Domenica, 28 Settembre 2014 12:48

Il sesso a pagamento... alza il PIL In evidenza

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Tra un po' scopriremo che anche il lavoro non manca. Dall'UE il via libera al taroccamento dei bilanci con l'introduzione delle stime dei "ricavi" provenienti da spaccio e prostituzione.

di Lamberto Colla -
Parma, 28 settembre 2014
Finalmente qualcosa si muove. I massaggi erotici fanno alzare anche il PIL con gran soddisfazione di tutti. Adesso si tratta di mettere in campo ogni azione possibile per contrastare il crescente malcostume di perpetrare sesso a pagamento appena oltre il confine incentivando, al contrario, i consumi interni. E la crisi va via.

Non c'è che dire, i ragionieri di Bruxelles hanno trovato un buon modo, semplice, efficace e attendibile per fotografare la reale ricchezza dei paesi aderenti all'Unione. Un artificio contabile che apporterà notevoli benefici agli indicatori economici di tutti, Italia compresa. Si sa, che in questo campo dell'illecito, lavoro nero, sommerso, criminalità organizzata e prostituzione il nostro Paese ha ben pochi concorrenti. Se l'illecito diventa voce di bilancio la Guardia di Finanza dovrà anche garantire il contrasto al lavoro nero e al sommerso del sommerso?

L'Istat, sulla base delle nuove disposizioni e per quanto riguarda l'Italia, ha dunque redatto una stima dell'economia sommersa e del lavoro irregolare e sottodichiarato, pari a circa 187 miliardi, ovvero l'11,5% del Pil 2011. A ciò si può aggiungere l'illegalità (droga, prostituzione e contrabbando), per un conto combinato, relativo all'economia non osservata, di oltre 200 miliardi (ben il 12,4% del Pil).Con l'applicazione del paniere di rilevamento così aggiornato e il nuovo metodo di calcolo adottato, nel 2011 l'Italia ha registrato un Pil maggiore di ben 59 miliardi, portando il deficit molto al di sotto rispetto a quanto conteggiato all'epoca e attestandoci al 3,5% in luogo del 3,7% a suo tempo calcolato.

Ne ha dell'incredibile ma è la pura e sacrosanta verità. L'Unione Europea sotto la spinta dei suoi ragionieri, probabilmente formati alla scuola di finanza creativa della prima Parmalat e dell'Enron, ha introdotto a partire dal bilancio 2011, il computo del lavoro sommerso e delle attività illecite come droga, prostituzione, e contrabbando nella misurazione della ricchezza dei Paesi UE (PIL).

- Cui prodest? -
Già, a chi giova questo taroccamento legalizzato, risultato di un'Europa arida, decadente e autoreferenziale?
I media nazionali hanno riportato la notizia condita con l'enfasi degna della migliore stampa regime, sottolineandone gli effetti positivi sui bilanci.

Il rapporto deficit/PIL, con buona pace di Bruxelles, rientrerà nei parametri del 3%, e entro pochi giorni nessuno si ricorderà più che la spettacolare performance è il risultato di un cambio amorale di regole di bilancio e fra 40 anni i libri di storia e di economia riporteranno i dati statistici come il risultato di incisive manovre correttive dei governi che si sono succeduti nel quadriennio 2011-2014 "nonostante la più terribile crisi economica che avesse travolto il sistema economico occidentale".

Ma quello che ancora nessuno ha messo in evidenza è che questo risultato gioverà soprattutto all'apparato europeo. Di fatto è una nuova tassa che si scarica sui cittadini europei e lavoratori a favore della casta di nullafacenti in risonanza tra due inutili e dispendiosi sedi parlamentari. Insomma una troiata megagalattica, tanto per restare in tema, per introitare dai Paesi una maggiore contribuzione essendo calcolata sulla base della ricchezza del Paese misurata, appunto, con il PIL. Cresce il PIL cresce il valore della contribuzione del Paese alla UE.

Rigore, fermezza e sacrifici sono gli strali che da Bruxelles quotidianamente vengono indirizzati verso il sud, in particolare verso i Paesi PIGS, come sono simpaticamente indicati Portogallo, Italia, Grecia e Spagna le cui economie sono in maggior difficoltà. Con altrettanto rigore queste economie oggi in difficoltà, applicando le nuove regole di computo avranno occasione di riscattarsi e altri Paesi, oggi in auge, potrebbero trovarsi nella condizione di negoziare con la amministrazione centrale dell'UE.
E se a cadere in disgrazia fossero Francia, Irlanda, Germania e Austria non v'è dubbio che verrà assegnato loro l'altrettanto simpatico acronimo ... i Paesi della (omissis).