Di LGC Parma, 4 luglio 2025 – Verrebbe spontaneo titolare con “malagiustizia”, ma così facendo non si onorano quei Giudici e Magistrati, spesso poco propensi a pubblicizzarsi in TV come salvatori della patria, che con il loro lavoro riabilitano una categoria professionale che sta raccogliendo, ormai da decenni, ben pochi giudizi di stima.
Sono quei giudici che ribaltano quel 50% di sentenza di condanna di primo grado che le statistiche assegnano all’Italia. Viene da chiedersi quanti, di questi procedimenti avrebbero potuto essere archiviati dai GIP nelle fasi preliminari?
E per fortuna che alla fine la giustizia “giusta” prevale ma nel frattempo, nel lungo percorso temporale dell’iter processuale (gli ultimi due “scandali” parmensi si sono risolti in 11 e 17 anni), vite professionali, sociali e carriere politiche degli indagati e condannati ai primi gradi, vengono distrutte.
L’ultimo caso, in ordine temporale, è l’assoluzione di Giovanni Jacopazzi, accusato di corruzione al tempo di “Green Money” che vide cadere la testa eccellente dell’ex Sindaco Pietro Vignali, peraltro anch’egli riabilitato nel frattempo e di diversi assessori aprendo il campo all’instaurazione del primo sindaco “grillino” in Italia, Federico Pizzarotti che quell’inceneritore non riuscì però a spegnere.
L’ex comandante della Polizia Municipale, Giovanni Jacobazzi, finì nell'inchiesta che prese origine dalla manifestazione sotto i portici del grano preso d’assalto da una folla inferocita, per un micro appalto da 10mila euro, relativo alla realizzazione dello spazio esterno del canile della polizia municipale. L'accusa era di aver intascato una mazzetta pari alla metà dell'importo del lavoro.
Ed oggi, 17 anni dopo, Giovanni Jacobazzi è uomo che può tornare a camminare a testa alta ma con quasi un ventennio sulle spalle da accusato ingiustamente.
Pietro Vignali, invece la sua prima rivincita l’ha avuta facendo il pieno di voti alle ultime elezioni regionali. Quasi 8.000 preferenze raccolte in Città e in tutta la provincia, portando al 12% la quota di Forza Italia a Parma, raddoppiando la percentuale regionale che si era attestata poco oltre il 5%.
A onor del vero, non tutta la colpa è in carico alla “giustizia”, molto è da imputare a quei giornalisti e editori di grido, che fanno della loro purezza un’arma tagliente e micidiale.
Magistrati e giornalisti troppo spesso in tandem a rafforzare accuse troppo spesso infondate, al punto che, nella discussione circa la “separazione delle carriere” molti giuristi preferirebbero la “separazione dai giornalisti”.
L’inchiesta “Green Money” tenne l’apertura dei telegiornali per molti giorni con gli aggiornamenti di nuove accuse e di nuovi accusati e la fama mediatica divenne così morbosa che Aldo Cazzullo fece un libro sul “riscatto dei parmigiani” (quali? Ndr) dall’eloquente titolo “L’Italia s’è ridesta – Parma la città sotto inchiesta dove tutti rubavano tutto”.
Ed ora arriveranno almeno le scuse? Non credo perché qualcuno/a è già certamente pronto a costruire nuove impalcature accusatorie e i giornalisti “cecchini” pronti a colpire i prossimi avversari.
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