atto, portata avanti da Cherubini, è la versione 2.0 del progetto originario, ed è iniziata, per forza (vista la necessità di dover salvare la categoria) in anticipo per le impellenze del presente, ma, anche in questo caso, scegliendo Chivu, con sguardo (soprattutto) sul futuro. Condivisibile o no la scelta, il dado (ormai) è tratto: speriamo di cavarcela… Gabriele Majo

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Gabriele Majo

Gabriele Majo, 61 anni (giornalista pubblicista dal 1988 e giornalista professionista dal 2002), nel 1975, bambino prodigio di soli 11 anni, inizia a collaborare con Radio Parma, la prima emittente libera italiana, occupandosi dei notiziari e della parte tecnica dei collegamenti esterni. Poi passa a Radio Emilia e quindi a Onda Emilia. Fonda Radio Pilotta Eco Radio. Nel 1990, dopo la promozione del Parma in serie A, è il responsabile dei servizi sportivi di Radio Elle-Lattemiele, seguendo l'epopea della squadra gialloblù in Italia e in Europa, raccontandone in diretta agli ascoltatori i successi. Contemporaneamente è corrispondente da Parma per Tuttosport, Repubblica, Il Messaggero, L'Indipendente, Paese Sera ed altri quotidiani. Dal 1999, per Radio Capital è inviato sui principali campi della serie A, per la trasmissione "Capital Gol" condotta da Mario Giobbe. Quindi diviene corrispondente e radiocronista per Radio Bruno. Nelle estati dal 2000 al 2002 è redattore, in sostituzione estiva, di Sport Mediaset, confezionando servizi per TG 5, TG 4 e Studio Sport. Nel 2004 viene chiamato al Parma F.C. quale "coordinatore della comunicazione" e direttore responsabile del sito ufficiale www.fcparma.com. Nel 2009, in disaccordo con la proprietà Ghirardi, lascia il club ducale. Nel 2010 fonda il blog StadioTardini.com di cui nel 2011 registra in Tribunale la testata giornalistica (StadioTardini.it) divenendone il direttore responsabile. Il rifondato Parma Calcio 1913, nel 2015, gli restituisce l'incarico di responsabile dell'ufficio stampa e comunicazione. Da Luglio 2017 a Dicembre 2023 si occupa dello sviluppo della comunicazione e di progetti di visibilità a favore di Settore Giovanile e Femminile della società. Dal 2010, a conferma di una indiscussa poliedricità, ha iniziato un percorso come attore/figurazione speciale di film e cortometraggi: l'apice l'ha raggiunto con il cammeo (parte parlata) all'interno del pluripremiato film di Giorgio Diritti "Volevo Nascondermi" (con presenza nel trailer ufficiale) e partecipazioni in "Baciato dalla Fortuna", "La Certosa di Parma", "Fai bei sogni" (del regista Marco Bellocchio), "Il Treno dei bambini" di Cristina Comencini, "Postcard from Earth" del regista Darren Aronofsky, "Ferrari" del regista Michael Mann. Apparizioni anche nei cortometraggi nazionali "Tracce", "Variazioni", "L'Assassinio di Davide Menguzzi", "Pausa pranzo di lavoro"; tra i protagonisti (Ispettore Majo) della produzione locale della Mezzani Film "La Spétnèda", e poi nei successivi lavori "ColPo di Genio" e "Franciao".

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