Venerdì, 18 Aprile 2025 05:51

Meloni da Trump: alcune considerazioni In evidenza

Scritto da Prof. Daniele Trabucco

Di Daniele Trabucco Belluno, 18 aprile 2025 - L’incontro del 17 aprile 2025, a Washington, tra Giorgia Meloni e Donald Trump, nel quale il Presidente degli Stati Uniti d'America ha dichiarato che un accordo con l’Unione Europea in materia di dazi "si farà", è stato rapidamente presentato da alcuni ambienti come un successo diplomatico del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore.

Tuttavia, se si adotta uno sguardo lucido e fondato sulle dinamiche economiche che regolano i rapporti transatlantici, emerge con chiarezza che tale affermazione risulta, nella migliore delle ipotesi, prematura; nella peggiore, ingannevole.

La retorica dell’accordo non può occultare le profonde criticità strutturali e congiunturali che rendono improbabile, o comunque non vantaggiosa per l’Europa e per l'Italia in modo particolare, una rapida e favorevole intesa commerciale sotto l’amministrazione Trump.

In primo luogo, la promessa di un accordo sui dazi si inserisce in un contesto in cui l’amministrazione statunitense ha chiaramente mostrato un’impostazione protezionista, con tendenze che vanno ben oltre la retorica elettorale. Trump ha più volte ribadito, infatti, l’intenzione di difendere il mercato interno statunitense dall’"aggressività" commerciale dei partner europei, accusando l’Unione di condurre una politica industriale slealmente competitiva, soprattutto nel settore automobilistico e agroalimentare.

Dazi del 25% su prodotti chiave dell’export europeo non rappresentano una mera provocazione, ma una leva negoziale concreta che punta a ottenere concessioni unilaterali da parte di Bruxelles.

È importante osservare che, se da un lato, qualsiasi accordo doganale serio non può prescindere dalla simmetria delle parti, dall'altro, nel quadro attuale, è l’Unione Europea a trovarsi nella posizione di dover difendere interessi strategici senza contropartite credibili. L’export europeo verso gli Stati Uniti costituisce una componente rilevante dell’economia continentale, con settori ad alta intensità tecnologica e valore aggiunto, come quello della meccanica di precisione, dei macchinari industriali, e dell’agroalimentare d’eccellenza, particolarmente esposti a eventuali misure restrittive.

L’Italia, in particolare, ha visto una crescita significativa delle esportazioni verso gli USA nel corso del 2024, che costituiscono oggi uno dei principali mercati extracomunitari. Un’eventuale escalation protezionistica avrebbe effetti destabilizzanti non solo sul saldo commerciale, ma anche sulla struttura produttiva e occupazionale di molte filiere nazionali. La posizione espressa da Trump nel colloquio con Meloni appare, quindi, come una generica apertura negoziale, priva di contenuti tecnici e soprattutto priva di garanzie vincolanti.

In secondo luogo, dal punto di vista economico è ingenuo o quantomeno avventato considerare tale dichiarazione come un successo diplomatico, dal momento che non contiene alcun impegno formale e non modifica minimamente l’impianto strategico del protezionismo trumpiano. La presunta "vittoria" di Meloni rischia di rivelarsi un’illusione comunicativa costruita su un capitale simbolico effimero e non trasferibile in termini di benefici reali per il Paese. A ciò si aggiunga, infine, un ulteriore elemento di criticità: l’approccio bilaterale, che caratterizza la strategia diplomatica di Meloni, si pone in aperto contrasto con la logica multilaterale su cui si fonda l’Unione Europea.

L’Italia non può realisticamente negoziare da sola un accordo commerciale con gli Stati Uniti, soprattutto in ragione del suo essere parte del mercato unico comunitario, né può illudersi di svolgere un ruolo di mediazione efficace se tale ruolo non è riconosciuto né formalizzato dagli organismi comunitari al di là dei taciti via libera da parte del Presidente della Commissione europea. In definitiva, se giudicato con il metro dell’analisi economica piuttosto che con quello della comunicazione politica, l’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump non costituisce alcuna svolta concreta in materia di relazioni commerciali tra UE e Stati Uniti. Al contrario, conferma la debolezza strutturale dell’Europa nei confronti di una strategia americana orientata alla massimizzazione degli interessi unilaterali.

L’Italia, se vuole difendere la propria economia reale, non ha bisogno solo di relazioni personali privilegiate, ma di una politica commerciale solida, coerente e da svilupparsi in un mondo sempre più multipolare.

Qualsiasi altra lettura rischia di essere, nella sostanza, una forma di autoinganno.

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(Vignetta di Romolo Buldrini)

(*) Autore

Daniele Trabucco

Professore strutturato in Diritto Costituzionale e Diritto Pubblico Comparato presso la SSML/Istituto di grado universitario "san Domenico" di Roma. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico.

Sito web personale

www.danieletrabucco.it

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