Bologna, 11 settembre 2013 -
Raddoppia l'offerta in un' ora di punta, si prolungano il servizio dal capoluogo lombardo e i collegamenti tra le città emiliane -
Due treni regionali in più tutti i giorni sulla tratta Bologna-Milano. Il servizio aggiuntivo, gestito da Tper (che con Trenitalia fornisce il servizio ferroviario regionale), è appena entrato in funzione, da lunedì 9 settembre. Dei nuovi treni (la programmazione è avvenuta in maniera coordinata tra le due Regioni interessate, Emilia-Romagna e Lombardia) possono beneficiare i pendolari tra Bologna e Parma, che vedono raddoppiata l'offerta in un'ora di punta, intorno alle 17, oltre ad avere un incremento dei collegamenti con Milano Centrale. Si estende poi di un'ora il servizio da Milano per le città dell'Emilia, colmando un vuoto creatosi due anni fa: si può stare a Milano un'ora in più e tornare comodamente e velocemente a Piacenza, Parma, Reggio, Modena, Bologna. Rilevante anche l'effetto per i collegamenti tra le città dell'Emilia, grazie al prolungamento del servizio: si può stare a Parma fino alle 23.30 e rientrare su Reggio Emilia, Modena e Bologna. Si può rimanere a Reggio Emilia fino alle 23.45 e rientrare su Modena e Bologna; si può stare a Modena fino a mezzanotte e rientrare su Bologna. Per questo servizio aggiuntivo vengono impiegati gli elettrotreni ETR 350, la cui consegna alla Regione Emilia-Romagna è in via di completamento da parte della società Stadler. Si tratta quindi di materiale rotabile moderno e nuovo di fabbrica, con eccellenti prestazioni meccaniche e di comodità di viaggio.
Nel dettaglio, c'è un treno aggiuntivo Bologna - Milano che parte da Bologna alle 17.04 e arriva a Milano Centrale alle 19.45, effettuando fermate intermedie ad Anzola Emilia (17.16), Samoggia (17.21), Castelfranco Emilia (17.27), Modena (17.37), Rubiera (17.52), Reggio Emilia (18.01), S. Ilario d'Enza (18.10), Parma (18.18), Fidenza (18.29), Fiorenzuola (18.37), Piacenza (18.53), Lodi (19.13), Milano Rogoredo (19.31), Milano Lambrate (19.38). Questo treno, con il numero R 33960, viene effettuato tutti i giorni. C'è poi un treno aggiuntivo Milano - Bologna che parte da Milano Centrale alle 22.15 e arriva a Bologna a mezzanotte e trenta, con fermate intermedie a Milano Lambrate (22.22), Milano Rogoredo (22.28), Lodi (22.43), Piacenza (23.05), Parma (23.32), Reggio Emilia (23.47), Modena (00.01). Il treno, con il numero R 33961, presta servizio tutti i giorni.
In allegato la locandina orari
(Fonte: ufficoi stampa Regione Emilia Romagna)
Bologna, 19 agosto 2013 -
Agricoltura - Le aziende che abbiano subìto danni possono presentare domanda di contributo a fondo perduto entro il 28 settembre
E' stata accolta la proposta della Regione Emilia-Romagna per il riconoscimento dell'eccezionalità della tromba d'aria che il 3 maggio ha interessato territori dei comuni di Argelato, Bentivoglio, Sala Bolognese, San Giorgio di Piano, San Pietro in Casale in provincia di Bologna e del comune di Castelfranco Emilia in provincia di Modena, provocando ingenti danni alle strutture agricole.
Le aziende che abbiano subito danni alle strutture aziendali e che si trovano all'interno delle aree delimitate, possono presentare entro il 28 settembre 2013 domanda per l'ottenimento di contributi a fondo perduto per il ripristino delle strutture danneggiate. L'entità del contributo sarà in funzione delle risorse che il Ministero assegnerà successivamente alla raccolta delle domande.
Il Decreto di declaratoria del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 190 del 14 agosto 2013.
La domanda in copia unica, compilata in ogni parte e debitamente sottoscritta, deve essere presentata all'Ente territoriale competente (Provincia di Bologna o Provincia di Modena).
Al momento della presentazione della richiesta di aiuto, l'azienda deve essere iscritta al Registro delle imprese della Camera di Commercio, nonché all´anagrafe delle aziende agricole della Regione Emilia-Romagna e avere il fascicolo aziendale validato, in modo da evitare di ripresentare la documentazione per i dati già presenti in anagrafe. La domanda potrà essere presentata avvalendosi delle organizzazioni professionali agricole, direttamente dall'azienda agricola in forma digitale (dal referente per l'azienda) registrato in anagrafe e dotato di un certificato digitale, oppure in forma cartacea utilizzando la modulistica predisposta dalla Regione Emilia-Romagna.
(Fonte: Ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
Modena, 19 agosto 2013 -
L'Ufficio del Garante regionale per le persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale ha effettuato il 12 agosto un'ulteriore visita alla casa di reclusione di Castelfranco Emilia, per sostenere colloqui con gli internati. L'intervento dell'Ufficio era stato richiesto da un internato per via epistolare, e poi sollecitato dall'Amministrazione penitenziaria, in quanto questi aveva intrapreso a scopo dimostrativo uno sciopero della fame, ora cessato, minacciando anche quello della sete, per richiamare l'attenzione sulla sua vicenda detentiva, richiedendo della possibilità di lavorare per mantenere la famiglia. Durante la visita, si sono poi effettuati colloqui con altri internati che avevano fatto richiesta espressa, e con persone segnalate dall'area educativa stessa.
Il motivo ricorrente sta nella concreta impossibilità da parte della Magistratura di Sorveglianza di procedere alla revoca della misura di sicurezza, con contestuale proroga della stessa, per la mancanza di un'adeguata rete di riferimento che possa supportare queste persone all'esterno: spesso non hanno una famiglia, e anche quando c'è, i rapporti si sono nel tempo deteriorati. Mancano anche della possibilità di avere un alloggio; non ci sono concrete opportunità di lavoro; nella progettazione di percorsi all'esterno, risulta difficile la presa in carico da parte dei servizi del territorio, perché molti internati sono senza fissa dimora. Alcuni di questi internati hanno anche età anagrafiche particolarmente elevate rispetto alle quali sarebbe opportuno iniziare a ragionare nei termini di una fisiologica cessata pericolosità sociale per raggiunti limiti di età, con conseguente revoca della misura detentiva. Occorre, altresì, registrare, che talvolta i percorsi trattamentali di alcuni internati non vanno a buon fine per oggettiva mancanza di collaborazione da parte degli stessi, che non sempre riescono a rispettare le prescrizioni imposte nei percorsi all'esterno, anche in ragione di condizioni personali particolarmente critiche.
Particolarmente complessa appare la situazione degli internati stranieri senza permesso di soggiorno, i cui percorsi di regolarizzazione sono difficili e la cui mancanza di una rete di riferimento all'esterno è ancor più acuta.
Quanto alle pratiche relative ai permessi di soggiorno, si segnala positivamente la recente iniziativa del Comune di Castelfranco Emilia, che ha iniziato ad entrare periodicamente in carcere per offrire assistenza a chi ne necessita.
Nei mesi scorsi, l'Ufficio del Garante ha posto formalmente al DAP (Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria) due questioni relative alla struttura modenese.
La prima riguarda il timore che in una struttura che già si caratterizza per una rilevante presenza psichiatrica, con la chiusura dell'OPG di Reggio Emilia possa aumentare il numero degli internati già portatori di problemi psichiatrici, collocati in un luogo comunque inidoneo per mancanza di personale dedicato.
La seconda - in attesa di auspicate riforme legislative - riguarda l'opportunità di pensare a "territorializzare" le misure di sicurezza detentive, agevolando, laddove possibile e utile, il rientro e l'avvicinamento ai luoghi di residenza o comunque di frequentazione abituale, favorendo la presa in carico da parte dei servizi. A questo fine, potrebbero essere utilizzati appositi spazi degli istituti penitenziari esistenti, soluzione consentita dall'ordinamento penitenziario; va ricordato che una parte degli internati sfollati a causa del terremoto da Saliceta San Giuliano (MO) è stata assegnata in via definitiva in una apposita sezione del carcere di Padova.
(rg)
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
Castelfranco Emilia, 31 luglio 2013 -
In sordina, si è appreso che l'Amministrazione comunale di San Giovanni in Persiceto in provincia di Bologna ha intenzione di dare luogo alla costruzione di un outlet Mc Arthur Glen (società che annovera già outlet come quelli di Barberino del Mugello e Serravalle) di circa 20.000 metri quadrati, che sarebbe ubicato tra la zona del polo scolastico e l'ex zuccherificio, nei pressi della ferrovia, e che porterebbe alla costruzione di 100 negozi circa con la conseguente creazione di 500 nuovi posti di lavoro. Una bella notizia, quest'ultima, non fosse che nel conto vanno messi anche i posti di lavoro persi nei negozi circostanti, che inevitabilmente subiranno le ripercussioni dell'apertura del nuovo outlet. E non si tratta soltanto dei negozi dei comuni bolognesi, ma anche dei territori limitrofi della nostra provincia: sicuramente Castelfranco Emilia, San Cesario e Nonantola, e in seconda battuta Bomporto e Ravarino.
"Quanti sono i dipendenti e gli imprenditori che saranno messi in difficoltà dall'apertura di questo outlet? Quante famiglie verranno messe all'angolo da questa decisione? Qualcuno si è posto il problema?" chiedono Lena Ferrari, Luca Prandini, William Toni e Mauro Bastoni, rispettivamente presidenti locali di CNA, Confcommercio, Lapam Confartigianato e Confesercenti, le associazioni di riferimento del commercio di Rete Impresa Italia nell'Area di Castelfranco.
"E' abbastanza evidente – continuano i rappresentanti di Rete – che un centro commerciale di questo tipo sottrarrebbe numerosi clienti agli esercizi commerciali, soprattutto il sabato, il giorno della settimana in cui consumatori si recano abitualmente a fare la spesa nei centri storici della propria città. Senza contare poi l'influenza che questo outlet (parliamo di una fascia molto alta di marche) porterà anche al capoluogo". Un nuovo problema, insomma, che si aggiunge a una crisi economica deprimente per i consumi e che rischia di dare un'ulteriore (questa volta, definitiva) batosta al piccolo commercio.
"La scelta dell'Amministrazione di San Giovanni ci appare quantomeno miope: la chiusura degli esercizi commerciali nei centri storici porterà inevitabilmente all'impoverimento e al degrado, già in costante aumento in queste aree, e trascinerà tutte le altre attività alla chiusura. In una parola c'è il rischio di una ghettizzazione dei centri storici: fenomeno che spesso e volentieri è accompagnato anche da una crescita degli episodi delinquenziali".
Ecco perché le quattro Associazioni di Rete Imprese Italia – che in provincia di Modena rappresentano oltre il 70% degli esercizi commerciali – si schierano contro l'apertura dell'outlet di San Giovanni in Persiceto e, per affrontare questo problema, propongono per i prossimi giorni un incontro con i Sindaci dei Comuni interessati delle province di Modena, Bologna e Ferrara, oltre a un'assemblea aperta ai commercianti e ai cittadini da calendarizzarsi nel prossimo mese di settembre a Castelfranco Emilia.
"La vicenda – chiosano Ferrari, Prandini, Toni e Bastoni – ripropone gli stessi temi e problemi delle cosiddette arre vaste: le relazioni commerciali non rispettano certo i confini amministrativi, oggi ancor meno che in passato. Sotto questo profilo, la Regione deve e può svolgere un ruolo importante, che tenga conto di tutte le valutazioni che entrano in gioco in queste scelte. Da questo punto di vista, il mancato coinvolgimento delle associazioni di rappresentanza modenesi nella discussione sulla creazione del nuovo centro commerciale è un'ulteriore prova della scarsa considerazione in cui si tengono gli attori economici nello sviluppo di progetti che pure li coinvolgono in prima persona. E, come spesso accade, sono sempre i più piccoli a rimetterci".
(Fonte: ufficio stampa CNA MO)