Martedì, 02 Maggio 2023 06:09

Israele. Vittoria per i movimenti ebraici progressisti. In evidenza

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I bambini non ebrei adottati nel Paese non saranno più tenuti a convertirsi

Di Flavia De Michetti Roma, 1 maggio 2023 (Quotidianoweb.it) - Dopo una battaglia legale durata per due decenni, finalmente arriva un’importante vittoria per i movimenti ebraici progressisti in Israele.

Ieri, l'Alta Corte di Giustizia ha stabilito che i bambini non ebrei adottati nel Paese, da coppie ebree, non saranno più tenuti a convertirsi all’ebraismo in maniera ortodossa e di essere cresciuti solo da genitori ebrei ortodossi.

Un collegio di nove giudici del Tribunale ha emesso la sua sentenza dopo che lo Stato ha accettato di trattare ogni caso individualmente, invece di continuare il mandato generale.

La questione è stata presentata per la prima volta nel 2003 dal Movimento israeliano per la riforma e il giudaismo progressista, sostenendo che i bambini non dovrebbero essere costretti a subire una conversione ortodossa, né essere collocati esclusivamente presso una famiglia ortodossa.

A quei tempi, lo Stato rispose alla Corte di operare tenendo presente l'interesse superiore del bambino, poiché coloro che non sono considerati ebrei dallo Stato “potrebbero incontrare difficoltà a sposarsi come Ebreo nello Stato di Israele, dopo aver raggiunto l'età adulta”.

Dunque, non esiste un matrimonio civile in Israele e i cittadini possono sposarsi solo attraverso le rispettive affiliazioni religiose. 

In questo contesto, il matrimonio è controllato dal Rabbinato Capo, che riconosce come ebrei solo coloro che sono nati da madre ebrea o coloro che si sono convertiti in maniera ortodossa.

Il Tribunale, tuttavia, si era detto in disaccordo con questo punto di vista, dichiarando che “L'interesse superiore del bambino dovrebbe essere esaminato caso per caso”.

Ciò voleva dire prendere in considerazione sia il bambino in adozione che i potenziali genitori adottivi.

Il caso si è trascinato per un così lungo periodo di tempo poiché l’Alta Corte ha ritardato l'emissione di una sentenza in attesa che fossero decisi altri casi collegati, inclusa una storica sentenza del 2021.

Quest'ultima ha stabilito per le persone che si convertono al giudaismo in Israele, attraverso i movimenti riformati e conservatori, il riconoscimento come ebrei ai fini della Legge del Ritorno (che garantisce la cittadinanza israeliana a ogni persona di discendenza ebraica del mondo, purché si trasferisca in Israele con l'intenzione di viverci e di rimanervi e a condizione, se ancora in età, di compiere il servizio militare, della durata di tre anni per i maschi e di due per le femmine), conferendo loro il diritto alla cittadinanza israeliana.

Tuttavia, la sentenza di ieri ha scarso effetto nella pratica, dal momento che solo una manciata di bambini non ebrei viene data in adozione in Israele ogni anno. 

In ogni caso, allentando la morsa dell'ufficio del rabbinato capo strettamente ortodosso sulle conversioni, la questione ha assunto un enorme significato simbolico.